Quello che lascia di sale nella performance di Bertolaso a Ballarò è la genuina (e quindi grave) manifestazione di arroganza. Il reiterato "le mie dimissioni sono state respinte", come se fosse vietato per legge dare dimissioni irrevocabili; il sincero, attonito stupore perchè la Procura di Firenze non lo ha informato delle intercettazioni in corso; il puntiglioso enumerare degli elogi ricevuti, insieme al rifiuto di accennare alla grande figura di merda di Haiti, con contorno di incidente diplomatico sfiorato; il muro di gomma sulle massaggiatrici da 1000 euro a prestazione, pagate da altri; l'assoluta refrattarietà a capire che il cognatino Piermarini può essere anche il più grande architetto del mondo, ma è l'UNICO, proprio perchè cognatino, al quale NON si possono e NON si devono affidare lavori pubblici miliardari. Patetico il suo continuo tentativo di mixare l'immagine - bellissima - dei volontari della protezione civile, con la sua, devastata dall'arraffamento di commissariati a tanto a commissariato), dalla parentopoli, dalle massaggiatrici alle mignotte, e questo continuo, meschino rivendicare a se i successi, ed attribuire ad altri i suoi fallimenti. Chi vuole onori, si assuma anche gli oneri. Perchè quando ci sono in galera quattro compari, ce ne sono altri 25 inquisiti (fra cui lui stesso), ci sono 20.000 pagine di intercettazioni devastanti, non si può tentare di cavarsela dicendo "forse mi sono distratto un pochettino... " Distratto un cazzo. A me non è mai capitato, in anni di aziende, di avere sconti su eventuali errori di previsione, o su mancati controlli, accampando "attimini di distrazione".
Nell'inchiesta, che si allarga a macchia d'olio, sta entrando davvero di tutto, e l'aria si sta impregnando di un puzzo insopportabile. Bertolaso non scherzi. Il problema non è, come vorrebbe far pensare per spostare il tiro sul terreno lui più favorevole, sui "massaggi" della Francesca. Semmai sulle mignotte, ma anche questo sarebbe un problema morale personale, da sbrigarsi fra lui, la sua moralità, e sua moglie. Il problema è che queste mignotte figurano assoldate e pagate da appartenenti al giro stretto degli appalti di questa repubblica delle banane.
Stanno entrando sospetti di collusioni mafiose; entramo "amici casalesi"; riaffiorano i nomi di Micciché e Dell'Utri (a che titolo)? Prendiamo fior da fiore [dall'articolo-inchiesta di Paolo Berizzi su Repubblica]: "...un imprenditore di Cosa Nostra che arriva a Palazzo Chigi. Un giudice, Giuseppe Tesauro, in società con un funzionario ministeriale e anche imprenditore legato al clan dei Casalesi. Un commercialista mafioso, Pietro Di Miceli, che fa da mediatore con la Provincia di Frosinone per procurare un appalto a Riccardo Fusi, presidente di Btp [...]Tutto o molto ruota intorno alla figura di Antonio Di Nardo - considerato vicino al clan dei casalesi - al quale si lega anche il personaggio più scomodo delle storie ricostruite dagli investigatori. Quello che in una telefonata sostiene di essere stato "alla presidenza del consiglio". Lui è Mario Fecarotta, imprenditore affiliato a Cosa Nostra e legato, in particolare, alla famiglia Riina, arrestato nel 2002 per mafia e per estorsione aggravata (una mazzetta da 500 milioni) [...] Dice l'imprenditore mafioso: "... no è importante perché poi il 25 abbiamo ... fra il 10 e il 25 abbiamo questa cosa.. poi siamo stati pure da Gianfranco lì.. alla... Consiglio.. alla Presidenza del Consiglio e abbiamo due appuntamenti in Sicilia in questa settimana abbastanza importanti.. tu devi vedere con quell'amico tuo...". A quale Gianfranco si riferiscano non è specificato. Un voluminoso dossier giudiziario sulla nuova mafia corleonese contiene il virgolettato di una vecchia telefonata tra Fecarotta e l'allora viceministro dell'economia Gianfranco Micciché. E' l'11 giugno 2001. Fecarotta, socio di Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò, chiama Micciché al cellulare chiedendogli di intercedere per l'apertura di un conto corrente bancario.
C'è poi il nome di Giuseppe Tesauro, giudice costituzionale dal 2005 e presidente dell'Antitrust fino al 2004. Stando alle carte Tesauro risulta socio dal 2007 (nella Paese del Sole Immobiliare) di Antonio Di Nardo, funzionario del Ministero delle infrastrutture e socio occulto del consorzio di costruttori "Stabile Novus". Nelle 20mila pagine del rapporto del Ros saltano fuori, questa volta esplicitamente, anche i nomi di Gianfranco Micciché e Marcello Dell'Utri. Citati sempre in riferimento a Riccardo Fusi. Il 5 maggio 2009 Elena David dell'UNA Hotel - una catena riconducibile a Riccardo Fusi - dice di aver ricevuto una richiesta di sconto per l'alloggio negli alberghi della catena da parte di Francesco Costanzo (definito "quello che organizza la roba per Dell'Utri e Micciché").
Ancora Fecarotta e Di Nardo. E' il 12 marzo 2009. "Vorrei portare una persona con me a Bruxelles, un interlocutore valido, solo che non ho potuto parlare con la persona che volevo portarmi con me.. Penso che ci parlerò lunedì", dice Di Nardo. Buscemi richiama Di Nardo per sapere se va a Bruxelles. "Sì, però richiamami domani". Secondo i carabinieri l'"interlocutore valido" destinatario dell'invito di Di Nardo sarebbe il provveditore alle opere pubbliche del Lazio Giovanni Guglielmi.
...e poi salta fuori, pesantemente, Denis Verdini: non uno qualsiasi, ma il coordinatore nazionale del PdL di Berlusconi e Fini. Fini il Moralizzatore ha qualcosa da osservare? intende chiedere al socio in affari Berlusconi la cacciata a calci in culo di Verdini? Per ora Fini tace... c'est plus facile... Ma non dovrebbe tacere! E' appena stato nominato del "Riformista" "Miglior politico dell'anno, micacazzi... Un premio serio, se si pensa che "miglior amministratore locale è stato nominato Galan, detto il "Banal Grande", e miglior conduttore di talk-shows TV è stato nominato Floris, quello che si fa dare pesci in faccia da tutti (da Tremonti, da La Russa, e persino da Bondi). D'altra parte tempo fa è stato assegnato un premio giornalistico persino al dottor Forbice (omen nomen), conduttore di "Zapping". Quindi non è il caso che Emilio Fede e Straccio Liguori perdano le speranze. Un premio, prima o poi, arriverà anche a Paragone e a Diagonale. Basta aspettare.
Leggiamo [dall'articolo di Bonini su Repubblica]: "...nell'informativa dei carabinieri del Ros il nome del coordinatore di Forza italia. Contatti con i funzionari pubblici e gli imprenditori coinvolti nello scandalo degli appalti. A pranzo il patto Verdini-Balducci: "Sono qui per risolvere i problemi"
[...] Luglio 2008, febbraio 2009. Sono i sette mesi che precipitano l'onorevole Denis Verdini nell'indagine della Procura di Firenze, trascinandolo in un'accusa di concorso in corruzione. Perché? Cosa è accaduto? Un'informativa dei carabinieri del Ros del 15 ottobre (duemila pagine per tre volumi), colloca il coordinatore di Forza Italia al centro di un gioco che ha due poste.
La prima: riconsegnare i cantieri di Firenze per la realizzazione della scuola dei Marescialli dell'Arma (210 milioni di euro il valore dell'appalto. 2001, l'anno di aggiudicazione. Costruzione a metà dell'opera) alla "Baldassini Tognozzi Pontello" (Btp) di Riccardo Fusi, che, subito dopo l'aggiudicazione, li ha persi a vantaggio della "Astaldi" e per questo è a un passo dal fallimento. La seconda: assicurare alla "cricca della Ferratella" (i funzionari pubblici Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, gli imprenditori Diego Anemone, Francesco Piscicelli, Antonio Di Nardo), alla cui porta ha bussato la "Btp" in cerca di disperato aiuto, la conquista definitiva del governo tecnico dei Grandi appalti nel nostro Paese. Per venire a capo del gioco - annotano i carabinieri - serve un uomo che sia insieme "garante" e playmaker. E la scelta cade su Denis Verdini, coordinatore del Pdl e Presidente del "Credito Cooperativo Fiorentino", la banca che ancora tiene in piedi la "Btp" [...]
L'incipit è il 30 luglio del 2008. In piazza Fontanella Borghese. "Il circolo della caccia". Intorno a un tavolo "prenotato dal conte Piscitelli", si appartano - documenta con fotografie il "servizio di pedinamento e osservazione" disposto dal Ros - Denis Verdini, Francesco Piscicelli, Antonio Di Nardo e un tale Leonardo Benvenuti, 38 anni di Gela, "personaggio - scrivono i carabinieri - inserito nel sottobosco politico-amministrativo, facente capo all'onorevole Rocco Girlanda (Pdl) e all'onorevole Denis Verdini" [...]
Alle 19.15 del 30 luglio, Angelo Balducci (B), al telefono con Fabio De Santis, riassume infatti così il suo incontro, appena concluso, con il coordinatore del Pdl. "...Fabio, sono appena uscito... È molto amico degli ex marescialli...(il riferimento è alla Btp, verosimilmente ndr.). Una bella figura. Un toscanaccio di questi. Ma terribile. È andata al di là di ogni aspettativa, perché lui sapeva già tutto... programma... eccetera. E mi ha passato al telefono... diciamo il collaboratore di Salvo (Salvo Nastasi, attuale capo di gabinetto del ministro Sandro Bondi ndr.). Gli ho detto dei problemi di... insomma... un po' tutto. Lui mi ha detto: "Io sono qua per risolvere insieme a lei... insieme a chi dice lei questi problemi... sul piano, chiamiamoli così, del territorio. Per il resto andiamo avanti come dei treni". È anche uno godereccio. Nel senso, simpatico. Sai, no? Il toscano... ".
IL PRANZO DA "ORAZIO"
Si va dunque avanti "come treni" sul "programma". Che, cinque mesi dopo, 17 dicembre 2008, ha una sua "verifica" a Roma. Questa volta ai tavoli del ristorante "Orazio", in via di Porta Latina, dove, fotografati ancora dai carabinieri, si incontrano Angelo Balducci, Fabio De Santis, l'onorevole Rocco Girlanda, Denis Verdini e Riccardo Fusi. La "cricca" è su di giri. Balducci, da due mesi, è Presidente del Consiglio Nazionale dei lavori pubblici (organo tecnico di vertice delle opere pubbliche). Mauro Della Giovampaola è diventato responsabile, quale "capo struttura di missione", della supervisione degli appalti per i 150 anni dell'Unità d'Italia (torta che la "cricca" intende aggredire). E le notizie che, quella mattina, arrivano da Napoli registrano la caduta di uno dei nemici ancora in piedi all'interno del Ministero delle Infrastrutture. È stato arrestato nell'inchiesta Romeo Mario Mautone, già provveditore alle opere pubbliche in Campania, ma soprattutto "funzionario del Ministero che - annota l'informativa - in quel momento si sta opponendo alla riassegnazione alla Btp del cantiere della scuola dei Marescialli".
Alle 12.11 Francesco Piscicelli (P) informa Fusi (F):
P: "Riccardo".
F: "Francesco"
P: "Quel ladro schifoso di Mautone l'hanno arrestato. Vaffanculo. Hai capito? Quel ladro fetente".
F: "Così ora starà un po' calmo".
Già, Mautone starà un po' calmo è può cominciare la partita delle nomine al Ministero delle Infrastrutture cui la "cricca" tiene. Quella dal cui esito dipendono le sorti della Btp e dei cantieri della scuola dei Marescialli. Non è dato sapere cosa discutano i commensali da "Orazio". Ma l'informativa dà conto del commento che del pranzo dà Fabio De Santis (D.) a Mauro Della Giovampaola, che attende notizie alla "Ferratella".
D: "È andato tutto molto bene".
Denis Verdini chiede, Altero Matteoli esegue. Fini ha niente da obiettare?
È un fatto che dopo l'incontro da "Orazio", il 30 dicembre 2008, De Santis venga nominato nella commissione tecnica che il ministero delle infrastrutture investe della questione dei cantieri della scuola dei Marescialli. È un fatto che, nel gennaio 2009, Denis Verdini si mette in moto per issare Fabio De Santis sulla poltrona di Provveditore alle opere della Toscana. Una mossa necessaria a riconsegnare alla "Btp" proprio quei cantieri [...]
Verdini: "Altero mi ha chiesto se è di prima fascia o meno (...) Io domattina parlo di nuovo con il nostro (Matteoli ndr.) Però è meglio se tu ti facessi fare una nota tecnica nella quale si dice che è possibile. Perché questa cosa gliela aveva chiesta... Fini addirittura ad Altero. Altero però ha detto: "Io sai con Denis bisogna che ci faccia... e me l'ha chiesta anche lui"".
F: "Bisogna gestirla bene".
Il 20 gennaio la promozione di De Santis a Provveditore delle opere pubbliche in Toscana è cosa fatta. Verdini (V) ne parla con Fusi (F):
V: "Mi ha chiamato Altero. Dice..."fatto" quella cosa".
Il 21, la "cricca" è in festa. Anche perché, come si dicono al telefono Francesco Piscicelli (P) e Antonio Nardo (N), a casa non porta soltanto un provveditore, ma due. Anche quello di Lazio e Abruzzo, dove è arrivato Gianni Guglielmi.
N: "Hai visto Gianni (Guglielmi ndr.)?
P: "Si, Gianni è andato là. Fabio è andato lì, a Firenze".
Piscicelli (P) non sta nella pelle e commenta anche con il cognato Pierfrancesco Gagliardi (G), quello con cui riderà del terremoto dell'Aquila la mattina del 6 aprile.
P: "Provveditore... una cosa importantissima. Perché è anche un segnale. E' anche un grande segnale di risposta a quelle aggressioni che stanno sui giornali. Cioè questa è la risposta... dice: "Voi cacate 'o cazzo? E io tengo pure un altro Provveditore oltre quello di Roma"".
La vittoria nel domino dei Provveditori che fa felice e ancora più potente la "cricca", che dovrebbe salvare dal fallimento Btp, naturalmente ha avuto un costo. Il 23 gennaio 2009, Verdini (V) lo dice a Fusi (F) senza starci a girare intorno.
V: "Ti volevo dire, quella cosa romana è andata a buon fine... Ma è stata dura, eh. Diglielo ai nostri".
F: "Eh so tutto.... ".
V: "Poi lui (Matteoli ndr.), devo dire, è stato molto corretto con me. Il piacere me l'ha fatto. Tra l'altro ha parlato con il suo capo".
F: "Uhm..."
V: "Il quale ha detto... "va beh, se è per Denis allora si fa" [...]
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L'album di famiglia della "cricca della Ferrarella" (sede della Protezione Civile) - Ecco le intercettazioni contenute nell'informativa dei carabinieri dei Ros: nelle telefonate moglie, cognati e figli... e i nomi di Lotito, Rutelli e Leone [dalll'articolo di Bonini]
ROMA Mogli e mariti. Figli e cognati. Professionisti. Grand commis di Stato. Imprenditori rapaci e spicciafaccende da due soldi. L'album di famiglia della "cricca della Ferratella" (20 faldoni di atti istruttori, 20 mila pagine di intercettazioni telefoniche) è una Corte dei favori a inviti. Che spesso svela storie penalmente irrilevanti, ma illuminanti nel documentare la forza di attrazione di un sistema di relazioni.
Per apprezzare la vertigine, sarebbe sufficiente annotare quanto scrivono i carabinieri del Ros nell'informativa del 15 ottobre 2009, quando scoprono che "due cognati importanti" girano intorno alla figura, non proprio specchiata, dell'imprenditore Diego Anemone: Francesco Piermarini, cognato di Bertolaso e ingegnere nei cantieri del G8 della Maddalena. E Paolo Palombelli, cognato del senatore Francesco Rutelli. Perché? Angelo Balducci e Diego Anemone dei due parlano con un linguaggio carbonaro?
B: "Tra un po' devo vedere il cognato Paolo".
A: "Lui mi aveva detto che passata questa buriana ci saremmo visti per quel programma che lui conosce bene. Nel frattempo lui ci ha già un discorso in corso".
B: "Senti, no, il cognato...".
A. "Di F R".
B: "E poi c'è quell'altro cognato".
A: "Oddio, quanti ce ne sono di cognati?"
B: "Guido... il cognato di... Noi lo stiamo utilizzando lì. Lui invece lo vorrebbe spedire laggiù".
"Utilizzato lì"; "Spedito laggiù". "Programma". "Discorso in corso". L'allusione è regola dell'esprimersi. Tranne quando c'è da chiedere o da promettere. L'8 maggio del 2008, Carlo Malinconico, allora segretario generale uscente della Presidenza del Consiglio, chiede a Balducci una parola buona che gli garantisca la sopravvivenza politica nella nuova stagione di centro-destra che va a cominciare [...]. Per prudenza, lascia che a chiamare sia un funzionario di Palazzo Chigi, Calogero Mauceri, restando in ascolto accanto alla cornetta.
M: "Sono qui un attimo con Carlo che aveva piacere di salutarti, ma ci chiedevamo se... Diciamo un po' da Oltretevere (il Vaticano, ndr) ci fosse un piccolo segnale... Insomma, forse... Non vorrei che poi si pensi.... A parte che andiamo a messa la domenica e ci facciamo pure la comunione (ride). Però non vorrei che qualcuno dicesse che siamo dei comunisti e che mangiamo i bambini...".
B: "Come no".
M: "Aspetta che ti passo Carlo".
Malinconico: "Angelo carissimo, innanzitutto era solo per abbracciarti. Nei prossimi giorni mi auguro abbiamo occasione anche magari brevemente di fare il punto della situazione. Pensaci un attimo, perché siccome ci sono buoni propositi... Tutto sommato una spintarella...".
Balducci promette di occuparsi del Segretario generale che esce, ma cura con attenzione quello che entra. Manlio Strano. L'uomo diventa cruciale quando la Procura di Roma sequestra gli impianti del "Salaria sport Village" di Anemone (il centro massaggi di Bertolaso). È il 25 giugno del 2009 e "la cricca" aspetta l'ordinanza libera-tutti del Consiglio dei ministri, la cosiddetta salva-piscine e condona-abusi. Balducci chiede e ottiene da Strano un appuntamento e insiste sui tempi della firma. Così:
B: "Se ovviamente è una cosa che puoi dirmi, pensi che domani la cosa del nuoto potrebbe andare alla firma del Consiglio?".
S: "Sai le ordinanze non passano in Consiglio. Vengono portate qui e firmate. Ma non in Consiglio".
B: "Ah ho capito, perché dovrebbe... Siccome sapevo che era pronta".
S: "Sicuramente allora domani mattina gliela fanno firmare a Berlusconi. Vigilerò al riguardo. Va bene?".
Il giorno successivo, per Balducci (in conto Anemone, visto che il "Salaria sporting" è suo), si scomoda il capo dell'ufficio legislativo della Protezione civile, l'avvocato Giacomo Aiello. Con un sintetico sms: "Opc firmata. Giacomo". La "cricca" esulta e nel comunicarlo ai suoi amici in Comune, svela che anche nell'Aula Giulio Cesare c'era il partito del condono. Il consigliere Antonello Aurigemma parla con Anemone. "Il provvedimento l'hanno modificato proprio per non far intervenire il Comune. Ne ha preso atto il sindaco, perché l'ordinanza fatta la settimana scorsa non andava bene. Perché lui non voleva prendere nessun provvedimento in merito. E così l'hanno modificata".
Nella gelatina del Sistema galleggiano - lo sappiamo dall'ordinanza - i consiglieri della Corte dei Conti Antonello Colosimo e Mario Sancetta. Ma anche - si legge ora negli allegati - l'avvocato generale Giancarlo Mandò, cui Balducci chiede lumi su una "pratica di interesse" e il presidente del Tar Lazio, Pasquale De Lise. Per venire a capo della rogna del ricorso di Italia Nostra, che chiede di sospendere l'ordinanza salva-piscine e appalti per il Mondiali di nuoto 2009, Balducci pensa bene infatti di coinvolgere come avvocato Patrizio Leozappa, il genero di De Lise. "Ti chiederei di essere in supporto", gli dice. Dagli atti non si capisce se Leozappa abbia mai ricevuto un incarico formale. È un fatto che, il 27 agosto 2009, Italia Nostra perda il suo ricorso. Ed è un fatto che De Lise ai primi di settembre chieda un incontro con Balducci. "Ti devo mostrare una carta", gli dice.
Non c'è problema che non possa essere risolto. Porta che non possa essere aperta. Balducci, che ha una moglie produttrice cinematografica e un figlio attore, coltiva un rapporto di amicizia con Gaetano Blandini, direttore cinema del ministero dei Beni Culturali. Quando un'inchiesta dell'Espresso comincia a frugare sul lato debole di Balducci (i rapporti societari della moglie con la consorte di Anemone e i film in cui ha lavorato il figlio), Blandini, con un sms, lo rassicura: "Male non fare. Paura non avere. Trattasi di spazzatura estiva". Già, Balducci non ha di che preoccuparsi. Lorenzo, il figlio, non rimarrà disoccupato. Ha lavorato in "Distretto di polizia" e fa parte della scuderia Falchi. Con Anna, passata al ruolo di produttrice, ha realizzato due film, il mediocre "Ce n'è per tutti" e "Due vite per caso". Entrambi hanno ottenuto finanziamenti pubblici, da parte del ministero dei Beni culturali. Anemone, la sera del 5 novembre 2008 chiama Giancarlo Leone, vicedirettore della Rai, presidente di Rai Fiction [...]
Nella "cricca", del resto, c'è un posto al sole per tutti. Persino per un tipo come Simone Rossetti. Quello che apparecchia il set per l'incontro di Monica e Bertolaso al Salaria Sport Village. Che risolve il problema di qualche "stellina di qualità" con cui rendere dolci le notti veneziane al Gritti e individua nel "Fenix", un 3 stelle in viale Gorizia, lo scannatoio per gli appassionati della "Ferratella". Il 26 settembre Rossetti avverte Anemone di un incontro "importante": "Sto andando a Formello perché mi vuole incontrare il presidente Lotito (Lazio calcio ndr.)". "A te?". "Poi ti spiego. Comunque porta soldi a noi". "Attento perché quello è un figlio di una mignotta".
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Il "sistema Verdini" e i summit a via dell'Umiltà
[da Peter Gomez - Il "Fatto"]
Corruzione, indagato coordinatore del Pdl Verdini: "Gianni Letta ha portato tutto a Guido"
Pur di restare sulla poltrona chiave di presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, nell’aprile del 2008 ha rinunciato un posto di ministro. Tutti lo volevano all’Ambiente, ma lui, Denis Verdini da Fivizzano (come Sandro Bondi), classe 1951 e coordinatore nazionale del Pdl, sapeva bene che con un dicastero del genere in mano, sarebbe stato costretto a rinunciare alla sua vera passione: gli affari. E così eccolo qua il Verdini, come lo chiamano a Firenze, mentre in centinaia di telefonate, intercettate per caso dal Ros dei Carabinieri, organizza incontri imprenditori, parlamentari e ministri, utilizza la sede del partito di via dell’Umiltà a Roma per parlare di appalti e di soldi, e si spinge persino fino a Palazzo Chigi, dove il 12 maggio del 2009, fa entrare l’uomo che più di tutti ha nel cuore: Riccardo Fusi, patron della Baldassini Tognozzi Pontello, mega impresa toscana delle costruzioni, in quel momento interessata a entrare nel business della ricostruzione post terremoto a L’Aquila.
E visto che un abruzzese nel governo c’è, e si chiama addirittura Gianni Letta, i carabinieri intercettano Fusi mentre spiega di star facendo anticamera davanti alla porta del potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’incontro, che spiega bene perchè Letta si sia precipitato ad affossare la Protezione Civile Spa, è come minimo un monumento al conflitto d’interessi. Il fratello di Verdini, Ettore, è da sempre il commercialista di fiducia di Fusi. Sul finire degli anni ‘80, anzi, il professionista e il patron della Baldassini sono pure finiti in manette assieme, per una storiaccia di tangenti legata al piano casa fiorentino [...]
Anche per questo il legame tra le due famiglie, quella dei Fusi e quella dei Verdini, ha finito per rafforzarsi. Tanto che ora gli investigatori considerano il coordinatore del Pdl come una sorta di socio di fatto dell’impresa. E non è una bella cosa. Perchè Fusi è indagato per associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa. Mentre Verdini deve rispondere di concorso in corruzione, un’accusa che ieri lo ha spinto a restare per due ore in procura assieme al suo avvocato. In ogni caso quel 12 maggio Fusi è, invece, negli uffici della presidenza del Consiglio. Con lui ci sono il direttore della cassa di Risparmio de L’Aquila e altri due imprenditori abruzzesi con i quali, tre giorni dopo, il 15 maggio darà vita al consorzio "Federico Secondo". Scopo dell’associazione: aggiudicarsi gli appalti della ricostruzione. Cosa che puntualmente avviene. Fusi per telefono è al settimo cielo. "Oggi ho fatto un lavoro straordinario", esulta, “da stamani ad ora...se non ne va in porto nemmeno una allora vuol dire che che deve essere destinata. Anche quello che s'è visto ieri (riferimento all’on. Denis Verdini, ndr) oggi...se facesse sempre come oggi … si sarebbe i primi in classifica...operativi più che così non c'è verso".
Dieci giorni dopo, il 26 maggio, Verdini e Fusi fanno il punto della situazione: "Buongiorno", gli dice il cordinatore Pdl, "Allora ho parlato con Gianni (Letta, ndr) che ha portato tutto a Bertolaso". Poi però consiglia all’amico (e forse socio) di chiedere anche ai suoi compagni di cordata imprendtori abruzzesi di "sollecitare" pure un faccia a faccia con il capo della Protezione Civile: "(Letta ndr) mi ha detto...gli ho portato tutto...sta comandando...vedrai...ti chiama [...]
Intanto dall’Abruzzo arrivano gli sms esultanti dei dipendenti della Baldassini. Roba del tipo: "Abbiamo vinto un appalto da 7,5 milioni di euro", e via dicendo. Dell’ottimo rapporto Fusi-Verdini, hanno piena contezza pure i famigliari del politico. Più volte i figli di Verdini chiamano Fusi per farsi prenotare e pagare camere di alberghi, per loro e i loro amici, a Milano, a Venezia e in Versilia. Anche all’ultimo momento. Anche cinque persone per volta.
Il legame è insomma fortissimo e diventa imbarazzante visto che con Fusi, lavora in associazione d’impresa in altri appalti con Francesco Piscitelli, uno dei due imprenditori che la notte del sisma già esultavano al pensiero di quali appalti si sarebbero aggiudicati. Del resto, quello che ruota intorno a Verdini, è un sistema. E lo si capisce quando di scopre che lui fa da fulcro per una serie di parlamentari azzurri, ciascuno dei quali è o il riferimento di un’azienda o addirittura il proprietario.
Per questo la politica, letta attraverso i rapporti di carabinieri, diventa solo un gigantesco comitato di affari. Con l’europarlamentare Vito Bonsignore che chiama per costruire strade e autostrade. Con il deputato Rocco Girlanda, ufficialmente editore del Corriere dell’Umbria e di altre testate locali, che si occupa di forniture di calcestruzzo per conto della Barbetti spa. Con Massimo Parisi che discute di business a più non posso. E poi ancora ecco gli interventi di Guido Viceconte e Mario Pepe. Tutti piazzati su un’enorme ragnatela che se anche fosse penalmente irrilevante, spiega bene come mai la spesa per le opere pubbliche in Italia è ormai fuori controllo. Chi dovrebbe tentare di ridurla, partecipa al banchetto.
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