Nel settembre del 2007, mese del primo Vaffa-Day di Beppe Grillo, featuring Tonino Di Pietro, Marco Travaglio, Oliviero Beha, Pancho Pardi, Elio Veltri, Mario Adinolfi, e tant'altra bella gente, anche Paolo Flores era salito su quel carro. Non dubito che lo abbia fatto in buona fede, ma lo ha fatto, e da quel momento il Tafanus che - come molti sanno - non adora i populisti, la nostra ammirazione per Paolo e per MicroMega aveva subito una violenta battuta d'arresto. Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei...
Poi Paolo, che è persona sveglia, che conosce l'uso di mondo, era sceso senza far rumore da quel carro (così come ne erano scesi in tanti (da Veltri, a Pardi, a Beha, a tanti altri). Ne sono lieto, perchè, come molti "lettori critici" del Tafanus sanno, non sono mai stato un fervente ammiratore di Grillo, e neanche di Di Pietro. Non ho mai condiviso l'idea che Tonino, col megafono in mano, fosse diventato il solo potenziale salvatore del centro-sinistra. Facendo arrabbiare molti amici, ho scritto mille volte che Di Pietro aveva USATO il PD, e poi, esaurita la sua funzione di taxi, aveva iniziato a spolparlo, il PD, facendo quel tipo di opposizione facile a parole, difficile nei fatti. Proclamare è facile, fare in un contesto di interessi sociali contrastanti è cosa alquanto più complessa. Inoltre, ho rimproverato da sempre, a Di Pietro, la sua doppia morale: quella proclamata col megafono, e quella adottata nei comportamenti reali. Per queste mie affermazioni, un cortese amico del blog ha persino affermato che ormai aprire il Tafanus era come aprire il Giornale.
Ora, però, le cose che ho predicato per due anni, finalmente le fa sue una persona che fino a due anni fa ho stimato quasi incondizionatamente. Bentornato sul terreno della politica, Paolo. La Politica, quella cosa che, diversamente dalla Demagogia, puzza di sangue, di sudore e di merda.
Cosa è successo? E' successo che, per ragioni che mi sfuggono - e che non voglio conoscere - Paolo Flores conduce un'inchiesta in stile "MicroMega dei tempi belli" sull'amico Tonino (o sull'ex amico?). L'inchiesta viene ripresa da [La Stampa], col titolo, significativo,
Ne riportiamo i passi salienti:
"...tuttora Tonino Di Pietro, quando gli ricordano il voltafaccia di Sergio De Gregorio, se la cava così: «Lo ha spiegato anche Gesù Cristo: ogni dodici, uno tradisce. Visto che io una volta ho già sbagliato, significa che non sbaglierò più». Il problema è che nell’Italia dei valori la media è stata leggermente superata.
Lo denuncia non un’infoiata polemica della destra ma una documentata inchiesta sul numero di MicroMega in edicola. Avete letto bene. MicroMega, la rivista diretta da Paolo Flores D’Arcais, accusata dai nemici di giustizialismo e dipietrismo, che ospita gli interventi dei magistrati impegnati, gli atti d’accusa antiberlusconiani di Marco Travaglio, che per prima ha aperto al grillismo. Il saggio s’intitola C’è del marcio in Danimarca. L’Italia dei Valori regione per regione, consta di cinquanta pagine, è stato scritto da Marco Zerbino e farà discutere. Tesi di fondo: «Esistono due anime di Idv, quella ideal-movimentista da un lato, e quella inciucista e politicante dall’altro», una situazione che «crea spesso a livello locale situazioni di stallo», e di frequente «si risolve a favore della seconda».
Non troverete allora in queste pagine l’intelligente campagna elettorale di Tonino per conquistare il voto d’opinione antiberlusconiano, sedurre intellettuali importanti (da Gianni Vattimo a Giorgio Pressburger, candidati, al simpatizzante Claudio Magris), per schierare nomi impegnati della società civile (da Luigi de Magistris al simbolo antimafia Sonia Alfano). No, accusa MicroMega: «A livello locale, le ali del gabbiano arcobaleno sembrano troppo spesso zavorrate dal peso della sua contiguità a un ceto politico dai modi di fare discutibili, in molti casi approdato all’Idv dopo svariati cambi di casacca, alcuni dei quali acrobatici, e in seguito a ponderatissimi calcoli di convenienza personale. Non proprio quello che si aspetterebbe da un partito che aspira a incarnare un nuovo modo di fare politica».
Se l’origine dei mali è nel partito personale («una forma di autocrazia legalizzata» nella quale «la partecipazione degli iscritti era di fatto impedita ex lege»), il primo male è che questo è diventato il partito record dei commissariamenti. In Piemonte gli ultimi congressi risalgono al 2005. In Veneto è commissariata Treviso. In Friuli sono state a lungo commissariate Udine e Pordenone. In Liguria il capo Paladini in un anno ha allestito un congresso moltiplicando le tessere (da 700 a 7000, roba che neanche il Pd). In Toscana è commissariata Lucca. In Umbria c’è un «garante» (Leoluca Orlando). Nelle Marche tutte le sezioni provinciali sono commissariate. In Campania non si fa congresso dal 2005, come in Puglia. In Calabria spopolava fino a poche settimane fa Aurelio Misiti, ex sindaco comunista di Melicucco, ex assessore della giunta Carraro a Roma, presidente (di nomina berlusconiana) del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Tonino lo ha alfin sostituito con Ignazio Messina, capo degli enti locali dell’Idv, che ha ruoli di rilievo anche in Sicilia. Piccolo particolare, Messina, per nove anni sindaco a Sciacca, è uno degli antesignani del trasversalismo: nel 2004 sostenne laggiù il candidato sindaco di Forza Italia, Mario Turturici. Tonino con Silvio, che orrore. Ma accade, e pure spesso, in Italia.
In Liguria Giovanni Paladini, ex Ppi, poliziotto e segretario del Sap (uno di quelli che votarono «per affossare l’inchiesta parlamentare sul G8») tra le tante altre cose, ha inserito in lista alle europee Marylin Fusco, «sua fiamma» (la neodipietrista, in un dibattito tv su Odeon, ebbe cuore di dire «nei confronti di Silvio Berlusconi è in atto una persecuzione»). C’è chi, in quell’entourage, è stato al centro di attenzioni dei pm per rapporti con famiglie calabresi.
Zerbino racconta vita e miracoli di Nello Formisano, capo in Campania. «Insieme all’ex dc potentino Felice Belisario incarna l’ala “pragmatica”, per così dire, dell’Idv: entrambi hanno riempito il partito delle mani pulite di faccendieri e arrivisti, in larga misura di provenienza democristiana». Grazie a Formisano - scrive - sono entrati Mimmo Porfidia (ex Udeur che verrà indagato dalla Dda di Napoli per il 416 bis), Nicola Marrazzo (attualmente capogruppo in consiglio regionale, «la sua famiglia possiede diverse imprese impegnate nel settore dei rifiuti, quattro delle quali si son viste ritirare dalla Prefettura il certificato antimafia»). È entrato il leggendario Sergio De Gregorio. È Formisano, in posti come Torre del Greco, San Giorgio a Cremano, Qualiano, ad aver reso normali operazioni di «Grosse Koalition alla pummarola», facendo entrare sistematicamente l’Idv in giunte di destra. Di Belisario MicroMega ricorda che ha lo stesso, diciamo così, talento trasversale; o che ha fatto arrivare al partito uomini del calibro di Orazio Schiavone, ex Udeur, condannato per esercizio abusivo della professione odontoiatrica.
Nelle Marche tutto è in mano a Davide Favia: l’ex fondatore di Forza Italia in quella regione! Ma tra i cambiatori di casacca si potrebbero citare Salvatore Cosma, Ciro Borriello, ovviamente Pino Pisicchio (ex dc, ppi, Rinnovamento italiano, Udeur), e il mastelliano Nello Di Nardo. Fa sobbalzare che, oltre ai tanti funzionari con guai giudiziari, ci sia stata anche la candidatura Idv alla Camera di un iscritto alla P2, Pino Aleffi.
Chi leggerà MicroMega troverà tutti i nomi. Scrive Paolo Flores nell’editoriale che accompagna l’inchiesta: «C’è del marcio in Danimarca, questo si sa (almeno dal 1604). Ma se la Danimarca resta l’ultima terra di speranza per una società civile democratica, raccontare il marcio che razzola in essa, raccontarlo tutto e senza le cautele (cioè autocensure) del “cui prodest?”, diventa un dovere verso la democrazia, e quasi un gesto d’amore». Lo capirà l’altra faccia, quella ideal-movimentista, dell’Italia dei Valori di Tonino?
(di Iacopo Jacoboni - La Stampa)
Ora, sul "Fatto Quoridiano" del 27, c'è un'intervista di Wanda Marra a Paolo Florse d'Arcais, ripresa da [MicroMega] in edicola. L'intervista si intitola:
“Caro Tonino adesso rifonda l’Idv”
“Se non vuole sprecare la chance che l’elettorato democratico gli ha dato, Di Pietro deve fare un’operazione di totale rifondazione del partito”. L’invito arriva da Paolo Flores d’Arcais che così porta avanti il dibattito iniziato su Micromega. La rivista da lui diretta, infatti, nel numero uscito venerdì, che evidenzia una serie di “tare” dell’Italia dei valori a livello locale: commissariamenti a valanga, presenza di trasformisti (ex Dc, ex Udeur, persino ex FI), casi di illegalità. Ma Di Pietro ieri in un’intervista a La Stampa minimizzava “non bisogna fare di tutta un’erba un fascio”.
Professor Flores d’Arcais, quando ha letto l’intervista a Di Pietro, cosa ha pensato?
Avrei preferito un “Grazie, c'è veramente da aprirsi alla società civile e sbaraccare tante zone opache”. E l'avrei preferito non tanto per me, ma per il futuro dell'Idv che solo così può aspirare a diventare l'architrave dell'opposizione.
Da parte vostra non è stato un atto di fuoco amico?
Al contrario, si è trattato di un atto d'affetto. Oggi l’unica speranza per un’opposizione organizzata è l’Idv. Ma i cittadini democratici non tollerano più incoerenze. Per cui, se in un anno 4 milioni di elettori su 12 hanno abbandonato il Pd, ciò significa che l’elettore vuole che a ogni parola corrispondano i fatti. Il ceto dirigente medio dell’Idv non corrisponde assolutamente alle speranze che può rappresentare. Con la nostra inchiesta in realtà abbiamo voluto dare un contributo prezioso.
Nella sua conversazione con De Magistris su Micromega, lei sostiene che l’Idv è un partito uno e bino. Che vuol dire?
Parlano i numeri: i voti del partito alle europee sono stati più che doppi rispetto ai voti per gli enti locali. Alle europee gli elettori hanno votato il partito anticasta, in sede locale queste caratteristiche vengono meno e resta un elettorato tradizionale, qualche volta anche clientelare.
Ma intanto Di Pietro ha dichiarato che replicherà caso per caso alla vostra inchiesta...
Sono ben felice che ci sia quest'intervento. Ma voglio ribadire che è stata un’inchiesta straordinariamente accurata.
Cosa risponde a Di Pietro che sostiene che voi fate di tutta un’erba un fascio?
Micromega analizza minuziosamente regione per regione, evidenziando sia casi di illegalità, che di semplice malcostume politico all'interno della legalità e di arroccamenti burocratici che sono del tutto legali ma fanno parte di una nomenclatura politica. Vorrei ricordare il detto “la moglie di Cesare non solo dev'essere onesta ma anche apparirlo”. In troppe regioni ci sono casi di opacità.
È d’accordo con Di Pietro quando dice che la Dc non era così male?
Per me la Dc è sempre stata pessima.
Di Pietro sostiene che nelle sue liste per le ultime elezioni non c’è nessun caso di incandidabilità, visto che non ci sono “persone condannate con sentenze definitive”. Non le sembra un po’ riduttivo da parte di chi ha fatto della legalità la sua bandiera?
Ridursi solo a questo mi sembrerebbe molto, molto minimalista. Se per essere candidati in un partito che si pone come la speranza dell’altra Italia bastasse non avere una condanna definitiva, allora ci si potrebbe limitare a estrarre a sorte i candidati. Forse Di Pietro non capisce quanto è controproducente questa situazione. L’Idv alle europee ha sfiorato il risultato a 2 cifre, ma se si muovesse rinnovando tutto il partito intorno a candidature come quella di De Magistris potrebbe arrivare al 15-20%. Il minimalismo del rinnovamento mi pare possa portare a mancare un’occasione storica. Al di là di quello che si può dire sui Belisario e i Formisano non è con politici di questo genere che l’Idv può fare il 20%.
Ha delle proposte per Di Pietro?
Già per le europee Camilleri ed io avevamo proposto di fare una lista con 2 simboli, quello dell’ Idv e della società civile. Di Pietro deve fare un congresso di vera e propria rifondazione dell'Idv, in maniera da far diventare energie militanti le decine di migliaia di persone che hanno votato per l’Idv anticasta dei De Magistris, Alfano, Vattimo e che a livello locale rimarranno fuori per incompatibilità con i dirigenti locali.
Non le pare che la situazione fotografata da Micromega evidenzi anche che di fatto l’Idv fino ad oggi è stata fortemente identificata con Di Pietro e che manchi in effetti una classe dirigente adeguata? In questo senso anche il successo di De Magistris alle europee che ha preso più preferenze del leader è stato una novità...
Il fatto che Di Pietro sia in grado di imporre quello che vuole a questi gruppi locali potrebbe ancora essere positivo se utilizzasse il suo potere per sbarazzarsi di una certa classe dirigente e puntasse tutto su una nuova leva che è poi quella dei nuovi elettori. A quel punto l’Idv diventerà un vero partito radicalmente nuovo. Bisogna capire se Di Pietro ha il coraggio di lanciarsi in mare aperto o ha paura di questa straordinaria chance che gli elettori democratici gli hanno dato.
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Caro Paolo, grazie, senza ironia. Vedo che sei ritornato a fare giornalismo d'inchiesta, e la cosa non può che farmi piacere. Ora spero che anche altre teste d'uovo, transitate dall'impresentabile giullare di Genova a Tonino (che sembrava oggettivamente più presentabile), inizino a farsi delle domande. Io le domande me le faccio (e le faccio) da due anni. Il tempo è galantuomo. Oggi mi sento meno solo. Ora aspetto che recuperino il ben dell'intelletto persone che stimo (o stimavo). Come Pancho Pardi, come Gianni Vattimo, come Marco Travaglio. E aspetto che, oltre a farsi delle domande, TUTTI prendiamo la sana abitudine di tentare di darci persino delle risposte. Tu che li conosci, prova a chieder loro, con gentilezza, e magari usando un francesismo: "ma che cazzo ci fate, in questa compagnia"? Tafanus
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