Cicciolina, PdA (Partito dell'Amore)
Il refrain ossessivo e
vomitante è «l’amore vince l’odio», a patto che l’amore sia
il suo e l’odio quello degli altri: l’opposizione muta da mesi e
ormai da anni, preoccupata solo di autodistruggersi come meglio può, si scopre
anche colpevole di «odio», proprio quell’opposizione che fin’ora ha
fatto anche l’impossibile per trasformare la provvisorietà di Berlusconi
in sistema definitivo, aprendogli le strade anche quelle chiuse pur di non
disturbarlo nella sua azione di stupro della Nazione. L’opposizione,
«questa» opposizione (tutta) che odia Berlusconi è un ossimoro stridente.
Inesistente.
Se
si raccogliessero tutti gli insulti di Berlusconi contro i suoi «nemici»
- categoria da lui assunta, divulgata, affermata, rafforzata, estesa, dilagata,
imposta - forse non basterebbe la Treccani, e sentire parlare di «amore» uno che
la moglie stessa accusa di frequentazioni di minorenni e che si consola con le
prostitute e che non ha alcun ritegno nel dire menzogne documentate in sede
penale, viene il voltastomaco che nemmeno una cura di supposte di cactus riesce
a lenire.
Carfagna
in falso bordone
Come una Madonna, sulla grotta
della politichetta appare la pulzella di Salerno, la vergine intemerata nonché
ministra per intimi meriti di vicinanza al capo, donna Mara Carfagna che sale
in cattedra non per spogliarsi e mostrare le sue abbondanze al popolo guardone, ma
per denudare l’amore per la politica che «è amore, è passione …
magari facessimo insieme le riforme con amore» (Repubblica, 28-12-2009, p. 13).
Lei ha imparato questi ideali posando sul cubo. Per la cronaca: la ministra
aveva preparato una legge che colpiva i clienti delle prostitute, ma il giorno
prima si scopre che il suo capo passa la notte, più di una notte, con
prostitute a lauto e diversificato pagamento. Vorremmo chiederle se è questo
l’amore che ha in testa. e dove è finito il suo disegno di legge. O ci vuole
un «lodo» che dichiari Berlusconi insindacabile anche se va a prostitute?
A seguire, Berlusconi colpito
sulla via dell’amore da un colpo di duomo che gli ha deformato i
connotati, scrive al papa che ormai considera suo collega e compagno di banco e
gli dice innocente innocentino che «i principi cristiani sono al centro
dell’azione del governo da me presieduto». Caspita! Nessuno se
n’era accorto: i principi cristiani sono «al centro» come lo scudo
fiscale che grida vendetta contro la morale cattolica; come la legge sugli
immigrati che calpesta non solo l’etica cristiana, ma anche la natura
stessa del diritto sia civile che canonico oltre la dottrina sociale della
Chiesa; come la sua protervia di considerarsi il Messia e quindi un modello del
popolo che lo vuole puttaniere, ladro, corrotto, corruttore, distruttore delle
istituzioni di garanzia. Certo, nessuno ne dubita che i principi cristiani
della corruzione di giudici e di testimoni siano al centro dell’azione
del governo; così come tutti siamo certi che i principi cristiani della bugia
istituzionalizzata, della falsità e del furto, della collusione con la mafia,
del mantenimento diretto di un mafioso dentro casa sua (pura carità cristiana)
siano al centro del suo governo. IL quale governo non fa altro che occuparsi
della centralità dei principi cristiani che esigono di salvare il delinquente
da qualsiasi incursione giudiziaria e da qualsiasi tribunale.
Il
silenzio armonico dei vescovi e del Vaticano
In tutto questo scoppio
improvviso di amore libero e a pagamento, colpisce la reazione del mondo
clericale, sia vaticano che nei paraggi della Cei. Per mesi e mesi hanno
taciuto su tutte le malefatte e immoralità dell’amante dell’amore e
le timide dichiarazioni, dopo la protesta del popolo, sono state tutte generiche,
buone per ogni minestra e stagione, attente e calibrate a non pronunciare mai
il nome in omaggio al 1° comandamento: «Non nominare invano il nome di
Berlusconi». All’improvviso, il giorno stesso del colpo di duomo, il
comunicato ufficiale presenta la solidarietà «istituzionale ecclesiastica» non
in modo generico, ma con nome cognome e indirizzo: «Solidarietà al presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi». Oh, cribbio! allora sanno che c’è e
sanno anche chi è! Se fossero stati coerenti con le dichiarazioni estive,
avrebbero dovuto dire: «Solidarietà a tutti coloro che in un modo o
nell’altro sono colpiti da qualche duomo di Milano o altro edificio
religioso, che volando colpisce il volto di qualche autorità»: in questo modo
in futuro avrebbero potuto riciclarla, senza dovere nemmeno cambiare il nome.
Di fronte al magnaccia
dell’amore (a pagamento) che ha trasformato l’Italia in un ring di
rissa permanente, la suprema autorità ecclesiastica non trova altro da fare che
un sorrisetto di circostanza, trovandosi spazzata perché il lestofante ha
ventilato sotto i loro naso un assegno di 130 mln di euro, dicendo
espressamente che la loro provenienza è delinquenziale perché sono presi dal 5%
della tassazione dello scudo fiscale. Se i vescovi dicono che lo scudo fiscale
è immorale, addio 130 mln alle scuole cattoliche; se non lo dicono incassano i
soldi, ma vengono meno ai loro stessi principi cristiani che stanno al centro
del governo perché sono scappati anche dalla periferia ecclesiastica.
Berlusconi sta manovrando la gerarchia, la quale si lascia manovrare
abbondantemente e liberamente: la tiene in pugno con promesse equivoche. La Cei
e il Vaticnao potranno forse incassare alcune leggi «pro tempore», come il
testamento biologico, le coppie di fatto, la RU846. Vittorie di Pirro che
verranno spazzate via sia dalla prassi che dal tempo, ma lasceranno conseguenze
difficilmente insanabili nel tessuto della Chiesa sempre più scismatica, sempre
più frantumata per l’azione diretta dei Vescovi e del vaticano che
appaiono come sono al soldo di un uomo immorale, indegno, mafioso, corrotto e
corruttore. Verranno giorni e non sono lontani, in cui il conto da pagare sarà
salato, e i tralci secchi verranno tagliati e gettati nel fuoco perché inutili,
perché deleteri.
Avremmo voluto che in questi
giorni natalizi, dopo le esternazioni blasfeme di un uomo malato e non «compos
sui», che il papa, o almanco il segretario di Stato (campa cavallo!) o il
presidente della Cei che ancora mantiene una parvenza di moralità personale,
rimandassero al mittente le annessioni indebite e gli dicessero: «Sig.
Presidente del Consiglio, le consigliamo di tacere e di dedicarsi alla
restaurazione del suo cerone, lasci stare i principi cristiani, piuttosto li
viva e ne dia l’esempio personale; non proclami sentimenti più grandi di
lei, di cui è incapace di capire la portata; faccia un servizio al Paese: si
dimetta e si faccia curare in una clinica, magari la stessa dove è stata
portata la ragazza svizzera che ha fatto cadere il papa». Mi auguro un sussulto
di dignità, me lo auguro quasi per fare coraggio a me stesso, sapendo che da
quello orecchio la sordità è totale e assoluta.
Don
Gelmini: strage di cuori
Sull’orizzonte all’improvviso come un colpo di fulmine appare anche don Gelmini, che aveva chiesto la riduzione allo stato laicale per non essere inquisito dal Vaticano di abusi sessuali sugli assistiti nella sua comunità. Quest’uomo in tv grida il suo amore a Berlusconi: «siamo innamorati di te». Mamma mia, una dichiarazione così ufficiale e pubblica mette in imbarazzo anche il Padre eterno che infatti, dicono le cronache, si è girato dall’altra parte e pare che abbia detto all’angelo che gli stava accanto: «In tutta la mia onesta carriera, mai nulla di ciò ho sentito e ora mi tocca anche ascoltare due cretini che amoreggiano in pubblico dopo che hanno fottuto come gli è parso. Quasi quasi li fulmino con un colpo solo» (poi è saltata la corrente e non se n’è fatto niente). «Abyssus abyssum invocat» (Sal 42/41,8) e più abisso di così neppure è immaginabile
La
maledizione incombente
Dulcis in fundo: si apprende che
Piersilvio sta per avere un maschietto e lo chiamerà Silvio per cui scordiamoci
la velleità di un desiderio astratto: Silvio Berlusconi continuerà a esserci.
Povero (si fa per dire) figliolo, con un nome così il minimo che gli possa
capitare è quello di somigliare al nonno: in questo caso mi auguro che lo
curino fin da piccolo, perché gli adulti si guastano da bambini: dal mattino si
vede il buon giorno. Auguri al pargolo, ma auguro al prete che lo battezzerà
(se lo battezzeranno) di usare l’acqua di Lourdes in modo preventivo e
speriamo che la Madonna abbia pietà di un condannato fin dalla nascita. Certo
che il padre e la madre sono dei buontemponi che amano in modo esclusivo il
figlioletto. Già, anch’essi sono inscritti al partito dell’amore,
purché sia sempre a pagamento.
Corre voce che si voglia
celebrare il decennale di Bettino Craxi in pompa magna con celebrazioni
ufficiali alla presenza di «autorità civili, militari e religiose». Si dice che
anche il presidente della repubblica sia stato arruolato per l’occasione.
Che facciano quello che vogliano, purché non si omettano alcune cosette ormai
ìdefinitive: a) fu un ladro per sua stessa ammissione in parlamento; b) fuggi
all’estero per non essere processato e quindi fu giudicato in contumacia;
c) ebbe tutte le garanzie costituzionali e in 3° grado di giudizio (Cassazione)
fu dichiarato colpevole e condannato; d) non si sottomise alla legge, ma
preferì morire contumace. Tecnicamente si dice che sia un delinquente. Per la
legge italiana è un delinquente contumace, la cui pena si è estinta solo per
morte sopraggiunta. e) il suo successore ed erede in politica e in malaffare di
Stato, di mafia e di delinquenza è Silvio Berlusconi che ha fatto onore al suo
padre e maestro.
Sapremo chi sono i «cattivi
maestri» dai partecipanti alle celebrazioni: chi inneggia a un delinquente; chi
lo reintegra senza averne l’autorità, chi ne prosegue l’azione si
mostrerà per quello che è: degno discepolo di Craxi Benedetto, in arte Bettino,
di fatto ladro e corruttore di Stato. Mi auguro di non vedere alcuna veste nera
di prete o fascia rossa di vescovi o berretti cardinalizi nei dintorni perché
sarebbe la degradazione senza fine e l’autorizzazione a tutti di
delinquere e di corrompere e lasciarsi corrompere a piacimento. Logicamente in
nome della Legalità. Come sempre.
Vi
auguro
Vi auguro un anno nuovo di
ritorno tranquillo allo spirito e alla lettera della Costituzione, senza
Berlusconi, né Carfagna da Salerno e compari e compare, né Bersani da Piacenza,
né Di Pietro da Montenero: vi auguro un’Italia vuota di pupi e di papi,
ma piena di gente vera e onesta, libera e lavoratrice.
Paolo Farinella, prete
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