Nel frattempo, c'è una comprensibile ma inutile resistenza psicologica a vedere e comunicare un fatto molto semplice: NESSUNA SOLUZIONE al problema potrà durare per sempre, tutto è legato alla interruzione del maledetto flusso di greggio. Non importa se ci vorranno tre mesi o un anno. Una crisi di durata finita si può fronteggiare, una crisi permanente no.
Oggi [l'Espresso online] pubblica un articolo tragicomico, che bene illustra la sagra della minchiata che è in pieno svolgimento. Eccone un piccolo estratto:
Marea nera: fieno, calze o peli?
"Aiutateci a trovare un modo per fermare la fuoriuscita di petrolio". L'appello lanciato dalla British Petroleum per porre un rimedio al disastro ambientale della piattaforma [Deepwater Horizon] è diventato presto un brain storming dalle proporzioni planetarie. Idee, provocazioni ed esperimenti arrivano da ogni paese sul sito organizzato per l'occasione e sulla pagina Facebook dell'iniziativa, che ha già superato i sedicimila "like".
Obiettivo primario della richiesta della Bp è trovare il modo di bloccare la fuoriuscita del petrolio dalla profondità del Golfo del Messico, ma i suggerimenti che arrivano dalla rete si riferiscono anche ai sistemi per ridurre gli effetti dell'impatto ambientale e assorbire il greggio finito in mare. In un'ipotetica classifica delle idee più amate, i primi due posti andrebbero di sicuro alle proposte di riempire il mare di capelli o di fieno. La prima scuola di pensiero è rilanciata dall'associazione ambientalista Matter of Trust che ha già iniziato a chiedere di mandare i capelli o i peli di cui si è in possesso (questa ultima parte è rivolta ai proprietari di allevamenti di bestiame), a cui aggiungere vecchie calze di nylon che hanno un forte potere assorbente. L'idea, assolutamente seria, si è meritata anche un approfondimento della BBC che ne spiega nel dettaglio le potenzialità.
Le idee non mancano neppure sul fronte della riparazione della falla. Nelle ultime ore sono state rilanciate la possibilità di "sparare" alcuni rifiuti direttamente sul fondale, di lanciare una testata atomica, di congelare le tubature con azoto liquido per creare un tappo di ghiaccio, di costruire una serie di mura di cemento intorno alla piattaforma (altro che cupola). Colpisce che una grande percentuale del pubblico che partecipa alla discussione sulle proposte sia composto da italiani, che in più di una circostanza promuovono personali iniziative o brevetti di macchinari per ripulire l'acqua [...]
Ci fermiamo qui con la fiera dei tentativi disperati. Se non si ferma la fuoriuscita di greggio, quanti anni si può andare avanti con peli, calze di nylon e balle di fieno o balle tout-court? Nel frattempo, la insostenibile leggerezza con la quale si sta trattando l'argomento, fa capire che pochi hanno ancora afferrato la pericolosità planetaria di questo incidente. Bastano due cartine (una del Golfo del Messico e dintorni, ed una delle correnti marine che interessano il Nord Atlantico, per togliere il sonno. Iniziamo dalla cartina del Golfo del Messico (mi scuso per la bassa qualità delle immagini):
Per capirci: l'epicentro della chiazza è, grosso modo, fra la scritta "Gulf of Mexico" e New Orleans. sta già sbattendo contro le coste della Louisiana, e delle correnti di marea, combinate a venti sinottici da sud-est, potrebbero traghettarla nella foce del Mississipi, per chilometri e chilometri nell'entroterra.
Ma c'è in altro aspetto terrorizzante: il Golfo del Messico è un golfo molto chiuso (quasi un lago) che ha due sole vie d'uscita: fra Cancun e Cuba, e fra Cuba e la Florida, con l'impiccio delle Bahamas in mezzo.
Finchè non si fermerà l'afflusso di greggio, dove potrà dirigersi la chiazza? Per rispondere a questa domanda, bisogna dare uno sguardo ad una mappa ancora più terrorizzante: la mappa delle maggiori correnti marine che interessano la zona:
Guardiamola bene, questa immagine. Mandiamola a memoria, perchè sarà l'incubo dei prossimi mesi o anni. Le correnti segnate in rosso sono correnti calde, e viaggiano in superficie; quelle azzurre sono correnti fredde, più dense, e quindi più profonde e meno influenti.
Guardate la corrente sud-equatoriale: si infila dritta come una fucilata NEL Golfo del Messico, e spinge il greggio in un cul-de-sac, passando per il buchetto fra Cancun e Cuba. Non può tornare indietro dallo stesso buco. Quindi una grossa parte sarà spinta verso terra: verso New Orleans. Poi, la quantità in eccesso non potrà che "girare a destra", verso la Florida; lordarne ben bene la costa occidentale, fare boa su Miami, passando fra Miami e Cuba, sbattere alquanto contro le Bahamas, ed essere "catturata dal ramo ascendente della Corrente del Golfo, che la porterà verso Nord-Est, seguendo la linea della "East Coast degli USA, lordandone parecchia.
Alla fine della costa USA, la corrente prosegue verso nord-est, finchè, a metà strada, grosso modo, fra la penisola iberica e la Groenlandia, si divide in due rami: uno andrà a lambire prima il Nord della Gran Bretagna, quindi la bellissima costa della Norvegia, i suoi fiordi...; l'altro tornerà giù, e dopo aver lambito le coste di Nord-Ovest dell'Africa, chiuderà il cerchio Nord-Atlantico, e rientrerà nel giro.
Afferrato il concetto? tranne che una piccola parte di greggio, che sfuggirà all'Atlantico del Nord fuggendo a Nord della Scandinavia, il grosso continuerà a girare seguendo l'anello chiuso della Corrente del Golfo. Una Catastrofe Planetaria.
CHE FARE?
Se si capisce che si deve fermare, e nel tempo più breve, questo maledetto buco, TUTTI i sistemi palliativi che vengono fuori dall'Ora del Dilettante possono essere impiegati: capelli, peli e quant'altro. Ma nel frattempo, come ho già scritto l'altro giorno, credo che si debba operare una scelta drammatica: salvare le coste, e non pensare a sistemi che salvino l'ecosistema marino. Si può pensare a riduzioni del danno, non a salvataggi.
Nel frattempo, mi sto formando la convinzione che l'unico sistema per fermare il buco, è quello di cui nessuno vuole parlare. Ne hanno parlato i russi, che lo hanno sperimentato, e che sono pronti a dare una mano; una esplosione nucleare controllata, a forte profondità, in prossimità del maledetto buco.
Riprendiamo un [articolo di oggi del Corriere], che illustra l'ipotesi russa:
LA RUSSIA: «NOI L'ABBIAMO FATTO» - Secondo il quotidiano Komsomoloskaya Pravda, ai tempi dell'Unione Sovietica, problemi simili sono stati risolti con esplosioni nucleari controllate. «In passato questo metodo è stato usato almeno cinque volte: la prima per spegnere i pozzi a gas di Urt Bulak, il 30 settembre 1966. La carica usata fu da 30 chilotoni, una volta e mezza quella di Hiroshima, ma fatta esplodere a 6 chilometri di profondità».
E' un'idea coraggiosa, ma con qualche fondamento sperimentale. Se la BP o i Dilettanti allo Sbaraglio" hanno qualche idea migliore dei peli o delle calze di nylon, le tirino fuori, Ma non si può pensare di neutralizzare la fuoriuscita per anni. Abbiamo pochissimo tempo. Poi il Golfo del Messico, la Lousiana, la Florida, Cancun, le Bahamas, Cuba, saranno da buttar via. E i paesi che affacciano sull'Atlantico Settentrionale rischiano di essere resi invalidi per decenni. Tafanus
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