La rossa passa col rosso - Autovelox, semafori: i ministri li ignorano. Così Gelmini e Lunardi si
fanno togliere le multe. E anche la Brambilla, che noleggia pure
Mercedes con autista a spese nostre
(da Thomas Mackinson - l'Espresso)
I semafori non contano, gli autovelox possono aspettare, l'ecopass non li riguarda: tanto la multa non si paga. E non si paga nemmeno l'auto: è tutto a carico dei contribuenti. Alla Prefettura di Milano, un tempo capitale morale, si sono abituati alle istanze di parlamentari e ministri per chiedere l'annullamento delle sanzioni.
Da Michela Vittoria Brambilla a Mariastella Gelmini, a Pietro Lunardi: basta una lettera su carta intestata per far sparire tutto. E magari, dietro quella multa c'è altro. Ad esempio il caso della Brambilla, che ha fatto spendere 500 euro al giorno per noleggiare una Mercedes con autista, incaricata di accompagnarla da casa al lavoro, 80 chilometri in tutto. A rivelarlo è una multa per un semaforo non rispettato presa a Milano il 19 febbraio scorso e prontamente cestinata "per motivi istituzionali".
Il verbale viene notificato qualche mese più tardi al titolare della concessionaria che ricorre al prefetto, chiedendo l'annullamento: "La vettura è adibita al trasporto dell'onorevole Brambilla". Per dimostrarlo allega copia della fattura e del contratto di servizio con la prefettura di Lecco. Da questi documenti emerge il costo per il contribuente: l'auto è rimasta a disposizione di MVB per 19 ore consecutive, i chilometri percorsi sono stati 210 in più rispetto al pattuito e alla consegna il conto è di 530 euro per un solo giorno[...]
Il ministro Mariastella Gelmini invece passava sul cavalcavia Monteceneri a cento all'ora a bordo della sua Bmw. Difficile farla franca. Il viale è telecontrollato e falcidia migliaia di milanesi. E infatti il 24 ottobre 2008 il ministro riceve il suo verbale. La Gelmini prende carta intestata e scrive al prefetto. Nella comunicazione adduce "impegni istituzionali improrogabili" e la multa è già un ricordo. Solo qualche mese prima era toccato al padre della patente a punti, l'ex ministro Pietro Lunardi.
Stavolta l'immunità è pretesa per un divieto di sosta da 36 euro. Il 5 marzo 2008, in piena campagna elettorale, la sua auto viene multata perché staziona senza autorizzazione in un parcheggio destinato ai residenti. Lunardi impugna la solita carta intestata alla Camera e fa battere il seguente testo per il prefetto: "Il sottoscritto in carica per la XVI Legislatura, fa presente che l'auto veniva da lui utilizzata ed era in possesso di regolare permesso di libera sosta nel Comune di Milano". Ma libera sosta non significa lasciare l'auto nel posto riservato ad altri cittadini.
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...quello che lascia di stucco è la pochezza di questi personaggi. La Brambilla che spende per andare da Lecco a Milano e ritorno quanto un precario guadagna in un mese (o, se preferite, quanto la famosa "pensione minima di un milione di lire), e in un periodo di crisi nera per milioni di famiglie, non avverte la minima vergogna. Lunardi, miliardario, proprietario della più grande azienda italiana "bucamontagne", che si sporca le mani per 36 euro, il costo di una pizza+birra media+ caffè. Che paese di merda... Tafanus
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