Don Antonelli, a proposito del comportamento di Silvio Berlusconi, tira in ballo la psichiatria/psicologia, ed ha perfettamente ragione... perché? Vediamo di discuterne insieme: il compito centrale della psicologia, si sa, è la comprensione del comportamento umano che, come ben sappiamo, è estremamente complesso. In genere, la psicologia moderna ha tentato di capirlo, scomponendolo in campi di studio relativamente separati, fra i quali l'apprendimento, il linguaggio, le varie fasi della vita, l’innamoramento, la famiglia, il lavoro e così via. Ma della psicologia dell’elettore, o del politico, ne è mai importato qualcosa a qualcuno, al di là della contingenza dell’elezione di turno? A ben pochi….
Se ne è occupato Erich Fromm, che nel suo saggio “ Psicanalisi della società contemporanea“ dedica un intero capitolo proprio al tema della politica e delle elezioni: “…se per democrazia si intende la possibilità dell’individuo di esprimere la sua convinzione e di affermare la sua volontà, si presume che egli abbia una convinzione e abbia una volontà!..” E’ indispensabile, quindi,affrontare i problemi psicologici (o psichiatrici) degli elettori, prima di affrontare quelli degli eletti - in questo caso di Berlusconi -, perché se noi risolvessimo i nostri, e fossimo quindi più informati e responsabili nelle nostre scelte politiche, forse gli eletti risponderebbero meglio alle nostre esigenze.
Sembra che in epoca moderna noi cittadini, influenzati dai mass media, che agiscono come potenti persuasori (di qualsivoglia colorazione), siamo in grado di sviluppare soltanto opinioni e pregiudizi, ma non convinzioni, e quindi, sicuramente, simpatie e antipatie… ma non siamo in grado di attuare la nostra precisa volontà, perché in realtà non siamo in grado di riconoscerla più! Viviamo condizionati dalla “pubblicità“ in ogni sua forma, e questo ci separa, ovvero ci “aliena“ da ciò che veramente sarebbe la nostra libera scelta, che non sappiamo neanche più quale potrebbe essere!
Votiamo quindi male informati, benché leggiamo regolarmente il giornale e guardiamo la TV, apprendendo di milioni di euro spesi, o persi, o di milioni di persone uccise, cifre e astrazioni che non ci danno alcuna interpretazione concreta di quanto sta succedendo, in quanto tutto assume una dimensione irreale, impersonale. E così avviene anche al momento del voto: vediamo solo elenchi che sono richiami per la memoria, ”come un gioco di indovinelli“, e non persone dalle quali dipenderanno la nostra vita e quella dei nostri figli .
E veniamo all’eletto. In realtà non dobbiamo dimenticare che proprio l’idea del voto di maggioranza è soggetta al processo di astrazione e di alienazione: cioè ad una convalida consensuale da parte dei cittadini, come abbiamo detto spesso male informati. Essi ritengono, ingenuamente, che se certe idee o certi sentimenti sono condivisi da molte persone, essi siano giusti. Niente è più lontano dal vero! Il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi, non fa di questi vizi una virtù (la”Cricca” docet). La convalida consensuale non ha nulla a che vedere con la salute mentale / morale … come esiste una “folie à deux”, esiste una “folie a milions”. Ma allora è solo il Premier ad avere problemi psichiatrici/psicologici? No di certo: il problema è esteso a tutte le persone che ne condividono le follie, proprio perché il fatto che milioni di persone condividano una stessa forma di malattia mentale, non può certo trasformare quella follia in normalità! Il vero problema non è, dunque, la diagnosi, bensì la cura...
(Isabella Susy De Martini - Docente di Psicologia - Università di Genova)
Se ne è occupato Erich Fromm, che nel suo saggio “ Psicanalisi della società contemporanea“ dedica un intero capitolo proprio al tema della politica e delle elezioni: “…se per democrazia si intende la possibilità dell’individuo di esprimere la sua convinzione e di affermare la sua volontà, si presume che egli abbia una convinzione e abbia una volontà!..” E’ indispensabile, quindi,affrontare i problemi psicologici (o psichiatrici) degli elettori, prima di affrontare quelli degli eletti - in questo caso di Berlusconi -, perché se noi risolvessimo i nostri, e fossimo quindi più informati e responsabili nelle nostre scelte politiche, forse gli eletti risponderebbero meglio alle nostre esigenze.
Sembra che in epoca moderna noi cittadini, influenzati dai mass media, che agiscono come potenti persuasori (di qualsivoglia colorazione), siamo in grado di sviluppare soltanto opinioni e pregiudizi, ma non convinzioni, e quindi, sicuramente, simpatie e antipatie… ma non siamo in grado di attuare la nostra precisa volontà, perché in realtà non siamo in grado di riconoscerla più! Viviamo condizionati dalla “pubblicità“ in ogni sua forma, e questo ci separa, ovvero ci “aliena“ da ciò che veramente sarebbe la nostra libera scelta, che non sappiamo neanche più quale potrebbe essere!
Votiamo quindi male informati, benché leggiamo regolarmente il giornale e guardiamo la TV, apprendendo di milioni di euro spesi, o persi, o di milioni di persone uccise, cifre e astrazioni che non ci danno alcuna interpretazione concreta di quanto sta succedendo, in quanto tutto assume una dimensione irreale, impersonale. E così avviene anche al momento del voto: vediamo solo elenchi che sono richiami per la memoria, ”come un gioco di indovinelli“, e non persone dalle quali dipenderanno la nostra vita e quella dei nostri figli .
E veniamo all’eletto. In realtà non dobbiamo dimenticare che proprio l’idea del voto di maggioranza è soggetta al processo di astrazione e di alienazione: cioè ad una convalida consensuale da parte dei cittadini, come abbiamo detto spesso male informati. Essi ritengono, ingenuamente, che se certe idee o certi sentimenti sono condivisi da molte persone, essi siano giusti. Niente è più lontano dal vero! Il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi, non fa di questi vizi una virtù (la”Cricca” docet). La convalida consensuale non ha nulla a che vedere con la salute mentale / morale … come esiste una “folie à deux”, esiste una “folie a milions”. Ma allora è solo il Premier ad avere problemi psichiatrici/psicologici? No di certo: il problema è esteso a tutte le persone che ne condividono le follie, proprio perché il fatto che milioni di persone condividano una stessa forma di malattia mentale, non può certo trasformare quella follia in normalità! Il vero problema non è, dunque, la diagnosi, bensì la cura...
(Isabella Susy De Martini - Docente di Psicologia - Università di Genova)
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