"...Il governo ha fatto tantissimo contro la criminalità organizzata: "Abbiamo superato le 500 operazioni di polizia giudiziaria, che hanno portato a quasi 5000 arresti di presunti appartenenti a organizzazioni criminali". Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa con il titolare del Viminale, Roberto Maroni, a Palazzo Chigi, rivendica i risultati, sferrando un affondo contro chi, in tv e in libreria, affronta il tema della criminalità. Berlusconi sottolinea che "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta" anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come "le serie della Piovra" e in generale "la letteratura, Gomorra (di Roberto Saviano ndr) e tutto il resto". [Repubblica, 16 Aprile]
La risposta di Saviano non si fa attendere. Il giorno dopo la sortita di papi, Saviano inizia la sua risposta con le seguenti parole:
"...Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di "supporto promozionale alle cosche". Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d'Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt'ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire. è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un'espressione ancor prima di divenire il nome di un'organizzazione. Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?..." [vedi lettera completa di Saviano]
La lettera di Saviano procede con questi toni (civili) e con queste argomentazioni (non revocabili in dubbio). Poteva finire qui? Si, poteva. Magari con l'aggiunta dell'abituale "sono stato frainteso, grazie all'opera di disinformazione della stampa comunista" da parte di papi.
Invece no. Lei, Signora, ha sentito l'irresistibile impulso a scendere in campo (ma capita mai, a voi Berlusconi, di trattenervi dallo "scendere in campo"?), nelle vesti di avvocato d'ufficio di papi. A volte, mi creda, tacere è più generoso e più saggio che parlare. "Un bel tacer non fu mai scritto", scolpiva nel XVIII secolo tale Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi, meglio noto come Metastasio. Lei invece ormai si sente "figlia d'arte", vittima della "coazione a ripetere" ciò che papi afferma. Papi ha ragione. Papi ha SEMPRE ragione. Qualora i fatti dovessero differire dalle parole di papi, che siano i fatti ad adeguarsi alle parole di papi.
Signora, "mi consenta": la vita funziona in un altro modo. Lasci quindi anche a noi il diritto (che lei ha attribuito a se stessa) di avere delle opinioni, e di fare delle critiche, persino in dissenso dalle sue. Premetto che - opinione personale, of course - questa sua difesa d'ufficio dell'operato di papi fa il paio con quella, abbastanza incomprensibile (per usare un eufemismo), fatta dopo la richiesta di divorzio avanzata dalla Signora Veronica Lario, stanca di ciò che la stessa ha definito "malattia" (per la quale noi ipotizziamo - confortati dal parere di illustri psichiatri - trattarsi di "sexual addiction"). Il suo schierarsi al fianco di papi, senza se e senza ma, l'ho trovato sorprendente.
Ho trovato una parvenza si spiegazione solo pensando agli assetti societari, ed alle problematiche legate alla futura spartizione della "robba". Metà a due figli, e l'altra metà da dividere fra gli altri tre figli, è indubbiamente un buon affare (per i due figli, non per i tre). A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina, diceva il saggio aforista Giulio Andreotti, che di certe cose era un grande intenditore. Parere personale, of course, ma spesso, seguendo l'odore dei soldi, si arriva alla meta meglio e prima che seguendo certi "ragggionamendi", che sono riassunti nella [sua lettera aperta] a Repubblica, ma di fatto rivolta a Saviano, ci sembra.
Noi la riprendiamo integralmente, questa lettera, chiosandola con nostre considerazioni, che lei avrà la bontà di accettare come opinioni personali e critiche legittime, esattamente come ha chiesto a noi e a Saviano di fare con la sua lettera.
La lettera di Marina Berlusconi a Saviano, tramite il postino Ezio Mauro
Gentile direttore,
la lettera di Roberto Saviano sulla Repubblica di ieri, in replica ad alcuni giudizi di mio padre sul "supporto promozionale" che serie tv come "La piovra" e libri come "Gomorra" fornirebbero alle mafie, mi impone una risposta. Innanzitutto perché mi ha profondamente colpito la reazione di Saviano di fronte a quella che era né più né meno che una critica. Una critica che può anche non essere condivisa, ma che, come tutte le opinioni, è più che legittima. E quando dico "tutte le opinioni" intendo davvero tutte, comprese quelle, piaccia o non piaccia, del presidente del Consiglio.
E comprese anche le nostre, Signora, oso sperare.
Voglio anticipare subito che è una critica con la quale concordo.
Non abbiamo mai avuto il minimo dubbio, in proposito.
Credo che nessuno si sogni nemmeno lontanamente di pensare che sulle mafie si debba tacere. Al contrario. Sappiamo tutti quanto abbia pesato e pesi l'omertà nella lotta alla criminalità organizzata e quanto sia importante rompere il muro del silenzio. Ma certo una pubblicistica a senso unico non è il sostegno più efficace per l'immagine del nostro Paese.
Signora mia, Saviano, e le migliaia di scrittori e giornalisti che hanno denunciato in tutto il mondo le porcherie della mafia, non sono il virus della mafia, sono il termometro che scopre e misura la malattia. Si concentri, e non faccia confusione.
Saviano scrive che l'Italia ha la migliore legislazione antimafia del mondo, ma da cittadina italiana penso che tutti dovremmo essere fieri anche del fatto che il governo guidato da mio padre ha ottenuto sul fronte della lotta alle mafie risultati clamorosi, forse mai raggiunti prima. E questo non lo dico io, lo dicono i fatti, gli arresti, i sequestri di patrimoni sporchi.
Signora mia, ancora una volta: non facciamo confusione. Non è papi ad aver condotto una "lotta dura senza paura" alla mafia. I successi vengono da lontano, e non sono la medaglietta di papi o di Maroni. Sono i magistrati che aprono e conducono inchieste. Quelle decine e decine di magistrati ammazzati come cani. Sono i poliziotti che conducono le indagini ordinate da quei magistrati. Sono le decine di poliziotti delle scorte, morti ammazzati anche loro. Sono quei magistrati che hanno condotto volontariamente una vita blindata (i Caselli, gli Ayala, le Bocassini); tutta gente che papi detesta cordialmente, senza neanche il buon gusto di nascondere questa sua antipatia. Quelli che Sciascia, che ho sempre cordialmente disistimato, chiamava dispregiativamente "i professionisti dell'antimafia". Sono stati scovati, nel 99% dei casi, attraverso quelle intercettazioni telefoniche ed ambientali che papi vorrebbe rendere difficili o impossibili. Che senso ha autorizzare le intercettazioni solo DOPO la emersione di gravi indizi di colpevolezza, emersi per altre vie? Che senso ha la legge secondo la quale i parlamentari possono essere intercettati, ma bisogna "avvertirli prima"? Andiamo! Siamo seri!
"Quando c'è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l'allarme"? si chiede retoricamente Saviano su Repubblica. A me pare che il governo non solo non lasci fuggire nessuno, ma si applichi anzi ad un'altra attività non secondaria: quella di spegnerle, le fiamme. Parlare di più anche di questi successi sicuramente aiuterebbe a cancellare quella assurda equazione che troppo spesso viene applicata all'estero: Italia uguale mafia.
Parliamone, di questi successi, ma attribuiamoli alle persone giuste, non a chi se me gloria dopo aver tentato di tarpare le ali con ogni mezzo a chi questi successi ha ottenuto. Spegnere le fiamme? Andiamo, signora Mia! Lei è stata accompagnata per anni a scuola a un tale che si chiamava Vittorio Mangano, pluriomicida, assunto in casa sua da papi, non si sa bene se come stalliere, amministratore o "polizza d'assicurazione", da tale Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni e mezzo di galera per mafia, e per il quale in appello la richiesta è stata incrementata fino ad 11 anni. Dell'Utri, salvato dalla galera da Papi che lo ha assunto come Senatore. Dell'Utri, di cui sono ed erano notissimi i rapporti con mafiosi di vario livello, e con "chiacchierati imprenditori" come i Rapisarda. Dell'Utri, sul quale le "toghe Rosse" hanno acquisito prove documentali che sapesse chi era Vittorio Mangano, quando lo ha portato ad Arcore. E quindi siete voi Berlusconi i "pompieri" e "coloro che danno l'allarme"? E' papi che anni fa dichiarò pubblicamente che la mafia riguardava qualche decina di criminali comuni? E' sempre papi, con in tasca la tessera della P2?
Personalmente, la penso così. E questo, è ovvio, poco importa. Ma sono anche presidente del gruppo Mondadori, che Saviano tira ampiamente in ballo. E lo fa in un modo su cui non posso tacere. La Mondadori fa capo alla mia famiglia da vent'anni. In questi venti anni abbiamo sempre assicurato, com'è giusto e doveroso, secondo il nostro modo di intendere il ruolo dell'editore, il più assoluto rispetto delle opinioni di tutti gli autori e della loro libertà d'espressione. A cominciare, in una collaborazione che mi è parsa reciprocamente proficua, da Roberto Saviano. Il quale ce ne dà atto, scrivendo di aver sempre pensato che la Mondadori "avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse". Salvo poi aggiungere che dopo le parole di mio padre "non so se sarà più così". E perché? Che cosa è cambiato? Silvio Berlusconi non può permettersi di criticare un'opera edita dalla Mondadori, la quale naturalmente continua ad avere la più totale e piena libertà di fare le scelte editoriali che ritiene più opportune? Questo non è forse un bell'esempio di dialettica democratica? Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura. Ma in questo modo è lui stesso ad applicare una censura, non riconoscendo al presidente del Consiglio il diritto di criticare. E forse sottovaluta, e non di poco, l'autonomia di pensiero e di azione di quanti lavorano in Mondadori. Un'azienda nella quale ognuno, a cominciare dagli azionisti e dall'editore, la pensa come vuole. Un'azienda nella quale le scelte non sono guidate da valutazioni politiche ma da criteri esclusivamente editoriali e professionali.
SignoraMIa, cerchiamo di non dimenticare ciò che una volta era cronaca (opinabile) e adesso è Storia (non opinabile). Non dimentichi che la Mondadori, da vent'anni, "fa capo alla sua famiglia", sostengono alcune sentenze, grazie ad atti corruttivi esercitati su tale "giudice" Metta, attraverso l'esborso di mazzette. Lascio a lei il compito di ricordarci chi avrebbe pagato Metta, quanto, e perchè. Sta di fatto che attualmente la Fininvest (è della sua famiglia, se non erro...) è stata condannata a pagare 750 milioni di euro a Debenedetti per il danno patrimoniale subito, in questi vent'anni, per il mancato possesso di un'azienda - la Mondadori, per l'appunto - che legittimamente avrebbe dovuto finire nelle sue mani (lodo Mondadori), ed invece, grazie al giudice Metta, col quale qualcuno sembra sia stato MOLTO riconoscente, è finita nelle vostre mani. Quindi, ci faccia e si faccia un piacere: sulla Mondadori, stenda un pietoso velo di silenzio
Il gruppo Mondadori ha garantito a Saviano e a tutti gli altri suoi autori la massima libertà di espressione. Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo. Perché, da editori liberali quali siamo, consideriamo la libertà il valore supremo. Ma allo stesso tempo riteniamo che il diritto di esprimere il proprio pensiero, di approvare o di dissentire, non possa valere per alcuni e non per altri. Rivendico quindi anche per me questa libertà. Quando sentirò di dover formulare una critica, nemmeno io starò zitta. Mi pare un po' eccessivo prometterlo o addirittura giurarlo. Ma ci tengo a dirlo. E, sempre che mi sia consentito, anch'io, come Saviano, ad alta voce.
SignoraMia, nel ricordarci i suoi meriti da "editore liberale", bene farebbe a dsirci anche quanto ha guadagnato Saviano, e quanto ha guadagnato la Mondadori, grazie a Gomorra. Perchè vede, i bene informati dicono che quando ha scritto Gomorra Saviano era un esordiente. E che nel caso degli esordienti, la fetta più grossa della torta la prende l'editore. Ci faccia sapere, signora. Magari, col preventivo consenso di Saviano, pubblichi una scansione del contratto fatto a Saviano per Gomorra. Si sa solo che Gomorra ha venduto più di dieci milioni di copie in giro per il mondo. Ci faccia sapere quanto ha complessivamente incassato Saviano, con un contratto da esordiente), e quanto ha incassato la Mondadori (quella che da vent'anni è in mano a lei ed alla sua famiglia, ma che secondo i tribunali della Repubblica avrebbe dovuto essere in quelle di Debenedetti, se un signore non avesse corrotto il giudice Metta).
P.S.: Signoramia, in questa idiotissima diatriba sull'uovo e la gallina (e cioè sul fatto se sia Saviano a promuovere la mafia coi suoi scritti, o se sia la Mafia che fornisce materiale di scrittura a Saviano), vorrei ricordarle alcuni fatti e alcune date (...ah... questa consecutio temporum, troppo spesso trascurata da chi non riesce - o non vuole - separare i fatti dalle pugnette...):
-1) Il mafioso pluriomicida Vittorio Mangano arriva in villa, ad Arcore, nel 1973, quando non erano ignote le sue caratteristiche.
-2) Roberto Saviano nasce a Napoli nel 1979. Sei anni dopo l'inizio delle "frequentazioni" della famiglia Mangano con la famiglia Berlusconi.
Vede, signoramia? non è Saviano che ha creato Mangano. Sembrerebbe, guardando alle date, che sia Mangano ad aver creato Saviano. Un'ultima considerazione: oggi il Direttore di "Libri Trade Mondadori", Ricky Cavallero, ha sentito il bisogno di fare anche lui il [suo interventino], per farsi garante, con Saviano, della sua piena libertà di espressione. Ne siamo lieti, ma ci piacerebbe capire PERCHE' tanta attenzione, e tanto improvviso affetto, verso uno scrittore che papi ha appena definito come una sorta di promotore - magari involontario - della mafia. O, quanto meno, di un cattivo promotore della stupenda immagine dell'Italia nel mondo. Uno come Saviano non sarebbe meglio lasciarlo andare? Oppure dietro questo improvviso "ritorno di fiamma" c'è solo una questione di soldi?
Diceva G.B.Shaw (che come aforista non era certamente secondo ad Andreotti), che "quando qualcuno vi dice che non è per i soldi, ma per il principio, è per i soldi".
Tafanus
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P.S.: Se qualcuno (la Signora o altri) dovesse essere tentato di pensare che questa mia lettera aperta a Marina Berlusconi dipenda anche da un mio acritico innamoramento verso Roberto Saviano, senza se e senza ma, voglio disilluderlo subito. Io non amo nessuno "sempre e comunque", e la prova è che anche Saviano ha ricevuto una mia insignificante lettera aperta. Di dissenso. Correva il 22 ottobre 2008, e quello che segue è solo un piccolo passaggio della mia lettera:
"...ti devo però confessare che oggi la tua lettera aperta a Repubblica, ha aperto, nella mia ammirazione nei tuoi confronti, una piccolissima crepa. Microscopica, appena accennata, ma spero che non si allarghi. Che non sia, tanto per intenderci, una crepa "strutturale".
Il motivo della piccola delusione è presto detto: fra i tuoi ringraziamenti a tutti coloro che ti hanno appoggiato e che continueranno a farlo (il Presidente della Repubblica, la gente comune, i poliziotti che fanno parte della scorta che ti è stata giustamente assegnata, i giornali liberi, i tifosi della legalità, la rete), hai infilato, con mia grande sorpresa, il Presidente del Consiglio che, voglio ricordartelo, è anche il proprietario del PdL. Niente di personale, ma una persona "informata dei fatti" quale tu sei, non può ignorare che, quando già tale Nicola Cosentino, Forza Italia, plenipotenziario di Berlusconi nel casertano, da due mesi era sotto la lente d'ingrandimento della magistratura con la pesantissima accusa di essere il trait-d'union fra Forza Italia ed i clan dei casalesi, il Presidente del Consiglio, nella sua incommensurabile generosità, lo ha voluto (o ha accettato che diventasse?) anche sottosegretario del suo Governo..."
Come sia poi proseguita la strenua difesa di Cosentino, per ancora più di un anno, da parte del Cavaliere, è cosa nota. Chi volesse mettersi tranquillo circa il pluralismo delle mie prese di posizione, può infliggersi la punizione di rileggere per intero la mia lettera aperta a Saviano del 2008, a [questo link]
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