Prosegue l'inchiesta di Marco Lillo su Renata Polverini. Ormai su questa inchiesta c'è una sola cosa, di imbarazzante: il silenzio dei media. Oggi Marco Lillo su [L'Antefatto] pubblica una nuova puntata della telenovela.
[...] Internet è spietato. Puoi mentire persino al notaio, come ha fatto la leader del sindacato Ugl per evadere le tasse, ma non puoi mentire alla rete. È impressionante la lettura del [sito di Renata Polverini]. Sono tantissimi i commenti al blog (ne riportiamo tre, ma sono almeno dieci volte di più) di persone comuni che scrivono per chiedere conto al candidato delle notizie pubblicate dal Fatto Quotidiano. Il caso dovrebbe essere studiato nelle scuole di comunicazione. L’apertura al web doveva essere la carta vincente della campagna obamiana della sindacalista di destra prestata alla politica.
Purtroppo, alla vigilia dell’inaugurazione del sito, è uscita l’inchiesta del nostro giornale: Renata Polverini ha comprato a prezzo stracciato dallo Ior nel dicembre del 2002 (272 mila euro per sei stanze tre bagni e due box vicino all’Aventino) e non soddisfatta dell’affarone ha anche mentito al notaio per avere l’agevolazione prima casa e pagare il 3 per cento di tasse invece del 10. La sindacalista, infatti, aveva già comprato 9 mesi prima un’altra casa dall’Inpdap, a un prezzo ancora più basso: 148mila euro per sette vani catastali e un box al Torrino, vicino all’Eur.
Oggi siamo in grado di aggiungere un dato: anche sull’acquisto di quella prima casa dall’Inpdap c’è qualcosa che non va. Almeno dal punto di vista etico-politico. Renata Polverini compra con lo sconto in qualità di inquilina dell’Inpdap ma è costretta a fare una donazione alla mamma di un’altra casa che aveva già comprato nel 2001, perché altrimenti non avrebbe avuto diritto a comprare con lo sconto. Anzi non avrebbe avuto diritto proprio a quella casa che sarebbe così rimasta nel patrimonio dell’ente che ne avrebbe tratto molti più soldi mettendola all’asta.
La storia della casa dell’Inpdap è poco chiara dall’inizio. Dopo lo scandalo Affittopoli, il ministro Tiziano Treu nel 1997 aveva emanato una circolare vincolante. Le case in affitto dovevano andare prima a poveri, handicappati, sfrattati, militari e giovani coppie. Non è chiaro come abbia fatto Renata Polverini ad avere quella casa. Lo abbiamo chiesto al presidente dell’ente, Paolo Crescimbeni, ex consigliere regionale umbro di An (stessa area della candidata). Ovviamente non ci ha risposto, seguendo l’esempio di Renata Polverini, alla quale abbiamo chiesto ripetutamente un’intervista. Inutilmente.
Eppure sono molte le cose da spiegare: dall’evasione fiscale all’affitto dall’Inpdap. Il silenzio è aiutato dall’atteggiamento della stampa. Tutti tacciono. Compreso Il Giornale di Vittorio Feltri e Libero di Maurizio Belpietro. Erano stati i protagonisti di Affittopoli quando bisognava stanare dai loro appartamenti Massimo D’Alema e Franco Marini. Ora scoprono una politica-sindacalista furbissima che ha dribblato tutti ottenendo una casa con lo sconto e poi ne ha presa una seconda dichiarando il falso per non pagare le tasse. E loro muti. Ma tra i lettori ci sono molte persone che hanno lavorato una vita per comprare la casa e pagare le tasse. Per fortuna ci sono i blog.
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Certo è che oggi ho avuto l'ennesima prova che la "eterogenesi dei fini" non è una cazzata. Il Tafanus pubblica una serie di posts contro la Destra, e una giovane di destra diffonde da destra un post del sinistro tafanus che alla destra bene non fa... Certo che è difficile da capire.
Ad ogni modo, non mi resta che concordare con Marco Lillo: "...per fortuna che ci sono i blogs...": con una precisazione, Marco: certi blogs, perchè poi c'è anche la melma dei siti maleodoranti di servilismo (dal mitico Paolo Guzzanti pre-rottura, al deprimente "Giulivo", al fantastico - per leccaculismo - "Silvio ci manchi", che si sono invece assegnati il duro compito di leccare persino più in profondità degli stessi giornali di famigghia. Si sa... sono sempre esistiti, quelli più realisti del re... Tafanus
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