Su questa orrenda storia di vita triste, e di ancor più triste morte, ricevo un articolo dall'amica Babara X, e ne rubo uno ad un'altra amica: Roberta Anguillesi, responsabile del sito Democrazia e Legalità,
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TODA JOIA TODA BELEZA
(di Barbara X)
Stamattina sono andata al supermercato a fare la spesa. Al reparto ortofrutta, davanti alle cassette delle banane, c’erano due signori perbene che commentavano il fatto del giorno: “Uhè, c’è mica tanto da stupirsi, se sei un [sic] trans fai quella fine lì.” Non mi hanno vista, ero alle loro spalle. Ma udite quelle parole, li ho fatti girare, dicendo: “Ah! allora fra poco tocca a me.” I due mi hanno dato una rapida occhiata, poi sono scappati, mostrando di non avere nessun senso dell’umorismo.
La notizia l’avevo letta su un sito prima di uscire: Brenda, la trans del caso Marrazzo, è morta in circostanze misteriose. Alla radio, in macchina, ho poi sentito i vari servizi dei giornali radio: “… il trans Brenda è stato ucciso… un altro transessuale suo amico, Cinzia, ha detto che…” e via di questo passo, senza rendersi conto minimamente dell’odioso male che fanno, ignorando che un trans è una donna che diventa uomo, e che Brenda era una trans. Ho sbuffato e ho spento la radio, con una smorfia di rassegnato dolore.
Non c’è pietà né comprensione verso le persone come me, come Brenda. Quando crepiamo è perché ce la siamo cercata. Perché siamo comunque persone sbagliate che vivono nel torbido. Persone che hanno compiuto determinate scelte perché amano andare con gli uomini e divertirsi, passando le notti in strada. Ecco quello che pensa la società.
Nessuno pensa alle condizioni di estrema miseria che spingono una trans brasiliana (scrivo brasiliana perché brasiliane sono quelle del caso Marrazzo) ad attraversare l’oceano per approdare nel ricco continente europeo; nessuno pensa che la miseria ha tenuto quella trans lontana da un’istruzione di base, lontana dai libri e dalla cognizione che chiunque possa andare a chiedere da lavorare in una fabbrica. No, la trans è solo un pupazzo da marciapiede, un oggetto da sfruttare e col quale sniffare un po’ di coca nelle notti brave.
La gente, quando dico che in questo periodo mi sto dedicando a Vico, Pascal e Montaigne, mi ride in faccia: non è una cosa possibile. E non è possibile perché sono una trans. Io sono un pupazzo, un personaggio bizzarro, non una che pensa e scrive. Ed è talmente radicata questa convinzione nella gente perbene, che senza indugio viene a tradursi in realtà: una finta realtà che non si riesce a smuovere di un centimetro, una menzogna assassina e pesante quanto un macigno, un granitico pregiudizio che tiranneggia con la violenza tutte quante noi, al pari di uno di quei signorotti medievali che squartavano quei sudditi che osavano ritardare di un giorno nel pagamento di un balzello.
E mai si pensa al profondo disagio che ci spinge a intraprendere il percorso di transizione, sempre irto di ostacoli, alla ricerca della nostra identità.
Proprio ieri avevo spedito a Don Giorgio il comunicato relativo al Trans Day Of Remembrance, che ricorre quest’oggi: ebbene, il destino (o chissà chi altri…) ha voluto che Brenda salisse sul ponte dell’arcobaleno proprio in questa giornata, in occasione di questa ricorrenza, da undici anni a questa parte soffusa di mestizia, almeno per noi e per le persone che ci sono vicine.
Mia cara Brenda, “sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta…”
Mia cara società: noi per te siamo dei pupazzi? E tu per noi sei una povera idiota crudele, spietata, disumana.
Barbara X - 20 novembre 2009
La notizia l’avevo letta su un sito prima di uscire: Brenda, la trans del caso Marrazzo, è morta in circostanze misteriose. Alla radio, in macchina, ho poi sentito i vari servizi dei giornali radio: “… il trans Brenda è stato ucciso… un altro transessuale suo amico, Cinzia, ha detto che…” e via di questo passo, senza rendersi conto minimamente dell’odioso male che fanno, ignorando che un trans è una donna che diventa uomo, e che Brenda era una trans. Ho sbuffato e ho spento la radio, con una smorfia di rassegnato dolore.
Non c’è pietà né comprensione verso le persone come me, come Brenda. Quando crepiamo è perché ce la siamo cercata. Perché siamo comunque persone sbagliate che vivono nel torbido. Persone che hanno compiuto determinate scelte perché amano andare con gli uomini e divertirsi, passando le notti in strada. Ecco quello che pensa la società.
Nessuno pensa alle condizioni di estrema miseria che spingono una trans brasiliana (scrivo brasiliana perché brasiliane sono quelle del caso Marrazzo) ad attraversare l’oceano per approdare nel ricco continente europeo; nessuno pensa che la miseria ha tenuto quella trans lontana da un’istruzione di base, lontana dai libri e dalla cognizione che chiunque possa andare a chiedere da lavorare in una fabbrica. No, la trans è solo un pupazzo da marciapiede, un oggetto da sfruttare e col quale sniffare un po’ di coca nelle notti brave.
La gente, quando dico che in questo periodo mi sto dedicando a Vico, Pascal e Montaigne, mi ride in faccia: non è una cosa possibile. E non è possibile perché sono una trans. Io sono un pupazzo, un personaggio bizzarro, non una che pensa e scrive. Ed è talmente radicata questa convinzione nella gente perbene, che senza indugio viene a tradursi in realtà: una finta realtà che non si riesce a smuovere di un centimetro, una menzogna assassina e pesante quanto un macigno, un granitico pregiudizio che tiranneggia con la violenza tutte quante noi, al pari di uno di quei signorotti medievali che squartavano quei sudditi che osavano ritardare di un giorno nel pagamento di un balzello.
E mai si pensa al profondo disagio che ci spinge a intraprendere il percorso di transizione, sempre irto di ostacoli, alla ricerca della nostra identità.
Proprio ieri avevo spedito a Don Giorgio il comunicato relativo al Trans Day Of Remembrance, che ricorre quest’oggi: ebbene, il destino (o chissà chi altri…) ha voluto che Brenda salisse sul ponte dell’arcobaleno proprio in questa giornata, in occasione di questa ricorrenza, da undici anni a questa parte soffusa di mestizia, almeno per noi e per le persone che ci sono vicine.
Mia cara Brenda, “sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta…”
Mia cara società: noi per te siamo dei pupazzi? E tu per noi sei una povera idiota crudele, spietata, disumana.
Barbara X - 20 novembre 2009
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Requiem per Brenda, della quale non sappiamo neanche il cognome.
(di Roberta Anguillesi [Democrazia e Legalità])
A proposito della "strana morte" di Brenda, la trans coinvolta nel caso Marrazzo, sostiene Luxuria: "Mi viene il sospetto che probabilmente qualcuno sapeva che Brenda sapeva. Forse c'era qualche altro nome di politico importante che Brenda frequentava". Et voila! un altro bel misteroitalianoblunotteconagendaepc! Ricatti e ricattatori, miserie fitte fitte della classe politica, casta bizantina, capitale infetta nazione malaticcia. Da ora il Paese si chiederà: Ma chi avrà ucciso Brenda? cosa sapeva che non si doveva sapere e chi sapeva che Brenda sapeva? Domande che, seppur lecite, prima di avere una qualsiasi risposta, solleveranno il solito polverone, la solita ridda di ipotesi e di interpretazioni- Il computer a mollo per liquidare il ricordo di personaggi illustri, ma chi protegge cosa e da chi?
Ognuno, a seconda della propria 'appartenenza', trarrà le prorpie conclusioni, immaginerà mandanti occulti e ci propinerà le proprie ricostruzioni, con il plastico in studio o con l'inchiostro fiammeggiante verità. Di certo questa è la terribile morte di una persona, che ha avuto la sventura di trovarsi coinvolta in una vicenda avviluppata su una parapolitica sempre più morbosa, sempre meno politica.
Io mi astengo e mi asterrò dall'utilizzazione finale di questa tragedia; un unico pensiero per Brenda (ma quale è il suo nome vero*, dove è nata, che infanzia ha avuto, che farà la sua famiglia, adesso?) che è rimasta bruciata in un gioco piu' grande di lei, sacrificata nel rogo in un paese che neppure era il suo, che l'ha sfruttata e derisa, usata per soddisfare le proprie ipocrite prouderie, e che la dimenticherà presto, o mai l'ha considerata, come persona, e ne farà un altro "mostruoso feticcio" da appendere al muro dei trofei della nostra stupida, feroce, storia.
Ognuno, a seconda della propria 'appartenenza', trarrà le prorpie conclusioni, immaginerà mandanti occulti e ci propinerà le proprie ricostruzioni, con il plastico in studio o con l'inchiostro fiammeggiante verità. Di certo questa è la terribile morte di una persona, che ha avuto la sventura di trovarsi coinvolta in una vicenda avviluppata su una parapolitica sempre più morbosa, sempre meno politica.
Io mi astengo e mi asterrò dall'utilizzazione finale di questa tragedia; un unico pensiero per Brenda (ma quale è il suo nome vero*, dove è nata, che infanzia ha avuto, che farà la sua famiglia, adesso?) che è rimasta bruciata in un gioco piu' grande di lei, sacrificata nel rogo in un paese che neppure era il suo, che l'ha sfruttata e derisa, usata per soddisfare le proprie ipocrite prouderie, e che la dimenticherà presto, o mai l'ha considerata, come persona, e ne farà un altro "mostruoso feticcio" da appendere al muro dei trofei della nostra stupida, feroce, storia.
(in realtà, conosciamo il nome: Wendell Mendes Paes; intendiamo sottolineare come una persona possa essere sepolta sotto il soprannome)
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