PREMESSA: non rientra nelle nostre abitudini né leggere, né tanto meno riprendere articoli di quel giornale, esempio di obiettività, che risponde al titolo (con un involontario sense of humour) di "L'Opinione" - e che addirittura prima si chiamava "L'Opinione delle Libertà, tanto per dare una leccatina al padrone del partito omonimo. Insomma, fin dal titolo, un manifesto programmatico: le opinioni separate dalle notizie. Pugnette, non fatti!
Oggi il Direttor(issimo) Arturo Diaconale supera se stesso, con un editoriale intitolato: "Intercettazioni: Ottusità e Ragione". Ve ne proponiamo solo un breve estratto, perchè anche noi abbiamo i nostri limiti di resistenza. Colpa dell'età... ma il nostro stomaco ormai non digerisce, come una volta, persino la merda:
"...ieri la Federazione della Stampa Italiana ha chiamato un gruppo di direttori di quotidiani a discutere sulla legge sulle intercettazioni in discussione in Parlamento. A dispetto della sua natura di sindacato unitario ma plurale, la Fnsi ha invitato al confronto solo i direttori decisi a sostenere le ragioni della stessa Fnsi sulla legge in questione. Ed il risultato è stato il solito coro compatto contro il governo liberticida che vuole impedire ai magistrati di indagare ed ai giornalisti di raccontare. Cioè l’ennesima manifestazione partigiana che può aver riempito di soddisfazione quelli che vi hanno partecipato all’insegna dell’antiberlusconismo di bandiera ma che sul piano pratico ed ideale non solo non è servita a nulla, ma ha ha anche confermato che una parte importante dell’informazione italiana non è in grado di affrancarsi in alcun modo dall’omologazione passiva ed acritica al “politicamente corretto”.
Chi è “politicamente scorretto”, ovviamente, non si duole di non aver partecipato al coro uniforme delle prefiche antigovernative. Perché sa bene che se fosse avvenuto altrimenti non ci sarebbe stato alcun risultato positivo al di fuori di un omaggio formale al pluralismo delle idee. Di questi tempi non è di moda andare contro la corrente. E chi ci va raccoglie sberleffi se non di peggio. Ma i sostenitori del pensiero unico giustizialista sbagliano nel non accettare alcun tipo di confronto e di discussione sul corretto rapporto che dovrebbe intercorrere tra il diritto all’informazione ed il diritto al rispetto della sfera personale dei cittadini. Si comportano come hanno fatto i giustizialisti dei decenni passati. Quelli che vissero la loro stagione d’oro all’epoca di Mani Pulite. E non capiscono, oggi come allora, che spingere forsennatamente il pendolo dell’opinione pubblica in direzione del versante della giustizia sostanziale e sommaria non significa imporre la virtù e fare piazza pulita della corruzione pubblica ma nascondere le cause reali del problema e creare le condizioni per il ritorno del pendolo sul versante opposto [...]
Noi, con la riproduzione, ci fermiamo qui. Chi sente l'irrefrenabile desiderio di leggere il resto dell'editoriale di Arturo Diaconale, [lo trova qui].
Ma ci corre l'obbligo di fare due ipotesi, su Diaconale e sul suo - si fa per dire - editoriale:
-1) Diaconale ha scritto l'editoriale prima che i fatti avvenissero. Infatti, parla di forum al quale avrebbero partecipato solo direttori di testate embedded, per principio, al più becero ed acritico antiberlusconismo. Nessuno lo aveva avvertito che a quel forum avrebbero partecipato direttorissimi normalmente appecoronati sulle posizioni del Cavaliere (per dire, tale Littorio Feltri, e tale Maurizio Belpietro);
-2) oppure Diaconale sapeva chi c'era, e lo ha nascosto di proposito, falsando la realtà, ai suoi 1000/1500 lettori. Ai quali ha detto ciò che vogliono sentirsi dire, comme d'habitude.
Tertium non datur. Sicchè ci corre l'obbligo, spiacevole, di cambiare il cognome del Prode Arturo: da Diaconale ad Orizzontale (sub-specie "prona"). O, molto più probabile, in Arturo Appecoronato.
Ed ora un consiglio. Il Direttorissimo cambi titolo al suo editoriale, e lo intitoli
Oggi il Direttor(issimo) Arturo Diaconale supera se stesso, con un editoriale intitolato: "Intercettazioni: Ottusità e Ragione". Ve ne proponiamo solo un breve estratto, perchè anche noi abbiamo i nostri limiti di resistenza. Colpa dell'età... ma il nostro stomaco ormai non digerisce, come una volta, persino la merda:
"...ieri la Federazione della Stampa Italiana ha chiamato un gruppo di direttori di quotidiani a discutere sulla legge sulle intercettazioni in discussione in Parlamento. A dispetto della sua natura di sindacato unitario ma plurale, la Fnsi ha invitato al confronto solo i direttori decisi a sostenere le ragioni della stessa Fnsi sulla legge in questione. Ed il risultato è stato il solito coro compatto contro il governo liberticida che vuole impedire ai magistrati di indagare ed ai giornalisti di raccontare. Cioè l’ennesima manifestazione partigiana che può aver riempito di soddisfazione quelli che vi hanno partecipato all’insegna dell’antiberlusconismo di bandiera ma che sul piano pratico ed ideale non solo non è servita a nulla, ma ha ha anche confermato che una parte importante dell’informazione italiana non è in grado di affrancarsi in alcun modo dall’omologazione passiva ed acritica al “politicamente corretto”.
Chi è “politicamente scorretto”, ovviamente, non si duole di non aver partecipato al coro uniforme delle prefiche antigovernative. Perché sa bene che se fosse avvenuto altrimenti non ci sarebbe stato alcun risultato positivo al di fuori di un omaggio formale al pluralismo delle idee. Di questi tempi non è di moda andare contro la corrente. E chi ci va raccoglie sberleffi se non di peggio. Ma i sostenitori del pensiero unico giustizialista sbagliano nel non accettare alcun tipo di confronto e di discussione sul corretto rapporto che dovrebbe intercorrere tra il diritto all’informazione ed il diritto al rispetto della sfera personale dei cittadini. Si comportano come hanno fatto i giustizialisti dei decenni passati. Quelli che vissero la loro stagione d’oro all’epoca di Mani Pulite. E non capiscono, oggi come allora, che spingere forsennatamente il pendolo dell’opinione pubblica in direzione del versante della giustizia sostanziale e sommaria non significa imporre la virtù e fare piazza pulita della corruzione pubblica ma nascondere le cause reali del problema e creare le condizioni per il ritorno del pendolo sul versante opposto [...]
Noi, con la riproduzione, ci fermiamo qui. Chi sente l'irrefrenabile desiderio di leggere il resto dell'editoriale di Arturo Diaconale, [lo trova qui].
Ma ci corre l'obbligo di fare due ipotesi, su Diaconale e sul suo - si fa per dire - editoriale:
-1) Diaconale ha scritto l'editoriale prima che i fatti avvenissero. Infatti, parla di forum al quale avrebbero partecipato solo direttori di testate embedded, per principio, al più becero ed acritico antiberlusconismo. Nessuno lo aveva avvertito che a quel forum avrebbero partecipato direttorissimi normalmente appecoronati sulle posizioni del Cavaliere (per dire, tale Littorio Feltri, e tale Maurizio Belpietro);
-2) oppure Diaconale sapeva chi c'era, e lo ha nascosto di proposito, falsando la realtà, ai suoi 1000/1500 lettori. Ai quali ha detto ciò che vogliono sentirsi dire, comme d'habitude.
Tertium non datur. Sicchè ci corre l'obbligo, spiacevole, di cambiare il cognome del Prode Arturo: da Diaconale ad Orizzontale (sub-specie "prona"). O, molto più probabile, in Arturo Appecoronato.
Ed ora un consiglio. Il Direttorissimo cambi titolo al suo editoriale, e lo intitoli
"Intercettazioni: Ragione ed Ottusità - di Artuto Diaconale"
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