Embè? Narreranno gli storici che fu questa la incisiva reazione del direttore del principale tg alla notizia che il suo filo diretto con il capo del governo era stato rivelato da un'inchiesta della magistratura di Trani, segnando una svolta epocale: dai giornalisti embedded ai direttori "embè".
Primavera 2010, alla vigilia di un voto decisivo, l'Italia vive la campagna elettorale più pazza del mondo. I talk show politici? Eliminati quelli del servizio pubblico, con i conduttori in piazza per farsi sentire. Dimezzati, almeno in una prima fase, quelli delle tv private, con gli anchormen costretti a estrarre la paletta della polizia se uno degli ospiti, per avventura, si azzarda a nominare un politico o un partito candidati. Intanto, da Trani arrivano le intercettazioni del premier con gli uomini delle autorità di garanzia, con il direttore generale della tv pubblica, con il numero uno del tg più importante, da lui chiamato, confidenzialmente, "direttorissimo". Il presidente del Consiglio, candidato al Potere Assoluto, impazza nei tg e nei giornali radio, di sua proprietà diretta o indiretta. E affida ai fedelissimi la propaganda del suo Verbo.
Al confronto Alessandro Pavolini, il ministro fascista della Cultura Popolare, l'inventore delle veline di regime, sembra un moderato. Lui almeno nelle sue note di servizio ordinava: "Nelle cronache di calcio mai attaccare gli arbitri". Loro, gli arbitri li fanno a pezzi. I moschettieri della Disinformazione. I Promotori della Falsità. Gli Uomini Embè.
TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE
Augusto Minzolini - Direttore del Tg1, in dieci mesi è diventato il Portavoce ufficiale del governo, scalzando Paolo Bonaiuti che un tempo lo sottovalutava e lo chiamava Augustarello. Ora è lui a discutere gli editoriali con il Cavaliere in cambio di una coccola: "Direttorissimo...". È lui che esce dalla procura di Trani dopo un interrogatorio e avvisa subito Palazzo Chigi di aver ricevuto domande su Berlusconi, non sapendo di essere intercettato. "I magistrati hanno fatto con lui quello che lui faceva con i politici. Li chiamava "solo per capire, non scrivo nulla..." e poi scriveva tutto", racconta un suo amico. Bei tempi, quando Minzo attraversava come uno squalo i mari del Transatlantico, secondo l'immagine di Guido Quaranta, un simpatico ribaldo sempre a caccia di notizie. Adesso le notizie (di reato) le spiffera lui, al Cavaliere, e al tg le mette nel cassetto, divide la redazione tra fedelissimi da premiare e ribelli da punire (il caporedattore macchina Massimo De Strobel rimosso dopo il rifiuto di firmare una lettera di solidarietà con la direzione), trasforma come per magia le prescrizioni in assoluzioni e si paragona ai martiri del fascismo: "Qualcuno vorrebbe cacciarmi a pedate, un linguaggio che Mussolini usò con Giovanni Amendola. C'è chi vuole un direttore dimezzato, ma io non lo sarò mai". Vero: il suo tg è a disposizione totale.
Giancarlo Innocenzi - Membro dell'Authority sulle comunicazioni, è l'uomo degli Affari riservati. Lo avevamo lasciato nell'inchiesta di Napoli che provava ad agganciare il senatore dell'Ulivo Willer Bordon per convincerlo a votare contro il governo Prodi in cambio di un ruolo per la moglie nella fiction 'Incantesimo'. L'Agcom lo deferì al comitato etico, mai riunito per la scomparsa del presidente, Leopoldo Elia. Lo ritroviamo nelle intercettazioni di Trani, questa volta con il compito di chiudere Annozero di Michele Santoro e evitare che Eugenio Scalfari e Ezio Mauro siano ospiti da Serena Dandini. Con il Cavaliere dell'Amore sempre più spazientito per l'incapacità del sottopancia. Chiamate alle otto del mattino. Sfuriate ("Fate schifo", "Siete una barzelletta", "Che cazzo state a fare tutti quanti"). Minacce ("Sono io ad averti messo in quel posto"). Per difendersi il povero Innocenzi si appella a Gianni Letta. E si sfoga con il figlio: "Berlusconi mi manda a fare in culo ogni tre ore". Una vita infernale.
Mauro Masi - Direttore generale della Rai, si definisce "giurista istituzionale", cosa vuole dire non si sa, ma è coerente con il suo tratto spagnoleggiante. Il giurista in grisaglia viene travolto dalle richieste berlusconiane e prova a difendersi: "Stiamo aggiustando tutto, in Rai. Stiamo facendo tutto il possibile, abbiamo mandato via Ruffini". Ma Ruffini non basta, Berlusconi vuole Santoro, e allora Masi ricorre alla geografia: "Non funziona così neanche nello Zimbabwe!". Forse però nel paese africano almeno i talk show in periodo elettorale vanno in onda, mentre Masi ha messo il bavaglio a tutta la Rai. E prepara la prossima nomina: la sostituzione di Massimo Liofredi alla direzione di RaiDue con Gianvito Lomaglio, vice-direttore di RaiUno, portavoce del sindaco Psi Paolo Pillitteri all'epoca della Milano da Bere. E di Tangentopoli.
Alessio Gorla - Nel '94, l'anno zero dell'era di Silvio, è stato il primo responsabile immagine di Forza Italia. Con questo curriculum è stato nominato direttore alle risorse in Rai e poi consigliere di amministrazione. Vorrebbe il posto di Masi, sogno che lo divide dall'altro forzista del cda, Antonio Verro.
Fabrizio Casinelli - Ex deejay, ex assistente di Bonaiuti a Palazzo Chigi, addetto al controllo di giornalisti e fotografi durante le conferenze del Cavaliere, è diventato capo ufficio stampa della Rai, al posto del mitico Giuseppe Nava, anche se in viale Mazzini giurano di non saperne nulla. Esordio all'insegna del sobrio distacco dall'incarico precedente: "Berlusconi? Non ha una, ma dieci marce in più".
Niccolò Ghedini - Avvocato del premier, deputato. È lui a dare la linea sulle vicende giudiziarie di Berlusconi che andrà ripetuta dai tg. E Innocenzi se la prende con lui per i suoi guai con Silvio: "Il problema è che Ghedini rompe il cazzo". Il Comunicatore Finale.
Vittorio Feltri - Il vero Direttorissimo del Pdl, l'interprete degli animal spirits berlusconiani. Minzolini si occupa del consenso, lui sul "Giornale" martella il dissenso. Olio di inchiostro per i critici, tipo il direttore di "Avvenire" Dino Boffo, killerato senza pietà. E bastonate contro i tiepidi del Pdl che non si allineano al Verbo del Capo. Bersaglio preferito: Gianfranco Fini. Da richiamare all'ordine. O fucilare per diserzione.
Daniele Capezzone - Propagandista del PDL h.24, quattro dichiarazioni al giorno, cinque il 13 marzo che era domenica e si potevano intasare le agenzie: per dire che Di Pietro istiga i Tartaglia, che Bersani è un apprendista stregone e che Minzolini è ineccepibile. Finite le dichiarazioni, ripete i concetti compito come un chierichetto davanti al tg. Dell'ineccepibile Minzolini, ovvio.
Giorgio Stracquadanio - Deputato del Pdl, animatore del sito 'Il Predellino'. Non se lo fila nessuno, Bonaiuti lo detesta, ma lui continua imperterrito nella sua battaglia. Per riportare il berlusconismo alla limpieza de sangre, la purezza delle origini.
Antonio Palmieri - Mite deputato del Pdl, ignoto alle masse ma nel cuore del Capo. Ha raccolto i messaggi arrivati a Berlusconi dopo la statuetta di piazza Duomo, ora pubblicati dalla Mondadori di casa Arcore. In copertina, l'immaginetta del Premier Offeso e il titolo evangelico: "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Un oggetto di culto, una lettura edificante da consigliare in questa quaresima pre-elettorale: perché i tg non ci hanno ancora pensato?
(di Marco Damilano - l'Espresso)
Alessio Gorla - Nel '94, l'anno zero dell'era di Silvio, è stato il primo responsabile immagine di Forza Italia. Con questo curriculum è stato nominato direttore alle risorse in Rai e poi consigliere di amministrazione. Vorrebbe il posto di Masi, sogno che lo divide dall'altro forzista del cda, Antonio Verro.
Fabrizio Casinelli - Ex deejay, ex assistente di Bonaiuti a Palazzo Chigi, addetto al controllo di giornalisti e fotografi durante le conferenze del Cavaliere, è diventato capo ufficio stampa della Rai, al posto del mitico Giuseppe Nava, anche se in viale Mazzini giurano di non saperne nulla. Esordio all'insegna del sobrio distacco dall'incarico precedente: "Berlusconi? Non ha una, ma dieci marce in più".
Niccolò Ghedini - Avvocato del premier, deputato. È lui a dare la linea sulle vicende giudiziarie di Berlusconi che andrà ripetuta dai tg. E Innocenzi se la prende con lui per i suoi guai con Silvio: "Il problema è che Ghedini rompe il cazzo". Il Comunicatore Finale.
Vittorio Feltri - Il vero Direttorissimo del Pdl, l'interprete degli animal spirits berlusconiani. Minzolini si occupa del consenso, lui sul "Giornale" martella il dissenso. Olio di inchiostro per i critici, tipo il direttore di "Avvenire" Dino Boffo, killerato senza pietà. E bastonate contro i tiepidi del Pdl che non si allineano al Verbo del Capo. Bersaglio preferito: Gianfranco Fini. Da richiamare all'ordine. O fucilare per diserzione.
Daniele Capezzone - Propagandista del PDL h.24, quattro dichiarazioni al giorno, cinque il 13 marzo che era domenica e si potevano intasare le agenzie: per dire che Di Pietro istiga i Tartaglia, che Bersani è un apprendista stregone e che Minzolini è ineccepibile. Finite le dichiarazioni, ripete i concetti compito come un chierichetto davanti al tg. Dell'ineccepibile Minzolini, ovvio.
Giorgio Stracquadanio - Deputato del Pdl, animatore del sito 'Il Predellino'. Non se lo fila nessuno, Bonaiuti lo detesta, ma lui continua imperterrito nella sua battaglia. Per riportare il berlusconismo alla limpieza de sangre, la purezza delle origini.
Antonio Palmieri - Mite deputato del Pdl, ignoto alle masse ma nel cuore del Capo. Ha raccolto i messaggi arrivati a Berlusconi dopo la statuetta di piazza Duomo, ora pubblicati dalla Mondadori di casa Arcore. In copertina, l'immaginetta del Premier Offeso e il titolo evangelico: "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Un oggetto di culto, una lettura edificante da consigliare in questa quaresima pre-elettorale: perché i tg non ci hanno ancora pensato?
(di Marco Damilano - l'Espresso)
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[Un imperdibile articolo dell'amico Gennaro Carotenuto su "Giornalismo Partecipativo]
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