Cadendo questa "predica inutile" alla Einaudi proprio in questi giorni, fra le inchieste di Del Vecchio (Europa) sui numeri falsi della UGL, e quelle di Marco Lillo (Il Fatto) sulle strane e fortunate manovre della Polverini sul "mattone", e adesso anche sulle acclarate evasioni fiscali (salvo motivate smentite dell'interessata), ci saremmo aspettati che l'ineffabile Floris avesse - ravanando fra i pantaloni - ritrovato le palle, e le avesse tirate fuori, ponendo due semplici domande:
-b) può smentire le inchieste di Marco Lillo sulle sue fortunate operazioni immobiliari, e sulla sua evasione fiscale? se si, perchè non sporge querela per diffamazione? se no, perchè non si dimette da candidata alla presidenza della Regione Lazio? O dobbiamo pensare che in AN la mani pulite sono un dovere solo per gli avversari politici?
Ma visto che Floris, troppo impegnato a trattare la Polverini come una statista, ha dimenticato di farle, queste domande, ci vediamo costretti ad andare avanti noi, sperando di essere imitati da una bella fetta di rete. E pazienza se corriamo il rischio che qualche lettore si spazientisca per le nostre periodiche monomanie. E' già successo (con Grillo, con Di Pietro, con Travaglio, col misterioso - ma non troppo - "popolo viola") che qualcuno alla fine ci abbia spiegato che eravamo "monomaniacali". E' vero. Lo siamo. Quando affrontiamo un problema, in genere preferiamo andare fino in fondo. Mi scuso coi lettori, e passo all'estratto dell'inchiesta di Marco Lillo. Questa volta non si tratta di "fortunati investimenti immobiliari", ma, senza giocare con le parole, dipura e semplice evasione fiscale.
La Polverini ha mentito in un atto pubblico ed evaso 19.000 € nell’acquisto del suo appartamento
(da Marco Lillo - Il Fatto Quotidiano)
Dopo avere consultato i numerosi atti di compravendita del candidato presidente, il Fatto Quotidiano, ha scoperto che Renata Polverini ha mentito in un atto pubblico e ha evaso le imposte per circa 19.000 €. Non solo: per risparmiare altri 10.000 € in un secondo acquisto, ha architettato una doppia donazione con la mamma, realizzando un risparmio fiscale che puzza di elusione. Siamo di fronte al classico esempio di beffa dopo il danno: in entrambi i casi gli appartamenti erano stati acquistati a prezzi di saldo, il primo dall’Inpdap e il secondo dal Vaticano. Per capire l’inghippo bisogna partire dall’inizio. Nel 2001, Renata Polverini compra la casa del portiere di uno stabile vicino a villa Pamphili. Nel frattempo le capita un affarone.
Già dalla fine degli anni Novanta è inquilina di "Affittopoli". Ha ottenuto dall’Inpdap un grande appartamento al Torrino, vicino all’Eur. La casa è dell’ente previdenziale nel quale l’Ugl e gli altri sindacati sono presenti in consiglio per tutelare le pensioni dei lavoratori e non, come spesso accade, per accaparrarsi le case più belle. Come da copione quella affittata (chissà in base a quali criteri) dall’ente governato dai sindacati all’allora vicesegretario Ugl finisce in vendita a marzo del 2002 e lei compra per un prezzo stracciato: 148 mila e 583 euro per sette vani e un box. Un terzo del valore attuale, metà del prezzo di mercato dell’epoca.
Polverini però non vuole pagare nemmeno le tasse sulla seconda casa pari al 10 per cento del valore. Così, pochi giorni prima del secondo acquisto dall’Inpdap dona alla mamma la prima casa di Monteverde. L’atto è registrato il 28 marzo. Così, lo stesso giorno, Polverini si può presentare al fisco come una nullatenente per pagare l’aliquota del 3 per cento, risparmiando circa 10.000 € di tasse. Ovviamente, dopo 5 anni la mamma le restituisce la casa di Monteverde. E quella del Torrino finisce a un altro appartenente alla casta: il segretario confederale della Ugl, Rolando Vicari che dichiara di pagarla 234.000 € nel 2007.
Se, quando compra dall’Inpdap, Polverini si limita al trucchetto della donazione, quando compra dallo Ior passa del tutto il guado dell’evasione fiscale. Il 17 dicembre del 2002, 9 mesi dopo l’acquisto della casa dell’Eur dall’Inpdap, Renata Polverini non si fa sfuggire un’altra grande occasione. Le offrono un primo piano di ampia metratura a San Saba, vicino all’Aventino a un prezzo imperdibile. Anche stavolta il venditore non è un privato qualsiasi ma lo Ior, la famigerata banca del Vaticano.
L’avvocato Gabriele Liuzzo, in rappresentanza dello Ior diretto da Angelo Caloia, le cede sei stanze, tre bagni, due box e tre balconi al prezzo ridicolo di 272.000 €. Stavolta Polverini dovrebbe pagare il 10% di aliquota, ma fa la furba e dichiara al notaio Giancarlo Mazza "di non essere titolare esclusiva di diritti di proprietà di altra casa nel comune di Roma".
Le carte del catasto però la smentiscono: Renata Polverini è stata proprietaria della casa dell’Eur fino all’aprile del 2007. Se la sindacalista non ha corretto con una dichiarazione successiva o un condono la sua posizione, è ancora debitrice verso l’Erario di circa 19.000 €, cioè la differenza tra il 3% e il 10% di 272.000 €. Anche se non ha più nulla da temere perché è scaduto il termine per l’accertamento.
E non si può nemmeno dire che l’allora vicesegretario dell’Ugl non avesse dimestichezza con le regole: è stata azionista di una serie di società della galassia Ugl che si occupavano di tasse: da Consulfisco Telematica a Servizi telematici fiscali. Né si può dire che le mancavano i soldi per pagare l’Erario. Meno di due anni dopo era pronta a comprare un altro mega appartamento gemello con i soliti doppi ingressi e tre bagni, nello stesso palazzo di San Saba.
il Fatto Quotidiano ha contattato lo staff di Renata Polverini per avere una spiegazione. La candidata ha preferito non replicare.
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