Roberto Saviano e la Mondadori/2
Sembra che Berlusconi abbia messo del suo per impedire a Saviano di andare a Parigi per presentare il suo ultimo libro «L’Inferno e la Bellezza». Saviano intanto continua a scrivere per la Mondadori, la quale dichiara che «allo stato è nel nostro parco autori». Buon parcheggio, Saviano, avrebbe dovuto saperlo che con Berlusconi non si può prendere nemmeno una oliva disegnata perché s’intossica certamente. Una cosa è certa, continuando a foraggiare il mafioso e amico dei mafiosi, lei diventa ogni giorno che passa sempre meno credibile. Peccato, stava crescendo così bene!
Una polpetta avvelenata
Genova 26 aprile 2 maggio 2010. Finalmente l’Incostituzionale geneticamente modificato è apparso anche nelle vesti di statista ecumenico e mellifluo: non in diretta, ma in un messaggio «presidenziale» programmato, così che nulla è lasciato al caso. Mentre parlava, pregavo che la statua di marmo che aveva dietro gli cadesse in testa per farlo tacere, tanta era la verosimile nausea che provocava. Fino all’altro ieri considerava la Costituzione meno che uno straccio, l'ha manipolata, strizzata, bucata, cambiata materialmente, denigrata, insultata, insozzata e ora all’improvviso si offre come galante per un abbraccio ecumenico, in cui tutto si risolve a tarallucci e vino.
Dopo la sceneggiata con Fini in cui sono emerse le vere ragioni delle due posizioni, ora è più che necessario essere sicuri che il PD non tradisca la sua vocazione al suicidio finale. Fini non è uno statista e nemmeno un democratico: fa i suoi interessi politici ed economici. Se non faceva quello che ha fatto, entro tre anni sarebbe stato stritolato, anche perché da presidente della Camera non avrebbe molto margine di azione. Infatti, alla conta dei numeri, i suoi colonnelli lo hanno abbandonato per il sicuro carro berlusconide. Dall’altra parte l’Incostituzionale geneticamente modificato, si trova di fronte a fatti nuovi: contestato al suo interno (sacrilegio), incerto che alla Camera ora i suoi decreti e disegni eversivi passino con sicurezza, fretta di arrivare al lodo Alfano che lo salva definitivamente dalla Giustizia. Da piazzista qual è cosa poteva fare? Una cosa sola. L’ha fatta.
E’ andato in tv, preregistrato, ha fatto un discorso travestito da «trans»-tatista sulla resistenza, sui suoi valori, e parlando anche bene della Costituzione al solo fine di incantare le opposizioni, senza delle quali non farà grandi passi avanti. Da qui l’invito alla riforma condivisa, al coinvolgimento delle opposizioni, insomma alla macedonia alla berluska. E’ anche disposto a non toccare la prima parte della Carta, purché si tocchi la seconda e specialmente quella che gli permetta di andare al Quirinale, la sua nuova ossessione per finire e dire: ho avuto tutto quello che c’era da volere; ho preso tutto quello che c’era da prendere; ho preso in giro tutti e la maggior parte mi ha anche applaudito, votato, mantenuto. Gli Italiani sono così scemi che gli hanno anche pagato gli avvocati per difenderlo da quei tribunali che volevano giudicarlo perché per tutta la vita ha rubato agli Italiani che lo votano.
D’Alema c’è cascato da autentico recidivo e invoca la trattativa e intanto prepara la crostata. La parola passa a Bersani, il quale se è onesto, integro e sensato, non può che dire una sola parola: «NO!». Un no rotondo con l’«O» di Giotto. Con Berlusconi non si fa alcuna riforma e guai al Pd se vota leggi costituzionali, impedendo così il ricorso al referendum. Sarebbe il suicidio, il terremoto. L’Apocalisse! Il Pd sembra che non partecipi nemmeno al gioco, è sempre a rimorchio della maggioranza e non riesce a fare una proposta su cui convogliare il «popolo» dissidente per partito preso. Sì! Sono orgoglioso di essere dissidente da Berlusconi «per partito preso», perché con quest’uomo malato, irresponsabile, vanitoso, borioso, gradasso, ignobile, corrotto e corruttore, non è possibile nemmeno il saluto. Nulla. Non licet.
Spero che il Pd abbia un rigurgito di orgoglio «politico» e superando le sabbie mobili dei personalismi dei suoi piccoli gerarchetti, possa darsi un colpo di reni e risalire a galla e riprendere il ruolo di opposizione politica e parlamentare che ha lasciato nelle mani di Fini. Che strana commedia! E tutti a gridare allo statista Fini, al democratico nipote di Almirante! Poveri illusi! Lasciate ogni speranza voi che entrate; o in subordine, lasciatela a Casini e Cesa che aspettano sempre una ciambella di salvataggio. Se veramente crediamo nel valore supremo della Carta Costituzionale, non possiamo nemmeno per un attimo credere a Berlusconi perché sarebbe un peccato imperdonabile in cielo e in terra.
Supplico il Pd (con sempre meno forza e intensità) di smettere di ragliare e di tornare ad essere un argine di legalità, una sponda di idealità, la muraglia cinese della democrazia senza rincorrere burattini e burattinai sia quelli finiscono «cogli–ini» sia quelli che finiscono «cogli–oni», come soleva dire il memorabile Roberto Benigni.
Un grande futuro alle nostre spalle
1945 – 25 Aprile – 2010: ricorre il 65° anniversario della liberazione dell’Italia dal ventennio fascista e dal dominio nazista che aveva deturpato l’Europa d’oriente e d’occidente. Cinquanta milioni di morti, sei milioni di Ebrei nei forni crematori e un altro paio di milioni di morti tra zingari, omosessuali, rom e oppositori sono stati il prezzo amaro della ragione e dell’etica. Oggi c’è chi nega l’olocausto, anche tra i vescovi, chi perseguita gli zingari e i rom, chi aggredisce gli omosessuali, chi dell’antisemitismo fa la bandiera dell’insipienza e chi elimina gli oppositori con campagne di fango, in nome del partito dell’amore prostituito in diretta tv. L’Italia è governata dagli eredi di chi ha provocato quella tragedia, capeggiati da un gerarca che quel sistema fascista e autoritario vuole reintrodurre per l’esaltazione del suo potere demagogico, in funzione del quale distrugge le fondamenta stesse dello Stato.
Gli alleati ci restituirono la libertà con un sacrificio grande, ma dentro quel contesto, la Resistenza italiana ha lavato l’onta di una nazione prona, succube e vergognosamente complice di un regime immorale. Senza la Resistenza, l’Italia non sarebbe mai stata una nazione tra le nazioni, ma una riserva di caccia dei vincitori. La dignità ritrovata è stata dipinta a colori e con orgoglio nei primi cinquantaquattro articoli della suprema Carta che definisce il volto dell’Italia nuova. L’art. 1 delimita i confini invalicabili entro i quali è custodita la dignità di Nazione: Repubblica, Democrazia e Lavoro sono pilastri portanti della Casa comune. Il popolo è il detentore/custode della sovranità su cui deve vigilare affinché nessuno oltrepassi i confini della Costituzione, tanto meno coloro a cui la sovranità è delegata con il voto. Il popolo elegge, ma non concede investiture perché non può e non può perché non è la fonte della sovranità. Per questo l’eletto non può mai avere impunità, ma è responsabile delle sue azioni.
L’art. 54 (l’ultimo della parte prima) stabilisce la fedeltà alla Repubblica come risultato dell’osservanza della Costituzione e delle Leggi, ed esige da chi svolge funzioni pubbliche disciplina e onore sanciti da giuramento. L’architettura costituzionale di questa prima parte della Carta è il frutto più bello e maturo della Resistenza, sintesi dalla convergenza etica dei tre filoni culturali che innervano l’Italia dell’immediato dopoguerra: cristiano-cattolico, comunista-socialista e liberale. Alla Costituente parteciparono uomini e donne che partendo dalla loro ideale, sociale e politica seppero guardare al futuro della Nazione, sacrificando ognuno parte della propria ideologia alle ragioni degli altri ai quali si riconoscevano stessi diritti e medesimi doveri. Fu il momento più alto e sublime del popolo italiano che il 1 gennaio 1948 poté presentarsi al mondo intero come popolo dalla dignità reintegrata.
Oggi la Resistenza e la guerra di liberazione sembrano essere state inutili se il parlamento è diventato un bivacco sordo e grigio nelle mani di un burattinaio perché dilaga la professione dei burattini che amano farsi manovrare per un affare, un intrigo, una prostituta, un appalto. Ancora una volta spetta a noi cittadini di strada essere i cani da guardia della legalità e della dignità della Nazione. So che molti stanno mollando gli ormeggi: «Chi me lo fa fare?». Rispondo: nessuno, solo la coscienza di adempiere il proprio dovere, di servire il proprio Paese, di onorare i morti che morendo ci lasciarono la coscienza della libertà. E’ il diritto fedeltà agli ideali che i Resistenti deposero nelle nostre mani. Non per tornaconto, ma per dignità e coerenza. Per questo motivo tra le finalità esplicite della associazione di solidarietà «Ludovica Robotti-San Torpete» che stiamo costituendo, vi è la prima parte della Costituzione, come condizione previa per essere soci. E’ un onore per me, è un dovere, ma anche un orgoglio.
Paolo Farinella, prete
Una polpetta avvelenata
Genova 26 aprile 2 maggio 2010. Finalmente l’Incostituzionale geneticamente modificato è apparso anche nelle vesti di statista ecumenico e mellifluo: non in diretta, ma in un messaggio «presidenziale» programmato, così che nulla è lasciato al caso. Mentre parlava, pregavo che la statua di marmo che aveva dietro gli cadesse in testa per farlo tacere, tanta era la verosimile nausea che provocava. Fino all’altro ieri considerava la Costituzione meno che uno straccio, l'ha manipolata, strizzata, bucata, cambiata materialmente, denigrata, insultata, insozzata e ora all’improvviso si offre come galante per un abbraccio ecumenico, in cui tutto si risolve a tarallucci e vino.
Dopo la sceneggiata con Fini in cui sono emerse le vere ragioni delle due posizioni, ora è più che necessario essere sicuri che il PD non tradisca la sua vocazione al suicidio finale. Fini non è uno statista e nemmeno un democratico: fa i suoi interessi politici ed economici. Se non faceva quello che ha fatto, entro tre anni sarebbe stato stritolato, anche perché da presidente della Camera non avrebbe molto margine di azione. Infatti, alla conta dei numeri, i suoi colonnelli lo hanno abbandonato per il sicuro carro berlusconide. Dall’altra parte l’Incostituzionale geneticamente modificato, si trova di fronte a fatti nuovi: contestato al suo interno (sacrilegio), incerto che alla Camera ora i suoi decreti e disegni eversivi passino con sicurezza, fretta di arrivare al lodo Alfano che lo salva definitivamente dalla Giustizia. Da piazzista qual è cosa poteva fare? Una cosa sola. L’ha fatta.
E’ andato in tv, preregistrato, ha fatto un discorso travestito da «trans»-tatista sulla resistenza, sui suoi valori, e parlando anche bene della Costituzione al solo fine di incantare le opposizioni, senza delle quali non farà grandi passi avanti. Da qui l’invito alla riforma condivisa, al coinvolgimento delle opposizioni, insomma alla macedonia alla berluska. E’ anche disposto a non toccare la prima parte della Carta, purché si tocchi la seconda e specialmente quella che gli permetta di andare al Quirinale, la sua nuova ossessione per finire e dire: ho avuto tutto quello che c’era da volere; ho preso tutto quello che c’era da prendere; ho preso in giro tutti e la maggior parte mi ha anche applaudito, votato, mantenuto. Gli Italiani sono così scemi che gli hanno anche pagato gli avvocati per difenderlo da quei tribunali che volevano giudicarlo perché per tutta la vita ha rubato agli Italiani che lo votano.
D’Alema c’è cascato da autentico recidivo e invoca la trattativa e intanto prepara la crostata. La parola passa a Bersani, il quale se è onesto, integro e sensato, non può che dire una sola parola: «NO!». Un no rotondo con l’«O» di Giotto. Con Berlusconi non si fa alcuna riforma e guai al Pd se vota leggi costituzionali, impedendo così il ricorso al referendum. Sarebbe il suicidio, il terremoto. L’Apocalisse! Il Pd sembra che non partecipi nemmeno al gioco, è sempre a rimorchio della maggioranza e non riesce a fare una proposta su cui convogliare il «popolo» dissidente per partito preso. Sì! Sono orgoglioso di essere dissidente da Berlusconi «per partito preso», perché con quest’uomo malato, irresponsabile, vanitoso, borioso, gradasso, ignobile, corrotto e corruttore, non è possibile nemmeno il saluto. Nulla. Non licet.
Spero che il Pd abbia un rigurgito di orgoglio «politico» e superando le sabbie mobili dei personalismi dei suoi piccoli gerarchetti, possa darsi un colpo di reni e risalire a galla e riprendere il ruolo di opposizione politica e parlamentare che ha lasciato nelle mani di Fini. Che strana commedia! E tutti a gridare allo statista Fini, al democratico nipote di Almirante! Poveri illusi! Lasciate ogni speranza voi che entrate; o in subordine, lasciatela a Casini e Cesa che aspettano sempre una ciambella di salvataggio. Se veramente crediamo nel valore supremo della Carta Costituzionale, non possiamo nemmeno per un attimo credere a Berlusconi perché sarebbe un peccato imperdonabile in cielo e in terra.
Supplico il Pd (con sempre meno forza e intensità) di smettere di ragliare e di tornare ad essere un argine di legalità, una sponda di idealità, la muraglia cinese della democrazia senza rincorrere burattini e burattinai sia quelli finiscono «cogli–ini» sia quelli che finiscono «cogli–oni», come soleva dire il memorabile Roberto Benigni.
Un grande futuro alle nostre spalle
1945 – 25 Aprile – 2010: ricorre il 65° anniversario della liberazione dell’Italia dal ventennio fascista e dal dominio nazista che aveva deturpato l’Europa d’oriente e d’occidente. Cinquanta milioni di morti, sei milioni di Ebrei nei forni crematori e un altro paio di milioni di morti tra zingari, omosessuali, rom e oppositori sono stati il prezzo amaro della ragione e dell’etica. Oggi c’è chi nega l’olocausto, anche tra i vescovi, chi perseguita gli zingari e i rom, chi aggredisce gli omosessuali, chi dell’antisemitismo fa la bandiera dell’insipienza e chi elimina gli oppositori con campagne di fango, in nome del partito dell’amore prostituito in diretta tv. L’Italia è governata dagli eredi di chi ha provocato quella tragedia, capeggiati da un gerarca che quel sistema fascista e autoritario vuole reintrodurre per l’esaltazione del suo potere demagogico, in funzione del quale distrugge le fondamenta stesse dello Stato.
Gli alleati ci restituirono la libertà con un sacrificio grande, ma dentro quel contesto, la Resistenza italiana ha lavato l’onta di una nazione prona, succube e vergognosamente complice di un regime immorale. Senza la Resistenza, l’Italia non sarebbe mai stata una nazione tra le nazioni, ma una riserva di caccia dei vincitori. La dignità ritrovata è stata dipinta a colori e con orgoglio nei primi cinquantaquattro articoli della suprema Carta che definisce il volto dell’Italia nuova. L’art. 1 delimita i confini invalicabili entro i quali è custodita la dignità di Nazione: Repubblica, Democrazia e Lavoro sono pilastri portanti della Casa comune. Il popolo è il detentore/custode della sovranità su cui deve vigilare affinché nessuno oltrepassi i confini della Costituzione, tanto meno coloro a cui la sovranità è delegata con il voto. Il popolo elegge, ma non concede investiture perché non può e non può perché non è la fonte della sovranità. Per questo l’eletto non può mai avere impunità, ma è responsabile delle sue azioni.
L’art. 54 (l’ultimo della parte prima) stabilisce la fedeltà alla Repubblica come risultato dell’osservanza della Costituzione e delle Leggi, ed esige da chi svolge funzioni pubbliche disciplina e onore sanciti da giuramento. L’architettura costituzionale di questa prima parte della Carta è il frutto più bello e maturo della Resistenza, sintesi dalla convergenza etica dei tre filoni culturali che innervano l’Italia dell’immediato dopoguerra: cristiano-cattolico, comunista-socialista e liberale. Alla Costituente parteciparono uomini e donne che partendo dalla loro ideale, sociale e politica seppero guardare al futuro della Nazione, sacrificando ognuno parte della propria ideologia alle ragioni degli altri ai quali si riconoscevano stessi diritti e medesimi doveri. Fu il momento più alto e sublime del popolo italiano che il 1 gennaio 1948 poté presentarsi al mondo intero come popolo dalla dignità reintegrata.
Oggi la Resistenza e la guerra di liberazione sembrano essere state inutili se il parlamento è diventato un bivacco sordo e grigio nelle mani di un burattinaio perché dilaga la professione dei burattini che amano farsi manovrare per un affare, un intrigo, una prostituta, un appalto. Ancora una volta spetta a noi cittadini di strada essere i cani da guardia della legalità e della dignità della Nazione. So che molti stanno mollando gli ormeggi: «Chi me lo fa fare?». Rispondo: nessuno, solo la coscienza di adempiere il proprio dovere, di servire il proprio Paese, di onorare i morti che morendo ci lasciarono la coscienza della libertà. E’ il diritto fedeltà agli ideali che i Resistenti deposero nelle nostre mani. Non per tornaconto, ma per dignità e coerenza. Per questo motivo tra le finalità esplicite della associazione di solidarietà «Ludovica Robotti-San Torpete» che stiamo costituendo, vi è la prima parte della Costituzione, come condizione previa per essere soci. E’ un onore per me, è un dovere, ma anche un orgoglio.
Paolo Farinella, prete
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