Dio abita in tutti coloro che hanno una retta vita, anche se non hanno la fede. Domenica 13 settembre, il Papa a Castegandolfo ha pronunciato queste parole: "Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio. Se invece uno dice di avere fede, ma non ama i fratelli, non è un vero credente. Dio non abita in lui. E poi ha citato alcune parole di san Giovanni Crisostomo: "Uno può anche avere una retta fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se non ha una retta vita, la sua fede non gli servirà per la salvezza". Bisogna riconoscere che il discorso è giusto e bello. Però, a ben riflettere, esso riguarda solo una parte dell'umanità. Si rivolge a coloro che hanno la fede (cristiana), i quali possono salvarsi secondo se amano o non amano i fratelli. Così ho pensato ad un breve discorso non in sostituzione di quello del Pontefice ovviamente (non mi permetterei mai), ma in aggiunta, sì da estenderlo anche a coloro che, poverini, la fede non l'hanno per niente. Che fine faranno? Basta qualche ritocco alle parole stesse del Papa e di san Crisostomo, per saperlo. Ecco: "Se uno ama il prossimo con cuore puro e generoso, vuol dire che conosce veramente Dio, anche se non lo sa. Se uno dice di non avere fede, ma ama i fratelli, Dio abita lo stesso in lui. Uno può anche non avere fede nel Padre e nel Figlio, così come nello Spirito Santo, ma se ha una retta vita, ugualmente avrà la salvezza".
Elisa Merlo
Elisa Merlo
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Un lettore sul Corriere della Sera (16 settembre) rileva che la «pari dignità» della religione nella scuola rispetto alle altre materie, sostenuta recentemente dal ministro Gelmini, e sempre dalla Chiesa, non risponde ai risultati del suo insegnamento, giacché nella realtà non viene studiata dagli studenti al pari delle altre materie. A ben riflettere alla Chiesa dovrebbe convenire che la religione nella scuola sia presente, ma che non sia insegnata e studiata seriamente. Una conoscenza approfondita del cristianesimo, infatti, rischierebbe di aprire gli occhi a tanti studenti intelligenti, e di far vedere loro chiaramente la distanza abissale che intercorre tra certe posizioni della Chiesa cattolica e il messaggio di Cristo; tra la Chiesa attuale e la chiesa descritta da Luca negli Atti degli Apostoli. Tenere i fedeli nell'ignoranza religiosa, ha sempre fatto comodo alla Chiesa.
Miriam Della Croce
Attilio Doni – Genova
Veronica Tussi
Renato Pierri
Miriam Della Croce
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Gentile direttore, poiché da un po' di tempo mi sto interessando alla questione dell'educazione sociale e culturale all'inferiorità femminile, vale a dire dell'educazione dei maschi a dominare sulle femmine, e delle femmine a farsi dominare dai maschi, oltre a leggere libri sull'argomento, ho preso ad andare qua e là su qualche sito internet per approfondire la conoscenza del problema, ed ho scoperto cose da far rizzare i capelli, delle quali non posso fare a meno di vergognarmi per il solo fatto di appartenere al genere maschile. Trovo in rete diversi blog e siti maschilisti che cercano di dimostrare la superiorità dell'uomo nei confronti della donna. Ma c'è anche chi tenta di oscurare i blog di donne che osano affrontare la questione, di parlarne. E poi, ma questo è comprensibile, giacché si trovano dappertutto, ci sono i soliti malati che si divertono a inviare loro mail con insulti, minacce, virus informatici, e via di seguito. L'ignoranza poi la fa da padrona assoluta. Ci sono, infatti, signori che negano tranquillamente i dati offerti dalle statistiche riguardo alle violenze degli uomini sulle donne. Qualcuno arriva ad asserire il contrario: sono le donne a far violenza agli uomini! Ma c'è bisogno delle statistiche? Non basta la cronaca nera un giorno sì e un giorno sì a parlare di donne maltrattate ferite uccise? E non è questo il segno della mentalità della maggior parte degli uomini, e delle stesse donne che inconsapevolmente educano figli e alunni in modo sbagliato? E' chiaro che solo una minoranza degli uomini arriva alla violenza fisica, ma molti, pur avendo una mentalità sbagliata, non vi giungono, sia per timore della legge o di altro, sia perché trovano compagne che non si oppongono al loro volere. E una donna docile, malleabile, remissiva, la si può "amare" senza problemi. Attilio Doni – Genova
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Caro direttore, la vita degli embrioni è sacra e inviolabile. Guai a chi li tocca! La vita dei malati terminali che desiderano andarsene in santa pace, pure è sacra e inviolabile. Più inviolabile ancora di quella degli embrioni...La vita dell'aggressore, nel caso della legittima difesa, pure è sacra, però è violabile, nel senso che se sta per uccidermi, posso tranquillamente farlo fuori prima che compia l'insano gesto. La vita dei soldati che difendono la patria dall'ingiusto aggressore pure è sacra, però si può inviarli al fronte col rischio di morire, e quindi in qualche modo è violabile. Sacra ma violabile, infine, è anche la vita dei militari mandati a morire in Afghanistan, col rischio di saltare in aria per un attentato, senza neppure la possibilità di difendersi. Insomma: il principio della sacralità e inviolabilità della vita non è assoluto, come sostiene spesso la Chiesa, ma relativo. Vale la pena ricordare che da un punto di vista morale, il principio può venir meno solo nei casi di estrema necessità; quando si è costretti a scegliere il male minore.Veronica Tussi
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Su La Repubblica del 25 settembre, nella rubrica lettere, mi vedo chiamato in causa da un lettore, il quale scrive: "Se avessimo insegnanti di religione come il prof Pierri, non credo che mio figlio conoscerebbe la religione cattolica ufficiale". Si sbaglia. Infatti, quando in classe affrontavo argomenti come l'aborto, l'eutanasia, la pena di morte, l'omosessualità, e via di seguito, mi sentivo in dovere di esporre prima fedelmente il pensiero della Chiesa, e poi il mio pensiero, alle volte su richiesta esplicita dei ragazzi ai quali non mi sentivo di dire bugie. Così, perlomeno riguardo agli argomenti trattati, gli studenti conoscevano non solo la "religione cattolica ufficiale", ma anche la mia opinione. Per amor del vero, devo riconoscere alla Curia vescovile dalla quale dipendevo, il merito di non avere mai interferito nel mio insegnamento. Una sola volta un giovane prete di Imperia si lamentò col preside e minacciò di parlare col vescovo, poiché avevo detto ai ragazzi che da un punto di vista teologico la verginità di Maria non aveva nessuna importanza, e che la sua purezza e santità non sarebbe minimamente diminuita qualora, amando ed essendo amata, si fosse unita al suo sposo Giuseppe. Renato Pierri
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