Virus A: 23 milioni di dosi inutilizzate e in scadenza. Ma il contratto con Novartis non tutela lo Stato. Ecco quanto ci è costato il flop del vaccino
(di Elena Dusi - Repubblica)
La pandemia fugge. I costi dei vaccini restano. Ventiquattro milioni di dosi acquistate dall'Italia contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, 10 milioni di dosi ritirate dalle fabbriche e distribuite alle Asl, 865mila effettivamente inoculate.
La stragrande maggioranza delle confezioni resta stoccata nelle farmacie delle Asl, nei centri vaccinali dei distretti o negli studi dei medici di famiglia. Un viaggio tra le aziende sanitarie italiane parla di frigoriferi pieni (i vaccini vanno conservati a 4 gradi pena la loro degradazione) e di scetticismo fra i cittadini al centro della campagna di immunizzazione. Oltre 20 milioni di persone rientrano tra la "popolazione eleggibile" da vaccinare secondo il ministero, ma solo 827mila hanno porto il braccio alla siringa, con una proporzione del 3,99%. E se l'Italia ha già deciso di donare il 10% delle proprie dosi (2,4 milioni) all'Oms perché le distribuisca ai paesi poveri, la gran parte delle boccette sembra avviata alla scadenza, prevista 12 mesi dopo la data di produzione e quindi a scaglioni tra settembre e dicembre 2010. A quel punto, non resterà altro da fare che buttarle.
Ma per la Novartis che ha stipulato il contratto con il Ministero della Salute [questo il testo del contratto "leonino"] l'incasso sarà pieno lo stesso. I 184 milioni pattuiti nel contratto del 21 agosto 2009 (quando la pandemia colpiva soprattutto le Americhe e non aveva ancora raggiunto l'Italia) saranno versati in toto anche se i vaccini consegnati sono meno della metà di quelli concordati. Nel contratto infatti non esiste una clausola di riduzione a favore del ministero. E se ieri il Codacons ha annunciato una class action a nome dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario italiano, anche la Corte dei Conti ha avviato una procedura di controllo sul "decreto direttoriale del 27 agosto 2009 concernente l'approvazione del contratto di fornitura di dosi di vaccini antinfluenzale A(H1N1) stipulato tra il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics s. r. l.".
Il Codacons chiede la risoluzione del contratto con l'industria farmaceutica ("Uno spreco immane vista la scarsa adesione alla vaccinazione") e il rimborso ai cittadini dei 184 milioni di euro spesi. In caso di vittoria, a ognuno dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario andrebbero 3 euro. "Oltre - prosegue il Codacons - a 50 euro di risarcimento simbolico per ogni iscritto". La Corte dei Conti entra nel dettaglio delle clausole del contratto con Novartis. E si chiede perché "l'articolo 3.1 (ribadito dall'articolo 5.3) prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna del Prodotto, senza l'applicazione di alcuna penalità". O perché "l'articolo 9.3 prevede il pagamento alla Novartis di euro 24.080.000 (al netto di Iva) ai fini della partecipazione ai costi in caso di non ottenimento dell'autorizzazione all'immissione in commercio del Prodotto". Per fortuna il vaccino ha superato i test dell'Emea, l'ente europeo incaricato dei controlli di sicurezza. Ma se qualcosa fosse andato storto, il ministero avrebbe comunque dovuto pagare 24 milioni per un farmaco inutilizzabile.
La contestazione dei giudici di viale Mazzini riguarda poi la segretezza del contratto: "L'articolo 10.2 considera Informazioni Riservate anche l'esistenza del contratto e le disposizioni in esso contenute, clausola - in considerazione dell'evidenza pubblica della procedura - impossibile da rispettare". E infine, ipotesi che per fortuna non si è verificata ma che avrebbe potuto comportare un salasso per lo Stato, il contratto prevede che gli eventuali effetti collaterali del vaccino sui pazienti siano a carico del ministero e non come di solito avviene dell'azienda farmaceutica. "L'articolo 4.5 - contesta la Corte - prevede rimborsi al Ministero per danni causati a terzi, limitatamente a causa di difetti di fabbricazione, mentre ai senso dell'articolo 4.6 il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi in tutti gli altri casi".
Clausole così squilibrate sono state dettate dalla fretta. Ma sul perché di una spesa tanto elevata a fronte di una campagna di vaccinazione mai decollata, il ministero interrogato ieri si trincerava ancora dietro al no comment. Dalle università alcuni virologi provano a spiegarci cosa è successo, e il perché di tanta sproporzione. "Ora sappiamo che H1N1 è un virus blando. Ma all'inizio della pandemia avevamo ancora fresco il ricordo dell'aviaria, che ha una mortalità intorno al 50%" spiega Giovanni Di Perri, direttore di malattie infettive all'Amedeo Savoia di Torino. "L'influenza mette sempre in difficoltà chi deve fare previsioni. I modelli possono saltare, i virus ci sorprendono spesso" fa notare Pietro Crovari, professore emerito di igiene e medicina preventiva all'università di Genova. E Guido Antonelli, virologo della Sapienza a Roma, non esclude che l'anno prossimo il virus H1N1 venga incluso nella normale vaccinazione stagionale: "All'inizio di ogni anno l'Oms decide contro quali virus influenzali il vaccino stagionale debba essere rivolto. Può darsi che il prossimo inverno ci ritroveremo H1N1 fra i tre ceppi del normale vaccino stagionale".
Anche se la campagna vaccinale di quest'inverno non è ancora finita e il ministero della Salute mette in guardia contro una possibile seconda ondata pandemica (...insomma, siamo al terrorismo psicologico: meno gente su vaccina, più grande sarà la difficoltà di fornire spiegazioni convincenti su questo abissale spreco di danaro pubblico. NdR)
I dati sulla copertura dei vaccini sono davvero bassi. Il personale sanitario cui era stata consigliata l'immunizzazione comprende poco più di un milione di persone: neanche 70mila si sono vaccinati (il 15,1%). Agenti di pubblica sicurezza e operatori dei servizi essenziali non arrivano al 6% (6mila su 723mila). Tra i donatori di sangue addirittura il dato si ferma allo 0,83%. Nelle ultime settimane alcune Asl hanno esteso la campagna di vaccinazione anche agli over 65 con patologie croniche. Ma neanche loro sembrano troppo convinti, e la partecipazione resta ferma all'1,5 per cento. Più che vaccinazioni, ormai, sembrano saldi di fine stagione.
La pandemia fugge. I costi dei vaccini restano. Ventiquattro milioni di dosi acquistate dall'Italia contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, 10 milioni di dosi ritirate dalle fabbriche e distribuite alle Asl, 865mila effettivamente inoculate.
La stragrande maggioranza delle confezioni resta stoccata nelle farmacie delle Asl, nei centri vaccinali dei distretti o negli studi dei medici di famiglia. Un viaggio tra le aziende sanitarie italiane parla di frigoriferi pieni (i vaccini vanno conservati a 4 gradi pena la loro degradazione) e di scetticismo fra i cittadini al centro della campagna di immunizzazione. Oltre 20 milioni di persone rientrano tra la "popolazione eleggibile" da vaccinare secondo il ministero, ma solo 827mila hanno porto il braccio alla siringa, con una proporzione del 3,99%. E se l'Italia ha già deciso di donare il 10% delle proprie dosi (2,4 milioni) all'Oms perché le distribuisca ai paesi poveri, la gran parte delle boccette sembra avviata alla scadenza, prevista 12 mesi dopo la data di produzione e quindi a scaglioni tra settembre e dicembre 2010. A quel punto, non resterà altro da fare che buttarle.
Ma per la Novartis che ha stipulato il contratto con il Ministero della Salute [questo il testo del contratto "leonino"] l'incasso sarà pieno lo stesso. I 184 milioni pattuiti nel contratto del 21 agosto 2009 (quando la pandemia colpiva soprattutto le Americhe e non aveva ancora raggiunto l'Italia) saranno versati in toto anche se i vaccini consegnati sono meno della metà di quelli concordati. Nel contratto infatti non esiste una clausola di riduzione a favore del ministero. E se ieri il Codacons ha annunciato una class action a nome dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario italiano, anche la Corte dei Conti ha avviato una procedura di controllo sul "decreto direttoriale del 27 agosto 2009 concernente l'approvazione del contratto di fornitura di dosi di vaccini antinfluenzale A(H1N1) stipulato tra il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics s. r. l.".
Il Codacons chiede la risoluzione del contratto con l'industria farmaceutica ("Uno spreco immane vista la scarsa adesione alla vaccinazione") e il rimborso ai cittadini dei 184 milioni di euro spesi. In caso di vittoria, a ognuno dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario andrebbero 3 euro. "Oltre - prosegue il Codacons - a 50 euro di risarcimento simbolico per ogni iscritto". La Corte dei Conti entra nel dettaglio delle clausole del contratto con Novartis. E si chiede perché "l'articolo 3.1 (ribadito dall'articolo 5.3) prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna del Prodotto, senza l'applicazione di alcuna penalità". O perché "l'articolo 9.3 prevede il pagamento alla Novartis di euro 24.080.000 (al netto di Iva) ai fini della partecipazione ai costi in caso di non ottenimento dell'autorizzazione all'immissione in commercio del Prodotto". Per fortuna il vaccino ha superato i test dell'Emea, l'ente europeo incaricato dei controlli di sicurezza. Ma se qualcosa fosse andato storto, il ministero avrebbe comunque dovuto pagare 24 milioni per un farmaco inutilizzabile.
La contestazione dei giudici di viale Mazzini riguarda poi la segretezza del contratto: "L'articolo 10.2 considera Informazioni Riservate anche l'esistenza del contratto e le disposizioni in esso contenute, clausola - in considerazione dell'evidenza pubblica della procedura - impossibile da rispettare". E infine, ipotesi che per fortuna non si è verificata ma che avrebbe potuto comportare un salasso per lo Stato, il contratto prevede che gli eventuali effetti collaterali del vaccino sui pazienti siano a carico del ministero e non come di solito avviene dell'azienda farmaceutica. "L'articolo 4.5 - contesta la Corte - prevede rimborsi al Ministero per danni causati a terzi, limitatamente a causa di difetti di fabbricazione, mentre ai senso dell'articolo 4.6 il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi in tutti gli altri casi".
Clausole così squilibrate sono state dettate dalla fretta. Ma sul perché di una spesa tanto elevata a fronte di una campagna di vaccinazione mai decollata, il ministero interrogato ieri si trincerava ancora dietro al no comment. Dalle università alcuni virologi provano a spiegarci cosa è successo, e il perché di tanta sproporzione. "Ora sappiamo che H1N1 è un virus blando. Ma all'inizio della pandemia avevamo ancora fresco il ricordo dell'aviaria, che ha una mortalità intorno al 50%" spiega Giovanni Di Perri, direttore di malattie infettive all'Amedeo Savoia di Torino. "L'influenza mette sempre in difficoltà chi deve fare previsioni. I modelli possono saltare, i virus ci sorprendono spesso" fa notare Pietro Crovari, professore emerito di igiene e medicina preventiva all'università di Genova. E Guido Antonelli, virologo della Sapienza a Roma, non esclude che l'anno prossimo il virus H1N1 venga incluso nella normale vaccinazione stagionale: "All'inizio di ogni anno l'Oms decide contro quali virus influenzali il vaccino stagionale debba essere rivolto. Può darsi che il prossimo inverno ci ritroveremo H1N1 fra i tre ceppi del normale vaccino stagionale".
Anche se la campagna vaccinale di quest'inverno non è ancora finita e il ministero della Salute mette in guardia contro una possibile seconda ondata pandemica (...insomma, siamo al terrorismo psicologico: meno gente su vaccina, più grande sarà la difficoltà di fornire spiegazioni convincenti su questo abissale spreco di danaro pubblico. NdR)
I dati sulla copertura dei vaccini sono davvero bassi. Il personale sanitario cui era stata consigliata l'immunizzazione comprende poco più di un milione di persone: neanche 70mila si sono vaccinati (il 15,1%). Agenti di pubblica sicurezza e operatori dei servizi essenziali non arrivano al 6% (6mila su 723mila). Tra i donatori di sangue addirittura il dato si ferma allo 0,83%. Nelle ultime settimane alcune Asl hanno esteso la campagna di vaccinazione anche agli over 65 con patologie croniche. Ma neanche loro sembrano troppo convinti, e la partecipazione resta ferma all'1,5 per cento. Più che vaccinazioni, ormai, sembrano saldi di fine stagione.
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UNA COPPIA IN CARRIERA: Come molti ormai sanno (anche grazie al piccolo contributo del Tafanus), il Ministro Maurizio Sacconi e la moglie Enrica Giorgetti sono una fortunata "coppia in carriera". Una bella coppia. A giudicare dalle cose che hanno fatto, e dall'età alla quale le hanno fatte, si direbbero due geni.
Cominciamo da Sacconi: eletto per la prima volta deputato nel '79, nelle file del Partito Socialista Italiano (coté De Michelis), all'età di 29 anni. A 30 anni è già vicepresidente del gruppo socialista alla Camera. Dal 1987 al 1994 è ininterrottamente membro del governo come sottosegretario al Tesoro.
E' solo grazie ai suoi meriti che la giovane neolaureata in Giurisprudenza Enrica Giorgetti, 24 anni, nessuna esperienza nel campo della comunicazione, viene assunta come responsabile della comunicazione nella Montedison di Schimberni? Mah... ci torneremo, perchè le donne di talento non le ferma nessuno... Ma torniamo all'attuale consorte (la fonte è Wikipedia):
In dissenso da destra col segretario del PSI Ottaviano Del Turco, nel 1994 è tra i fondatori della Federazione Socialista Italiana. Non rieletto, è comunque consigliere economico della presidenza del Consiglio del Berlusconi [...] Nel 2001 aderisce a Forza Italia e torna al governo da sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, carica che ricoprirà fino al 2006. È stato eletto per Forza Italia al Senato per la XV legislatura, durante la quale ha fatto parte della commissione Lavoro e Previdenza Sociale. Dal 6 marzo 2007 fino allo scioglimento è componente del Comitato Direttivo di Forza Italia.
L'8 maggio 2008 è stato nominato Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Il 13 dicembre 2009, tuttavia, è stato creato il Ministero della Salute, per cui la competenza in materia è passata al Ministro della Salute Ferruccio Fazio (dal 15 dicembre 2009), il quale in precedenza era Vice Ministro di Sacconi. Ciò significa che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali da un lato e il Ministero della Salute dall'altro sono attualmente due dicasteri distinti (...ma ciò non toglie che all'epoca del contratto Novartis il nostro fosse Ministro per la Salute, e responsabile assoluto del contratto stesso. Dall'altra parte del tavolo c'era la moglie, Enrica Giorgetti, dal 2005 Direttore di Farmindustria. Quando si dice i "senzavergogna"... Insomma, una coppia molto affiatata. NdR)
Sulla morte di Marco Biagi: successivamente alla morte di Marco Biagi, ucciso dai terroristi delle nuove BR, è emerso che Marco Biagi aveva scritto a Sacconi una lettera, lamentandosi di non avere una scorta adeguata e chiedendogli di intervenire con la massima urgenza con il Prefetto di Roma e il Ministero dell'Interno perché questa venisse trasformata in una «scorta vera e propria».
La vicenda Eluana Englaro è troppo recente e nota, quindi non la rievochiamo. Ricordiamo solo che Il 19 dicembre 2008 Marco Cappato (segretario dell'Associazione Luca Coscioni), Antonella Casu (segretaria di Radicali Italiani), e Sergio D'Elia (segretario di Nessuno Tocchi Caino), hanno presentato denuncia verso il ministro Sacconi, presso la Procura di Roma, per violenza privata ed intimidazioni, in seguito al suo atto d'indirizzo di pochi giorni prima, tendente a modificare in corsa le regole del gioco sul caso Englaro. Dal 17 gennaio 2009 Sacconi è iscritto dalla Procura di Roma nel registro degli indagati.
Su Enrica Giorgetti, invece, è praticamente impossibile trovare una biografia organica, ma sappiamo che è un genio: non solo manager in Montedison a 24 anni, ma poi un tourbillon di incarichi di crescente importanza. Siamo riusciti a ricostruire questi passaggi grazie ad una penosa marchetta de "La7", datata 13 agosto 2007, nella quale Andrea Pancani, sdraiato come un tappetino bagnato, riesce a fare una intervista di un quarto d'ora, senza MAI citare, neanche una volta, neanche per sbaglio, il nome fatale di Maurizio Sacconi. Imperdibile:
UNA COPPIA IN CARRIERA: Come molti ormai sanno (anche grazie al piccolo contributo del Tafanus), il Ministro Maurizio Sacconi e la moglie Enrica Giorgetti sono una fortunata "coppia in carriera". Una bella coppia. A giudicare dalle cose che hanno fatto, e dall'età alla quale le hanno fatte, si direbbero due geni.
Cominciamo da Sacconi: eletto per la prima volta deputato nel '79, nelle file del Partito Socialista Italiano (coté De Michelis), all'età di 29 anni. A 30 anni è già vicepresidente del gruppo socialista alla Camera. Dal 1987 al 1994 è ininterrottamente membro del governo come sottosegretario al Tesoro.
E' solo grazie ai suoi meriti che la giovane neolaureata in Giurisprudenza Enrica Giorgetti, 24 anni, nessuna esperienza nel campo della comunicazione, viene assunta come responsabile della comunicazione nella Montedison di Schimberni? Mah... ci torneremo, perchè le donne di talento non le ferma nessuno... Ma torniamo all'attuale consorte (la fonte è Wikipedia):
In dissenso da destra col segretario del PSI Ottaviano Del Turco, nel 1994 è tra i fondatori della Federazione Socialista Italiana. Non rieletto, è comunque consigliere economico della presidenza del Consiglio del Berlusconi [...] Nel 2001 aderisce a Forza Italia e torna al governo da sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, carica che ricoprirà fino al 2006. È stato eletto per Forza Italia al Senato per la XV legislatura, durante la quale ha fatto parte della commissione Lavoro e Previdenza Sociale. Dal 6 marzo 2007 fino allo scioglimento è componente del Comitato Direttivo di Forza Italia.
L'8 maggio 2008 è stato nominato Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Il 13 dicembre 2009, tuttavia, è stato creato il Ministero della Salute, per cui la competenza in materia è passata al Ministro della Salute Ferruccio Fazio (dal 15 dicembre 2009), il quale in precedenza era Vice Ministro di Sacconi. Ciò significa che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali da un lato e il Ministero della Salute dall'altro sono attualmente due dicasteri distinti (...ma ciò non toglie che all'epoca del contratto Novartis il nostro fosse Ministro per la Salute, e responsabile assoluto del contratto stesso. Dall'altra parte del tavolo c'era la moglie, Enrica Giorgetti, dal 2005 Direttore di Farmindustria. Quando si dice i "senzavergogna"... Insomma, una coppia molto affiatata. NdR)
Sulla morte di Marco Biagi: successivamente alla morte di Marco Biagi, ucciso dai terroristi delle nuove BR, è emerso che Marco Biagi aveva scritto a Sacconi una lettera, lamentandosi di non avere una scorta adeguata e chiedendogli di intervenire con la massima urgenza con il Prefetto di Roma e il Ministero dell'Interno perché questa venisse trasformata in una «scorta vera e propria».
La vicenda Eluana Englaro è troppo recente e nota, quindi non la rievochiamo. Ricordiamo solo che Il 19 dicembre 2008 Marco Cappato (segretario dell'Associazione Luca Coscioni), Antonella Casu (segretaria di Radicali Italiani), e Sergio D'Elia (segretario di Nessuno Tocchi Caino), hanno presentato denuncia verso il ministro Sacconi, presso la Procura di Roma, per violenza privata ed intimidazioni, in seguito al suo atto d'indirizzo di pochi giorni prima, tendente a modificare in corsa le regole del gioco sul caso Englaro. Dal 17 gennaio 2009 Sacconi è iscritto dalla Procura di Roma nel registro degli indagati.
Su Enrica Giorgetti, invece, è praticamente impossibile trovare una biografia organica, ma sappiamo che è un genio: non solo manager in Montedison a 24 anni, ma poi un tourbillon di incarichi di crescente importanza. Siamo riusciti a ricostruire questi passaggi grazie ad una penosa marchetta de "La7", datata 13 agosto 2007, nella quale Andrea Pancani, sdraiato come un tappetino bagnato, riesce a fare una intervista di un quarto d'ora, senza MAI citare, neanche una volta, neanche per sbaglio, il nome fatale di Maurizio Sacconi. Imperdibile:
[Intervista de "La7" alla Giorgetti]
Il capitolo "Autostrade" merita un discorsetto a se - Leggiamo su [Repubblica del 28 aprile 2006]:
"... I Benetton, d'accordo con Fabrizio Palenzona, socio in Schema 28 attraverso la Fondazione Crt, avevano piazzato a capo delle relazioni esterne Enrica Giorgetti, moglie di Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare del governo Berlusconi, trevigiano e amico di famiglia..."
Di Marcellino Gavio tutti ricordano le poco chiare vicende, che hanno coinvolto anche la sindachessa Moratti, sulla "Autostrada Genova Serravalle". Ma chi è questo Fabrizio Palenzona? numero due di Unicredit, viene beccato con le mani nella marmellata. Undici conti esteri che non dovevano esserci, tutti intestati ad improbabili personaggi. Ecco cosa scrive [l'archivio storico del Corsera] il 14 marzo 2007:
"...nella sua posizione - presidente dell'Aiscat, l'associazione delle società concessionarie autostradali, vicepresidente del colosso bancario Unicredit e consigliere d'amministrazione di Mediobanca, Fabrizio Palenzona non poteva permettersi di avere conti esteri, nascosti al fisco italiano, su cui il Fiorani di turno potesse raccontare di aver versato soldi sporchi. Infatti ne aveva uno, ma l'ha chiuso, mentre gli altri dieci conti esteri scoperti dai magistrati sono intestati alla mamma di 82 anni, Delmira Letizia Angelini, alla moglie russa, alla Kouchnerova, e al fratello, Giampiero Palenzona..."
Insomma, gli amici poco presentabili non mancano, nella resistibile ascesa di Enrica. D'altronde il personaggio è quello che è. Nella intervista a Tappetino Pancani si lascia sfuggire una frasetta da neo-arricchita che è tutto un programma: "...il danaro deve essere speso... mi diverte, spenderlo...". Poi, forse colpita da improvvisa consapevolezza di aver sparato una minchiata inopportuna, nell'Italia che non arriva a fine mese, corregge leggermente: "... ovviamente il danaro che si spende bisogna prima guadagnarlo..." Bene, ora che sappiamo che la signora Giorgetti in Sacconi mai si divertirebbe a spendere del danaro rubato, ci sentiamo rasserenati.
Chi non ricordasse bene, invece, la storia del primo scopritore del talento della Signora 24enne, Schimberni, se vuole può rinfrescarsi la memoria andando su [questo link]. Potrà rinfrescarsi la memoria sulla frase celebre dell'Avvocato: "...Bi-Invest humanum est, Fondiaria diabolicum...", e sul suo significato.
L'intervista è tutta tesa ad esaltare la grande figura imprenditoriale della Signora, fresca assegnataria del Premio Marisa Bellisario. A noi, a dire il vero, la Signora non ha fatto una grandissima impressione. Neanche lei cita mai il nome impronunciabile: "Sacconi". La sua carriera fulminante e fulgida è dovuta solo al suo frequente cambiare d'azienda. E pazienza se tutte le aziende sono nella aree del "boiardismo" di stato e di parastato. Citiamo a caso, rubando le parole a tappetino Pancani: della Montedison abbiamo detto; rappresentante di CONAI in Confindustria (quando Sacconi era al Lavoro, per caso?); CdA della "Società Italiana per il Traforo del Monte Bianco"; Società Italiana Vetro; Federchimica; Società Autostrade (amorosi sensi coi Benetton, con Palenzona e con Marcellino Gavio, meno con Vito Gamberale).
Il capitolo "Autostrade" merita un discorsetto a se - Leggiamo su [Repubblica del 28 aprile 2006]:
"... I Benetton, d'accordo con Fabrizio Palenzona, socio in Schema 28 attraverso la Fondazione Crt, avevano piazzato a capo delle relazioni esterne Enrica Giorgetti, moglie di Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare del governo Berlusconi, trevigiano e amico di famiglia..."
Di Marcellino Gavio tutti ricordano le poco chiare vicende, che hanno coinvolto anche la sindachessa Moratti, sulla "Autostrada Genova Serravalle". Ma chi è questo Fabrizio Palenzona? numero due di Unicredit, viene beccato con le mani nella marmellata. Undici conti esteri che non dovevano esserci, tutti intestati ad improbabili personaggi. Ecco cosa scrive [l'archivio storico del Corsera] il 14 marzo 2007:
"...nella sua posizione - presidente dell'Aiscat, l'associazione delle società concessionarie autostradali, vicepresidente del colosso bancario Unicredit e consigliere d'amministrazione di Mediobanca, Fabrizio Palenzona non poteva permettersi di avere conti esteri, nascosti al fisco italiano, su cui il Fiorani di turno potesse raccontare di aver versato soldi sporchi. Infatti ne aveva uno, ma l'ha chiuso, mentre gli altri dieci conti esteri scoperti dai magistrati sono intestati alla mamma di 82 anni, Delmira Letizia Angelini, alla moglie russa, alla Kouchnerova, e al fratello, Giampiero Palenzona..."
Insomma, gli amici poco presentabili non mancano, nella resistibile ascesa di Enrica. D'altronde il personaggio è quello che è. Nella intervista a Tappetino Pancani si lascia sfuggire una frasetta da neo-arricchita che è tutto un programma: "...il danaro deve essere speso... mi diverte, spenderlo...". Poi, forse colpita da improvvisa consapevolezza di aver sparato una minchiata inopportuna, nell'Italia che non arriva a fine mese, corregge leggermente: "... ovviamente il danaro che si spende bisogna prima guadagnarlo..." Bene, ora che sappiamo che la signora Giorgetti in Sacconi mai si divertirebbe a spendere del danaro rubato, ci sentiamo rasserenati.
Chi non ricordasse bene, invece, la storia del primo scopritore del talento della Signora 24enne, Schimberni, se vuole può rinfrescarsi la memoria andando su [questo link]. Potrà rinfrescarsi la memoria sulla frase celebre dell'Avvocato: "...Bi-Invest humanum est, Fondiaria diabolicum...", e sul suo significato.
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Il seguito è storia recente: il conflitto d'interessi fra Un Ministro della Sanità e il Direttore di Farmindustria sembra non scandalizzare nessuno, tant'è che molti neanche ne erano a conoscenza. Tappetino Pancani non fa domande (tiene famiglia). Solo l'autorevole, ancorchè comunista, periodico scientifico inglese Nature sottolinea questo scandalo. In Italia la cosa sembra interessare solo all'amica [Sandra Amurri], di cui riproduciamo ampi stralci di un [articolo su L'Antefatto] del 3 settembre scorso:
METTI UNA SERA A CENA - (di Sandra Amurri)
Iniziamo a raccontare, con un’immagine, l’ennesimo conflitto d’interesse del Governo Berlusconi, in attesa che Veltroni, come ha annunciato, partorisca il suo progetto per risolvere il problema. La sera, il Ministro della salute Maurizio Sacconi rientra a casa. Si siede a tavola. Accanto a sé la moglie, Enrica Giorgetti. Trascurando i dialoghi privati tra i due. E’ credibile che parleranno anche di questioni legate al lavoro di ognuno? Sì. Bene. Ma se lui, dirige un Ministero, quello della salute, che stabilisce, attraverso la AIFA (Agenzia Italiana Farmaci) i prezzi dei farmaci, ma anche quali farmaci ritirare dal commercio e quali no e anche, per restare all’attualità, se rendere obbligatorio il vaccino contro il virus dell’A/H1N1 (conosciuto erroneamente come influenza suina) oltre che per le fasce, cosi dette a rischio, anche a soggetti tra i 2 e i 27 anni, per un totale di 15,4 milioni di persone, considerando che il vaccino prevede due dosi significa che verranno acquistate 48 mln di dosi di vaccino pandemico, stiamo parlando di un giro d’affari che si aggira sui 10 miliardi di dollari e 600 milioni di dosi prenotate per tutto il mondo; e lei è Direttore Generale di Farmindustria che rappresenta politicamente, diciamo, tutte le aziende farmaceutiche italiane? La conversazione tra moglie e marito assume contorni inquietanti? Sì. (...successivamente a questo articolo, le "dosi" sono state dimezzate - da due ad una iniezione - ma questo non cambia la natura etica degli appunti. NdR)
Per restare sull’attualità più stretta, sappiamo che si stanno acquistando decine di milioni di dosi; un grande affare per le aziende e per Farmindustria che le rappresenta. E che, come spiega il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano: “...l’acquisto di questi vaccini sarà una spesa non indifferente per le già malandate casse dello Stato, e addirittura probabilmente inutile. Se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi non è necessaria. Esiste, certamente una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche..."
Tutto questo, premettendo che non abbiamo elementi per dubitare della professionalità della dottoressa Giorgetti, laureata in Giurisprudenza, nominata Direttore generale di Farmindustria che fa capo a Confindustria, dopo essere stata direttore dei rapporti istituzionali e della comunicazione di Autostrade S.p.A. e direttore dell'Area strategica impresa e territorio di Confindustria, ma che sia moglie del Ministro della salute è un fatto che non garantisce ai cittadini alcuna certezza di imparzialità nella gestione della salute pubblica. Non si può, infatti, trascurare che Farmindustria, che riunisce oltre 200 imprese del farmaco operanti in Italia, nazionali e a capitale estero, è soggetta ai controlli del Ministero della Sanità, controlli che vanno da quelli sull’avvio dell’impresa, di natura sanitaria e non sanitaria sugli stabilimenti; ai controlli sul prodotto a quelli sulla sua immissione in commercio e sulla presentazione del prodotto, a quelli sui prezzi, a quello sulla presentazione del farmaco in commercio (etichetta, foglio illustrativo e pubblicità) che riguarda la presentazione al pubblico del prodotto e le sue successive modificazioni ecc…
E mentre in Italia il fatto non è tale da guadagnarsi le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali e, di conseguenza di non suscitare l’indignazione di cittadini non informati, all’estero non è così. Per appurarlo basta leggere la britannica Nature, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche, forse, in assoluto quella considerata, insieme a Scienze, di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale, fondata nel 1869, che il 7 agosto, in un dettagliato articolo dal titolo “Clean hands, please” (Mani Pulite, per favore) avverte:
“…Per di più le connessioni tra i Ministeri della sanità e del welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche…Infatti il Governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato...".
Nature, che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, dove la memoria viene considerata ingombrante, ricorda che gli scandali nel nostro Ministero della Salute abbiano origini lontane risalendo ai tempi dei De Lorenzo, dei Poggiolini, ecc. “...Il Governo dovrebbe pensare due volte se può essere il caso di riaprire la porta che è stata sbarrata dopo il caso Poggiolini...” Morale, triste morale: per ricordare cosa è avvenuto, e per apprendere cosa avviene in Italia, dobbiamo leggere la stampa estera.
Sandra Amurri
Il seguito è storia recente: il conflitto d'interessi fra Un Ministro della Sanità e il Direttore di Farmindustria sembra non scandalizzare nessuno, tant'è che molti neanche ne erano a conoscenza. Tappetino Pancani non fa domande (tiene famiglia). Solo l'autorevole, ancorchè comunista, periodico scientifico inglese Nature sottolinea questo scandalo. In Italia la cosa sembra interessare solo all'amica [Sandra Amurri], di cui riproduciamo ampi stralci di un [articolo su L'Antefatto] del 3 settembre scorso:
METTI UNA SERA A CENA - (di Sandra Amurri)
Iniziamo a raccontare, con un’immagine, l’ennesimo conflitto d’interesse del Governo Berlusconi, in attesa che Veltroni, come ha annunciato, partorisca il suo progetto per risolvere il problema. La sera, il Ministro della salute Maurizio Sacconi rientra a casa. Si siede a tavola. Accanto a sé la moglie, Enrica Giorgetti. Trascurando i dialoghi privati tra i due. E’ credibile che parleranno anche di questioni legate al lavoro di ognuno? Sì. Bene. Ma se lui, dirige un Ministero, quello della salute, che stabilisce, attraverso la AIFA (Agenzia Italiana Farmaci) i prezzi dei farmaci, ma anche quali farmaci ritirare dal commercio e quali no e anche, per restare all’attualità, se rendere obbligatorio il vaccino contro il virus dell’A/H1N1 (conosciuto erroneamente come influenza suina) oltre che per le fasce, cosi dette a rischio, anche a soggetti tra i 2 e i 27 anni, per un totale di 15,4 milioni di persone, considerando che il vaccino prevede due dosi significa che verranno acquistate 48 mln di dosi di vaccino pandemico, stiamo parlando di un giro d’affari che si aggira sui 10 miliardi di dollari e 600 milioni di dosi prenotate per tutto il mondo; e lei è Direttore Generale di Farmindustria che rappresenta politicamente, diciamo, tutte le aziende farmaceutiche italiane? La conversazione tra moglie e marito assume contorni inquietanti? Sì. (...successivamente a questo articolo, le "dosi" sono state dimezzate - da due ad una iniezione - ma questo non cambia la natura etica degli appunti. NdR)
Per restare sull’attualità più stretta, sappiamo che si stanno acquistando decine di milioni di dosi; un grande affare per le aziende e per Farmindustria che le rappresenta. E che, come spiega il farmacologo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano: “...l’acquisto di questi vaccini sarà una spesa non indifferente per le già malandate casse dello Stato, e addirittura probabilmente inutile. Se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi non è necessaria. Esiste, certamente una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche..."
Tutto questo, premettendo che non abbiamo elementi per dubitare della professionalità della dottoressa Giorgetti, laureata in Giurisprudenza, nominata Direttore generale di Farmindustria che fa capo a Confindustria, dopo essere stata direttore dei rapporti istituzionali e della comunicazione di Autostrade S.p.A. e direttore dell'Area strategica impresa e territorio di Confindustria, ma che sia moglie del Ministro della salute è un fatto che non garantisce ai cittadini alcuna certezza di imparzialità nella gestione della salute pubblica. Non si può, infatti, trascurare che Farmindustria, che riunisce oltre 200 imprese del farmaco operanti in Italia, nazionali e a capitale estero, è soggetta ai controlli del Ministero della Sanità, controlli che vanno da quelli sull’avvio dell’impresa, di natura sanitaria e non sanitaria sugli stabilimenti; ai controlli sul prodotto a quelli sulla sua immissione in commercio e sulla presentazione del prodotto, a quelli sui prezzi, a quello sulla presentazione del farmaco in commercio (etichetta, foglio illustrativo e pubblicità) che riguarda la presentazione al pubblico del prodotto e le sue successive modificazioni ecc…
E mentre in Italia il fatto non è tale da guadagnarsi le prime pagine dei giornali e le aperture dei telegiornali e, di conseguenza di non suscitare l’indignazione di cittadini non informati, all’estero non è così. Per appurarlo basta leggere la britannica Nature, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche, forse, in assoluto quella considerata, insieme a Scienze, di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale, fondata nel 1869, che il 7 agosto, in un dettagliato articolo dal titolo “Clean hands, please” (Mani Pulite, per favore) avverte:
“…Per di più le connessioni tra i Ministeri della sanità e del welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche…Infatti il Governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato...".
Nature, che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, dove la memoria viene considerata ingombrante, ricorda che gli scandali nel nostro Ministero della Salute abbiano origini lontane risalendo ai tempi dei De Lorenzo, dei Poggiolini, ecc. “...Il Governo dovrebbe pensare due volte se può essere il caso di riaprire la porta che è stata sbarrata dopo il caso Poggiolini...” Morale, triste morale: per ricordare cosa è avvenuto, e per apprendere cosa avviene in Italia, dobbiamo leggere la stampa estera.
Sandra Amurri
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Vogliamo chiudere questo articolo regalandovi due "consigli di lettura":
[Lo Statuto di Farmindustria]
Da pag. 26, i paragrafi dal 4 al 9 elencano i criteri di Farmindustria circa le "Indagini connesse ai farmaci". Non si parla da nessuna parte di certificare farmaci non sufficientemente sperimentati, o ho letto io superficialmente? Inoltre, non è prevista da nessuna parte la eventualità che a pagare per gli errori delle case farmaceutiche siano i committenti del farmaco. (nella fattispecie, il governo italiano).
[La Fiera delle Sanità - Così Sacconi fece un regalo all'industria farmaceutica]
"...la sanità che più si occupa della salute delle donne è in Basilicata e in Molise, regioni nelle quali i programmi di prevenzione come gli screening mammografici raggiungono il cento per cento della popolazione femminile a rischio. La Sicilia, invece, è la regione nella quale i parti cesarei hanno superato quelli naturali. Ed è in Campania e in Sicilia che la sanità privata incide di più: 7 prestazioni su 10 sono erogate da ambulatori privati. Non è un caso, forse, che queste due regioni siano al secondo e al terzo posto per disavanzo di bilancio sanitario (il deficit è, rispettivamente, di 697 e 524 milioni di euro), battute solo dalla sanità laziale il cui rosso è una voragine, meno 1.407 milioni, in parte giustificato da una importante presenza di strutture vaticane..."
È, questa, la fotografia del sistema sanitario nazionale tratteggiato dalla giornalista dell'Espresso Daniela Minerva nel libro "La fiera delle sanità" (Bur Rizzoli). Tabelle, dati e statistiche si intrecciano al racconto della sanità italiana degli ultimi dieci anni, scanditi da innumerevoli scandali giudiziari (dal caso Lady Asl che ha investito il Lazio ai tempi della gestione di centrodestra, alle inchieste che hanno svelato gli intrecci salute-malavita in Sicilia e in Calabria).
E di costume, come la vicenda del policlinico di Roma, dove rettore è Luigi Frati, il docente di Medicina legale sua figlia Paola (laurea in giurisprudenza), quella di Storia della medicina sua moglie, ex professoressa in un liceo romano [...]
Ma "La fiera delle sanità" è anche un libro di tesi coraggiose. Una per tutte, quella che ha per titolo "Marketing in pillole" e si riferisce al caso Aifa, l' Agenzia italiana del farmaco che, durante la gestione di Nello Martini, «scardinò il sistema di mazzette e complicità che da anni inquinava il commercio dei farmaci. Era stata l'Aifa di Martini a tagliare i prezzi alle medicine e a imporre delle regole limpide, senza tangenti, per autorizzazioni e rimborsabilità».
L'autrice non mette assolutamente in dubbio l'indagine del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, che ha scoperto ai vertici dell'agenzia un episodio di corruzione, arrestando un funzionario che, in cambio di alcune informazioni, ha accettato modesti contributi per ristrutturare casa. Daniela Minerva punta l' indice sul «futuro dell'Aifa dell'era Berlusconi». La stagione di «un'Aifa indipendente è finita - sostiene l'autrice - proprio quando Nello Martini è stato licenziato in tronco dal berlusconiano ministro del Welfare e della Salute, Maurizio Sacconi, che ha fatto così il più bel regalo agli industriali italiani del farmaco». «Peraltro diretti - chiosa Minerva - in Farmindustria, l' associazione che li riunisce, da sua moglie Enrica Giorgetti».
Alberto Custodero - Repubblica
[Lo Statuto di Farmindustria]
Da pag. 26, i paragrafi dal 4 al 9 elencano i criteri di Farmindustria circa le "Indagini connesse ai farmaci". Non si parla da nessuna parte di certificare farmaci non sufficientemente sperimentati, o ho letto io superficialmente? Inoltre, non è prevista da nessuna parte la eventualità che a pagare per gli errori delle case farmaceutiche siano i committenti del farmaco. (nella fattispecie, il governo italiano).
[La Fiera delle Sanità - Così Sacconi fece un regalo all'industria farmaceutica]
"...la sanità che più si occupa della salute delle donne è in Basilicata e in Molise, regioni nelle quali i programmi di prevenzione come gli screening mammografici raggiungono il cento per cento della popolazione femminile a rischio. La Sicilia, invece, è la regione nella quale i parti cesarei hanno superato quelli naturali. Ed è in Campania e in Sicilia che la sanità privata incide di più: 7 prestazioni su 10 sono erogate da ambulatori privati. Non è un caso, forse, che queste due regioni siano al secondo e al terzo posto per disavanzo di bilancio sanitario (il deficit è, rispettivamente, di 697 e 524 milioni di euro), battute solo dalla sanità laziale il cui rosso è una voragine, meno 1.407 milioni, in parte giustificato da una importante presenza di strutture vaticane..."
È, questa, la fotografia del sistema sanitario nazionale tratteggiato dalla giornalista dell'Espresso Daniela Minerva nel libro "La fiera delle sanità" (Bur Rizzoli). Tabelle, dati e statistiche si intrecciano al racconto della sanità italiana degli ultimi dieci anni, scanditi da innumerevoli scandali giudiziari (dal caso Lady Asl che ha investito il Lazio ai tempi della gestione di centrodestra, alle inchieste che hanno svelato gli intrecci salute-malavita in Sicilia e in Calabria).
E di costume, come la vicenda del policlinico di Roma, dove rettore è Luigi Frati, il docente di Medicina legale sua figlia Paola (laurea in giurisprudenza), quella di Storia della medicina sua moglie, ex professoressa in un liceo romano [...]
Ma "La fiera delle sanità" è anche un libro di tesi coraggiose. Una per tutte, quella che ha per titolo "Marketing in pillole" e si riferisce al caso Aifa, l' Agenzia italiana del farmaco che, durante la gestione di Nello Martini, «scardinò il sistema di mazzette e complicità che da anni inquinava il commercio dei farmaci. Era stata l'Aifa di Martini a tagliare i prezzi alle medicine e a imporre delle regole limpide, senza tangenti, per autorizzazioni e rimborsabilità».
L'autrice non mette assolutamente in dubbio l'indagine del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, che ha scoperto ai vertici dell'agenzia un episodio di corruzione, arrestando un funzionario che, in cambio di alcune informazioni, ha accettato modesti contributi per ristrutturare casa. Daniela Minerva punta l' indice sul «futuro dell'Aifa dell'era Berlusconi». La stagione di «un'Aifa indipendente è finita - sostiene l'autrice - proprio quando Nello Martini è stato licenziato in tronco dal berlusconiano ministro del Welfare e della Salute, Maurizio Sacconi, che ha fatto così il più bel regalo agli industriali italiani del farmaco». «Peraltro diretti - chiosa Minerva - in Farmindustria, l' associazione che li riunisce, da sua moglie Enrica Giorgetti».
Alberto Custodero - Repubblica
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