E nemmeno le TV, come ben noto. O almeno è quello che dicono i guastatori della TV... Certo, e io sono l'Imperatore della Svizzera, ricordatemi solo di esercitare lo jus primae noctis con la Hunzinker.
Ovviamente il peso elettorale legato all'uso dello strumento TV è elevatissimo, basti valutare questa “verità” evidenziata da un’indagine del Censis che ha analizzato quali siano i principali mezzi di informazione utilizzati dagli italiani per formarsi un’opinione sull’offerta politica. L'analisi del Censis certifica che il 56,3% degli italiani decida il proprio voto tramite i TG, ed in particolare per il 49% dal TG1, per il 29,3% dal TG5, per il 4,5% dal TG2, per il 3,9% dal TG3, per il 2,7% dal TG di rete 4 e per parti inferiori dagli altri TG televisivi.
Questo mentre solo un quarto degli elettori si affida ai giornali, uno su dieci per informarsi ha letto il materiale dei partiti, mentre Internet rappresenta la fonte di informazione per una fetta ancora minoritaria del corpo elettorale (circa il 4%), eccetto che tra i giovani (dove la percentuale di informati sale a oltre il 17%). Va detto che il numero degli elettori che usano la rete per formarsi un'opinione è in drammatico incremento: dal 2005 al 2010 il valore è pari al 440% (e qui si spiegano alcuni "editti" contro internet... della serie imbavagliamo un sistema virtualmente incontrollabile prima che ci travolga).
Nella campagna per le elezioni europee il 69,3% degli elettori si è informato attraverso le notizie e i commenti trasmessi dal piccolo schermo, per scegliere chi votare. Nello specifico, in base ai dati del Censis, i Tg restano il principale mezzo per orientare il voto, soprattutto tra i meno istruiti (il dato è del 76 per cento), i pensionati (78,7) e le casalinghe (74,1). Al secondo posto ancora la tv, con i programmi di approfondimento come Porta a porta, Anno Zero, Ballarò ed altri, dai quali dipendono le scelte del 30% circa degli elettori (con perso specifico rispettivamente pari al 44%, 29,4% e 11,3%).
L’identikit di questi ultimi? Soprattutto persone con un grado maggiore di istruzione e residenti nelle città con più di 100mila abitanti, mentre i giovani risultano meno coinvolti da questi format televisivi. I canali satellitari o digitali specializzati in informazione, invece, sono stati seguiti dal 6,6 per cento degli italiani, soprattutto maschi e più istruiti.
Bene, scusatemi per la digressione che però è assolutamente necessaria allo sviluppo della mia analisi: chiediamoci adesso per che motivo l'efficiente Minzolini, oltre che a commettere un reato chiamando immediatamente la presidenza del consiglio dei ministri dopo la sua deposizione a Trani (atto che va contro ogni deontologia professionale oltre che dimostrare di chi sia dipendente questo "giornalista") compia una vera e propria truffa nei confronti di chi gli paga lo stipendio (ufficiale).
Tenete conto che lo share del TG1 negli ultimi mesi ha conosciuto una sostanziale costanza di ascolti, mentre il numero complessivo delle persone che riescono a reggerlo diminuisce costantemente.
In altri termini, la gente, disponendo ora di numerosi canali digitali e satellitari, procede alla visione di programmi interessanti e snobba clamorosamente la spazzatura mediatica del TG1, ivi comprese le cialtronesche esibizioni chiamate "editoriali" che sarebbe più corretto definire "inserzioni a pagamento" (come del resto appare chiaro dopo la lettura delle trascrizioni delle telefonate fra Minzolini e Berlusconi).
Perché? La risposta l'avete tramite la facile analisi dei numeri sopra. La mera esistenza di un sassolino come "anno zero" causa a Berlusconi convulsioni nella sua logica di gestione assoluta dello strumento mediatico: se si considera che a "porta a porta" abbiamo avuto per svariate volte l'esperienza di vedere Berlusconi da solo con uno scendiletto che gli poneva domande concordate, mentre per contro nessun politico (?) dell'opposizione ha avuto questa possibilità.
In una nazione civile questa condizione avrebbe immediatamente generato uno scontro parlamentare di dimensioni inaudite, con politici incatenati ai banchi e scioperi della fame multipli. In Italia no, pare che per l'opposizione la difesa della par condicio sia un optional. Del resto "Berlusconi lo sa fin dal '94 che non gli avremmo toccato le televisioni."
Caro Violante, ci faccia un favore: legga. Legga il tafanus e scoprirà che la gestione personalistica di 6 TV su 7 permette anche al più squallido piazzista di fare la figura del grande statista. Anzi, nascondendo la verità sulla "ripresa in via di partenza" che in realtà è l'anticamera del default, ci fa pure la figura del grande economista.
Chiederemo a Scodinzolini (che naturalmente comunicherà al capo che gli abbiamo posto queste domande) se ci si debba fidare del "migliore presidente del consiglio degli ultimi 150 anni" oppure di premi Nobel come Paul Krugman che paventa per l'Italia del conducator un rischio default di proporzioni devastanti. Ricordatevi: se questi imbecilli fanno saltare la cassa, addio pensioni, trattamento sanitario nazionale, stipendi per i dipendenti pubblici, e chi più ne ha ne metta.
E se quel momento dovesse arrivare, suggerite caldamente al nanetto di tenersi lontano da piazzale Loreto: rischierebbe di trovarsi Bondi fra i più esagitati detrattori.
Ovviamente il peso elettorale legato all'uso dello strumento TV è elevatissimo, basti valutare questa “verità” evidenziata da un’indagine del Censis che ha analizzato quali siano i principali mezzi di informazione utilizzati dagli italiani per formarsi un’opinione sull’offerta politica. L'analisi del Censis certifica che il 56,3% degli italiani decida il proprio voto tramite i TG, ed in particolare per il 49% dal TG1, per il 29,3% dal TG5, per il 4,5% dal TG2, per il 3,9% dal TG3, per il 2,7% dal TG di rete 4 e per parti inferiori dagli altri TG televisivi.
Questo mentre solo un quarto degli elettori si affida ai giornali, uno su dieci per informarsi ha letto il materiale dei partiti, mentre Internet rappresenta la fonte di informazione per una fetta ancora minoritaria del corpo elettorale (circa il 4%), eccetto che tra i giovani (dove la percentuale di informati sale a oltre il 17%). Va detto che il numero degli elettori che usano la rete per formarsi un'opinione è in drammatico incremento: dal 2005 al 2010 il valore è pari al 440% (e qui si spiegano alcuni "editti" contro internet... della serie imbavagliamo un sistema virtualmente incontrollabile prima che ci travolga).
Nella campagna per le elezioni europee il 69,3% degli elettori si è informato attraverso le notizie e i commenti trasmessi dal piccolo schermo, per scegliere chi votare. Nello specifico, in base ai dati del Censis, i Tg restano il principale mezzo per orientare il voto, soprattutto tra i meno istruiti (il dato è del 76 per cento), i pensionati (78,7) e le casalinghe (74,1). Al secondo posto ancora la tv, con i programmi di approfondimento come Porta a porta, Anno Zero, Ballarò ed altri, dai quali dipendono le scelte del 30% circa degli elettori (con perso specifico rispettivamente pari al 44%, 29,4% e 11,3%).
L’identikit di questi ultimi? Soprattutto persone con un grado maggiore di istruzione e residenti nelle città con più di 100mila abitanti, mentre i giovani risultano meno coinvolti da questi format televisivi. I canali satellitari o digitali specializzati in informazione, invece, sono stati seguiti dal 6,6 per cento degli italiani, soprattutto maschi e più istruiti.
Bene, scusatemi per la digressione che però è assolutamente necessaria allo sviluppo della mia analisi: chiediamoci adesso per che motivo l'efficiente Minzolini, oltre che a commettere un reato chiamando immediatamente la presidenza del consiglio dei ministri dopo la sua deposizione a Trani (atto che va contro ogni deontologia professionale oltre che dimostrare di chi sia dipendente questo "giornalista") compia una vera e propria truffa nei confronti di chi gli paga lo stipendio (ufficiale).
Tenete conto che lo share del TG1 negli ultimi mesi ha conosciuto una sostanziale costanza di ascolti, mentre il numero complessivo delle persone che riescono a reggerlo diminuisce costantemente.
In altri termini, la gente, disponendo ora di numerosi canali digitali e satellitari, procede alla visione di programmi interessanti e snobba clamorosamente la spazzatura mediatica del TG1, ivi comprese le cialtronesche esibizioni chiamate "editoriali" che sarebbe più corretto definire "inserzioni a pagamento" (come del resto appare chiaro dopo la lettura delle trascrizioni delle telefonate fra Minzolini e Berlusconi).
Perché? La risposta l'avete tramite la facile analisi dei numeri sopra. La mera esistenza di un sassolino come "anno zero" causa a Berlusconi convulsioni nella sua logica di gestione assoluta dello strumento mediatico: se si considera che a "porta a porta" abbiamo avuto per svariate volte l'esperienza di vedere Berlusconi da solo con uno scendiletto che gli poneva domande concordate, mentre per contro nessun politico (?) dell'opposizione ha avuto questa possibilità.
In una nazione civile questa condizione avrebbe immediatamente generato uno scontro parlamentare di dimensioni inaudite, con politici incatenati ai banchi e scioperi della fame multipli. In Italia no, pare che per l'opposizione la difesa della par condicio sia un optional. Del resto "Berlusconi lo sa fin dal '94 che non gli avremmo toccato le televisioni."
Caro Violante, ci faccia un favore: legga. Legga il tafanus e scoprirà che la gestione personalistica di 6 TV su 7 permette anche al più squallido piazzista di fare la figura del grande statista. Anzi, nascondendo la verità sulla "ripresa in via di partenza" che in realtà è l'anticamera del default, ci fa pure la figura del grande economista.
Chiederemo a Scodinzolini (che naturalmente comunicherà al capo che gli abbiamo posto queste domande) se ci si debba fidare del "migliore presidente del consiglio degli ultimi 150 anni" oppure di premi Nobel come Paul Krugman che paventa per l'Italia del conducator un rischio default di proporzioni devastanti. Ricordatevi: se questi imbecilli fanno saltare la cassa, addio pensioni, trattamento sanitario nazionale, stipendi per i dipendenti pubblici, e chi più ne ha ne metta.
E se quel momento dovesse arrivare, suggerite caldamente al nanetto di tenersi lontano da piazzale Loreto: rischierebbe di trovarsi Bondi fra i più esagitati detrattori.
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