PALERMO - La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del parlamentare dell'Udc ed ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro per concorso in associazione mafiosa. Secondo il procuratore Francesco Messineo e il sostituto Nino Di Matteo, Cuffaro ha tenuto un comportamento teso a rafforzare in maniera sistematica e continuativa l'associazione mafiosa. Cuffaro è già stato condannato in primo grado a 5 anni nel processo alla Talpe della Dda per favoreggiamento, con una richiesta in appello di aggravamento della pena a 8 anni in ordine all'aggravante di avere agevolato l'organizzazione criminale.
Accanto a tale procedimento, adesso i magistrati vogliono che se ne celebri un altro che ripartirà dall'udienza preliminare, con la richiesta di valutare gli stessi elementi del processo sulle "Talpe", ma anche le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, soprattutto dell'agrigentino
(da Repubblica.it)
Accanto a tale procedimento, adesso i magistrati vogliono che se ne celebri un altro che ripartirà dall'udienza preliminare, con la richiesta di valutare gli stessi elementi del processo sulle "Talpe", ma anche le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, soprattutto dell'agrigentino
(da Repubblica.it)
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E Berlusconi prepara un'altra mossa: via il concorso esterno in reati di mafia. È l'accusa per cui è processato Dell'Utri e che potrebbe essere rivolta allo stesso premier. Il reato non esiste nel codice penale, ma che si è consolidato con le sentenze della Cassazione
Sono rimasti impigliati nel processo breve. Già sanno che non gli potrà servire per le future accuse di mafia. Ma ci stanno dentro e ormai devono andare avanti. Sono costretti a dirsi, tra di loro, come hanno fatto ieri sera durante la riunione della consulta del Pdl per la giustizia: "Dobbiamo rassegnarci a vedere questa legge bocciata dalla Consulta". Amara constatazione che farà andare su tutte le furie il Cavaliere. Ma tant'è. Troppe, e ormai irrimediabili, le contraddizioni. Cercheranno di metterci mano, ma la partita è difficile. Per questo si concentrano su altro, su quella che definiscono "una strategia complessiva" per salvare Berlusconi non solo dai processi di oggi, ma anche da quelli di domani".
È l'inizio di una battaglia lunga. Che parte con l'immunità parlamentare, che passa attraverso una legge interpretativa per fissare in modo certo le date di un reato e quindi della prescrizione, e finisce con una sortita che per la prima volta, nella sequenza delle 19 leggi ad personam per Berlusconi, previene un'incriminazione e un processo, quello (futuribile) per mafia.
Vogliono mettere mano al reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Quello per cui è sotto processo a Palermo Marcello Dell'Utri. Quello che all'inizio fu contestato a Giulio Andreotti. Quello che colpì (ma finì in un'assoluzione) il famoso giudice "ammazza sentenze" Corrado Carnevale. Quello che ha portato alla sbarra tanti politici nelle zone di mafia, camorra, 'ndrangheta. Un reato che in realtà non esiste, perché nel codice penale non c'è, ma che "vive" per le pronunce convergenti della Cassazione. Quindi un delitto assodato, consolidato, fermo nella storia del diritto.
Ma quel crimine adesso si avvia ad avere una macchia. Potrebbe essere utilizzato dalla procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze per indagare il presidente del Consiglio. E questo è davvero troppo. Quindi i consiglieri giuridici del premier si stanno muovendo in anticipo per terremotarlo. Ragionano tra di loro, giusto in queste ore, su dove sia meglio aggredirlo, se incidere sui termini della prescrizione, oppure se "normare" ex novo il delitto, ma con paletti tali da renderne l'applicazione difficilissima.
È l'operazione più a rischio che abbiano mai tentato. Ma è quella che "davvero serve al presidente", come vanno dicendo tra loro. Che scatenerà un nuovo e duro conflitto con i magistrati. Ma con una possibile imputazione per mafia è una battaglia che vale la pena giocare. Assieme, e stavolta con il pieno appoggio di Fini, i piediellini si stanno per buttare nell'avventura dell'immunità parlamentare, del pieno ritorno all'articolo 68, come lo scrissero nel '48 i padri costituenti. È di ieri, alla Camera, la nuova proposta dell'ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa, un altro finiano che entra in scena. Nelle caselle di tutti i deputati ha depositato tre pagine, due di relazione e una di testo, che rimette in pista il vecchio articolo della Carta. A ieri sera aveva già raccolto quasi 150 adesioni tra quelli del suo partito. La proposta numero 2954 ha preso il via. Prima di depositarla Moffa ha chiesto, come rivela lui stesso, "il via libera di Fini". Che glielo ha dato. Dimostrando un'apertura verso il Cavaliere e le sue difficoltà con la giustizia.
A questo si lavora dietro le quinte. Sulla scena invece resta il processo breve a cui ormai bisogna mettere la pezza giusta, "almeno per fargli passare la firma del capo dello Stato", come dicevano ieri sera alla consulta pdl. Per questo il Guardasigilli Angelino Alfano continua a svenarsi per negare i dati negativi dell'impatto e ad affermare la razionalità della legge che "è buona anche se serve in due casi a Berlusconi". I tecnici, ancora stasera e sempre alla consulta, cercheranno di rappezzarla per tagliare via le incostituzionalità più clamorose come l'anomala lista dei reati e la regola sull'entrata in vigore. Più reati inclusi, valida per tutti i processi. Ma l'impatto schizzerà ancora più in alto rispetto ai dati forniti dal Csm e, proprio per questo, Napolitano potrebbe bloccarla.
(di Diana Milella - Repubblica)
...calma, niente paura... Silvio ha già pronta la soluzione: la cancellazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa...
E Berlusconi prepara un'altra mossa: via il concorso esterno in reati di mafia. È l'accusa per cui è processato Dell'Utri e che potrebbe essere rivolta allo stesso premier. Il reato non esiste nel codice penale, ma che si è consolidato con le sentenze della Cassazione
Sono rimasti impigliati nel processo breve. Già sanno che non gli potrà servire per le future accuse di mafia. Ma ci stanno dentro e ormai devono andare avanti. Sono costretti a dirsi, tra di loro, come hanno fatto ieri sera durante la riunione della consulta del Pdl per la giustizia: "Dobbiamo rassegnarci a vedere questa legge bocciata dalla Consulta". Amara constatazione che farà andare su tutte le furie il Cavaliere. Ma tant'è. Troppe, e ormai irrimediabili, le contraddizioni. Cercheranno di metterci mano, ma la partita è difficile. Per questo si concentrano su altro, su quella che definiscono "una strategia complessiva" per salvare Berlusconi non solo dai processi di oggi, ma anche da quelli di domani".
È l'inizio di una battaglia lunga. Che parte con l'immunità parlamentare, che passa attraverso una legge interpretativa per fissare in modo certo le date di un reato e quindi della prescrizione, e finisce con una sortita che per la prima volta, nella sequenza delle 19 leggi ad personam per Berlusconi, previene un'incriminazione e un processo, quello (futuribile) per mafia.
Vogliono mettere mano al reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Quello per cui è sotto processo a Palermo Marcello Dell'Utri. Quello che all'inizio fu contestato a Giulio Andreotti. Quello che colpì (ma finì in un'assoluzione) il famoso giudice "ammazza sentenze" Corrado Carnevale. Quello che ha portato alla sbarra tanti politici nelle zone di mafia, camorra, 'ndrangheta. Un reato che in realtà non esiste, perché nel codice penale non c'è, ma che "vive" per le pronunce convergenti della Cassazione. Quindi un delitto assodato, consolidato, fermo nella storia del diritto.
Ma quel crimine adesso si avvia ad avere una macchia. Potrebbe essere utilizzato dalla procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze per indagare il presidente del Consiglio. E questo è davvero troppo. Quindi i consiglieri giuridici del premier si stanno muovendo in anticipo per terremotarlo. Ragionano tra di loro, giusto in queste ore, su dove sia meglio aggredirlo, se incidere sui termini della prescrizione, oppure se "normare" ex novo il delitto, ma con paletti tali da renderne l'applicazione difficilissima.
È l'operazione più a rischio che abbiano mai tentato. Ma è quella che "davvero serve al presidente", come vanno dicendo tra loro. Che scatenerà un nuovo e duro conflitto con i magistrati. Ma con una possibile imputazione per mafia è una battaglia che vale la pena giocare. Assieme, e stavolta con il pieno appoggio di Fini, i piediellini si stanno per buttare nell'avventura dell'immunità parlamentare, del pieno ritorno all'articolo 68, come lo scrissero nel '48 i padri costituenti. È di ieri, alla Camera, la nuova proposta dell'ex presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa, un altro finiano che entra in scena. Nelle caselle di tutti i deputati ha depositato tre pagine, due di relazione e una di testo, che rimette in pista il vecchio articolo della Carta. A ieri sera aveva già raccolto quasi 150 adesioni tra quelli del suo partito. La proposta numero 2954 ha preso il via. Prima di depositarla Moffa ha chiesto, come rivela lui stesso, "il via libera di Fini". Che glielo ha dato. Dimostrando un'apertura verso il Cavaliere e le sue difficoltà con la giustizia.
A questo si lavora dietro le quinte. Sulla scena invece resta il processo breve a cui ormai bisogna mettere la pezza giusta, "almeno per fargli passare la firma del capo dello Stato", come dicevano ieri sera alla consulta pdl. Per questo il Guardasigilli Angelino Alfano continua a svenarsi per negare i dati negativi dell'impatto e ad affermare la razionalità della legge che "è buona anche se serve in due casi a Berlusconi". I tecnici, ancora stasera e sempre alla consulta, cercheranno di rappezzarla per tagliare via le incostituzionalità più clamorose come l'anomala lista dei reati e la regola sull'entrata in vigore. Più reati inclusi, valida per tutti i processi. Ma l'impatto schizzerà ancora più in alto rispetto ai dati forniti dal Csm e, proprio per questo, Napolitano potrebbe bloccarla.
(di Diana Milella - Repubblica)
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...siamo alle solite... siamo al disutile Fini che in TV fa la voce grossa contro le leggi ad personam, i privilegi dei potenti, i ladroni e i mafiosi di stato, ma poi in parlamento il suo "partito dalle mani pulite" le ha votate TUTTE, queste porcherie, e continua a votarle e ad appoggiarle tutte. Con un angolino della bocca tuona contro il DDL sul "processo breve", mentre con l'altro autorizza i suoi peones a lavorare per la reintroduzione dell'immunità parlamentare generalizzata. Non più a protezione delle sole "alte cariche dello Stato", ma a protezione di tutti, a cominciare dai suoi.
Con un angolino della bocca chiama stronzi i razzisti, guadagnandosi il clappete clappete della sinistra cogliona, ma con l'altro angolino della bocca (e con la mano destra che ha "apposto la firma", è coautore, con tale Bossi Umberto da Cassano Magnago, della ignobile legge razzista che porta il nome di Bossi-Fini. Tafanus
...siamo alle solite... siamo al disutile Fini che in TV fa la voce grossa contro le leggi ad personam, i privilegi dei potenti, i ladroni e i mafiosi di stato, ma poi in parlamento il suo "partito dalle mani pulite" le ha votate TUTTE, queste porcherie, e continua a votarle e ad appoggiarle tutte. Con un angolino della bocca tuona contro il DDL sul "processo breve", mentre con l'altro autorizza i suoi peones a lavorare per la reintroduzione dell'immunità parlamentare generalizzata. Non più a protezione delle sole "alte cariche dello Stato", ma a protezione di tutti, a cominciare dai suoi.
Con un angolino della bocca chiama stronzi i razzisti, guadagnandosi il clappete clappete della sinistra cogliona, ma con l'altro angolino della bocca (e con la mano destra che ha "apposto la firma", è coautore, con tale Bossi Umberto da Cassano Magnago, della ignobile legge razzista che porta il nome di Bossi-Fini. Tafanus
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