Eppure una rete, almeno una, avrebbe potuto stravolgere il modo di raccontare la storia, semplicemente mandando in onda, giorno per giorno, ora per ora, le repliche degli speciali, dei TG, delle breaking news che in dicembre 1989, esattamente vent'anni fa, hanno segnato e raccontato, come in un incredibile reality, l'agonia e la morte violenta di una delle peggiori satrapie del secolo scorso.Ha fatto parzialissima eccezione la solita RaiTre, che STANOTTE ha mandato in onda un documentario tedesco (voci originali in romeno, traduzione simultanea audio in tedesco, microscopici sottotitoli illeggibili in italiano. Poco, e per pochi. Ma sempre meglio del nulla delle altre reti. Non si deve rovinare il Natale dell'Amore ai satràpi di casa nostra, ricordando loro che tutti i regimi prima o poi finiscono.
Forse un giorno, grazie alla digitalizzazione degli archivi dei giornali, la storia non si farà più raccontando sintesi soggettive dei fatti, ma ripubblicando in stretto ordine cronologico i passi salienti degli articoli che raccontavano lo svolgersi degli avvenimenti in progress, con tutto l'inevitabile contorno di confusione, di voci, di smentite, di rettifiche che la cronaca di avvenimenti convulsi comporta.
E' quello che tentiamo di fare, grati a Repubblica, che dall'anno scorso mette a disposizione di lettori e ricercatori oltre un quarto di secolo del suo archivio, a titolo gratuito. Questo post, per quanto inevitabilmente lungo, riporta solo gli estratti più significativi degli articoli che hanno riguardato quel fantastico Natale di libertà. Un Natale che abbiamo vissuto senza Sissi e senza Mary Poppins, grati a Ceausescu di essere crepato, liberando i romeni da un quarto di secolo di feroce tirannia, e liberando noi dall'ennesimo servizio sui presepe vivente di Venegono Inferiore.
E' SUCCESSO VENT'ANNI FA: PUO' SUCCEDERE ANCORA
Premessa: Il documento che raccoglie per intero gli articoli più significativi del Dicembre 1989 sarà archiviato sul Tafanus in formato word, e reso scaricabile dalla colonna laterale del blog. In questo post ricordiamo solo i passaggi chiave di quel mese, attraverso una sintesi dei passaggi più importanti, e i links ai relativi articoli completi.
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01/12/89 [Le spie di Ceausescu sulle tracce di Nadia Comaneci]
"...1) Martedì 28 mattina ore 6,00: passa il confine di Mezogyan, chiede aiuto alla polizia. 2) Martedì 28: pernotta a Szeged in un albergo per profughi; poi si dilegua la mattina dopo. 3) A Budapest dicono: La polizia segreta rumena la insegue. 4) Da Vienna trapela la notizia (non confermata) di un suo passaggio in auto attraverso l' Austria. 5) Da Berna sostengono che si è rifugiata nell' ambasciata Usa..."
03/12/89 [Ceausescu rieletto plebiscitariamente Conducator]
...dopo essere stato rieletto in maniera plebiscitaria alla guida del Pc romeno durante i lavori del congresso, la settimana scorsa, Nicolae Ceausescu ha richiamato all'ordine i dirigenti del partito...]
Nadia Comaneci
19/12/89 [Un popolo in ostaggio del Conducator]
"...ma in Romania il pane scarseggia e per mangiare c'è il razionamento. Nel suo discorso fiume all' apertura del quattordicesimo congresso del partito comunista romeno, il Conducator Nicolae Ceausescu aveva vantato cifre record: "Quest' anno abbiamo potuto realizzare, completando gli obiettivi della nuova rivoluzione agraria, la più grossa produzione cerealicola della storia della Romania". Applauso con ovazione. Più di sessanta milioni di tonnellate che lanciano il nostro Paese fra i primi nel mondo. Altro che fame. Abbiamo tanto cibo da venderlo all' estero, aveva aggiunto poco dopo il genio dei Carpazi, e invece prendo a bordo una donna che ha fatto l'autostop con i due figlioletti, le chiedo se quel che dice il Conducator è vero, sorride la donna, stanotte, come tutte le altre notti, dovrò svegliarmi alle tre per andare a far la fila davanti al lattivendolo [...]
A casa fa così freddo che circola una battuta: "Chiudi le finestre quando ci sono manifestazioni per strada. I compagni potrebbero gelarsi". Quattro, al massimo sette ore di riscaldamento, non oltre i dodici-quattordici gradi [...]
Troppe spie. Una persona su quindici, dei ventitré milioni di romeni, dicono lavori o collabori con la Securitate, l'onnipresente polizia segreta. Gli domando se conosce le novità che stanno sconvolgendo l'Europa dell'Est. Risponde che sì, sa quel che sta succedendo perchè come tutti gli altri riesce a captare la televisione della Bielorussia sovietica. Dubcek, dice, e aggiunge: Roumanie neutrale, Romania neutrale. E' uno degli slogan di Ceausescu. Né coi russi né con l' Ovest. Soli. Solleva le spalle [...] Ha paura di parlare, di protestare. Troppa polizia. A Brasov gli operai e gli studenti hanno dimostrato. E' arrivato l'esercito. Tutto è finito: la città è stata isolata, un gioco per i soldati. "Troppa milizia" ripete sconsolato [...] di LEONARDO COEN
...ma fra il 18 e il 19 dicembre le cose precipitano. Non si capisce bene come siano cominciate, perchè quando si inizia a parlare di repressione delle manifestazioni a Timisoara, che innescheranno la rivolta di enormi masse di disperati in tutto il paese, nessuno è in grado, in quei giorni, di ricostruire cosa sia esattamente successo...
19/12/89 [Romania in rivolta contro Ceausescu]
[...] Dopo la repressione delle proteste romene a Timisioara arrivano reazioni di condanna da tutto il mondo. Ieri gli Stati Uniti hanno espresso duri giudizi sull'intervento della polizia definendolo un gesto terribilmente sbagliato. Mentre oggi a Budapest è prevista una manifestazione di protesta contro il governo di Bucarest, ieri il primo ministro ungherese Miklos Nemeth ha confermato la gravità degli incidenti di Timisoara e ha aggiunto che aveva dei segnali secondo cui in Romania i servizi di sicurezza e le forze armate erano state poste in stato di allerta [...] Michele di Romania elogia il coraggio dei manifestanti: "...è la prova che Nicolae Ceausescu è andato troppo lontano e che i rumeni non sopporteranno a lungo l'attuale situazione..." L' ex re Michele di Romania ha commentato con queste parole la notizia degli scontri esplosi fra sabato e domenica nel suo paese. In un messaggio reso noto ieri a Ginevra, l' ex sovrano si dice profondamente colpito dal coraggio degli abitanti di Timisoara e condanna la repressione poliziesca delle dimostrazioni antigovernative. Michele si è detto profondamente emozionato dal coraggio dei suoi connazionali e ritiene che la polizia del regime, sia intervenuta contro l'espressione della solidarietà umana e della libertà. Secondo l'ex re si può uccidere il corpo con le baionette, ma non si può uccidere lo spirito, né imprigionarlo. [...]
20/12/89 [La Romania isolata dopo il massacro]
[...] Sono almeno duemila i romeni massacrati a cannonate e a raffiche di mitragliatrice dai tanks e dagli elicotteri di Ceausescu. Uomini, donne e bambini schiacciati dai cingoli dei blindati o sventrati a colpi di baionetta, altre centinaia di persone sequestrate a casa in piena notte e scomparse nel nulla come nell'Argentina dei generali. Ma la rivoluzione non si ferma. Si spara ancora a Timisoara, dove diversi quartieri sono in fiamme, la rivolta per la libertà si estende in altri centri, mentre non c' è tempo per seppellire né piangere i caduti il cui numero aumenta di ogni ora.
Sono centinaia i feriti gravi che non sopravviveranno, quelli ricoverati in ospedale sono spesso prelevati a forza dalla Securitate, altri sono condannati a morire perché mancano medicine e cibo, altri ancora agonizzano nelle case di amici che li nascondono sfidando le truppe del tiranno.
L'ordine regna in Romania, il tenore di vita è alto, la gente è felice, lo sviluppo sociale è altissimo dice sicuro di sé Nicolae Ceausescu (...vi ricorda qualcuno? vi ricorda qualcosa?...) [...] Ieri il dittatore romeno ha incontrato il presidente iraniano Rafsanjani; a Bucarest in queste ore c' è sua moglie Elena, 70 anni, a guidare la repressione [...]
A Sofia, a Budapest, nelle capitali occidentali, le notizie della tragedia arrivano d'ora in ora più drammatiche, e più che altrove qui, nell'altra Europa pronta a celebrare ansiosa il Natale e il Capodanno della grande svolta democratica, esasperano l' orrore e il disgusto, il dolore e la pietà, la rabbia e lo sgomento. Nella Romania martoriata da Ceausescu non si può entrare: il divieto non vale più solo per i molti giornalisti che da anni la Securitate ha iscritto nelle sue famigerate liste nere e minacciato come fa la mafia. I confitti sono chiusi, nessun viaggiatore straniero sarà più ammesso fino a nuovo ordine, dicono i telegrammi delle Ferrovie romene inviati in tutta Europa. Chi disponeva di un visto e prova a entrare, come un gruppo di colleghi jugoslavi, viene respinto alla frontiera.
Ma i fucili della truppa, ancora più di ieri, sono puntati contro chi tenta la fuga disperata, chi sogna ormai da anni il confine ungherese, spiaggia di libertà. Quanto possiamo è ricostruire, con i racconti dei testimoni oculari, con le voci rotte dall' emozione di chi è riuscito a fuggire o di chi ha avuto il coraggio di rispondere alle telefonate di parenti e amici da Budapest, da Monaco o da Vienna.
E' cominciato domenica, quando nella città di Timisoara i primi gruppi sono scesi in piazza. Libertà, democrazia, pane per i nostri figli, gridavano, e anche, Vogliamo l'Europa, qui come a Budapest o a Varsavia, basta con la dittatura! [...] Poliziotti e soldati hanno fatto insieme la prima carica, hanno sparato e assaltato gente inerme con le baionette, racconta Dieter Tiroch, un romeno della minoranza tedesca fuggito da poche ore a Dresda dove Kohl e i leader della Rdt discutono della nuova Germania. E prosegue: E' stato orribile, io sono anziano, ha rivisto in quelle truppe le Ss contro il Ghetto di Varsavia.
Decine di persone restano sul terreno, alcuni svenuti, i più morti. Passano poche ore, la notizia della prima strage si diffonde. La gente torna in piazza. Prendono ciò che possono per difendersi, bastoni, catene e sassi; ad Arad, l' altro grande centro dell' Erdelyi (la Transilvania dove ungheresi e tedeschi sono in maggioranza) la gente si unisce alla protesta. Timisoara poi Arad, poi le fabbriche di Brasov che si fermano, poi i primi scontri a Kurtos, vicino al confine ungherese. Sulle antiche città mitteleuropee e sui piccoli vecchi borghi cala il buio d'un pomeriggio invernale quando cominciano a muoversi i carri armati. Stavamo viaggiando verso la frontiera jugoslava, abbiamo visto i segni della mobilitazione nelle caserme sulla strada, dice un uomo d'affari svedese.
Attorno a Timisoara, il dramma di Tienanmen si ripete: la gente cerca di fare un muro umano contro i carri, qui e là autobus e filobus servono a sbarrare la strada. I primi soldati esitano, non osano avanzare, poi arrivano i rinforzi e gli ufficiali e la carneficina inizia. Ho visto un' orgia di violenza, narra un medico giunto ieri a Vienna; i tanks andavano a zigzag tra la folla, inseguivano chi scappava, a volte non sparavano nemmeno, li schiacciavano con i cingoli. Ho visto una madre con un neonato in braccio finire sotto uno di quei mostri d' acciaio, la poveretta ha tentato invano di lanciare il bambino sul selciato via dal peso di quelle trenta tonnellate.
Passano le ore, la gente resiste, e la morte arriva anche dal cielo: il ronzio sinistro degli elicotteri da guerra sovrasta ogni slogan e ogni grido, gli Jar costosi, inutili elicotteri anticarro che Ceausescu ha voluto a centinaia piombano sulla città. Sparano con i cannoni di bordo, lanciano razzi e gas, per radio guidano le truppe che inseguono la gente in ogni casa. Le abitazioni di sacerdoti e attivisti democratici sono date alle fiamme dai soldati. Il massacro procede, lunedì e ieri; dai distretti militari più lontani l'armata di Ceausescu fa affluire nuovi reparti corazzati e unità di commandos. L'ordine è di riprendere la città ad ogni costo, e di uccidere sotto gli occhi di tutti per incutere terrore. Ieri la situazione appariva sotto controllo nel pomeriggio, nelle città strette d'assedio, e anche a Bucarest apparivano i primi blindati e i militari in assetto di guerra a circondare la capitale. Ma ogni notte l'orrore si rinnova: sparatorie e retate in ogni ospedale e in ogni casa. Ieri mattina raffiche di mitra e colpi secchi di fucile si sono sentiti echeggiare da più parti a Timisoara, a Brasov gli operai delle grandi fabbriche sono entrati in sciopero. A Kolozsvar, la capitale della Transilvania, la Securitate arrestava una lettrice dell'Università, Eva Gymes, e un giornalista di lingua ungherese, Lajos Kantor. Il loro reato: l'amicizia con padre Tokes, il sacerdote che da anni si batte per la libertà delle minoranze e di tutti i romeni. La caccia all' uomo continua, di città in città, di strada in strada, dicono i fuggiaschi oltre la frontiera bulgara o ungherese [...]
Quei pochi fortunati arrivati oltre il confine dall' ultimo bastione stalinista, avvolti nelle coperte da campo magiare, si aggrappano alla speranza del coraggio di chi resta: come ha detto alla tv magiara un ex ufficiale romeno fuggito in Occidente, la morte di Ceausescu e del suo clan è la speranza dell' Europa. - di ANDREA TARQUINI
20/12/89 [I cani da guardia del Conducator]
Quando si tratta di difendere l' ordine comunista e il Conducator siamo pronti a tutto. Nulla ci è vietato: di ogni città abbiamo mappe dettagliate. Sappiamo dove colpire in ogni strada. Nessun indirizzo ci è segreto. Sappiamo anche come trattare i rivoltosi. Con quel tanto di violenza, cariche alla baionetta per uccidere qualcuno e spaventare chi vede il sangue. E se necessario, si spara. E' il credo della Securitate, la Gestapo di Ceausescu, raccontato ai microfoni della radiotelevisione ungherese da un alto ufficiale romeno fuggito in Occidente [...]
Ventimila soldati scelti assegnati al ministero della Sicurezza nazionale e degli Affari interni, e duecentocinquantamila volontari della Guardia patriottica la milizia del regime forniscono la truppa. Dei duecentocinquantamila, dodicimila sono considerati pienamente operativi dagli esperti militari occidentali. Ma non esiste un conto preciso del totale dei dipendenti della Securitate: c' è chi parla di oltre cinquanta-sessantamila agenti a tempo pieno, più centinaia di migliaia di informatori prezzolati [...] La Securitate dispone di poteri illimitati su ogni cittadino, ogni contatto con stranieri è reato, può fermare a tempo indeterminato emettendo falsi certificati di rilascio del detenuto; per non affollare le prigioni dispone delle carceri mobili, autotreni adattati a camere di tortura. L'uso delle sevizie fisiche più atroci e degli psicofarmaci più letali è sistematico. Quando due anni fa la Securitate riprese Brasov schiacciando lo sciopero operaio contro la fame, i leader sindacali furono atrocemente percossi, poi mostrati in quelle condizioni in ogni fabbrica del paese e in assemblee pubbliche organizzate dal regime [...]
20/12/89 [Lo sconcerto di Eugene Ionesco]
"Si faccia finalmente qualcosa per liberare il mio vecchio paese. Mai come ora, dopo tanti anni di esilio, mi sento romeno. Come può il mondo tollerare che Ceausescu, questo Re Ubu all'ennesima potenza, possa torturare liberamente 23 milioni di persone? Eugene IONESCO risponde al telefono con la voce rotta, quasi implorante [...] Cerca le parole, e nell'emozione tutto a un tratto grida: Ceausescu è un pazzo. Come si può lasciare un folle al potere? Come possono le nazioni civili sopportare questo mostro nel cuore dell' Europa? L'autore indimenticabile de Le Sedie, de La lezione, de La cantatrice calva fa una lunga pausa, prima di ritrovare la calma. [...]
21/12/89 [Tutta la Romania in piazza: libertà o morte]
E' guerra in Romania, scioperi e cortei contro Ceausescu investono anche la capitale, lo stato d'assedio è in vigore da ieri nella regione di Timisoara, la polizia deporta i capi della rivolta, ma qui e là la truppa non trova più il coraggio di obbedire all'ordine di fare strage. Il massacro ordinato dal tiranno non ferma la lotta di un popolo europeo per la libertà. Cinquantamila in piazza ieri a Timisoara, nuove manifestazioni in molte altre città dentro e fuori lo Ardelyi, la Transilvania abitata da romeni e tedeschi, ma anche fuori. La gente scende in piazza in quasi tutte le città, in ogni regione del paese, raccontano le agenzie di stampa sovietiche. E anche rivolte dei soldati, dei giovani di leva cui la dittatura chiede di massacrare il proprio popolo. In molti casi le truppe speciali della Securitate, la famigerata Gestapo romena, hanno ucciso sul posto con un colpo alla nuca o una baionetta che ha reciso gole i giovani militari di leva che si rifiutano di aprire il fuoco sui civili. Ceausescu è tornato in patria, fingendo di ignorare l' allarme per il suo regime che vacilla [...]
Mentre carri armati e soldati con il mitra al collo presidiano la capitale romena e tutte le altre città pronti a sparare a vista, i giorni del regime inumano del conducator sembrano contati. Dice un alto funzionario del ministero degli Esteri ungherese: "...penso che la dittatura sarà rovesciata di qui a pochi giorni o poche settimane, la dinamica è uguale a quella che ha investito Cecoslovacchia e Germania orientale, purtroppo in Romania per la libertà il popolo dovrà versare molto, molto sangue..."
[...] Timisoara, Oradea, Kolozsvar, Costanza, Bistriza, Krpici, Buzau, Brasov... si allunga di ora in ora la lista delle città investite dalla rivoluzione che solo il massacro ordinato da Ceasescu, dalla moglie e dalla loro famiglia costringe alla violenza della autodifesa di un popolo. Crescono di ora in ora anche i morti, si dice che siano tre o quattromila, non è possibile contarli perché di notte o anche di giorno pattuglie armate perlustrano le strade con i camion, raccolgono ogni cadavere, le povere salme sono inumate o cremate in segreto in fosse comuni. [...]
Secondo le notizie raccolte dall' agenzia di stampa jugoslava Tanjug i morti nella sola città di Timisoara sarebbero almeno duemila. Quanto agli arresti, non si è in grado di ipotizzare alcuna cifra attendibile. La polizia segreta di Ceausescu, riferiscono le fonti jugoslave, si muove silenziosamente ma toccando ogni casa, e i sui agenti e i suoi informatori dice l' agenzia di stampa di Belgrado stanno setacciando l'intera regione. Secondo testimonianze ancora più inquietanti, Ceausescu ha addirittura fatto ricorso a un aiuto internazionale vergognoso: Ha impiegato anche truppe speciali offertegli dal dittatore della Corea del Nord Kim Il Sung, per effettuare i massacri più brutali in alcune città dove i militari romeni esitavano a far scorrere il sangue [...]
E' una insurrezione popolare contro una tirannide inumana, dice il leader dei riformisti del regime Imre Pozsgay. Budapest chiede immediate notizie su padre Tokes, il sacerdote eroe della lotta per i diritti umani. Purtroppo è probabilmente vero che il povero prete ha perso un braccio nelle torture e che sua moglie ha abortito per le percosse. [...] Andrea Tarquini
22/12/89 ]Ceausescu si vendica col sangue]
Ancora un bagno di sangue, ancora una carneficina barbara e selvaggia, e questa volta nel pieno centro della capitale: il tiranno l'ha ordinata di persona, in un accesso d'ira, perché contestato duramente dalla folla chiamata per osannare un suo comizio. Eppure ormai Nicolae Ceausescu è all'ultima spiaggia, sta rischiando la fine, i suoi giorni sono contati. La rivolta continua. Cortei e proteste sono continuati fino a tarda notte, a Bucarest e in almeno altre dieci città della Romania [...]
Ormai esiste anche un' opposizione, l'insurrezione non è più spontanea e incontrollata: si chiama "Comitato per la Democrazia e il Socialismo", intellettuali, operai e contadini portati all'alleanza dalle stragi lo hanno formato a Timisoara. Chiedono la cacciata del conducator e di tutti i capi del regime, la punizione degli assassini, frontiere aperte, glasnost e verità sulla stampa e infine, ma non ultimo, libere elezioni [...]
Rivoluzione romena, giorno cinque, tutto è cominciato stamane, mentre si temeva il peggio. Il popolo romeno scenderà oggi in piazza contro i teppisti di Timisoara, tuonavano a ogni istante radio e altoparlanti nei quartieri, il grande Conducator, figlio più amato della nazione, parlerà alle masse decise a difendere il glorioso Stato socialista. Seguivano trafile di menzogne: I morti a Timisoara non sono stati più di dieci, la truppa dopo giorni di pazienza ha dovuto difendersi dai provocatori al soldo dello straniero, diceva un ministro in visita in Turchia. [...] i ritratti del conducator sono stati dati alle fiamme sotto i suoi occhi, poi gli slogan sono continuati in crescendo: Liberate gli oppositori, Via la dittatura, e sempre più forte, Libertà. La radio ha interrotto i suoi programmi, e senza spiegare perché ha sostituito con musica la voce di Ceausescu per non mandare in onda quegli slogan: il tiranno si è ritirato, la folla cresceva, dalla marea umana venivano le note d'un vecchio canto patriottico, Sveglia, Romania, e dell'inno nazionale.
Allora è iniziato il massacro. Prima sono partite salve di lacrimogeni ad altezza d' uomo, poi sono arrivati soldati in assetto di guerra, poi i carri armati, con i cannoni da 105 hanno falciato i dimostranti, ha narrato, prima tra tutte, l' agenzia Tass; per la prima volta in un chiaro segno di sconfessione, l'agenzia di stampa di Gorbaciov dava a tutto il mondo notizie su un massacro comunista. Decine, forse centinaia di giovani, bambini e vecchi cadono in terra, i carri, le jeep e gli elicotteri della Securitate circondano i cortei, e fanno strage come in una tonnara. La gente fugge come può, blindati e truppe presidiano le strade, ma non è finita. Mentre due ragazzi tentano di farsi da parte, un blindato dell' esercito li travolge, li maciulla con i cingoli; subito accorrono decine di compagni a soccorrerli, ma la reazione dei soldati è quasi istintiva, aprono il fuoco con i Kalashnikov sui giovani. In quelle stesse ore, e in alcune città anche prima, altre folle prendevano le piazze [...]
A Timisoara restava Ilie Ceausescu, fratello del tiranno e ministro della Difesa, inviato per guidare la repressione, ma l' esercito non sparava più. Su tutti i tanks raccontano i testimoni i soldati hanno issato bandiere bianche, poi hanno lasciato la città. Forse anche perchè alcuni gruppi di ufficiali e di soldati sono passati dalla parte dei ribelli ed hanno distribuito a molti le loro armi [...] A partire dal pomeriggio, la polizia cessa di sparare. Ad Arad dicono entusiasti i dimostranti, ascoltando da radioline i bollettini jugoslavi, ungheresi, sovietici decine di migliaia di persone sono in piazza, Timisoara è nostra. Da ieri sera, la tv parla con un' altra voce, perché i giornalisti jugoslavi della stazione di Novi Sad, con uno slancio di solidarietà, trasmettono in romeno. Sono captati in Romania, e continueranno a fare controinformazione fino alla fine della crisi.
Quanti morti ieri? Nessuno può dirlo, qui a Budapest come a Belgrado le testimonianze più atroci arrivano d' ora in ora. Dice una voce che non può rivelare il suo nome alla radio magiara: La gente ha visto uccidere sul posto quei poveri soldati di leva, alcuni erano figli o fratelli dei dimostranti e si erano rifiutati di sparare. Sequestri, retate notturne, esecuzioni sommarie continuano in tutte le città. In mattinata, dopo la protesta al comizio di Ceausescu, almeno 13 persone arrestate sarebbero state fucilate barbaramente dalla Securitate in un cortile. La notizia di quel massacro ha raggiunto rapidamente l' università, contribuendo a mobilitare i giovani.
Racconta un medico ungherese: Mi ha chiamato un amico da Timisoara, un collega dell' ospedale centrale di laggiù. Non hanno medicine né scorte di sangue perché la Securitate è venuta a sequestrarle, il proposito è di far morire i dimostranti feriti d'agonia. Hanno anche arrestato quattro medici, l'ospedale non può salvare le vittime del massacro. Raccontano viaggiatori occidentali e studenti stranieri: Sulle piazze di Timisoara abbiamo contato i cadaveri di almeno cinquanta bambini sgozzati e sventrati dalle baionette. E' sera quando la radio trasmette, in una differita che lascia tutti indifferenti, il discorso di Ceausescu. [...] Il negoziato con il Comitato di Timisoara sembra in piedi, e non offre altri sbocchi al momento che la capitolazione d' una delle due parti, il popolo o il regime.
Qui e là i crimini continuano, in alcuni ospedali dicono le informatissime fonti jugoslave dimostranti feriti, alcuni già noti da schedatura alla Securitate, sono stati finiti con iniezioni da medici della polizia, o condannati a morte in corsia da tribunali speciali e lì uccisi sotto gli occhi di tutti. Sepolture in fosse comuni e cremazioni collettive non sono finite. Ma continua, fino a tarda sera, anche la rivolta. Da Piazza dell'Unità fino a Piazza degli Studenti, davanti ai palazzi del partito e del governo, la folla d Bucarest non cede. Libertà, Gorbaciov, Sveglia Romania, dice il grido che riempie viali e piazze. Le famiglie delle migliaia di caduti non hanno ancora avuto le salme dei loro cari, ma nella intifada romena non c'è tempo per le lacrime. Andrea Tarquini - Dusan Pilic
23/12/89 [La fine vicina: tutto il paese a caccia dei Ceausescu in fuga]
[...] Il potere del dittatore con le mani macchiate di sangue e della sua banda criminale ha avuto fine oggi. L' ultimo feticcio è stato spazzato via. Lo ha affermato il primo ministro ungherese, Miklos Nemeth, in una dichiarazione televisiva sugli avvenimenti in Romania. Ancora non sappiamo cosa succederà, ha detto Nemeth ma abbiamo ragione di sperare, perché il popolo romeno ha conquistato il diritto di scegliersi da solo la propria strada. La speranza di libertà, democrazia e pace ha fatto un balzo in avanti in Romania e così la speranza che il popolo romeno sarà capace di ritornare a far parte della comunità dei popoli europei. [...]
Intervista del leader polacco Walesa: Nicolae Ceausescu farà probabilmente la fine di Mussolini. Lo ha detto Lech Walesa commentando la caduta e quando la notizia della cattura del dittatore romeno sembrava certa. Avevo già detto quando ero negli Stati Uniti che le ore di Ceausescu erano contate, ha detto Walesa in una conversazione telefonica con l'Ansa probabilmente ora la nazione lo tratterà come fu trattato Mussolini, sarebbe una conseguenza normale della situazione [...]
23/12/89 [Il giorno più lungo della TV romena]
23/12/89 [I gangsters del potere]
Braccato, terreo per la paura il satrapo è in fuga. Ma intanto, mentre a Timisoara la folla celebra commossa, nelle strade, la fine della schiavitù, a Bucarest infuriano battaglie da guerra civile. Il regime rumeno muore dunque tra gli spasmi, nel fragore degli spari, in modo completamente diverso da com'erano finiti uno dopo l' altro, un mese dopo l'altro, i regimi dell'ex Europa comunista. Lì una morte quasi quieta, un collasso repentino e definitivo; qui, invece, un'agonia terrificante [...]
Per liberarsi d'un despota demente, per uscire dalla miseria medievale in cui viveva ormai da un decennio, la Romania ha dovuto subire convulsioni spaventose: i carri armati per le strade, il crepitio delle armi da fuoco, la caterva dei morti. HA dovuto pagare un prezzo in vite umane paragonabile soltanto a quello che pagò l'Ungheria nel ' 56, sotto l' assalto dei carri sovietici, la prima volta che un popolo dell'Europa Centro-Orientale tentò di recuperare la sua libertà. Sì, il regime rumeno è crollato in modo assai più drammatico degli altri regimi comunisti. La sorte già segnata, ormai boccheggiante, è riuscito a sferrare un micidiale colpo di coda. Ha inondato di sangue gli asfalti di Timisoara e di Bucarest, ha aperto una ferita raccapricciante nella vicenda sinora incruenta della fine del comunismo. Né, a pensarci, poteva essere diverso. Il regime di Ceausescu non era più, da tempo, un regime comunista come gli altri [...]
In Romania non era così. Il personale politico era scomparso attraverso un'epurazione ininterrotta che costituiva già di per sé il segno d'una schizofrenia della leadership verso la fine dei Settanta. Da allora, il paese era diretto dal satrapo e dalla sua famiglia nei modi tra grotteschi e allucinati che sappiamo. In forme per metà levantine e per l' altra metà da clinica psichiatrica. La politica era scomparsa, e al suo posto era subentrata la notte della ragione. E sotto il giogo dei Ceausescu, attraverso gesti e discorsi che ricordavano volta a volta l'Ubu Roi o il delirio di potenza di certi personaggi scespiriani, il popolo rumeno viveva il suo interminabile incubo [...] Sandro Viola
24/12/89 [Morte, scempio e orrore a Timisioara, la città della rivolta]
TIMISOARA - L' orrore appare all' improvviso, appena varcato il cancello malmesso di un piccolo cimitero dei poveri, con le croci di latta e le erbacce che imputridiscono nel fango. Nudi, tumefatti, straziati, sedici corpi giacciono uno accanto all' altro sopra bianche lenzuola, poggiati sulla terra bagnata, tragico manifesto di questa insurrezione che un potere irriducibile e malvagio ha voluto trasformare in guerra. C' è anche un bimbo di pochi mesi disteso, le gambe e le braccia rattrappite in un disperato riflesso di autoconservazione, sulla pancia della madre. E c' è un vecchio coi piedi martoriati, e un giovane con la barba bruciacchiata. La gente arriva poco alla volta, mentre nell' aria rimbombano gli spari della battaglia mattutina. Si ferma attonita. Qualcuno sputa per terra tutto il proprio disprezzo per gli assassini [...]
Ora si cercano gli altri corpi che dopo la mattanza di domenica e lunedì (3600 i morti, secondo la stima del Fronte democratico rumeno, ma altre fonti parlano di dodicimila vittime) sono stati occultati per nascondere le prove del massacro che lo stesso Ceausescu ha più volte negato. I soldati che hanno scelto di schierarsi con gli insorti, pur avendo in un primo momento obbedito all'ordine di reprimere, avevano appena iniziato la ricerca. Ma hanno dovuto interromperla perché da venerdì sera a Timisoara (come a Bucarest) infuria la battaglia. Su un fronte gli uomini della Securitate, i più fanatici e i meglio pagati fra i seguaci del dittatore rumeno; dall'altra l'esercito sceso in campo accanto alla gente [...] Alberto Stabile
24/12/89 [Due giorni di fuga disperata. Poi, la cattura]
[...] Le fasi convulse della fuga di Nicolae Ceausescu, conclusasi ieri pomeriggio con la cattura del dittatore e della moglie Elena, dopo due giornate trascorse in un'altalena di notizie contraddittorie. Il Conducator ha lasciato precipitosamente il palazzo presidenziale assediato dai rivoltosi venerdì mattina, alle 11,35: un elicottero lo ha condotto all'aeroporto militare di Titu, dove il presidente deposto sperava di riuscire a imbarcarsi su un aereo che lo avrebbe portato in un paese amico (forse la Corea del Nord o la Cina). Ma la folla che aveva circondato lo scalo gli ha impedito di partire. Ceausescu ha proseguito la fuga a bordo di un'auto, con un generale in borghese come autista. Alle 13,28, dalla televisione romena liberata, il leader del comitato per la salvezza nazionale Ion Iliescu ha annunciato che il dittatore e la moglie erano stati arrestati a Tirgoviste, settanta chilometri a nord della capitale.
Due ore più tardi, mentre a Bucarest proseguivano gli scontri tra i ribelli e la Securitate, l'agenzia sovietica Tass smentiva la cattura del Conducator. Per tutta la notte e nella mattinata di ieri si sono rincorse le voci sulla sorte del tiranno, tutte smentite, compresa quella secondo la quale sarebbe riuscito a riparare all'estero. Nel pomeriggio, alle 15,30, un nuovo annuncio, sempre da parte di Ion Iliescu ai microfoni della televisione occupata dagli insorti: Nicolae Ceausescu e la moglie Elena sono stati catturati, insieme a loro è stato arrestato anche il figlio Ilie, responsabile dell'ideologia delle Forze armate. [...] VLADIMIRO ODINZOV
27/12/89 [Il processo e la morte di Nicolae e Elena Ceausescu]
La popolazione civile ha consegnato le armi. La situazione sembra avviarsi verso la normalità in tutto il paese, secondo quando affermava ieri sera la nuova Televisione libera. Ma nella zona centrale della Romania, dove nei giorni scorsi si erano avuti combattimenti sanguinosi, ci sono stati ancora scontri. Ad Arad, Timisoara, Sibiu, si è sparato nel corso della notte tra lunedì e martedì. La situazione a Timisoara, come hanno mostrato per tutta la giornata le immagini televisive, è ora abbastanza tranquilla. In alcune zone della città proseguono comunque i rastrellamenti: ieri mattina è stata arrestata una vecchia che portava un albero di Natale, nel quale era nascosto un fucile mitragliatore. Va avanti intanto l'opera di riesumazione delle salme delle persone uccise il 17 dicembre scorso. I cadaveri sono sistemati in grandi sacchi di plastica, molti di essi sono bambini sotto i dodici anni. [...] ANDREA TARQUINI
27/12/89 [Formato un governo provvisotio]
Appena poche ore dopo l' annuncio dell'esecuzione di Nicolae Ceausescu e della moglie Elena, il Fronte per la salvezza nazionale si è dato una struttura di governo, ufficializzando la nomina dei nuovi dirigenti del paese. Ion Iliescu, già nei giorni scorsi figura di spicco dell'organismo che ha assunto il potere in seguito alla rivolta popolare, è stato designato alla presidenza del Fronte, carica in pratica corrispondente a quella di capo dello Stato provvisorio, in attesa delle elezioni libere che dovrebbero svolgersi nel prossimo mese di aprile [...]
27/12/89 [Caccia agli uomini della "Securitate"]
La Securitate ha ormai perso la battaglia, ma il timore di un colpo di coda della terribile polizia segreta di Ceausescu è ancora forte in tutto il paese. Gli uomini della sanguinaria milizia privata dell'ex dittatore sono in fuga, alcuni tentano di riparare all'estero. Ma i paesi vicini temono la loro presenza e si preparano a respingerli: il governo jugoslavo ha fatto disporre un rigidissimo cordone armato lungo il confine con la Romania, sei uomini della Securitate sono stati catturati mentre cercavano di superare la frontiera. Gli agenti dell'ex polizia segreta ancora presenti nella capitale non sono probabilmente più di due-tremila, pochissimi per potersi permettere di impensierire dal punto di vista militare gli effettivi dell' esercito, ma ancora in grado di seminare il terrore tra i cittadini: la gente non si fa illusioni, qualche migliaio di uomini ben equipaggiati, addestrati e pronti a tutto possono ancora determinare danni considerevoli nel loro disperato tentativo di mettersi in qualche modo in salvo. [...]
27/12/89 [L'ultimo dramma]
Quei due corpi riversi, abbattuti lungo un muro dal plotone di esecuzione, che la Tv ripetutamente ci ha proposto ieri, rappresentano la sintesi della tragedia romena. Accumunati dalla morte, così come in vita avevano per un quarto di secolo tiranneggiato il loro paese, Nicolae e Elena Ceausescu hanno fatto la fine che spesso la storia riserva agli oppressori nell'atto conclusivo di una rivoluzione popolare [...] A Timisoara prima e poi a Bucarest l'apparato repressivo è stato scagliato con inaudito furore contro la folla inerme di giovani, di uomini e donne che chiedevano la fine della dittatura. E quando l' esercito regolare ha fatto causa comune con gli insorti, è cominciata l'azione terroristica della polizia politica che con efferata crudeltà ha tentato di prolungare la brutalità che aveva caratterizzato il sistema di governo della famiglia Ceausescu.
Quella ottusa e bestiale resistenza ha costretto l'animo popolare a rispondere nell' unico modo consentito dalle spietate leggi della guerra civile. La fucilazione sommaria dei Ceausescu appare dunque, in questo clima, quasi inevitabile, un suggello sanguinoso e violento di una lotta senza quartiere che non poteva avere che un vinto e un vincitore. Il prezzo che il popolo rumeno ha pagato per la sua libertà è stato enorme. Ora che il dittatore è caduto, ed ha tragicamente visto troncare la sua esistenza, con quella della donna che ne ha sorretto sino all'ultimo la pervicace volontà di potere tirannico ed assoluto, si fa pressante la richiesta che quel popolo possa tornare subito all'osservanza delle leggi di un governo legittimo, sia pur provvisorio. La drammatica eredità che i Ceausescu hanno lasciato ai rumeni impone a tutti uno sforzo grandioso per la ricostruzione politica, economica, morale del paese, che sarà lunga e travagliata ma tanto più feconda quanto più le regole del vivere civile e della democrazia saranno difese e rispettate. Solo così il sangue versato dai rumeni potrà trovare la sua storica legittimazione.
28/12/89 [Così è stato catturato il playboy Nicu Ceausescu]
Nicu Ceausescu, il figlio dell'ex dittatore romeno fucilato lunedì scorso, è stato catturato mentre stava scappando a bordo di una macchina guidata da una donna che ha detto di essere la sua amante: lo ha raccontato Ivan Maru, un tipografo romeno che ha affermato di averlo riconosciuto e arrestato. Maru, che martedì scorso ha raccontato la sua impresa al quotidiano socialista ungherese Nepszabadsag, venerdì scorso stava controllando insieme ad altre persone le automobili che transitavano in prossimità dell'aeroporto Baneasa di Bucarest. Ho visto ha detto Maru un'Oltcit color metallizzato (si tratta di una marca di automobili romena) avvicinarsi. L'abbiamo costretta a rallentare e a fermarsi. Quattro di noi l'hanno circondata e uno dei miei compagni ha chiesto le generalità alla guidatrice. L'uomo ha raccontato di essere stato messo sul chi vive dal numero di targa che cominciava per 4b, un numero che secondo quanto aveva sentito dire è assegnato alle auto della Securitate, la terribile polizia segreta del regime comunista. Al volante c' era una donna molto elegante. ha proseguito Maru Appena ha abbassato il finestrino della macchina si è sentita un' ondata di profumo di quelli raffinati. Aveva i documenti in perfetta regola, ma abbiamo visto che sul sedile posteriore c' era un uomo col cappello completamente abbassato. A malapena potevamo vedergli la faccia. E' il mio amante, ha risposto la donna, quando secondo il racconto fatto da Maru al quotidiano ungherese le è stato chiesto chi posse il passeggero che viaggiava a bordo della sua auto [...]
28/12/89 [...e la DC non trova niente di meglio da fare che attaccare il TgTre...]
ROMA Gli avvenimenti romeni hanno scatenato una polemica della Democrazia cristiana contro la Rai. Dopo le critiche del direttore del Popolo Sandro Fontana a come gli organi di stampa e, soprattutto, la tv di Stato hanno presentato la vicenda romena, ieri l'organo democristiano è tornato sull'argomento chiarendo che sotto tiro è l' informazione fornita in diretta per ore dal Tg3 della Rai. Non è in discussione, secondo il Popolo, la qualità tecnica dei programmi di informazione. Non v'è dubbio si legge in un corsivo anonimo che compare oggi sul quotidiano che la riuscita della diretta è di per sé una dimostrazione solida e chiara della validità della trasmissione e quindi della bravura di quanti vi hanno contribuito. Quello che ai democristiani non va giù è la luce sotto cui sono stati presentati gli avvenimenti. Noi restiamo convinti, forse siamo cocciuti, della nostra opinione scrive Il Popolo e cioè che i commentatori, i conduttori e l'intero spirito della trasmissione abbiano seguito un filo non tanto parziale, ma sostanzialmente discosto da alcune verità amare, almeno per i comunisti [...] (...e te pareva...).
29/12/89 [Sul clan dei Ceausescu morte e maledizione]
"ERA UN DEPRAVATO E ANCHE UN VOYEUR" - L' ex dittatore romeno Ceausescu e il suo clan vivevano in un lusso sfacciato e nella depravazione come ai tempi di Nerone. Secondo il quotidiano tedesco Bild Zeitung Ceausescu possedeva la più grande collezione del mondo di materiale pornografico e di film, fra questi anche quelli che ritraevano i suoi tre figli durante rapporti sessuali. Nicu Ceausescu, capo del partito a Sibiu, si era fatto riservare nella sede che ospitava i suoi uffici una speciale camera che si può ora visitare dove ha violentato dozzine di donne. Alle pareti in veste di cimeli la biancheria intima delle sue vittime. Ceausescu afferma il quotidiano, utilizzava delle coperte rifinite in oro; portava i vestiti che si faceva confezionare appositamente una volta soltanto. Nel suo armadio sono stati ritrovati 85 pigiami di seta finissima, fabbricati all'Ovest.
L'ex dittatore era abituato, racconta ancora il giornale, a fare il bagno esclusivamente con acqua minerale fatta giungere esplicitamente per lui dall'Europa. Come Hermann Goering, il principale collaboratore di Hitler, Ceausescu aveva scelto nei musei romeni i pezzi più preziosi per ornare il suo palazzo. Il Conducator sarebbe stato giustiziato in gran fretta proprio per evitare il blitz .
"I PARA' STAVANO PER LIBERARLO" - Nicolae Ceausescu è stato giustiziato per impedire la sua liberazione da parte di un commando di paracadutisti. Lo ha rivelato, dagli schermi della televisione spagnola, il primo ministro romeno Petre Roman. Ha poi aggiunto che il processo militare, sommario ma legale, al quale il dittatore è stato sottoposto, ha evitato proprio il rischio di quest' ntervento. Roman ha dichiarato che il movimento che ha messo fine al regime è stato spontaneo e popolare e che ha riunito tutte le tendenze politiche e sociali. Il primo ministro ha inoltre ribadito la decisione del Consiglio del fronte di salute nazionale di instaurare una democrazia pluralista. Intanto, si chiariscono sempre più i dettagli della tentata fuga del dittatore e di sua moglie.
Ieri il giornale Romania libera ha scritto che è stata l'Aviazione militare romena a permettere, venerdì 22 dicembre, l'arresto di Nicolae ed Elena Ceausescu. Il Conducator era scappato alle 12,15 locali a bordo dell'elicottero presidenziale decollato dalla sede del Comitato Centrale, nel pieno centro della città. Il dittatore, secondo il resoconto di Romania libera, ha poi ordinato al pilota di dirigersi verso la regione di Olténie, della quale è originario. L'equipaggio obbedisce ma chiede informazioni supplementari all'Alto comando dell' Aviazione militare, che prende così sotto la sua tutela il velivolo che dipende formalmente dal ministero dell'Interno. L'elicottero presidenziale riceve l'ordine di atterrare immediatamente. Contemporaneamente, l'Alto comando dell'Aviazione militare impone l'interruzione di tutto il traffico aereo sul Paese. Dopo un volo di 40 chilometri, l' elicottero si posa sull'autostrada Bucarest-Pitesti, a quattro chilometri dalla città di Titu. A terra, i due coniugi in fuga bloccano un'auto rossa; al volante, c'è una donna che costringono a scendere per fuggire poi verso una destinazione ignota. Il giornale romeno si limita a riferire che i due saranno catturati più tardi. Secondo Ion Iliescu, presidente del Fronte di salvezza nazionale, la coppia è stata arrestata nei pressi della città di Tirgoviste, 70 chilometri a nord est di Bucarest. Ieri, inoltre, secondo notizie fornite da un' agenzia di stampa ungherese, si è appreso che sarebbe stato Ceausescu in persona, e non la moglie Elena come si è più volte affermato in questi giorni, a dare l'ordine di far fuoco sulla folla in rivolta a Timisoara, il 17 dicembre [...]
Hanno combattuto nelle strade ANCHE GLI ATLETI NELLA RIVOLUZIONE BUCAREST Alcuni dei migliori specialisti romeni di tiro a segno hanno preso parte ad una sparatoria nei pressi del cimitero di Bucarest per difendere la rivolta anti-Ceausescu. I campioni di pistola automatica e di pistola libera hanno annientato le forze di Ceausescu nello scontro a fuoco avvenuto al cimitero militare di Ghencea, ha affermato l' agenzia ufficiale romena Agerpress, senza precisare la data della sparatoria. Quanto compiuto dalla medaglia d' argento di Los Angeles (1984) Ion Corneliu e dal campione di pistola libera a Seul (1988) Sorin Babii - continua l' Agerpress - rientra fra gli atti di autentico eroismo degli atleti del club militare Steaua che ha annientato un gruppo di terroristi che attaccavano un importante obiettivo militare della zona [...]
30/12/89 [Visita a Villa Ceausescu fra ori, marmi, pellicce]
BUCAREST La sua sfarzosa residenza di primavera aveva 150 stanze su due piani, un ampio parco attorno, e nei sotterranei gallerie vaste per far correre le Mercedes fino al centro o ad ogni altro luogo della capitale. Collezionava quadri d'autore, insieme alla moglie leggeva riviste francesi e italiane che vietava al suo popolo [...] Un gruppo di giornalisti ha visitato ieri Floreasca, la residenza estiva del tiranno, ecco il loro racconto. Questo era solo uno dei palazzi di Ceausescu, poi c'è ancora l'immenso, orrido palazzo presidenziale che al culmine del Boulevard della Vittoria del Socialismo lungo tre chilometri, tra marmi e statue staliniane deturpa ancora il centro. Ma a Floreasca si trovano tracce ancora più evidenti della pazzia del Conducator.
La residenza di primavera era stata costruita vent'anni fa, ma negli ultimi anni Nicolae e Elena lo abitavano da soli. Nemmeno i loro figli vi erano ammessi. Non Nicu, l'erede designato che secondo la testimonianza del generale Pacepa, ex capo dei servizi segreti poi fuggito in Occidente imponeva ai ministri del governo di mangiarsi le ostriche su cui urinava e poi in loro presenza violentava le cameriere sul tavolo, non Zoia arrestata l'altro giorno, non Valentin capo della migliore squadra di calcio del paese, defilatosi dal potere e ora fuggito negli Stati Uniti (ieri si è appreso che tutti gli otto familiari del dittatore arrestati verranno sottoposti a regolare processo) [...] In ogni stanza la ripetizione dell' immagine oleografica del Conducator e l'esaltazione dell'era Ceausescu sono ossessive, paranoiche. I gabinetti hanno lavandini, wc e vasche e rubinetti in oro e altri materiali preziosi oltre ogni necessità, gli armadi sono pieni di abiti confezionati e pellicce. Persino il rifugio atomico nei sotterranei è ornato da pareti in marmo. Ceausescu e sua moglie avevano una ossessione non solo per il lusso e l'eleganza ma anche per l'igiene [...]
In ogni ritratto appare un altro incubo del tiranno, la vecchiaia: Ceausescu è raffigurato sempre giovane e roseo (...vi ricorda qualcosa? vi ricorda qualcuno?...)[...] Una casa da sogno, traboccante di oro e di argento e stipata di tesori artistici inestimabili anche lì. Una vera e propria visita guidata ai tesori dell' ex leader romeno custoditi all' interno delle quaranta stanze che compongono la redidenza, situata a nord di Bucarest, circondata da una dozzina di case che Ceausescu aveva riservato ai suoi fedelissimi: ministri, generali e semplici amici [...]
Non pretendo che leggiate tutti gli articoli, e tutti i links, anche perchè - come anticipato - metterò il documento, per esteso, sul blog, scaricabile in formato word. Potrà costituire un buon punto di partenza per quei giovani che un giorno volessero rivivere la storia della fine dei Ceausescu non attraverso le fredde e sedimentate pagine di un libro di storia, ma attraverso la cronaca confusa, a volte contraddittoria, ma sempre drammatica, di quei giorni. Un altro capitolo di storia da non dimenticare... Tafanus
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