I giornali di mercoledì 24 ottobre riportano la notizia che il papa, Benedetto XVI, ha ricevuto nel suo studio privato, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Costui dovrebbe essere il vice di Berlusconi; di fatto è il vero capo del governo, visto che il suo capo, non ha tempo per governare perché impegnato o con prostitute, o a guardarsi allo specchio perché nessun pelo deve essere fuori allevamento artificiale, oppure con i dittatori suoi pari come Putin: infatti per eccesso di impegni mondani (poffarbacco, istituzionali!) che non ha trovato il tempo per ricevere il re di Giordania e consorte.
Dicono le voci del palazzo che Gianni Letta sia stato trattenuto dal papa per «40 minuti e forse anche 50 minuti». Non tutti sanno che il protocollo vaticano è rigido perché è un forma di codice. Le udienze dei capi di Stato o di governo, durano sempre 25 minuti, cioè meno di mezz’ora. Quando si sfora questo limite, c’è un messaggio implicito a seconda dell’importanza che si voglia dare all’incontro. Questa la cronaca.
Cosa ne penso? 40 o 50 minuti per il protocollo sono una eternità: segno che il Vaticano annette molta importanza a questo incontro, dicendo anche però che la situazione è tanto ingarbugliata da avere impegnato quasi un’ora di colloquio. Il doppio messaggio: a) voglia di superare le incomprensione tra Vaticano e Governo; b) difficoltà a instaurare un clima di «volemose bene» senza un segnale di discontinuità da parte del governo.
Forse non tutti sanno che Gianni Letta lo scorso anno durante una visita del governo, subito dopo le votazioni, fu nominato dal papa «Gentiluomo di Sua Santità» con tanto di collana e medaglia. In quella occasione, caso unico nella storia della diplomazia vaticana, il colloquio tra il papa e Berluskonijad avvenne alla presenza di Letta, quasi a dire al boss di Arcore che era un sorvegliato speciale e che il referente vaticano era Letta. Insomma, bassa cucina di normale diplomazia tra Stati atei e miscredenti.
Dicono sempre le cronache che il papa volle «informarsi di persona» da Letta di come stavano le cose perché "è rimasto colpito dal giudizio fortemente negativo espresso dagli ambienti internazionali nei confronti della figura di Berlusconi. Anche tra i democristiani europei". Di conseguenza Letta si è trovato di fronte un pontefice, certamente desideroso di stabilità per il governo e di una tregua tra le forze politiche. Ma allo stesso tempo il sottosegretario sa che Benedetto XVI e il suo entourage non pensano più che tutte le critiche rivolte a Berlusconi siano una “congiura dei cattivi”. In ogni caso il pontefice ha voluto fare sapere che i rilievi che vengono dalla Chiesa esprimono valori evangelici e non posizioni anti-governative» (Marco Politi, la Repubblica del 24-10-09).
Se le cose stanno così, sarebbe come se il papa volesse informarsi della corruzione in Campania e per «informarsi di persona» chiamasse Mastella o Bassolino o uno della famiglia del Casalesi. Non fa una grinza. Mi dicono che il papa ogni giorno alle ore 20,00 vede e ascolta il tg 1, cioè quello dell’ineffabile Minzolini, da cui non ha saputo assolutamente cosa è successo questa estate con ville, prostitute, droga e legge antiumana sugli immigrati; da cui non ha saputo nulla sulla vera battaglia «Feltri/Boffo» o della legge sulla prostituzione, subito ritirata e riposta nel cassetto, altrimenti avrebbero dovuto arrestare il presidente del consiglio.
Il papa può informarsi «personalmente» dove vuole e da chi vuole, ma avremmo preferito che avesse interpellato i semplici fedeli sgomenti e scandalizzati dalle manfrine clerico-berlusconiane che cercano di mettere una pezza, dove non è possibile: infatti le loro pezze sono peggio del buco.
Alle mie critiche il cardinale Bertone ha risposto «stizzito», minaccioso, quasi mafiosamente paternalistico, ma senza argomenti e ho ha risposto ad una sola delle domande che gli ho fatto. In compenso ha pubblicato la sua risposta, accompagnata dall’altra di Bagnasco (anche i cardinali viaggiano in coppia) sul settimanale cattolico genovese «Il Cittadino», che si è bene guardato dal pubblicare le mie due lettere. Così i lettori sanno che don Paolo è stato ripreso dai cardinali, ma non sanno né perché né su quali argomenti. Così, il Berto si è svegliato una mattina con la coppola sulle ventitré e ha deciso di dare una ramanzina non al primo che ha incontrato, ma un prete a 600 km di distanza. Non è lo stesso stile di Minzolini al tg o di Feltri o di Belpietro?
Mi chiedo e chiedo al «signor papa» dove stanno «i valori evangelici» in tutto questo. Io non ne vedo. Se i cardinali ne scorgono all’orizzonte qualcuno, me lo facciano sapere, magari su «Il Cittadino» e io lo vado a cercare.
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Pierluigi Bersani
Il PD ha un nuovo segretario. Le urne hanno parlato. Quasi tre milioni di elettori liberi e senza condizionamento hanno scelto. Partita chiusa. La democrazia ha parlato, la discussione è finita. Ora comincia l’azione, il progetto, il programma, la prospettiva. Senza scuse, senza misericordia.
Anch’io come tanti ho dato una mano. L’ho data gratuitamente, senza intrallazzi sottobanco, senza interessi di sorta. Ho votato Ignazio Marino e la sua lista che hanno avuto un ottimo risultato (raddoppiando), ma non è stato sufficiente. Da oggi in poi non mi occuperò più del PD perché ora è tutto nelle mani di se stesso e della responsabilità dei suoi dirigenti che devono assumersi il peso e l’onoro dei tre milioni di voti che esprimono la parte migliore della società italiana.
Bersani, secondo il mio parere, rappresenta ancora il «vecchio» ed è forse troppo legato a D’Alema che è meglio perderlo che trovarlo, visto che ha sempre lavorato per sé e per le sue smanie da statista da vela a motore. E’ una persona onesta, seria e credo che ce la metterà tutta, ma deve stare attento a non svendere i tre milioni di elettori alle correnti, alla camarille, alla spartizione dei seggi e delle prebende. Non faccia accordi di alcun genere con Rutelli, ponendo una sola alternativa: non vuoi stare, la porta è lì; lo prende per un braccio e lo accompagna, facendosi prima consegnare le penne, il portachiavi e il distintivo. Spero che possa lavorare seriamente a ricostruire l’ulivo, sbattendo fuori chi si affanna per uno straccetto di visibilità o di potere. Non capisco perché io debba lavorare gratis per questa gente che si fa pagare ed è mantenuta e pretende sempre di più, magari dilapidando e perdendosi in uno stagnetto di acqua sporca.
Bersani dovrà mettere D’Alema su un barca [a vela] e mandarlo al vento e alla ventura; poi porre la disoccupazione al centro del suo programma; fare opposizione dura e senza sconti a Berlusconi e alla sua cricca. Da parte mia non gli concederò una seconda opportunità. Lui e gli altri ne hanno avuto mille e le hanno sempre dilapidate. Ora la corsa è finita e vogliamo vedere la mèta. Il resto sono frottole.
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Marrazzo
Mi chiedo: come fa il governatore della Regione più importante d’Italia, dopo una estate caliente di prostitute e di presidente del consiglio puttaniere, con scandali ad ogni passo dentro e fuori i palazzi, all’estero e nei bar … come fa un governatore di centro-sinistra a prendere la macchina ufficiale, ad andare in via Gradoli, a posteggiare davanti al portone, con una mazzetta di 5.000,00 euro in tasca, a salire le scale trafelato per non farsi scorgere dagli inquilini, entrare, chiudere la porta ansimando, fare e farsi fare, forse sniffare, pagare, senza prima essersi assicurato di essere ripreso per benino con uno o due trans e nello stesso tempo volere due cose: a) tenere alla famiglia specialmente alla moglie; b) pretendere di farla franca e di no essere visto.
Sia chiaro, Marrazzo come Berlusconi, in quanto privati cittadini possono fare, disfare o farsi fare da chi vogliono e nessuno deve metterci il becco. Quando però si usa la macchina d’ordinanza o l’aereo di Stato, o le ville sotto segreto di Stato, o si cede al ricatto, pagando, allora non esiste più il privato perché siamo di fronte a reati compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni.
Se Marrazzo voleva aiutare il PD a risollevarsi, lo ha fatto egregiamente, scegliendo anche la data giusta, la vigilia delle primarie. E dire che con «Mi manda rai tre» si era fatto un nome di persona integerrima, portando alla sbarra i truffatori, i speculatori, i furbi in difesa dei deboli e dei senza voce. Ancora una volta questa gente dimostra «ad abundantiam» che il PD ante primarie, aveva la vocazione innata ad auto castrarsi da solo senza anestesia.
Credo anche che con Marrazzo qualcuno abbia voluto incastrare la sinistra alla «questione morale», secondo il principio: mal comune mezzo gaudio. Tutti corrotti, nessun corrotto. Troppi lati scuri ancora sulla vicenda che resta squallida comunque. Il capo ha informato Marrazzo del video e lo ha consigliato a pagare, cioè a delinquere, cioè a cedere al ricatto. Berlusconi è il cancro della democrazia, della moralità: è lui che bisogna estirpare, perché per restare a galla, darà fuoco anche ai suoi figli sui quali per altro ha spergiurato. Poteva agire contro la sua natura? No! Nessuno poi mi toglie dalla testa che Berlusconijad abbia trovato il modo di mettere a libro paga una parte considerevole della sinistra, che, alla prova dei fatti, fa i suoi interessi in parlamento e fuori.
Caro Pierluigi Bersani, ora lei non deve rendere conto alla nomenklatura, ma solo al popolo che lo ha chiamato a fare pulizia, a fare trasparenza, a fare politica, consapevole che questa è l’arte più nobile e più «onorevole» per impegnare se stessi a servizio del bene comune del proprio Paese per il presente e futuro più giusti. Per favore, mandi a casa Berlusconi e i suoi compari di merenda. Noi vigileremo. Anche di notte. PS. A Rutelli/Binetti, pago io il biglietto di sola andata, purché vadano.
Paolo Farinella, prete - Genova, 27 Ottobre 2009
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