E’ quella di Bartolomeo Vanzetti (1888-1927), anarchico piemontese emigrato negli Stati Uniti, il quale legò il suo nome e il suo destino al compagno di sventura Nicola Sacco (1891-1927).
Entrambi vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia di un calzaturificio. Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; e a nulla valse la confessione di un detenuto portoricano, che scagionava i due.
Nel 1977 il governatore dello Stato del Massachussetts, Dukakis, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti. Peggio tardi che mai, mi viene da dire…
In attesa dell’infame esecuzione, Vanzetti trovò la forza e il coraggio di lasciarci uno scritto bellissimo e intenso, intitolato “Non piangete la mia morte”; suddiviso in tre parti (“Una vita proletaria”, “Lettere ai familiari” e “Ultime parole ai giudici”). Questo è lo scritto in cui Vanzetti esprime tutto il suo amore per i familiari, per la lotta contro le ingiustizie sociali, ma anche la rabbia infinita dell’innocente condannato a morire perché colpevole di essere anarchico, perché colpevole di documentarsi e pensare, dunque, per tale motivo, pericoloso in un sistema in cui si è obbligati ad essere solo delle cose, degli ingranaggi.
Dalla seconda parte (“Lettere ai familiari”) riporto un brano in cui Vanzetti spiega per quali motivi bisogna sempre essere contrari a ogni guerra, a ogni violenza:
“…ma la giuria ci aveva odiati fin dal primo momento perché eravamo contro la guerra. La giuria non si rendeva conto che c'è della differenza tra un uomo che è contro la guerra perché ritiene che la guerra sia ingiusta, perché non odia alcun popolo, perché è un cosmopolita, e un uomo invece che è contro la guerra perché è in favore dei nemici, e che perciò si comporta da spia, e commette dei reati nel paese in cui vive allo scopo di favorire i paesi nemici. Noi non siamo uomini di questo genere. Katzmann lo sa molto bene. Katzmann sa che siamo contro la guerra perché non crediamo negli scopi per cui si proclama che la guerra va fatta. Noi crediamo che la guerra sia ingiusta e ne siamo sempre più convinti dopo dieci anni che scontiamo — giorno per giorno — le conseguenze e i risultati dell'ultimo conflitto.
Noi siamo più convinti di prima che la guerra sia ingiusta, e siamo contro di essa ancor più di prima. Io sarei contento di essere condannato al patibolo, se potessi dire all'umanità: ‘State in guardia. Tutto ciò che vi hanno detto, tutto ciò che vi hanno promesso era una menzogna, era un'illusione, era un inganno, era una frode, era un delitto. Vi hanno promesso la libertà. Dov'è la libertà? Vi hanno promesso la prosperità. Dov'è la prosperità? Dal giorno in cui sono entrato a Charlestown, sfortunatamente la popolazione del carcere è raddoppiata di numero. Dov'è l'elevazione morale che la guerra avrebbe dato al mondo? Dov'è il progresso spirituale che avremmo raggiunto in seguito alla guerra? Dov'è la sicurezza di vita, la sicurezza delle cose che possediamo per le nostre necessità? Dov'è il rispetto per la vita umana? Dove sono il rispetto e l'ammirazione per la dignità e la bontà della natura umana? Mai come oggi, prima della guerra, si sono avuti tanti delitti, tanta corruzione, tanta degenerazione....’”
Barbara X
Nel 1977 il governatore dello Stato del Massachussetts, Dukakis, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti. Peggio tardi che mai, mi viene da dire…
In attesa dell’infame esecuzione, Vanzetti trovò la forza e il coraggio di lasciarci uno scritto bellissimo e intenso, intitolato “Non piangete la mia morte”; suddiviso in tre parti (“Una vita proletaria”, “Lettere ai familiari” e “Ultime parole ai giudici”). Questo è lo scritto in cui Vanzetti esprime tutto il suo amore per i familiari, per la lotta contro le ingiustizie sociali, ma anche la rabbia infinita dell’innocente condannato a morire perché colpevole di essere anarchico, perché colpevole di documentarsi e pensare, dunque, per tale motivo, pericoloso in un sistema in cui si è obbligati ad essere solo delle cose, degli ingranaggi.
Dalla seconda parte (“Lettere ai familiari”) riporto un brano in cui Vanzetti spiega per quali motivi bisogna sempre essere contrari a ogni guerra, a ogni violenza:
“…ma la giuria ci aveva odiati fin dal primo momento perché eravamo contro la guerra. La giuria non si rendeva conto che c'è della differenza tra un uomo che è contro la guerra perché ritiene che la guerra sia ingiusta, perché non odia alcun popolo, perché è un cosmopolita, e un uomo invece che è contro la guerra perché è in favore dei nemici, e che perciò si comporta da spia, e commette dei reati nel paese in cui vive allo scopo di favorire i paesi nemici. Noi non siamo uomini di questo genere. Katzmann lo sa molto bene. Katzmann sa che siamo contro la guerra perché non crediamo negli scopi per cui si proclama che la guerra va fatta. Noi crediamo che la guerra sia ingiusta e ne siamo sempre più convinti dopo dieci anni che scontiamo — giorno per giorno — le conseguenze e i risultati dell'ultimo conflitto.
Noi siamo più convinti di prima che la guerra sia ingiusta, e siamo contro di essa ancor più di prima. Io sarei contento di essere condannato al patibolo, se potessi dire all'umanità: ‘State in guardia. Tutto ciò che vi hanno detto, tutto ciò che vi hanno promesso era una menzogna, era un'illusione, era un inganno, era una frode, era un delitto. Vi hanno promesso la libertà. Dov'è la libertà? Vi hanno promesso la prosperità. Dov'è la prosperità? Dal giorno in cui sono entrato a Charlestown, sfortunatamente la popolazione del carcere è raddoppiata di numero. Dov'è l'elevazione morale che la guerra avrebbe dato al mondo? Dov'è il progresso spirituale che avremmo raggiunto in seguito alla guerra? Dov'è la sicurezza di vita, la sicurezza delle cose che possediamo per le nostre necessità? Dov'è il rispetto per la vita umana? Dove sono il rispetto e l'ammirazione per la dignità e la bontà della natura umana? Mai come oggi, prima della guerra, si sono avuti tanti delitti, tanta corruzione, tanta degenerazione....’”
Barbara X
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