In principio fu Pietro Secchia (1903-1973), un uomo del quale tutti gli italiani, incluso Berlusconi, dovrebbero tenere sul comodino la foto e la biografia. A Pietro Secchia, di cui invito tutti a leggere [questa breve biografia] tutti dobbiamo molto. Nel '43, mentre il papi-vero di Silvio, futuro Amministratore della Banca Rasini (unica banca, nella storia della vigilanza di Bankitalia chiusa per riciclaggio di danaro sporco), contribuiva alla salvezza dell'Italia dal nazifascismo da imbucato in Svizzera, Pietro Secchia si accontentava di essere sulle montagne, a capo delle Brigate Partigiane Garibaldi insieme a Longo, Pajetta, Amendola. Pietro Secchia Dal 1945 al 1954 fu anche il responsabile dell'organizzazione e del settore propogandistico del partito: durante la sua gestione il PCI toccò il massimo numero di iscritti della sua storia, superando il tetto dei due milioni, risultato mai più raggiunto.
Poi fu il turno di Giorgio Amendola, che mantenne l'incarico finio al '60: "...sua madre era l'intellettuale lituana Eva Kuhn. La sua giovinezza fu sconvolta dalla notizia della morte del padre Giovanni Amendola, liberale antifascista aggredito dalle squadre fasciste e deceduto a Cannes nel 1926, in seguito alle percosse ricevute..." [fomte Wikipedia]
Dopo Amendola, a questo incarico, che una volta era considerato serio, arriva tale Enrico Berlinguer, che lo mantiene fino al '64. Si, avete capito bene, quel tizio coi capelli a presbitero, che nel '75 porta il PCI a sfiorare il sorpasso della monolitica DC. Poi, sempre, nomi importanti: Macaluso, Fassino...
Ora, ad organizzare in questo modo la pizza 4 formaggi, arriva tale Nico Stumpo. Alzi la mano chi lo ha sentito nominare prima d'ora. Non si sa molto, di questo signore. Quarantenne di Cotronei (Calabria), quando il partito di Crotone viene commissariato, viene spedito dal suo sponsor politico Minniti, calabrese, come commissario. Si distingue in seguito come miracoloso tesseratore, In Calabria. Nell'ultimo tesseramento dei DS, la Calabria è affidata a lui, e lui, con le sue Stumpo-Truppen, non delude: in una regione tendenzialmente di destra, in un bacino di 1.800.000 abitanti, riesce a far tesserare 58.454 persone. Per confronto: se in tutta Italia ci fosse stato questo rapporto, i DS avrebbero raggiunto quasi i 2.000.000 di tesserati dei tempi di Pietro Secchia, invece di fermarsi ai poco più di 800.000 raccolti in Italia, inclusa la "zona rossa" dell'Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche... Insomma, un miracoliere.
Bersani lo imbarca - forse con troppa fretta - come Responsabile dell'Organizzazione della sua segreteria. Meriti speciali in campo organizzativo? Se si esclude il miracolo delle tessere, non ce ne vengono in mente. Forse, da giovane, avrà organizzato qualche festa a casa sua o di amici... Sarà mica che Bersani avrà subito pressioni da Minniti, vero? No, non sarebbe possibile, questo...
Ecco come Stumpo-Truppen racconta il fallimento prossimo venturo:
"...la montagna andrà a Maometto venerdì 11 e sabato 12, ovvero dirigenti, parlamentari, amministratori del Pd saranno tutti mobilitati nelle “Mille piazze” del prossimo fine settimana. «Invece di portare le persone in un unico posto - spiega Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd - andremo noi nei luoghi vivi del paese per criticare il governo e anche per fare le nostre proposte per uscire dalla crisi..." [fonte: Manuela Ghizzoni]
Caro Bersani, si ravveda, finchè è in tempo. Nella storia ormai quasi centenaria del PCI e delle sue successive "degenerazioni semantiche", l'organizzazione è il motore, l'architrave, la pietra di volta di un partito. Lei se ne accorgerà, ahimé, fra due giorni. Lo cambi in corsa, finchè è in tempo, prima che trasformi il potenziale organizzativo del PD in qualcosa di simile a quelle piccole organizzazione di "eventi" (battesimi, cresime, e compleanni in discoteca) di cui pullula la rete.
APPENDICE: voglio qui riportare due immarcescibili lezioni sull'organizzazione. Una, brevissima, del bastardo Stalin, che sarà anche stato un bastardo, ma le cui competenze in campo organizzativo (anche se rivolte a fini sbagliati) nessuni si sognerebbe di mettere in dubbio:
"...quando la giusta linea politica è fissata, il lavoro d'organizzazione è ciò che decide di tutto, compresa la sorte della linea politica stessa, della sua realizzazione o del suo insuccesso..."
Iosif Vissarionovič Džugašvili Stalin
Il secondo documento è invece una "lectio magistralis" di Pietro Secchia sull'organizzazione, pubblicata su "Rinascita" nel Dicembre 1945. Su [resistenze.org l'articolo completo]:
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L'arte dell'organizzazione (di Pietro Secchia)
La migliore delle linee politiche può essere destinata all'insuccesso, se un partito non dispone di un'organizzazione capace di applicarla e di realizzarla. L'organizzazione non è fine a sestessa. Essa deve essere lo strumento più efficace per la realizzazione della politica del Partito, per la mobilitazione delle larghe masse popolari, per il raggiungimento degli obiettivi che di volta in volta il partito si pone. L'organizzazione non può e non dev'essere dunque concepita come cosa a sé stante, ma come uno strumento politico. Nulla si può realizzare, neppure la più semplice delle iniziative politiche se non per mezzo dell'organizzazione.
Impossibile perciò fare una netta distinzione tra politica e organizzazione. Non si può ad esempio ritenere che vi possa essere una situazione od una località ove politicamente si va bene, se in quella località o situazione le cose vanno male organizzativamente.
Così non può essere un buon organizzatore il semplice praticista, il tecnico, lo specialista che non si interessa di politica. e che non unisce costantemente al lavoro pratico, organizzativo, lo studio. La pratica costante giova molto, ed è vero che l'uomo pratico acquista materialmente le cognizioni di un determinato numero di soluzioni e sa trovare il rimedio a molti difetti ordinari di una organizzazione. Però se quest'uomo non sa elevarsi sino a trovare il nesso, il legame della politica con l'organizzazione, sino a comprendere quali sono le esigenze di una determinata linea politica e gli obbiettivi che essa si propone, egli saprà regolarsi in condizioni uguali a quelle di cui ha già esperienza, ma non saprà regolarsi nei casi dissimili e cioè nelle infinite circostanze di situazioni e di condizioni, nelle diverse fasi di sviluppo della vita di un partito [...]
Lavorare con un piano è utile e necessario, lavorare con metodo è indispensabile, ma lavorare schematicamente è oltremodo dannoso specie sul terreno della organizzazione. Sistemi ottimi ieri, possono essere del tutto nocivi oggi. Criteri e sistemi d 'organizzazione buoni per un partito possono essere nocivi se adattati ad un altro partito o per la natura e composizione sociale diversa o per i compiti diversi che questo partito si pone a differenza dell'altro o per le diverse condizioni del paese nel quale operano i due partiti in questione [...]
Talvolta il ritardo nel modificare metodi e criteri d'organizzazione fu duramente pagato dal partito. Le tendenze conservatrici ed i ritardi nelle innovazioni in un'organizzazione industriale si pagano con spreco di energie, di denaro, con la sconfitta nei confronti della concorrenza e con un ritardo nello sviluppo della tecnica. In un'organizzazione politica od in un esercito questi ritardi si pagano a prezzo di sofferenze e di sangue e con la perdita sia pure transitoria della influenza, il che in certe condizioni può decidere di una battaglia, del successo o dell'insuccesso di una linea politica [...]
Il conservatorismo è nocivo ad un'organizzazione come la ruggine in un ingranaggio. Ma non si devono neppure introdurre importanti innovazioni nell'organizzazione con facile leggerezza. L'organizzazione non è un passatempo, un divertimento consistente nel mutar di posto a delle pedine, non è un giuoco e neppure un campo sperimentale. L'organizzazione è un mezzo, uno strumento serio inteso a raggiungere uno scopo serio.
Non bisogna mai lasciarsi andare a delle improvvisazioni e prima di decidersi a delle radicali riforme nel campo dell'organizzazione non basta constatare che il vecchio criterio, il vecchio sistema non risponde più alle esigenze, ma occorre studiare ed in certo qual modo assicurarsi che il nuovo che si vuol introdurre sia non solo un poco migliore, ma sia tanto migliore da rispondere ai risultati politici che si vogliono ottenere e da compensare il danno che la spezzata tradizione necessariamente apporterà [...]
La cura dell'uomo è l'elemento essenziale nell'arte dell'organizzazione. Un partito è fatto di uomini e bisogna prendere gli uomini come sono. Bisogna cercare bensì di migliorarli e di educarli, di dare ciò che ad essi manca, ma frattanto è necessario lavorare. Un organizzatore politico non dev'essere solo un uomo dotato di facoltà di osservazione e di analisi, capace di scorgere, abbracciare e coordinare i dettagli, deve non solo possedere energia, dinamicità, resistenza al lavoro, ma deve possedere quella conoscenza, quella capacità di comprensione dell'elemento umano del quale è composta un'organizzazione. L'organizzatore politico deve possedere queste qualità in misura maggiore che non l'organizzatore industriale il quale esercita la sua funzione solo in parte su cose vive. L'organizzatore politico non esercita la sua volontà su delle macchine, su della materia inerte o su degli uomini che assolvono ad una funzione meramente meccanica ed in certo senso passiva ma lavora invece con degli uomini che agiscono e reagiscono in piena coscienza [...]
E' un luogo comune l'affermazione che noi dobbiamo badare esclusivamente all'interesse del partito, prescindendo da quelle che possono essere le inclinazioni individuali. E' questo un criterio d'organizzazione del tutto errato che dà risultati negativi in qualsiasi campo dell'attività umana. L'uomo rende quanto più il lavoro che esso compie risponde, non solo all'obiettivo supremo per il quale esso agisce e lotta (che può essere obiettivo politico, scientifico, o di produzione) ma anche in quanto quel lavoro soddisfa le sue attitudini e la sua inclinazione ad una particolare attività. Questo principio organizzativo vale anche per i comunisti. Perché se è vero che i comunisti subordinano alla causa, per cui lottano ogni vanità, ogni soddisfazione, ogni ambizione personale è anche vero che i comunisti sono uomini normali come tutti gli altri uomini, molti di essi temprati dalla lotta e dal sacrificio, ma pur sempre uomini con le stesse esigenze, con gli stessi difetti e le stesse qualità degli altri uomini.
La formazione e lo sviluppo dei quadri è il compito fondamentale di un'organizzazione, l'utilizzazione di tutte le forze di cui il partito dispone, saper aumentare giorno per giorno queste forze ed il loro rendimento, riuscire ad indurre ogni compagno a migliorarsi quotidianamente e ad impegnare tutta la sua volontà tutte le sue energie fisiche ed intellettuali nell'interesse del partito, nella realizzazione della linea politica del partito: in questo consiste essenzialmente l'arte dell'organizzazione.
Pietro Secchia
...meditate, ggente, meditate...
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