In un cestino ho riportato questa bellissima preghiera che vi allego e che ho ricevuto dagli amici
Vattene,
Bambino Dio.
Qui,
non c’è posto per te.
A
Betlemme sei stato
più
fortunato,
anche
se erano tempi duri
e
regnava Erode
e
i ricchi erano ricchi
e
i poveri poveri
e
le gerarchie religiose,
come
succede spesso,
erano
di casa a palazzo.
Tu,
allora,
almeno,
hai
trovato
una
stalla
e
dei pastori.
Noi
non abbiamo stalle
né
ci sono più pastori
che
credano ancora
agli
angeli
e
sappiano,
lasciate
le loro greggi,
venire
fino a te,
e
raccontare ai tuoi
le
parole dei celesti messaggeri
e
convincerli,
se
ancora non ci credessero
abbastanza,
che tu, proprio Tu,
piccolo,
ignaro, nudo,
povero,
anonimo, clandestino,
che
forzi le nostre frontiere,
e
importuni
la
nostra quiete
e
i riti e le preghiere
e
le fiabe che
nei
secoli dei secoli
abbiamo
cucito addosso a Dio,
Tu,
proprio Tu,
straniero,
escluso, sconosciuto,
Tu,
a ben vedere,
nostro
specchio,
che
ci rivela
l’estraneità
a cui,
allontanandoti,
ci
siamo condannati,
Tu
e solo Tu
hai
per nome
“Lui-ci-salva”.
E
noi siamo perduti.
No,
forse,
per
un’ultima volta,
questa
notte,
salvati.
E
domani ci sveglieremo
diversi.
Con
il tuo stesso nome.
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