Dal Libro dei Salmi: «Àlzati, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada liberami dal malvagio» (Sal 17/16,13). Signore, per favore, non gridare forte, non dire queste parole violente, altrimenti il Cicchitto suo, tessera P2 n. 2232, ti dà del «terrorista mediatico» ed eversore come Travaglio e come lui diventi «cattivo maestro», rischiando di trovartelo accanto sul Calvario.
Dal Libro dei Salmi: «Signore, accusa chi mi accusa, combatti chi mi combatte. Afferra scudo e corazza e sorgi in mio aiuto. Impugna lancia e scure contro chi mi insegue» (Sal 35/34,1-3). O mio Dio, per favore, non alzare i toni, abbassa i semitoni, altrimenti svegli Bersani che si troverà disorientato e magari viene a sapere del «lodo D’Alema» che vuole due cose: salvare Berlusconi a tutti i costi e portare un cero alla Madonna per averlo salvato. Pio D’Alema Pio.
Ora lo sappiamo con certezza: il Mandante occulto, misterioso (nel senso vero di Mistero) dell’attentato al presidente del coniglio italiano è stato Dio. Travaglio & C. è solo un depistaggio dei servizi segreti in combutta col Vaticano. Sì lui in persona! Il suo insano gesto è stato premeditato da oltre 1500 anni di odio per il presidente buono che ama tutti e non capisce perché qualcuno lo odia tanto. Dio ha avuto paura che Berlusconi gli soffiasse il posto: dove non riuscì Adamo con serpente, potrebbe riuscire il Nano con la Escort.
Un testimone oculare ha visto che qualcuno armava la mano assassina tesa a colpire la vittima rifatta, beata e olezzante profumo di santità e purezza e integrità. Tutti gli indizi portano alla Trinità: il Padre ha sradicato il Duomo di Milano, ormai sconsacrato dalla presenza di un vescovo, Tettamanzi, che parla da comunista fazioso e violento: dice che bisogna essere accoglienti, che anche gli stranieri sono persone soggetti di diritto. Sacrilegio! Sacrilegio! Il Padre passa il Duomo al Figlio che essendo giovane ha buona mira e infine lo Spirito Santo fa da telescopio per colpire sicuro, ma senza uccidere. Come è buono Dio! Insomma un avvertimento in piena regola, tipica della sinistra che si assembla sempre in numero dispari per non fare tornare i conti.
Signore, lo sappiamo tutti che Marco Travaglio è un «bravo fieu», sono le cattive compagnie che lo hanno rovinato come si conviene a tutti i figli di buona famiglia. Montanelli lo ha corrotto da subito; poi Santoro lo ha arruolato al carro dei «critici» documentati e per giunta chiari di concetto. Per la miseria, ahi, ahi, ahi! proprio questo non s’ha da fare mai, specie in tv: mai documentare con documenti, date e citazioni, ma sempre adulare e leccare, leccare e adulare – grazie vespa, basta così, a cuccia, a cuccia! mi stai sbrodolando tutto...
Abbassare i toni, istigare all’odio, creare un clima di violenza armata e denigratoria contro Shilviush Berluskonijad; sì, proprio contro di lui, che, poveretto, nonostante debba portare la croce enorme del conflitto di interessi e la fatica di uno slalom gigante per non toccare un palazzo di giustizia, si sforza di amare tutti. Oh che amatore di professionista! Che professionista dell’amore! Come lui non ce n’è (ve lo garantisco proprio che non ce n’è, nemmeno a cercarli con il lanternino di Diogene, parola mia, parola vostra). Lui ama anche le prostitute a pagamento per le pause di governo, ama perdutamente le ministre che hanno fatto con lui minestra appiccicosa per arrivare dove sono; lui ama anche i comunisti riciclati come Bondi; anche i piduisti compagni di tessera come Cicchettuzzo suo; ama i mafiosi che col suo compare Dell’Utruzzo chiama «eroi». Come ama i giudici che per la grande fatica che fanno sono «mentalmente malati», cioè antropologicamente tarati (tarati, non karati, mi raccomando). Lui come un padre, appena incestuoso, ama come figlie anche le minorenni che vuole giovani, pure e pulite che lo ricambiano come «papi». Ama alla follia i popoli irakeno e afghano, ai quali senza nemmeno conoscerli ha mandato in regalo armi, soldati, bombe per «distruggere e ricostruire» (che sant’uomo, ma dove lo troviamo un altro così!!!!).
Lui è così amabile e dolce, gentile e tenero, quasi erotico andante, ha licenziato in tronco l’avv. Previti che osò dire, birichino!: «non faremo prigionieri» e mandò ai lavori forzati il Brunetta che disse alla sinistra di andare «a morire ammazzati». Lui che rinchiuse nelle galere fasciste La Russa il quale, anche senza avere bevuto grappa, gridò contro la Corte di Giustizia dell’Aja che «devono morire ammazzati, ma il crocefisso non si tocca». Il Signore tirò un sospiro di sollievo davanti a tanto ardire e coraggio che lo difende fino alla morte … degli altri! Lui che ama il popolo, tutto il popolo, tanto che sciolse personalmente nell’acido (ma con ammorbidente di marca) un disfattista di sinistra che osò chiamare «coglioni» metà degli Italiani e Italiane che non votavano in modo «giusto»: cioè per lui. Come si fa ad odiarlo così ferocemente. L’Italia è impazzita!
Zitti, abbassate i toni, anche con i bambini; ecco, sull’uscio appare, come la Madonna, don Verzè, compagno e sodale in affari e affarucci; egli soave, soave, mite, mote, compunto e con un fil voce sussurra: «Lui vuole bene a tutti e non si spiega perché nel mondo ci sia tanta violenza. Sì, lui ha perdonato». Oh, Dio! don Verzé non lo nomina come noi, anche lui (don Verzè) lo chiama «lui» (Shilviush). Oh, Dio, che emozione! Pari pari come Eva Kant chiama Diabolik: «Lui»; come Cesare chiama se stesso nel «De bello Gallico». Questa è arte, estetica, modello narrativo, degno di una poesia di Bondi: «Lui» per dire «Io». Insomma per confondere le tracce.
Il presidente dell’amore a pagamento «perdona» come Giovanni Paolo II perdonò Alì Agca, come Gesù Cristo perdonò il ladrone terrorista (era Travaglio, ma Gesù non lo sapeva!). Poteva «Lui» essere da meno di un polacco e di un ebreo? Giammai! Lui perdona. Perdona sempre anche chi giura il falso, chi spergiura sulla testa dei figli, chi corrompe testimoni, chi compra giudici, chi compra senatori per fare cadere il governo della sinistra assassina, chi falsifica i bilanci, chi evade il fisco, chi esporta capitali, chi … chi … chi … chicchirichì!
Ssssss! Abbassate i toni, altrimenti tutto va a puttane e poi quei delinquenti di Santoro, Travaglio, Repubblica e affiliati possono sentire e si rischia di ritrovarci in prima pagina con nome, cognome e indirizzo. Taci, il nemico ascolta! «Fischia il vento, urla la bufera / Scarpe rotte eppur bisogna andar». Sì, fischiamo col vento e urliamo con la bufera perché se non mi trattengo da solo, il giorno di Natale, imbottisco Biondi di esplosivo teneroso e morbidoso e vado a piazzarlo dove dico io. Anzi, no, in alternativa, invito i Sardi a sradicare tutti i 4.000 e rotti cactus della santa e casta Villa Certosa e glieli facciamo assumere tutti, uno per uno, senza eccezione, come supposte. Garantisco la guarigione.
Paolo Farinella, prete
Genova 20-12-2009 - Parrocchia S. Torpete
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