Egregio Presidente,
giusto ieri ho fatto una lunga chiacchierata con un industriale del famoso "nord est" che mi ha confessato che se le cose non girano in fretta per la fine dell'anno i cucchiaini ci serviranno per raccogliere quel che resta delle aziende più che per mangiare. Curiosamente, invece che di questa situazione alquanto preoccupante, i TG si occupano dello "scandalo" della mancata ammissione delle liste legate al PDL in Lazio ed in Lombardia, dove peraltro una legge dello stato (che evidentemente ha scarso valore dalle parti di Arcore) impedirebbe al governatore Formigoni di presentarsi per la quarta volta.
Transeat, anche se francamente sarebbe ora di fare qualche distinguo relativamente alla situazione politica odierna che, beninteso, è davanti agli occhi di tutti.
Premesso che condivido al 100% il punto di vista negativo relativo al cosiddetto impeachment (sostanzialmente impossibile in quanto costituzionalmente non previsto, e ciò andrebbe spiegato a Di Pietro, non foss'altro in quanto ex magistrato) va detto che lei, signor presidente, in prima istanza ha espresso un punto di vista politico sostanzialmente perfetto, traducibile in soldoni nel concetto "ragazzi, posto che questi del PDL abbiano fatto una stupidaggine, vedete di trovare una soluzione politica che salvi capra e cavoli sedendovi a tavolino e servendo una leggina che risolva il problema", e che la risposta di Bersani e Di Pietro è stata immediatamente affermativa, comunicando la disponibilità a trovare un accordo.
Come lei ben sa gli accordi, in politica, sono sostanzialmente una soluzione cerchiobottistica che dietro alla soluzione di un problema trovano la strada per delle concessioni ottenute in cambio del favore fornito.
Possiamo anche decidere di chiamare "inciucio" questa scelta, ma oggettivamente si tratta di normale amministrazione, in una democrazia: solo che in questo caso, al di là delle frasi gravissime profferite dall'attuale ministro della difesa ("non rispondiamo delle nostre azioni"), che in altre nazioni ne avrebbero portato all'arresto, l'esecutivo ha trovato opportuno procedere alla "regolarizzazione" dell'affaire liste con un decreto legge non già condiviso, ma frutto di una scelta di prepotenza e, ahimè, chiaramente anticostituzionale, oltre che in chiara opposizione ad una legge dello stato che vieta la delibera del governo su argomenti elettorali (essendo queste di esclusiva competenza delle regioni...).
Sarebbe stato semplice sedersi a tavolino con l'opposizione, deliberare un decreto legge condiviso che sarebbe stato chiaramente visto con bonarietà dalla maggioranza dei cittadini Italiani
La storia recente la conosciamo tutti: si è scelta la prova di forza, che permette di continuare sulla falsariga di una strafottenza che confina con comportamenti antidemocratici e totalitari, e si delibera un decreto legge "urgente" infarcito di veri e propri orrori costituzionali.
Egregio presidente, dopo il DL che lei ha aiutato a scrivere, sul sito del Quirinale lei ha risposto a due elettori affermando che "Non era sostenibile che (alle elezioni regionali, ndr) potessero non partecipare, nella più grande regione italiana, il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano"
Signor presidente, un piccolo appunto: la Costituzione Italiana, all'articolo 3, scrive "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
So che la cosa le apparrà sorprendente, ma vede, da queste parti siamo abituati a leggere, e perdipiù anche a capire ciò che leggiamo: e, ahimè, ciò che lei ha scritto si scontra violentemente contro la costituzione di cui lei è il primo custode. Se errori sono stati commessi, allora delle due l'una: TUTTE le liste, a priori paritetiche dal punto di vista politico prima delle elezioni, devono poter ottenere una dispensa relativa alle pastoie burocratiche ed a eventuali errori, oppure il contrario. La giustificazione che "un errore burocratico non fosse sostenibile per la lista maggioritaria" non fa che acuire i miei dubbi sulle logiche democratiche che i buffoni al potere ritengono ad oggi valide.
Vede, signor presidente, se non mettiamo su un piano di parità tutti i cittadini Italiani, l'effetto immediato sarà quello profetizzato da George Orwell ne "La fattoria degli animali", dove si dice "tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri".
Egregio presidente, si faccia e (soprattutto) ci faccia un favore: se ritiene che la sua figura sia esclusivamente quella di un mero notaio, valuti la situazione drammatica che si è venuta a creare durante il suo settennato, e si chieda se questa spinta non sia in qualche maniera da attribuire a qualche sua mancata presa di posizione.
Si ricordi, signor presidente, che la sua funzione, storicamente di garanzia democratica, Le permette di non promulgare leggi chiaramente devastanti dal punto di vista giuridico dandone ragione alle camere: la sua immediata controfirma dei due cosiddetti "lodi", evidentemente contrastanti con l'articolo 3 della costituzione, dà voce alla parte di Italiani (preponderante, come anche lei ben saprà) disgustati dalla politica tronfia e autoreferenziale.
Signor presidente, si ricordi che il Popolo Italiano ha una enorme fiducia nella sua funzione: il ritrovarsi senza un punto di riferimento sta dilaniando l'Italia in maniera peggiore di tante leggi porcata scritte da un governo chiaramente più attento ai propri interessi che a quelli della comunità. Comunità che lei ha l'onore ma soprattutto l'onere di garantire contro una deriva democratica giorno dopo giorno più evidente: dopo Jan Palach non abbandoni anche gli Italiani.
Axel
giusto ieri ho fatto una lunga chiacchierata con un industriale del famoso "nord est" che mi ha confessato che se le cose non girano in fretta per la fine dell'anno i cucchiaini ci serviranno per raccogliere quel che resta delle aziende più che per mangiare. Curiosamente, invece che di questa situazione alquanto preoccupante, i TG si occupano dello "scandalo" della mancata ammissione delle liste legate al PDL in Lazio ed in Lombardia, dove peraltro una legge dello stato (che evidentemente ha scarso valore dalle parti di Arcore) impedirebbe al governatore Formigoni di presentarsi per la quarta volta.
Transeat, anche se francamente sarebbe ora di fare qualche distinguo relativamente alla situazione politica odierna che, beninteso, è davanti agli occhi di tutti.
Premesso che condivido al 100% il punto di vista negativo relativo al cosiddetto impeachment (sostanzialmente impossibile in quanto costituzionalmente non previsto, e ciò andrebbe spiegato a Di Pietro, non foss'altro in quanto ex magistrato) va detto che lei, signor presidente, in prima istanza ha espresso un punto di vista politico sostanzialmente perfetto, traducibile in soldoni nel concetto "ragazzi, posto che questi del PDL abbiano fatto una stupidaggine, vedete di trovare una soluzione politica che salvi capra e cavoli sedendovi a tavolino e servendo una leggina che risolva il problema", e che la risposta di Bersani e Di Pietro è stata immediatamente affermativa, comunicando la disponibilità a trovare un accordo.
Come lei ben sa gli accordi, in politica, sono sostanzialmente una soluzione cerchiobottistica che dietro alla soluzione di un problema trovano la strada per delle concessioni ottenute in cambio del favore fornito.
Possiamo anche decidere di chiamare "inciucio" questa scelta, ma oggettivamente si tratta di normale amministrazione, in una democrazia: solo che in questo caso, al di là delle frasi gravissime profferite dall'attuale ministro della difesa ("non rispondiamo delle nostre azioni"), che in altre nazioni ne avrebbero portato all'arresto, l'esecutivo ha trovato opportuno procedere alla "regolarizzazione" dell'affaire liste con un decreto legge non già condiviso, ma frutto di una scelta di prepotenza e, ahimè, chiaramente anticostituzionale, oltre che in chiara opposizione ad una legge dello stato che vieta la delibera del governo su argomenti elettorali (essendo queste di esclusiva competenza delle regioni...).
Sarebbe stato semplice sedersi a tavolino con l'opposizione, deliberare un decreto legge condiviso che sarebbe stato chiaramente visto con bonarietà dalla maggioranza dei cittadini Italiani
La storia recente la conosciamo tutti: si è scelta la prova di forza, che permette di continuare sulla falsariga di una strafottenza che confina con comportamenti antidemocratici e totalitari, e si delibera un decreto legge "urgente" infarcito di veri e propri orrori costituzionali.
Egregio presidente, dopo il DL che lei ha aiutato a scrivere, sul sito del Quirinale lei ha risposto a due elettori affermando che "Non era sostenibile che (alle elezioni regionali, ndr) potessero non partecipare, nella più grande regione italiana, il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano"
Signor presidente, un piccolo appunto: la Costituzione Italiana, all'articolo 3, scrive "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
So che la cosa le apparrà sorprendente, ma vede, da queste parti siamo abituati a leggere, e perdipiù anche a capire ciò che leggiamo: e, ahimè, ciò che lei ha scritto si scontra violentemente contro la costituzione di cui lei è il primo custode. Se errori sono stati commessi, allora delle due l'una: TUTTE le liste, a priori paritetiche dal punto di vista politico prima delle elezioni, devono poter ottenere una dispensa relativa alle pastoie burocratiche ed a eventuali errori, oppure il contrario. La giustificazione che "un errore burocratico non fosse sostenibile per la lista maggioritaria" non fa che acuire i miei dubbi sulle logiche democratiche che i buffoni al potere ritengono ad oggi valide.
Vede, signor presidente, se non mettiamo su un piano di parità tutti i cittadini Italiani, l'effetto immediato sarà quello profetizzato da George Orwell ne "La fattoria degli animali", dove si dice "tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri".
Egregio presidente, si faccia e (soprattutto) ci faccia un favore: se ritiene che la sua figura sia esclusivamente quella di un mero notaio, valuti la situazione drammatica che si è venuta a creare durante il suo settennato, e si chieda se questa spinta non sia in qualche maniera da attribuire a qualche sua mancata presa di posizione.
Si ricordi, signor presidente, che la sua funzione, storicamente di garanzia democratica, Le permette di non promulgare leggi chiaramente devastanti dal punto di vista giuridico dandone ragione alle camere: la sua immediata controfirma dei due cosiddetti "lodi", evidentemente contrastanti con l'articolo 3 della costituzione, dà voce alla parte di Italiani (preponderante, come anche lei ben saprà) disgustati dalla politica tronfia e autoreferenziale.
Signor presidente, si ricordi che il Popolo Italiano ha una enorme fiducia nella sua funzione: il ritrovarsi senza un punto di riferimento sta dilaniando l'Italia in maniera peggiore di tante leggi porcata scritte da un governo chiaramente più attento ai propri interessi che a quelli della comunità. Comunità che lei ha l'onore ma soprattutto l'onere di garantire contro una deriva democratica giorno dopo giorno più evidente: dopo Jan Palach non abbandoni anche gli Italiani.
Axel
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