(di Edoardo Narduzzi - Italia Oggi)
Una notizia buona, e due pessime. La notizia buona (anzi, ottima) è che la Madunina avrebbe fatto il miracolo. Il Cav. avrebbe improvvisamente scoperto, grazie a Tartaglia, ma soprattutto grazie ai commenti che sono seguiti - non tutti di lancinante dolore - di non essere "il più amato dagli italiani", come il cucino della Scavolini. Quindi si accingerebbe (ma Italia Oggi non usa il condizionale, usa l'indicativo) a lasciare.
La due notizie pessime sono:
La due notizie pessime sono:
- Questa notizia la da soltanto Italia Oggi. con tutto il rispetto per Edoardo Narduzzi, attendiamo conferme da altri giornali(sti); ma non dimentichiamo che Direttore di Italia Oggi è Magnaschi, un giornalista serio, ex Direttore di Milano Finanza e dell'ANSA.
- Il successore (sempre che la carica di Presidente del Consiglio possa considerarsi tramandabile da padrone a servitore per decreto legge, sarebbe il più prono dei servi sciocchi del Cav.: qull'angelino di Alfano, autore della peggior leccata di padrone che porta il nome di Lodo Omonimo, sempre pronto ad appecoronarsi afli ordini del Padrone in qualità di ministro per caso, dopo aver rivestito per anni la carica di segretario per vocazione e profilo professionale.
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Alfano succederà al Cavaliere. Presto. Lo ha confidato Berlusconi ai suoi fedelissimi riuniti ad Arcore dopo l'uscita dall'ospedale. Il premier è scioccato dall'aggressione. E teme il peggio
Nel tardo pomeriggio dello scorso venerdì, ad Arcore nella sua residenza privata dove nel 1993 è iniziata l'avventura politica di Forza Italia, Silvio Berlusconi potrebbe aver scritto una parte importante della storia della cosiddetta seconda repubblica. Al termine del primo giorno post ospedaliero e dopo una settimana di intense riflessioni, il leader del Pdl ha comunicato ai suoi cinque più stretti collaboratori riuniti a casa sua che era pronto a farsi da parte. Berlusconi è rimasto scioccato dall'episodio dell'aggressione subita al Duomo ed ora ha davvero paura di poter essere ucciso. E di morire il Cavaliere non ha alcuna voglia.
Quindi è pronto a farsi da parte, a cedere il testimone del governo a un giovane da lui designato. Questa, la possibilità di designare il suo successore, pare sia l'unica vera condizione che il Cavaliere ponga, in primis su tutti al presidente della repubblica Giorgio Napolitano, per trarre definitivamente il dado e rinunciare a palazzo Chigi. (...insomma, lo sdentato, pur biascicando, non smette di dire cazzate. Ora vorrebbe concedere a se stesso anche un potere - uno dei pochi - che appartiene al Quirinale. NdR)
Se Napolitano accettasse lo schema di gioco che il Cavaliere ha in testa, allora il prossimo inquilino i palazzo Chigi diventerebbe Angiolino Alfano. L'attuale ministro di grazia e giustizia e ormai come un figlio per Berlusconi che lo ha “ospitato” ad Arcore negli ultimi anni. Lo stima e di lui si fida anche perché sempre Alfano si ritroverebbe da premier a gestire la partita riforma della giustizia. Ascoltandolo i suoi fedelissimi sono un po' stati presi in contropiede dal nuovo scenario prospettato dal Cavaliere, tanto che Gianfranco Miccichè per ben due volte ha chiesto al leader se il dado era già tratto o se si trattasse di una semplice intenzione, di un desiderata da portare a maturazione col tempo magari nella prossima legislatura.
Ma il premier ha ripetuto per ben due volte di essere intenzionato ad andare avanti nella nuova direzione e di voler far concludere la legislatura in corso ad un giovane primo ministro da lui indicato a Napolitano.
Il Cavaliere che si fa da parte è un autentico ribaltone nelle dinamiche della politica italiana. Toglie di mezzo la strategia della tensione ad oltranza che alcune forze politiche hanno da tempo deciso di perseguire. Fa uscire di scena il problema mai risolto del conflitto di interessi. E, soprattutto, sgombera il campo delle relazioni internazionali dalle semplicistiche accuse troppo spesso rivolte all'Italia. Berlusconi, infine, affiderebbe la guida del paese alla generazione dei politici quarantenni da lui selezionata e già portata al governo.
Taglierebbe definitivamente i legami con il passato e la stagione dei vecchi partiti per aprirne una nuova nella quale lui vorrebbe protagonisti accanto ad Alfano altre giovani ministre come la Brambilla e la Gelmini. E un vicepremier forte nella figura di Giulio Tremonti, il matador dello scudo fiscale e della recessione. (...ossignur...piuttosto che la Gelmini e la Brambilla, lasciateci "er puzzone"... almeno ogni tanto ci fa ridere... NdR)
Se quello comunicato da Berlusconi ai suoi fedelissimi non è un ballon d'essai ma una autentica decisione personale, allora il presidente Napolitano farebbe bene a dare seguito alle intenzioni del Cavaliere.
Stavolta il premier sta agendo da autentico statista, anteponendo in qualche modo gli interessi del paese ai suoi. Ma chiedere di poter designare il proprio successore per un leader politico con il consenso e la forza politica di Berlusconi è una pretesa quasi scontata. Il compromesso minimo che con il fondatore del Pdl va cercato e raggiunto. Adesso che la ripresa economica sta prendendo slancio, se l'Italia trovasse anche un duraturo equilibrio politico di legislatura non permanentemente conflittuale, potrebbe essere il giusto cambio di passo per lasciare crisi e paure dietro le spalle.
Sogni premonitori di un vignettista
Se Napolitano accettasse lo schema di gioco che il Cavaliere ha in testa, allora il prossimo inquilino i palazzo Chigi diventerebbe Angiolino Alfano. L'attuale ministro di grazia e giustizia e ormai come un figlio per Berlusconi che lo ha “ospitato” ad Arcore negli ultimi anni. Lo stima e di lui si fida anche perché sempre Alfano si ritroverebbe da premier a gestire la partita riforma della giustizia. Ascoltandolo i suoi fedelissimi sono un po' stati presi in contropiede dal nuovo scenario prospettato dal Cavaliere, tanto che Gianfranco Miccichè per ben due volte ha chiesto al leader se il dado era già tratto o se si trattasse di una semplice intenzione, di un desiderata da portare a maturazione col tempo magari nella prossima legislatura.
Ma il premier ha ripetuto per ben due volte di essere intenzionato ad andare avanti nella nuova direzione e di voler far concludere la legislatura in corso ad un giovane primo ministro da lui indicato a Napolitano.
Il Cavaliere che si fa da parte è un autentico ribaltone nelle dinamiche della politica italiana. Toglie di mezzo la strategia della tensione ad oltranza che alcune forze politiche hanno da tempo deciso di perseguire. Fa uscire di scena il problema mai risolto del conflitto di interessi. E, soprattutto, sgombera il campo delle relazioni internazionali dalle semplicistiche accuse troppo spesso rivolte all'Italia. Berlusconi, infine, affiderebbe la guida del paese alla generazione dei politici quarantenni da lui selezionata e già portata al governo.
Taglierebbe definitivamente i legami con il passato e la stagione dei vecchi partiti per aprirne una nuova nella quale lui vorrebbe protagonisti accanto ad Alfano altre giovani ministre come la Brambilla e la Gelmini. E un vicepremier forte nella figura di Giulio Tremonti, il matador dello scudo fiscale e della recessione. (...ossignur...piuttosto che la Gelmini e la Brambilla, lasciateci "er puzzone"... almeno ogni tanto ci fa ridere... NdR)
Se quello comunicato da Berlusconi ai suoi fedelissimi non è un ballon d'essai ma una autentica decisione personale, allora il presidente Napolitano farebbe bene a dare seguito alle intenzioni del Cavaliere.
Stavolta il premier sta agendo da autentico statista, anteponendo in qualche modo gli interessi del paese ai suoi. Ma chiedere di poter designare il proprio successore per un leader politico con il consenso e la forza politica di Berlusconi è una pretesa quasi scontata. Il compromesso minimo che con il fondatore del Pdl va cercato e raggiunto. Adesso che la ripresa economica sta prendendo slancio, se l'Italia trovasse anche un duraturo equilibrio politico di legislatura non permanentemente conflittuale, potrebbe essere il giusto cambio di passo per lasciare crisi e paure dietro le spalle.
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