Nel promettere qualunque cosa le persone volessero sentirsi dire, dai cento milioni di alberi al dimezzamento delle tasse, pochi commentatori si sono soffermati sul passaggio della promessa di curare il cancro fatta dal “presidente oncologo” o, meglio, dal “presidente padrepio”. Peccato, perché il passaggio sul cancro avrebbe meritato i titoli dei quotidiani che invece sono stati catturati da un mero problema matematico sul numero dei presenti.
Forse davvero nessuno prende più sul serio le cose che Berlusconi dice. Forse perché davvero l’unica promessa che i berlusconiani (gli italiani) vogliono veder garantita, e Berlusconi è capace indubbiamente di mantenere, è quella del potersi fare i fatti propri. E’ così che dev’essere interpretata la promessa di dimezzare le tasse. La libertà “fai da te” di evadere, garantita per legge dai condoni. Quindi non importa davvero che Berlusconi dimezzi le tasse quanto che permetta di autodimezzarle. Fin qui è tutto chiaro, ma il cancro?
Dalla “cura Di Bella” (pannicello caldo che ha causato molti morti ma cavallo di battaglia per anni della destra) alla “cura Berlusconi” senza mai passare dai luoghi deputati, i laboratori, le biblioteche, le aule, c’è il senso di una società cinica (o stupida) oramai indifferente ai grandi temi, agli ideali, al darsi obiettivi elevati e altri rispetto al ciclo produzione/consumo, eppure comprensibili a tutti. Berlusconi ha fatto cinicamente appello alla disperazione dei malati e dei loro cari per raccattare qualche voto offrendo una speranza a basso costo oppure l’ha semplicemente buttata lì, una balla come un’altra, magari compiacendosene come quando racconta barzellette sconce agli altri capi di governo?
Purtroppo quanto afferma il capo di governo di un paese di 60 milioni di abitanti va preso sul serio. Soprattutto in uno dei paesi dell’OCSE che meno investe in ricerca scientifica e dove sta per passare una controriforma universitaria (bipartisan). Questa porterà alla chiusura materiale di molte sedi e ad una nuova ondata della cosiddetta “fuga dei cervelli”. Quindi solo un miracolo può permettere alla ricerca italiana di avere i mezzi per contribuire a combattere il cancro. Non è neanche sperabile che la gente dabbene che era sabato al Festivalbar di San Giovanni avesse voglia di riflettere su tali temi. L’ossessione liberista vede nelle università pubbliche proprio un cancro da estirpare, fonte di corruzione e fannullonismo. E’ però da escludere che l’interpretazione autentica delle parole di Berlusconi si riferisse a ciò. Se uno si esprime in un italiano da 150 parole in totale poi non può infarcire il discorso di allusioni (se non pecorecce), metafore, concetti complessi. Quindi proprio al cancro si riferiva. Berlusconi, in un comizio nella campagna elettorale per le amministrative 2010, ha proprio promesso che curerà il cancro. Lo devo compitare per crederci.
La promessa di Silvio Berlusconi mi ha ricordato il dipinto celeberrimo di Frida Khalo, “il marxismo darà la salute agli infermi”. Frida credeva fideisticamente che la Rivoluzione avrebbe dato gli strumenti per lenire la sofferenza umana che lei identificava nel suo stesso corpo malato. Adesso nessuno crede più a niente e Berlusconi può permettersi di promettere la cura del cancro senza che nessuno gli dia importanza né per credergli né per chiedergli il conto politico di tale affermazione. Davanti ai nostri occhi, dobbiamo ammetterlo, la storia si sta ripetendo in farsa.
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