Non me ne vogliano, coloro che troveranno il mio accostamento fuori luogo, addirittura blasfemo. L'antologia di notizie contraddittorie, cangianti come le fodere di certe giacche anni '60, su dati che avrebbero dovuto essere abbastanza oggettivi e certi; la raccolta di soluzioni improbabili, frutto più dell'inventiva di dirigenti vicini ad una crisi di nervi, che non di sperimentate soluzioni o di ragionate teorie, mi ha riportato a quei terribili giorni, quando intorno al buco di Vermicino si sono avvicendati nani, speleologi "small", pompieri, volenterosi acrobati da circo, politici in lacrime, la TV del dolore, maghi, fattucchiere, esorcisti... Insomma, un circo Barnum dell'improvvisazione su giro di blues. All'inizio, tutto è stato dominato dalla sottovalutazione - Leggiamo, sul [Velino] qual'è l'atteggiamento della autorità americane e della BP il 23 Aprile, qualche giorno dopo l'incidente:
"...secondo la Guarda Costiera degli Stati Uniti, a seguito dell’incidente si è prodotta una macchia di petrolio lunga alcune miglia, potenzialmente pericolosa per le coste della Louisiana. Allo stesso tempo i guardiacoste hanno reso noto che, nonostante l’affondamento della piattaforma, “dal pozzo non sembra uscire altro petrolio”. Nel frattempo l’amministratore delegato di BP, Tony Hayward, ha assicurato che la compagnia ha reclutato le migliori expertise mondiali per contenere la fuoriuscita di greggio causato dall’affondamento della Deepwater Horizon. “Siamo determinati a fare tutto quanto in nostro potere per limitare la fuga di petrolio e per proteggere l’ambiente marino e costiero dai suoi effetti”.
Afferrato? dal pozzo "non sembra uscire altro petrolio" (di grazia, com'è possibile che da un pozzo rotto non esca più petrolio?); la chiazza è lunga "alcune miglia", ed è "potenzialmente pericolosa" per le coste della Louisiana. Però, nessun problema: la Hayward ha reso noto di "aver inviato nell’area 32 natanti per le emergenze, capaci di recuperare ogni giorno l’equivalente di 171.000 barili". Per la precisione. Non 150.000/200.000 barili. Esattamente 171.000. Non uno di più, non uno di meno.
Un barile contiene circa 160 litri di petrolio. Tenete a mente questo dato, perchè ci servirà. Dunque, siamo a posto. Intanto perchè "sembra non fuoriuscire altro petrolio". La macchia si allarga, ma il pericolo si restringe. Inizia il balletto delle cifre. Dallo "zerovirgola" di questa prima valutazione a cazzo, si passa, nei giorni seguenti, ad una stima di 1.000 barili al giorno. Sono 160.000 litri al giorno; 160 tonnellate circa. Se pensiamo che una grande petroliera moderna trasporta 200.000 tonnellate, stiamo parlando, in termini di equivalenza, dell'affondamento di una petroliera ogni tre anni e mezzo. Si può fare.
Ma passano pochi giorni, e la stima sale a 5.000 barili al giorno. La nostra ipotetica petroliera non affonda più ogni 42 mesi, ma ogni 8/9 mesi. E' già più grave. Però cosa volete che sia, a fronte di 32 "natanti" in grado di recuperare non 5.000 barili, ma ben 171.000 barili al giorno?
Ancora qualche giorno, e la cifra ballerina salta prima a 100.000 barili, poi ridiscende a 70.000. Insomma, la petroliera adesso affonda, prendendo la cifra di 70.000 barili, ogni 18 giorni. La macchia passa da "alcune miglia" ad un rettangolo di 20.000 chilometri quadrati (un settimo dell'Adriatico). Ancora qualche giorno, e la macchia viene stimata in più di metà dell'Adriatico.
Il pericolo (per carità... solo "potenziale"), non riguarda più solo la Louisiana, ma anche la Florida, l'Alabama, Il Texas... Quando a New Orleans si comincia a sentire il puzzo del petrolio, si capisce che il rischio non è poi così "potenziale".
Toc! Toc!... "who's knocking at the door?" "It's the oil, Sir..."
Intanto le stime (ma chi le fa? e come?) della fuoriuscita tornano da 100.000/70.000 barili, di nuovo verso i 5.000. Alcuni giornali (italiani) confondono piedi con metri, e parlano di una profondità di circa 5.000 metri! Piedi, signori, piedi! 1.500 metri circa. Sono tantissimi, ma non sono 5.000!
E i 32 "natanti", che dovevano recuperare fino a 171.000 barili al giorno? 34 volte in più di quelli che fuoriescono? spariti. Non se ne sa più nulla. In compenso appaiono appaiono i ridicoli "salami galleggianti". Tutti sanno che non servono a niente. Quando è affondata una piccola petroliera di fronte ad Arenzano (estate, mare calmo), nonostante i "salami", le chiazze di petrolio sono arrivate fino alle belle spiagge della Costa Azzurra. Nel Golfo del Messico sono bastate ondine di due metri (mare "poco mosso", in quelle aree) e i salami si sono frantumati in tanti ridicoli wuerstel.
LA TELENOVELA - PARTE SECONDA
A questo punto inizia il carosello delle idee improbabili. Mi ha fatto venire in mente i famosi "concorsi per inventori", dove a volte possono premiare l'inventore di una macchina da tre tonnellate che serve a sbucciare perfettamente le mele...
Ognuno ha sparato la sua: bruciare il petrolio, buttare dei solventi che impediscano l'affondamento del greggio sui fondali, buttare degli "aggreganti che servano invece ad affondare il petrolio sui fondali, trivellare un pozzo che intercetti in profondità il condotto del pozzo danneggiato... (ma stiamo parlando di 1500 metri di profondità, da dove partire per fare un buco ancora più in basso, sotto il fondo marino, senza sapere esattamente dove cercare "il tubo", e senza avere alcun controllo sulla situazione. E poi, comunque, ci vogliono tre mesi... Cifra con un "rational"? No, cifra sparata a cazzo, perchè non esiste alcuna esperienza precedente. Ma d'altra parte, se la BP avesse la certezza delle cifre che spara, quale sarebbe il problema? in 90 giorni il pozzo butterà ancora fuori, a 5.000 barili al giorno, 450.000 barili, pari ad un terzo di petroliera da 200.000 tonnellate. E' un dramma, ma fronteggiabile; una parte di questo petrolio può essere bruciata, una parte recuperata, e per il resto, faute de mieux, pazienza...
Invece, nel tourbillon delle idee disperate, viene fuori la campana da 100 tonnellate. Qualcuno ricorderà che qualche piccola nozione di idrogeologia ce l'ho, e che qualche lavoro sperimentale l'ho fatto (con l'Euratom, e con lo US Geological Survey). Non può funzionare, ma non so a chi raccontarlo. I miei contatti nell'ambiente sono estinti da anni, E poi, chi ascolterebbe un tizio che si è occupato di questa roba per un decimo della sua vita professionale, e poi ha fatto altro?
Non può funzionare, perchè si dovrebbe creare un tappo stagno e resistente, che tappi il buco. Invece il fondo marino si rifiuta di avere una forma regolare, e la sabbia ha il difetto di non essere argilla. La sabbia è porosa ai liquidi. Lo so, l'ho sperimentato, questo fenomeno, l'ho misurato, studiando i flussi della falda freatica. Sapevate che la falda si abbassa e si alza di livello a fronte di variazioni anche minime della pressione atmosferica? No? Credetemi sulla parola, è così. Ed ora provate ad immaginare una campana di 100 tonnellate, e provate ad immaginare che affondi per alcuni metri nel fondo marino, senza lasciare buchi laterali. Ebbene, il petrolio, una volta riempita la campana, o viene estratto a velocità superiore a quella di immissione, o si cerca la sua strada, a causa della pressione, VERSO IL BASSO, entrando nella sabbia, ed uscendo dalla campana dal basso, una volta raggiunti i bordi sommersi della campana. Semplice, no? Qualcuno di voi ha mai visto come funzionano, come sono infìdi e devastanti i "fontanili", negli argini dei fiumi? appare un piccolo zampillo d'acqua... non fai in tempo a tapparlo, che il maledetto zampillo ricompare qualche metro più in la... Prima o poi, o la piena rientra, o perdi la partita.
Ora è partita la gara della disperazione. Oltre alle idee "autoprodotte" da BP, esercito, maghi e fattucchiere, è partito l'SOS in rete: chi ha una idea, la dia alla BP. (...magari potremmo aprie un gruppo su facebook: "www.idee-del-cazzo.com"...) Ma se questa idea non ce l'hanno i tecnici delle sette sorelle, chi dovrebbe averla? la casalinga del Connecticut? In questi giorni si riparla di solventi; i servizi federali hanno avuto la brillante idea di fermare la marea nera buttando in acqua delle balle di fieno. Quante? dove? per quanto tempo? per fare cosa? Altri hanno avuto la brillantissima idea di iniziare a buttare sul "buco" migliaia di tonnellate di detriti. Che sono più permeabili della sabbia. Avanti, signori. La caccia all'idea del secolo è aperta.
Tutto si può fare, a fronte di una massa di petrolio grande, grandissima, ma "finita". Niente o quasi si può fare se non si ferma l'alimentazione della chiazza, qualunque sia la quantità giornaliera coinvolta. Fa paura, ad esempio, che la BP non abbia ancora comunicato stime attendibili di quanto sia grande questa riserva petrolifera. Lo sanno. La geofisica permette di saperlo con buona approssimazione. Nessuno è così pazzo da mettere in produzione un pozzo costosissimo, a 1500 di profondità, più la profondità del pozzo stesso, se non ha la certezza che il gioco valga la candela.
ALLORA? Allora sono pessimista, ma alcune piccole certezze le ho:
-1) di riffa o di raffa, si deve fermare il mostro, intercettando il suo condotto con un altro condotto; insomma, una sorta di bypass. Non importa se ci vorranno tre mesi o sei mesi, o un anno. Se non si ferma il mostro, c'è un pezzo di pianeta a rischio, mica solo la Louisiana...
-2) nel frattempo, si deve entrare nell'ordine di idee che non si riuscirà a salvare "capra e cavoli". Si deve fare una scelta eroica. Sacrificare il mare, e salvare la terraferma. Sacrificare la pesca, e salvare il turismo e le industrie. Fare le due cose insieme non è possibile. Lo sarebbe, parzialmente, se si fosse vinta la "battaglia del tappo", che invece è stata persa. Il mare ci metterà anni, forse decenni a "recuperare", ma ce la farà a ripulirsi ed a rigenerarsi. Se la marea tocca terra, e la tocca in profondità, l'economia di 5 stati muore per sempre. Pesca, turismo, industria.
-3) In parallelo, si può tentare di ridurre la fuoriuscita, ma non buttando i sassolini sul buco, bensì una massa enorme di cemento idraulico a presa rapida, giusto per rallentare la fuoriuscita, in attesa, e nella speranza, di arrivare a fare il bypass.
MA OGGI SONO ALLA DISPERATA RICERCA DEL MIRACOLO - Queste le ultimissime:
"...Bp cerca idee per fermare l'onda nera: aperto un sito per raccogliere soluzioni, ma intanto l'onda avanza. La Bp, insomma, alza bandiera bianca. Dopo due settimane di tentativi di fermare la marea nera nel Golfo del Messico, tutti miseramente falliti, la compagnia petrolifera responsabile del disastro ammette che praticamente non sa che pesci pigliare. E rassegnata a una sostanziale impotenza, si è rivolta al pubblico per avere qualche buona idea, pur di fermare il flusso di petrolio in mare dalla piattaforma affondata [...] In questa sorta di appello disperato, la Bp ha messo a disposizione il proprio sito web dove è pronta a ricevere ogni tipo di suggerimento. Poi sarà cura della compagnia far esaminare ogni ipotesi ai propri ingegneri e tecnici. Saranno loro a stabilire la fattibilità dei singoli progetti.
Intanto le autorità federali americane hanno autorizzato la Bp a spruzzare grandi quantità di solvente nelle profondità marine del Golfo del Messico per cercare di frenare l’afflusso del petrolio in superficie. Questo tipo di procedura, ha aggiunto un portavoce della compagnia petrolifera, non era mai stata seguita per incidenti di questo tipo. Sinora l’Epa, l’agenzia governativa Usa che si occupa di difesa dell’ambiente, non aveva dato il suo via libera, preoccupata che la cura fosse peggiore del male e che aggiungere altre sostanze chimiche potesse danneggiare ulteriormente l’ecosistema, già messo a dura prova. Ma dopo il fallimento della cupola, si tenta di tutto. Nel frattempo si sta pensando di calare in fondo al mare una calotta, molto più piccola della cupola dei giorni scorsi, in cui iniettare dall’alto tonnellate di detriti in modo da fermare il flusso di petrolio che continua a fuoriuscire dal pozzo, al ritmo di 750mila litri al giorno.
Un’operazione che comunque non è mai stata sperimentata negli abissi così profondi. Nel frattempo, a terra, in Louisiana, gli elicotteri stanno volando sulle coste per sistemare barriere di sacchi di sabbia in grado di bloccare la marea inquinante. Si stanno creando anche degli enormi blocchi, anche questi composti da sabbia, da buttare al largo, sempre allo scopo di contrastare il flusso del petrolio. Appena saranno pronti, gli aerei della Guardia Nazionale li lanceranno sul mare in punti stabiliti, dove si spera possano frenare al meglio le onde intrise di petrolio.(Stampa del 10 Maggio)
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