Crollo in una casa dichiarata agibile. Feriti marito e moglie nel loro letto: cadono calcinacci dal soffitto: "Ci avevano detto che era tutto a posto nonostante le evidenti lesioni su soffitto e pareti" (Repubblica.it)
PRATOLA PELIGNA (L'Aquila) - La loro casa era stata dichiarata agibile dopo il terremoto che ha colpito L'Aquila lo scorso sei aprile, ma ieri sono rimasti feriti per il crollo del soffitto della camera da letto. La brutta avventura è capitata a due giovani sposi di Pratola Peligna, in provincia dell'Aquila. Una storia per certi versi collegabile alla protesta di molti aquilani che vengono sfrattati dalle nuove case antisismiche per tornare nelle loro precedenti abitazioni giudicate agibili nonostante alcune perplessità.
L'abitazione era stata lesionata dal sisma, ma nel mese di maggio era stata dichiarata agibile dopo la verifica eseguita dagli addetti della Protezione civile. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Sulmona (L'Aquila) che hanno stilato un rapporto sull'accaduto e sulle possibili cause che avrebbero provocato il distacco dell'intonaco dal soffitto.
Il fatto è avvenuto alle 7,30 dell'ultimo dell'anno quando la coppia stava per alzarsi per andare a lavoro. "Ci avevano detto che era tutto a posto - afferma il giovane rimasto ferito - nonostante fossero evidenti numerose lesioni sia sul soffitto che sulle pareti". Solo qualche graffio per la donna, mentre il marito, colpito in pieno dai calcinacci, ha riportato ferite al volto e su tutto il corpo con una prognosi di 20 giorni.
L'abitazione era stata lesionata dal sisma, ma nel mese di maggio era stata dichiarata agibile dopo la verifica eseguita dagli addetti della Protezione civile. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Sulmona (L'Aquila) che hanno stilato un rapporto sull'accaduto e sulle possibili cause che avrebbero provocato il distacco dell'intonaco dal soffitto.
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Il Capodanno del silenzio, con l'incubo dello sfratto
(Repubblica.it)
L'AQUILA - "Ho dentro di me solo una speranza: che anche l'Epifania arrivi presto, e che come dice il proverbio tutte le feste se le porti via. Non ce la faccio più a fare festa con dentro una tristezza che mi spacca il cuore". Rita, la mamma di Cristina e Fabiana, è all'hotel Canadian e la stanza è piena delle risate di Asia e Crystal, le nipotine. "Le feste sono terribili. Non fai altro che pensare all'altro Natale, all'altro Capodanno... Ti ricordi ogni minuto. L'anno scorso, il 31 dicembre, avevo le nipotine a casa mia. Prima di mezzanotte, si andava tutti sul balcone a guardare gli scoppi dei botti ed i fuochi artificiali. Era una grande famiglia, il mio quartiere. Ci si conosceva, ci si salutava da un balcone all'altro, e non solo a Capodanno ma tutti i giorni, per augurare il buongiorno o la buonasera. Era bello, guardare i botti di Capodanno. Si sentiva che l'Aquila era viva. Poi rientravo in casa, mettevo a letto le bambine e mi mettevo a preparare il brodo, per il pranzo con le figlie, i generi, le nipotine...
Quest'anno, poco prima di mezzanotte, quando nel salone dell'hotel è cominciato il conto alla rovescia, mia nipotina Asia mi ha chiesto: quattro, tre, due, uno... cosa vuol dire? Perché si fa festa? Per fortuna non c'è stato nessun botto. Solo coriandoli, li ho lanciati anch'io, per fare contente le nipotine. Ma proprio non ce la faccio più, a fare finta di essere felice. I titolari del nostro albergo, il Canadian, sono stati davvero bravi. Hanno organizzato il cenone, ci hanno consegnato anche un biglietto di auguri con scritto: "Nel ringraziare la gentile clientela ormai diventata una grande famiglia, auguri di Buon Anno nuovo e che sia migliore del precedente". Hanno chiamato anche un gruppo di cantanti napoletani, che venivano all'hotel anche negli anni scorsi, per il cenone. Conoscevano bene l'Aquila ma non l'avevano più vista dopo il terremoto. Li ho sentiti fuori dall'albergo, durante una pausa. "Ma questa povera gente - dicevano - come fa a fare festa?"".
Quest'anno, poco prima di mezzanotte, quando nel salone dell'hotel è cominciato il conto alla rovescia, mia nipotina Asia mi ha chiesto: quattro, tre, due, uno... cosa vuol dire? Perché si fa festa? Per fortuna non c'è stato nessun botto. Solo coriandoli, li ho lanciati anch'io, per fare contente le nipotine. Ma proprio non ce la faccio più, a fare finta di essere felice. I titolari del nostro albergo, il Canadian, sono stati davvero bravi. Hanno organizzato il cenone, ci hanno consegnato anche un biglietto di auguri con scritto: "Nel ringraziare la gentile clientela ormai diventata una grande famiglia, auguri di Buon Anno nuovo e che sia migliore del precedente". Hanno chiamato anche un gruppo di cantanti napoletani, che venivano all'hotel anche negli anni scorsi, per il cenone. Conoscevano bene l'Aquila ma non l'avevano più vista dopo il terremoto. Li ho sentiti fuori dall'albergo, durante una pausa. "Ma questa povera gente - dicevano - come fa a fare festa?"".
E' stato il capodanno del silenzio, quello dell'Aquila. Cristina e Fabiana hanno partecipato alla marcia della pace, da piazza Duomo a piazza d'Armi - qui c'era la grande tendopoli dove la famiglia Milani ha vissuto fino alla fine di settembre - passando davanti alla Casa dello studente. "Era difficile - dice Cristina - tenere le fiaccole accese, con tutta quella pioggia. Ma era giusto esserci, non era possibile fare finta che questo fosse un Capodanno come gli altri. Ho trovato qualche amico che voleva accendere qualche petardo perché, diceva, "bisogna farlo scoppiare, questo anno maledetto". Ma siamo rimasti in silenzio, sotto l'acqua, a ricordare gli aquilani che non ci sono più".
Maila, la figlia di Fabiana, il 30 dicembre ha compiuto 14 anni e la notte di Capodanno, per la prima volta, è andata a un veglione con le sue amiche, sotto un tendone da circo. La mamma e la zia l'hanno accompagnata. Poi le due sorelle sono salite a Collemaggio, dove sotto un tensostruttura era stato organizzato il "Capodanno degli aquilani". Uno striscione in un angolo, che spiegava tutto:
"Siamo rimaste lì per qualche ora, a parlare con i ragazzi e le altre persone dei comitati, che vogliono che la nostra città sia ricostruita come prima. Abbiamo anche ballato e fatto qualche brindisi, alla nostra città. Tutto è finito alle 3.32, l'ora del terremoto. Un minuto di silenzio per ricordare gli amici che non ci sono più, poi il ritorno. Fabiana a casa sua, io in una stanza di albergo. Quando ti trovi lì, fra i muri che non sono i tuoi, ti torna dentro la tristezza. Poi, in testa, un pensiero: il 2009 è finito, è finito, è finito. E' importante, che sia finito. Forse possiamo ricominciare a sperare".
"2010, riprendiamoci la città"
"Siamo rimaste lì per qualche ora, a parlare con i ragazzi e le altre persone dei comitati, che vogliono che la nostra città sia ricostruita come prima. Abbiamo anche ballato e fatto qualche brindisi, alla nostra città. Tutto è finito alle 3.32, l'ora del terremoto. Un minuto di silenzio per ricordare gli amici che non ci sono più, poi il ritorno. Fabiana a casa sua, io in una stanza di albergo. Quando ti trovi lì, fra i muri che non sono i tuoi, ti torna dentro la tristezza. Poi, in testa, un pensiero: il 2009 è finito, è finito, è finito. E' importante, che sia finito. Forse possiamo ricominciare a sperare".
Incubo sfratto dalle nuove case - Sono nelle nuove Case antisismiche, perché i loro appartamenti erano stati classificati "E", gravemente danneggiati. Poi, senza nessun intervento, gli appartamenti sono tornati "A", completamente agibili. E così le famiglie dei civici 10 e 11 di via Verzieri, a Preturo, un mese fa hanno ricevuto l'ordine di lasciare le Case antisismiche. Ma proprio durante le feste, nelle stesse ore in cui doveva arrivare lo sfratto, è giunta invece la notizia che i palazzi dovevano essere sgomberati non a causa del terremoto ma perché era stata rilevata una percentuale troppo bassa di cemento. Ma era solo il primo tempo di un film che non vuole finire. La Protezione civile ha chiesto infatti la revoca dell'ordinanza di sgombero, che dovrebbe essere firmata dal sindaco Massimo Cialente. Segue la lettera inviata da dieci famiglie di Preturo al primo cittadino.
...e prosegue, senza soste e senza pudore, la storia della Protezione Incivile. Tafanus
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