PREMESSA: questo articolo di Damilano è uscito in contemporanea con l'inizio del congresso di IdV, quindi non può avvalersi di eventuali clamorose novità che fossero emerse, nel frattempo, dalle prime fasi congressuali (novità che peraltro non vediamo). Marco Damilano fa parte di quel pezzo di Espresso che non è transitato nel "Fatto Quotidiano" insieme a Marco Travaglio e a Marco Lillo); il "Fatto" che sta sempre più assumendo l'aspetto di un giornale di movimento. Pur essendo riconoscente al Fatto per alcuni pezzi di pregevole giornalismo d'inchiesta che spesso produce, mal ne digerisco l'assoluta prevedibilità quando si tratta di affrontare temi squisitamente politici - e quindi opinabili. C'è una intercambiabilità di firme e di opinioni fra il "Fatto" di Padellaro e Micromega, che a volte, sfogliando quest'ultimo, ho l'impressione di trovarmi a sfogliare il magazine del Fatto. Trovo quindi più "terza" (e più utile) la pre-analisi che di questo congresso ha prodotto Damilano, e che riporto nelle parti più salienti. Le mie opinioni su quanto detto da Di Pietro circa i rapporti col PD, e circa le "magnifiche sorti e progressive" dell'IdV, le ho già espresse negli "off-topics" odierni, quindi ve le risparmio. Tafanus
La strategia dell'IdV: opposizione modello "Tonino"
(di Marco Damilano - l'Espresso)
L'Italia dei Valori 2.0 si ritrova in un teatro della Capitale. Gente stipata in sala, una fila di ombrelli fuori sotto la grandine, sul palco si esibiscono fino all'ora di pranzo i due Zapata che vengono dal Sud, il governatore pugliese Nichi Vendola, fresco di trionfo alle primarie, e l'europarlamentare di Idv, super-votato in Calabria e nelle altre regioni meridionali, Luigi De Magistris. "Dobbiamo fare una cosa nuova. Un "movimento di popolo", scalda la platea l'ex magistrato. "Un laboratorio che parte dal Sud, in cui non ci nascondiamo le differenze ma prova a scrivere un vocabolario del cambiamento", benedice Vendola.
Il partito e il movimento, l'apparato e la Rete, le tessere e il tam tam di Facebook. Due volti dello stesso partito, Italia dei Valori, tenuti insieme dalla leadership di Antonio Di Pietro. Il 17 febbraio, anniversario dell'arresto di Mario Chiesa, l'inchiesta Mani pulite compie 18 anni, il dipietrismo diventa maggiorenne. Festa di ingresso in società decisamente rovinata dalla pubblicazione delle foto dell'ex pm accanto a Bruno Contrada e investigatori americani vicini alla Cia. Risalgono al 1992, appunto. E sì che Tonino per celebrare la ricorrenza ha affittato un salone di un hotel vicino Fiumicino per il primo congresso del suo partito. Obiettivo: dimostrare che Idv non è più l'enfant terrible della politica italiana. Maturità raggiunta, è uscito dall'adolescenza, ora si può fare politica come tutti gli altri. "Ma che nostalgia per quando eravamo un movimento", sospira Di Pietro... (e già... il "movimento" ti consente di dire tutto e il contrario di tutto, senza pagare pegno... coi partiti la vita si complica, e diventa più puzzolente. Peccato che il potere decisionale sia in mano ai partiti, mentre ai movimenti resta riservata l'area del folklore...)
A sfogliare la mozione congressuale gli sforzi per diventare grandi si vedono tutti. Sessanta pagine, curate dalle teste d'uovo di Idv: il direttore del centro studi di Confindustria Sandro Trento e l'ex sindacalista della Fiom Maurizio Zipponi. Paginate di proposte su economia e lavoro, il capitolo sulla giustizia e sulle leggi ad personam arriva dopo e senza troppa enfasi. Perché, spiega Tonino, "non possiamo vivere solo di Berlusconi e di anti-berlusconismo". Un piccolo strappo: la spinta propulsiva del Cavaliere si è esaurita, anche per il suo nemico storico. Anche se con il popolo del No-B-Day i rapporti continuano a essere ottimi. Con discrezione il leader di Italia dei Valori ha utilizzato i ricchi fondi del finanziamento pubblico per pagare il palco della manifestazione del 5 dicembre e altre iniziative dell'onda viola [,,,] (già... esattamente quella piccola, insignificante cosina, che SOLO noi abbiamo predicato fin dal 19 novembre: l'IdV motore e cassa del No-B-Day nato dal basso; quella cosa che era "nota a tutti". Solo che, per quanti sforzi io faccia, e per quanto io chieda sui siti del Popolo Viola, nessuno è stato finora in grado di inviarmi un link che dimostri che anche altri, oltre e prima di noi, abbiano disegnato la "piantina" dei rapporti oscuri fra politica e movimento nato dalbasso, con nomi, cognomi e indirizzi...)
Nelle fabbriche Idv ha fatto di più, in alcuni casi si è sostituito al sindacato. Di Pietro armato di megafono è diventato una presenza familiare per i lavoratori della Phonomedia di Novara o di Termini Imerese o della Alcoa. "Faccio il picchettatore", spiega l'ex uomo d'ordine venuto da Montenero [...]
A sinistra Di Pietro un po' lo blandiscono, un po' lo temono. Anche perché l'ex pm ha individuato negli orfani della sinistra radicale il bacino di caccia ideale per Idv. "Tu ci vuoi portare via tutto!", ha esclamato nell'ultimo incontro l'ex segretario di Rifondazione Franco Giordano. (...incontro abbastanza "incestuoso", quello fra un uomo di destra come Tonino, e sedicenti rifondatori comunisti come Ferrero & C dall'altra. Quando abbiamo scritto che ben 220 pullmann erano stati "finanziati" da RC, abbiamo ricevuto la nostra dose quotidiana di smentite e insulti. Anche in questo caso, all'improvviso, è iniziato il tormentone dell'avevamo sempre detto...)
Ma nonostante queste diffidenze i capi dei partiti rimasti in campo cominciano a vedere nell'ex magistrato un possibile punto di riferimento. I risultati si vedono. Con Vendola, che appena qualche tempo fa storceva il naso al solo sentirlo nominare, i contatti sono quotidiani. Insieme Tonino e Nichi hanno costituito un fronte alternativo al Pd in Campania e in Calabria. Nella regione di Antonio Bassolino Idv e Sinistra e libertà più Rifondazione hanno sbarrato la strada alla candidatura del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. In Calabria si oppongono alla ricandidatura di Agazio Loiero. E insieme organizzano le prossime iniziative: i referendum contro il nucleare e contro la privatizzazione dell'acqua per cui il partito di Di Pietro raccoglie le firme.
Opposizione civile e opposizione sociale. Una versione gauchista di Di Pietro che fa storcere il naso alla vecchia guardia di Idv, di estrazione moderata e post-democristiana, transitata in alcuni casi dal mastellismo al dipietrismo senza tanti problemi. Al centro, negli ultimi mesi, del fuoco concentrico: all'esterno gli attacchi di 'Micromega' e del suo direttore Paolo Flores d'Arcais. All'interno i siluri arrivati dal rinnovatore De Magistris. Ma il leader nega contraddizioni tra le due anime del partito: "Io e De Magistris siamo la stessa cosa. Quando abbiamo fatto il partito c'erano margherite e cardoni, ben vengano le critiche che ci aiutano a fare pulizia".
Le regionali sono un banco di prova anche per lui. Il record dell'8 per cento delle elezioni europee appare lontano, ma un buon risultato basterebbe in vista della battaglia finale. Nel 2013 si torna a votare per le politiche. "Esaurita l'infatuazione per l'Udc e per Casini, Bersani dovrà riconoscere che i suoi principali alleati siamo noi".
Per farsi trovare preparato all'appuntamento Di Pietro è pronto a tutto. Anche a sciogliere l'attuale partito, con un'ambizione più grande: guidare il polo alla sinistra del Pd: "Italia dei Valori è un trampolino di lancio verso una formazione che metta insieme la parte più dinamica del Pd, la parte più innovativa di Idv e i nuovi soggetti che si muovono nella società", si spinge a profetizzare l'ex pm. Qualcosa di simile al nuovo Ulivo vagheggiato negli ultimi giorni, un centrosinistra a due gambe: una riformista, fondata sul Pd, e una radicale, con Di Pietro, Vendola, il popolo viola e pezzi importanti del sindacato. E se il nuovo candidato premier da contrapporre a Berlusconi sarà scelto con le primarie, il movimento di Tonino avrà senz'altro qualcosa da dire.
Venghino, sciori e sciore! lo spettacolo sta per iniziare!
Tafanus
____________________________________________________________________________
Sarà che nel suo stesso partito c’erano troppi mal di pancia. Sarà che il giustizialismo, quando ne fai uso, arriva sempre un momento in cui lo usano contro di te. Sarà che ci sono gli accordi da chiudere alle Regionali. Sarà che c’è tutta una strada da fare verso le politiche del 2013. Però il Di Pietro sul palco del congresso Idv non è stato il Di Pietro di sempre. “La piazza non basta, e non basta la pancia”, ha detto ai dirigenti e militanti. “Non si può sempre pensare al proprio zoccolo duro”, ha aggiunto. Ha addirittura prefigurato – si vedrà – l’addio alla guida di un partito di cui è sempre stato considerato padre-padrone. Parlare di svolta è forse prematuro. In politica le svolte si annunciano dai palchi e poi si realizzano nel tempo. A Roma e sul territorio.
Ma il Di Pietro di oggi non è stato il Di Pietro di sempre. Quello che dà spesso l’impressione di colpire alla cieca per mettere in cascina uno 0,1 per cento in più. Destinato a spegnersi con la fine, prima o poi, del berlusconismo.
[dal blog di Marco Bracconi]
...da oggi mi sento meno solo, nel mio insultante pensiero che Di Pietro si sia mosso, fin qui, nei modi che conosciamo, non perchè sia "l'unico capace di fare opposizione a Berlusconi", ma perchè è l'unico abbastanza spregiudicato da piegare la sua politica alla caccia dello zerovirgola, e non lo zerovirgola alla politica... Tafanus
Politica Pop - L’ex piazza dell’ex pm
Sarà che nel suo stesso partito c’erano troppi mal di pancia. Sarà che il giustizialismo, quando ne fai uso, arriva sempre un momento in cui lo usano contro di te. Sarà che ci sono gli accordi da chiudere alle Regionali. Sarà che c’è tutta una strada da fare verso le politiche del 2013. Però il Di Pietro sul palco del congresso Idv non è stato il Di Pietro di sempre. “La piazza non basta, e non basta la pancia”, ha detto ai dirigenti e militanti. “Non si può sempre pensare al proprio zoccolo duro”, ha aggiunto. Ha addirittura prefigurato – si vedrà – l’addio alla guida di un partito di cui è sempre stato considerato padre-padrone. Parlare di svolta è forse prematuro. In politica le svolte si annunciano dai palchi e poi si realizzano nel tempo. A Roma e sul territorio.
Ma il Di Pietro di oggi non è stato il Di Pietro di sempre. Quello che dà spesso l’impressione di colpire alla cieca per mettere in cascina uno 0,1 per cento in più. Destinato a spegnersi con la fine, prima o poi, del berlusconismo.
[dal blog di Marco Bracconi]
...da oggi mi sento meno solo, nel mio insultante pensiero che Di Pietro si sia mosso, fin qui, nei modi che conosciamo, non perchè sia "l'unico capace di fare opposizione a Berlusconi", ma perchè è l'unico abbastanza spregiudicato da piegare la sua politica alla caccia dello zerovirgola, e non lo zerovirgola alla politica... Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus