«Chi fa il sindaco di Milano normalmente delinque»
La Moratti, che di nome fa Letizia, nonostante il volto sempre triste, e di mestiere, per volere berlusconiano, fa il sindaco di Milano, ad un convegno sulla integrazione dell’Università Cattolica, il 10 maggio 2010, ebbe a dire: «I clandestini che non hanno un lavoro regolare normalmente delinquono». Si noti la stringente logica: chi è senza lavoro, delinque. Scoperta da premio Nobel per la profondità e l’acume dell’analisi. Peccato che nessuno dell’Università, che normalmente sono personcine perbenino, l’abbia presa e buttata nel naviglio! Con una così, sfido io che a Milano delinquono anche le pietre, visto che da quando c’è la destra a governare Milano, il tasso di mafiosità, ‘ndrangheta e camorra sono aumentati in modo esponenziale. La signora sindaca per meriti berluisconisti non sa che il 51% degli operai che le stanno attrezzando l’Expò sono immigrati. Vada a dirlo a loro, magari all’ora di uscita, e ci vada accompagnata dai suoi compari.
Che ne dice del presidente dell’Expò, tale signor «Stanca» che si becca lo stipendio di deputato e quello di Presidente dell’Expò senza fare nessuno dei due lavori? In forza del principio letizio - morattiano non è anche Stanca un malfattore e delinquente? Chi prende due stipendi come deve essere definito? W la Milano da bere di craxiana memoria!
Il papa portoghese
Il papa ha detto una cosa sacrosanta a Fatima: «La persecuzione alla Chiesa non viene da fuori, ma dai peccati commessi al suo interno. E’ andato in Portogallo a dire questo, l’unico paese ancora, per ora, indenne da scandali pedofili. Meglio tardi che mai. E’ vero, sono d’accordo col papa: il marcio è dentro non fuori. Se le cose però sono chiare, che si cominci una profonda riforma, dalle fondamenta: come ha fatto intendere il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn; faccia dimettere Sodano, fascista fin nel midollo dell’osso, sostenitore di Pinochet e dei generali argentini colpevoli della scomparsa dei desaparecidos, che ha avuto l’impudenza di definire «chiacchiericcio» la piaga della pedofilia ad opera di preti.
Chiunque può notare che per ora la quasi totalità dei pedofili sono tutti di una certa area: difensori strenui della tradizione, accaniti fautori del ritorno alla Messa tridentina, amanti dei vestiti liturgici lussuosi, categorici nell’imporre la morale sessuale «stretta» alle coppie, senza cedimento alcuno su pillole e compagnia, severi sui principi, adoratori dei principi non negoziabili, agguerriti guerrieri contro il mondo moderno, nemici giurati del concilio ecumenico Vaticano II.
Se le cose stanno così, il papa non ha alcuna responsabilità? Non è forse lui che ha concesso tutto il concedibile a questi immaturi, veri nemici della Chiesa, rafforzandoli con il suo motu proprio con cui autorizza il ritorno alla Messa preconciliare? Non è forse il papa, questo papa, degno successore del precedente polacco ad avere messo la Chiesa nelle mani delle sètte, il cui unico carisma era arraffare beni e deformare coscienze? IL caso del puttaniere fondatore dei «Legionari di Cristo» (povero Cristo!), Marcial Maciel Degollado, che ha seminato figli dappertutto, ha violentato bambini e studenti per tutta la vita, tanto che lo stesso Vaticano lo definisce «immorale», è solo un caso? Costui era ossessionato dalla teologia della liberazione, pretendeva che i suoi vestissero rigorosamente «in lungo», era rigorista in morale (degli altri), non ammetteva privacy (per altri, beninteso).
Mi farebbe piacere che il papa aprisse prima che sia troppo tardi il capitolo che riguarda il fondatore dell’Opus Dei, Josemaría Escrivá. Lo hanno fatto santo. Quando si scopriranno tutti gli altarini, ci sarà da ridere sulla sua santità, perché se fosse vero solo un decimo di quello che si sa, non solo ci sarà da ridere, ma verrà messa in discussione anche l’infallibilità del papa che lo ha dichiarato in fretta e furia santo senza andare tanto per il sottile. Stiamo a vedere. Sì, caro papa, il male viene da dentro (cf Mt 23,27-28).
PS. Ora che quelli che avevano un «posto la sole» nelle cerimonie pontificie, sono indagati per truffa, furto concussione e corruzione, come la mettiamo? Ci possiamo aspettare una piccola dichiarazione di chiarificazione, magari pubblicando la lista di chi li ha proposti e in cambio di cosa? Caro papa, non faccia il portoghese!
L’integerrimo corruttore
Berlusconi non ci sta. Non tollera che i suoi ministri e dipendenti in parlamento e nella protezione civile e nel sottobosco e dintorni della politica possano metterlo in difficoltà: vuole cacciare via chi ha preso i soldi, chi si è fatto arrangiare, comprare, risistemare la casa e litania a seguire. Dovrebbe ascoltare il papa, almeno questa volta: il marcio viene da Palazzo Chigi, dependance di Palazzo Grazioli. Un tribunale ha sancito che lui è corrotto e corruttore, evasore fiscale; le intercettazioni hanno dimostrato che se c’è uno come lui è solo lui; e cosa vuole, che i suoi dipendenti non lo prendessero sul serio e non lo imitassero? Li ha scelti lui apposta! Quale il padrone, tali gli schiavi, con tutto il rispetto per gli schiavi.
Tra gli utilizzatori finali di Anemone & C. c’erano anche monsignori del Vaticano. Tutto si regge e tutto si mantiene, secondo il principio omeopatico: corruzione alla corruzione, innaffiata da una spruzzatina di acqua, magari fornita dalla protezione civile di Berlolaso e i suoi cari (moglie, cognato e parentucci). Ora aspettiamo che i vari Sodano e Bertone proteggano gli anemoni vaticani dal chiacchiericcio della stampa di sinistra e comunista. Motivo di più per pretendere all’unanimità il varo della legge antintercettazione, almeno in futuro i figli di cotanti padri, monsignori compresi, saranno al riparo della giustizia per continuare nel lupanare della corruzione malavitosa. Non disperate, fratres, ci pensa lo zio Berlusconi, uomo notoriamente integerrimo, cattolico divorziato, fedele comunicatore, nel senso che fa la comunione, secondo le prescrizioni di santa romana Chiesa: che ci sia almeno una telecamera a riprendere, altrimenti non è valida
Bertone e Bagnasco non mi hanno ancora risposto sulla «comunione» di Berlusconi al funerale di Vianello, ma io non dispero: l’eternità è lunga. Visto che ritardano, potrebbero approfittare per aggiungere nella risposta una chiarificazione sullo IOR, il vero demonio che infetta la Chiesa. Ogni volta che in Italia e fuori c’è movimento di marcio, malaffare, delinquenza organizzata, fuga di capitali e riciclaggio, tutto conduce al portone dello Ior, dove l’omertà si chiama prudenza, la correità si chiama attenzione; la delinquenza scientifica si chiama Istituto Opere di Religione. La targa del Vaticano è «SCV» acronimo di «Se Cristo Vedesse» oppure «Se Cristo Venisse». Beati loro che Cristo è girato dall’altra parte e non è intenzionato a venire perché lui non ha paura di morire in croce, ma di essere sepolto nella sentina, si!
La Moratti, che di nome fa Letizia, nonostante il volto sempre triste, e di mestiere, per volere berlusconiano, fa il sindaco di Milano, ad un convegno sulla integrazione dell’Università Cattolica, il 10 maggio 2010, ebbe a dire: «I clandestini che non hanno un lavoro regolare normalmente delinquono». Si noti la stringente logica: chi è senza lavoro, delinque. Scoperta da premio Nobel per la profondità e l’acume dell’analisi. Peccato che nessuno dell’Università, che normalmente sono personcine perbenino, l’abbia presa e buttata nel naviglio! Con una così, sfido io che a Milano delinquono anche le pietre, visto che da quando c’è la destra a governare Milano, il tasso di mafiosità, ‘ndrangheta e camorra sono aumentati in modo esponenziale. La signora sindaca per meriti berluisconisti non sa che il 51% degli operai che le stanno attrezzando l’Expò sono immigrati. Vada a dirlo a loro, magari all’ora di uscita, e ci vada accompagnata dai suoi compari.
Che ne dice del presidente dell’Expò, tale signor «Stanca» che si becca lo stipendio di deputato e quello di Presidente dell’Expò senza fare nessuno dei due lavori? In forza del principio letizio - morattiano non è anche Stanca un malfattore e delinquente? Chi prende due stipendi come deve essere definito? W la Milano da bere di craxiana memoria!
Il papa portoghese
Il papa ha detto una cosa sacrosanta a Fatima: «La persecuzione alla Chiesa non viene da fuori, ma dai peccati commessi al suo interno. E’ andato in Portogallo a dire questo, l’unico paese ancora, per ora, indenne da scandali pedofili. Meglio tardi che mai. E’ vero, sono d’accordo col papa: il marcio è dentro non fuori. Se le cose però sono chiare, che si cominci una profonda riforma, dalle fondamenta: come ha fatto intendere il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn; faccia dimettere Sodano, fascista fin nel midollo dell’osso, sostenitore di Pinochet e dei generali argentini colpevoli della scomparsa dei desaparecidos, che ha avuto l’impudenza di definire «chiacchiericcio» la piaga della pedofilia ad opera di preti.
Chiunque può notare che per ora la quasi totalità dei pedofili sono tutti di una certa area: difensori strenui della tradizione, accaniti fautori del ritorno alla Messa tridentina, amanti dei vestiti liturgici lussuosi, categorici nell’imporre la morale sessuale «stretta» alle coppie, senza cedimento alcuno su pillole e compagnia, severi sui principi, adoratori dei principi non negoziabili, agguerriti guerrieri contro il mondo moderno, nemici giurati del concilio ecumenico Vaticano II.
Se le cose stanno così, il papa non ha alcuna responsabilità? Non è forse lui che ha concesso tutto il concedibile a questi immaturi, veri nemici della Chiesa, rafforzandoli con il suo motu proprio con cui autorizza il ritorno alla Messa preconciliare? Non è forse il papa, questo papa, degno successore del precedente polacco ad avere messo la Chiesa nelle mani delle sètte, il cui unico carisma era arraffare beni e deformare coscienze? IL caso del puttaniere fondatore dei «Legionari di Cristo» (povero Cristo!), Marcial Maciel Degollado, che ha seminato figli dappertutto, ha violentato bambini e studenti per tutta la vita, tanto che lo stesso Vaticano lo definisce «immorale», è solo un caso? Costui era ossessionato dalla teologia della liberazione, pretendeva che i suoi vestissero rigorosamente «in lungo», era rigorista in morale (degli altri), non ammetteva privacy (per altri, beninteso).
Mi farebbe piacere che il papa aprisse prima che sia troppo tardi il capitolo che riguarda il fondatore dell’Opus Dei, Josemaría Escrivá. Lo hanno fatto santo. Quando si scopriranno tutti gli altarini, ci sarà da ridere sulla sua santità, perché se fosse vero solo un decimo di quello che si sa, non solo ci sarà da ridere, ma verrà messa in discussione anche l’infallibilità del papa che lo ha dichiarato in fretta e furia santo senza andare tanto per il sottile. Stiamo a vedere. Sì, caro papa, il male viene da dentro (cf Mt 23,27-28).
PS. Ora che quelli che avevano un «posto la sole» nelle cerimonie pontificie, sono indagati per truffa, furto concussione e corruzione, come la mettiamo? Ci possiamo aspettare una piccola dichiarazione di chiarificazione, magari pubblicando la lista di chi li ha proposti e in cambio di cosa? Caro papa, non faccia il portoghese!
L’integerrimo corruttore
Berlusconi non ci sta. Non tollera che i suoi ministri e dipendenti in parlamento e nella protezione civile e nel sottobosco e dintorni della politica possano metterlo in difficoltà: vuole cacciare via chi ha preso i soldi, chi si è fatto arrangiare, comprare, risistemare la casa e litania a seguire. Dovrebbe ascoltare il papa, almeno questa volta: il marcio viene da Palazzo Chigi, dependance di Palazzo Grazioli. Un tribunale ha sancito che lui è corrotto e corruttore, evasore fiscale; le intercettazioni hanno dimostrato che se c’è uno come lui è solo lui; e cosa vuole, che i suoi dipendenti non lo prendessero sul serio e non lo imitassero? Li ha scelti lui apposta! Quale il padrone, tali gli schiavi, con tutto il rispetto per gli schiavi.
Tra gli utilizzatori finali di Anemone & C. c’erano anche monsignori del Vaticano. Tutto si regge e tutto si mantiene, secondo il principio omeopatico: corruzione alla corruzione, innaffiata da una spruzzatina di acqua, magari fornita dalla protezione civile di Berlolaso e i suoi cari (moglie, cognato e parentucci). Ora aspettiamo che i vari Sodano e Bertone proteggano gli anemoni vaticani dal chiacchiericcio della stampa di sinistra e comunista. Motivo di più per pretendere all’unanimità il varo della legge antintercettazione, almeno in futuro i figli di cotanti padri, monsignori compresi, saranno al riparo della giustizia per continuare nel lupanare della corruzione malavitosa. Non disperate, fratres, ci pensa lo zio Berlusconi, uomo notoriamente integerrimo, cattolico divorziato, fedele comunicatore, nel senso che fa la comunione, secondo le prescrizioni di santa romana Chiesa: che ci sia almeno una telecamera a riprendere, altrimenti non è valida
Bertone e Bagnasco non mi hanno ancora risposto sulla «comunione» di Berlusconi al funerale di Vianello, ma io non dispero: l’eternità è lunga. Visto che ritardano, potrebbero approfittare per aggiungere nella risposta una chiarificazione sullo IOR, il vero demonio che infetta la Chiesa. Ogni volta che in Italia e fuori c’è movimento di marcio, malaffare, delinquenza organizzata, fuga di capitali e riciclaggio, tutto conduce al portone dello Ior, dove l’omertà si chiama prudenza, la correità si chiama attenzione; la delinquenza scientifica si chiama Istituto Opere di Religione. La targa del Vaticano è «SCV» acronimo di «Se Cristo Vedesse» oppure «Se Cristo Venisse». Beati loro che Cristo è girato dall’altra parte e non è intenzionato a venire perché lui non ha paura di morire in croce, ma di essere sepolto nella sentina, si!
Paolo Farinella, prete
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L'ultimo libro di Paolo Farinella
E’ in libreria l’ultimo libro di Paolo Farinella, «IL PADRE CHE FU MADRE». Una rilettura moderna della parabola del Figliol Prodigo. Il Segno dei Gabrielli Editore, pp. 312, € 16,00. E’ reperibile nelle librerie, dove si può ordinare se non fosse disponibile, oppure direttamente presso l’Editore, ai seguenti recapiti: Gabrielli editori, via Cengia, 67 - 37029 San Pietro in Cariano (VR); mail: [email protected]; http://www.gabriellieditori.it
La recensione
L’amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia. Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il nuovo libro di Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo. Come il padre che apre le braccia e accoglie, ma che soprattutto ascolta e non giudica, così Dio accoglie e senza aspettative dà ad ognuno la possibilità di sperimentarsi. Questa parabola per l’Autore è «la parabola delle parabole», ovvero la chiave ermeneutica di tutta la rivelazione biblica. Viene presentata ai lettori con una interpretazione che può apparire «nuova», anche se è «antica» perché la sua rilettura si attacca alla esegesi giudaica e tiene conto dell’ambiente e del contesto in cui Luca l’ha pensata e scritta.
L’Evangelista narra di «un uomo che aveva due figli» (Lc 15,11) e già con questa informazione, posta sullo sfondo narrativo, Luca scaraventa il lettore nel cuore della pienezza di umanità senza particolarismi: «un uomo» fu ieri, è oggi e sarà anche domani. «Un uomo» che potrebbe essere ognuno di noi; sei tu che leggi. La parabola non è un racconto edificante, non intende esporre una morale o un sistema di valori, ma vuole essere un affresco del nuovo metodo di agire di Dio: il metodo dell’«amore a perdere» o, come suole dirsi, dell’amore gratuito che esiste per sé e non per quello che riceve.
PAOLO FARINELLA, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme “per risciacquare i panni nel Giordano” e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista “Missioni Consolata” di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un’apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: “Crocifisso tra potere e grazia” (2006), “Ritorno all’antica messa” (2007), “Bibbia. Parole, segreti, misteri” (2008).
L'ultimo libro di Paolo Farinella
E’ in libreria l’ultimo libro di Paolo Farinella, «IL PADRE CHE FU MADRE». Una rilettura moderna della parabola del Figliol Prodigo. Il Segno dei Gabrielli Editore, pp. 312, € 16,00. E’ reperibile nelle librerie, dove si può ordinare se non fosse disponibile, oppure direttamente presso l’Editore, ai seguenti recapiti: Gabrielli editori, via Cengia, 67 - 37029 San Pietro in Cariano (VR); mail: [email protected]; http://www.gabriellieditori.it
La recensione
L’amore non si divide, si espande, si moltiplica e contagia. Ecco il messaggio che ci arriva leggendo il nuovo libro di Paolo Farinella sulla nota parabola del Figliol Prodigo. Come il padre che apre le braccia e accoglie, ma che soprattutto ascolta e non giudica, così Dio accoglie e senza aspettative dà ad ognuno la possibilità di sperimentarsi. Questa parabola per l’Autore è «la parabola delle parabole», ovvero la chiave ermeneutica di tutta la rivelazione biblica. Viene presentata ai lettori con una interpretazione che può apparire «nuova», anche se è «antica» perché la sua rilettura si attacca alla esegesi giudaica e tiene conto dell’ambiente e del contesto in cui Luca l’ha pensata e scritta.
L’Evangelista narra di «un uomo che aveva due figli» (Lc 15,11) e già con questa informazione, posta sullo sfondo narrativo, Luca scaraventa il lettore nel cuore della pienezza di umanità senza particolarismi: «un uomo» fu ieri, è oggi e sarà anche domani. «Un uomo» che potrebbe essere ognuno di noi; sei tu che leggi. La parabola non è un racconto edificante, non intende esporre una morale o un sistema di valori, ma vuole essere un affresco del nuovo metodo di agire di Dio: il metodo dell’«amore a perdere» o, come suole dirsi, dell’amore gratuito che esiste per sé e non per quello che riceve.
PAOLO FARINELLA, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme “per risciacquare i panni nel Giordano” e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista “Missioni Consolata” di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un’apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: “Crocifisso tra potere e grazia” (2006), “Ritorno all’antica messa” (2007), “Bibbia. Parole, segreti, misteri” (2008).
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