Disciamolo: leggere i giornali o guardare la TV oggi somiglia ampiamente ad un esercizio autoflagellatorio in puro stile tafazzi. Un esempio ? Sul [Corriere della Sera online di oggi] spicca fulgida questa notizia: (vi illustro il fatto in sè, che andrebbe commentato con un filo di pena per chi procede ad eseguire il comando del padrone). Il ministrero dell'agricoltura (che come ben sapete sarebbe stato abolito ma, che come l'araba fenice è tornato a stressarci la vita con uno Zaia qualunque) ha deciso che - siccome il prodotto Italiano fa fatica a sfondare sul mercato - dve patrocinare un panino di McDonald.
Lo so, in qualunque nazione seria il fatto che un ministro sponsorizzi una catena di fast food farebbe rabbrividire qualunque persona dotata di buon senso, ma sfortunatamente con l'imparziale congrega di media sul mercato nessuno ha pensato di chiederne ragione a Zaia.
Sta di fatto che giustamente un critico gastronomico del Guardian, Matthew Fort, ha espresso dubbi sulla furbizia della manovra: immediatamente l'esimio ministro (prossimo candidato per regione Veneto...) ha inviato una lettera al giornale inglese accusando Fort di essere "stalinista" affermando "La sinistra e i suoi megafoni continuano ad abbaiare alla luna, sempre più lontani dai reali problemi e chiusi nella loro sterile ortodossia mentale, che danneggia ogni tipo di sviluppo e ostacola una visione chiara della realtà...diverremo dei moderni gesuiti e cercheremo di convertire gli infedeli di sinistra, che non si sono mai sporcati le mani lavorando nei campi".
Premesso che il dottor Zaia è laureato in veterinaria, benchè non abbia mai esercitato la sua professione (essendo nato nel 1968, e laureandosi nel 1993 divenendo assessore all'agricoltura della provincia di Treviso fin dal 1995 finora ha fatto solo il politico di professione) sarebbe interessante sapere quando abbia lavorato lui nei campi: ma riteniamo ciò un peccatuccio veniale, tutto sommato.
Ora, chiariamo un fatto: il panino che il signor Zaia fulgidamente pubblicizza con il nome di "McItaly" utilizza formalmente prodotti italiani con l'esclusione del pane; l'olio è prodotto in Ungheria e surgelato - come da scheda tecnica distribuita nei ristoranti - e la crema di carciofi, dichiarata Italiana, ma prodotta in Romania.
Il problema che oggi ci si pone è però un altro: dovete sapere che il McItaly non sarà un prodotto internazionale (cosa che, tutto sommato, avrebbe perlomeno reso più accettabile una sponsorizzazione da parte di un governo ad una multinazionale) ma esclusivamente dedicato al mercato Italiano.
Ora, facciamoci un paio di domande: Un ministro quale è il Dott. Zaia può nella sua veste istituzionale fare pubblicità ad una catena di ristoranti, per di più notoriamente pesantini ? (giusto per la cronaca il McItaly ha un apporto calorico pari a circa 1000 Kcal, circa metà del fabbisogno energetico di un adulto, una autentica bomba calorica che francamente eviterei come la peste).
Ci direbbe gentilmente il ministro Zaia quanto è costata al ministero dell'agricoltura questa "sponsorizzazione" a McDonald ? E magari, giusto perchè noi siamo un filino sospettosi, quanto esattamente la stessa catena ha elargito ed elargirà alla campagna elettorale regionale del Veneto? Come ? Zaia è il candidato governatore ? Ah, ecco...
Ci direbbe allora gentilmente il ministro Zaia se e come verranno realizzati altri prodotti che magari non provengano dalla regione Veneto come il formaggio Asiago? (naturalmente nulla contro questo prodotto, ci mancherebbe altro...).
Ci direbbe il ministro Zaia quale sia la relazione che lega il corretto diritto di critica relativo a comportamenti che in qualsiasi nazione del mondo farebbero dimettere il ministro con il fatto che (chissà poi perché) il critico gastronomico sarebbe un "comunista" ?
Ci direbbe inoltre il ministro Zaia quali siano le sue "esperienze" di lavoro nei campi - posto il fatto che fisiologicamente riteniamo alquanto difficile che nei 4 mesi di intervallo fra cui lei si è laureato e successivamente divenuto assessore all'agricoltura lei si sia dedicato esclusivamente ai lavori nei campi?
Ah, e già che c'è, non ci vorrebbe dire quali siano le sue innegabili competenze che le permettono di avere una chiara visione del mondo che è (ovviamente) negata agli altri ? Forse è questo il fatto che spiega la cialtroneria di affibbiare ad una critica più che corretta la patente di "comunista" ?
Vede, egregio professionista della politica, deve sapere che al mondo il fatto di rappresentare gli interessi del paese non significa che la mera rappresentanza degli interessi di UNO dei cittadini - nello specifico Lei, signor Ministro) significhi che sta facendo il suo lavoro. Lo spieghi, già che c'è, anche al suo Re che impone la candidatura di un noto genio come il figlio a Brescia. Ma evidentemente a lei ed al gruppo vacanze di cui fa parte il concetto di correttezza sfugge completamente. Nel caso non lo sapesse, le comunico che nel resto del mondo (quello più civile di questa disastrata Itaglia) questo comportamento equivale solo a farsi i fatti propri. Ma del resto a ciò siamo purtroppo abituati, da un paio d'anni a questa parte...
Axel
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(da un articolo di Davide Carlucci - Repibblica)
Resca, il manager dallo stipendio d'oro, tra amici eccellenti e conflitti d'interesse. Anche se è sul suo compenso — da 2,5 milioni di euro secondo la Uil, da 60mila euro secondo il ministero — che è scoppiata la bufera, è il potere di cui dispone l’ex presidente del Casinò di Campione d’Italia, nonché storico amministratore della McDonald’s Italia, a creare un'anomalia tutta italiana nei Beni Culturali
Per uno che fino a poco più di un anno fa amministrava un casinò, dev’essere una strana pena del contrappasso sentire il fiato sospeso degli scommettitori intorno a sé. Mario Resca è davvero il numero vincente su cui punta Silvio Berlusconi, che dopo averlo nominato a sorpresa direttore generale dei Beni culturali ora lo ha promosso commissario per la Grande Brera? [...]
Fra i tanti conflitti d’interesse che Resca è stato capace di assommare, il più grosso rischia di scoppiare proprio ora: il ministero sta per mettere a gara tutti i cosiddetti “servizi aggiuntivi”, i bookshop e l’organizzazione di eventi che dovrebbero far arrivare soldi nelle casse esangui dei musei. E tra gli aspiranti gestori c’è la Mondadori, già presente, con la sua Electa, in mezz’Italia, da Pompei al Colosseo e fino a poco tempo fa a Brera, dove è stata soppiantata da Skira.
A ricordare che nel consiglio d’amministrazione della Mondadori siede proprio Resca è stato, con un’interrogazione parlamentare, il senatore pd Andrea Marcucci, chiedendo al ministro Bondi «quali provvedimenti intende assumere al fine di rimuovere ogni eventuale distorsione concorrenziale». I nodi verranno al pettine quando i servizi saranno stati affidati, si prevede entro giugno: si prevede una marea di ricorsi. Ma Resca non li teme: «Il ministero dice predispone solo le linee guida per i bandi, sono le direzioni regionali le stazioni appaltanti, e si faranno gare europee. Io non devo neanche astenermi».
Uno che siede nei consigli d’amministrazione più disparati, dall’Eni a Versace, non è poi così sorprendente ritrovarlo a Casei Gerola, provincia di Pavia. Qui il vulcanico manager ferrarese, classe 1945, veste i panni del presidente di una finanziaria, la Finbieticola Casei Gerola, che secondo un’altra interrogazione, firmata da Giuseppe Giulietti (Gruppo misto), contatta amministratori locali per promuovere «una centrale elettrica alimentata da una graminacea (il sorgo), incontrando l’opposizione dei Comuni circostanti, degli ambientalisti, e il giudizio seccamente negativo dello stesso presidente della Camera di commercio».
Anche Giulietti solleva problemi di «incompatibilità». Ma Resca disegna uno scenario del tutto diverso. Il contesto è quello del settore bieticolo, in grave crisi da anni. «Io sto solo difendendo i lavoratori in cassa integrazione replica cerco di incoraggiare un investimento in una zona dove l’agricoltura è in ginocchio promuovendo un progetto di energia verde. La mia è pura moral suasion: io non decido niente». Ma Resca, non pago dei suoi tanti incarichi, non ne disdegna di nuovi.
Molti, per esempio, non capiscono il perché di quella nomina a commissario straordinario di Brera, visto che avrebbe potuto occuparsi della riorganizzazione e del rilancio dell’Accademia e della Pinacoteca da direttore generale del ministero. Invece, ecco il decreto ad hoc, con quell’emolumento extra che per Emilia De Biasi ed Emanuela Ghizzoni, due deputate del Pd che ieri hanno presentato un’interrogazione parlamentare, è semplicemente «immorale». Bondi giura che l’incarico non costerà alle casse pubbliche più di sessantamila euro — «il 20 per cento dello 0,5 per cento dell’importo dei lavori a base di gara» — ma Gianfranco Cerasoli, della Uil, insiste, tabelle ministeriali alla mano: «Nel caso di Resca la tariffa, come del resto afferma lui stesso, deve remunerare un manager del suo livello e quindi non può che attestarsi al 5 per cento. Rinunci ai compensi, qualunque sia l’importo» [...]
(12 gennaio 2010)
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