La Fiat ha imposto un metodo di consultazione con la pistola alla tempia: o votate a mio favore o io me ne vado. La Fiat voleva il plebiscito che non c’è stato, anche se il 62% pesa come un macigno. Complici il governo, un ministro, Sacconi, ex finto socialista, la maggioranza, il Pd, la Confindustria, i sindacati sottomessi e santi e beati … tutti concordi sulla democrazia del referendum che strangola con i guanti.
Gli operai sono stati messi di fronte ad una scelta scellerata: volete morire o volete morire di fame? Se questo è un referendum, siamo solo all’inizio di un abisso. L’inferno si apre davanti a noi e ora vedremo il «metodo Pomigliano» esportato a tutte le altre aziende, fabbriche, anche piccole. Inizia l’era della schiavitù in cui per volontà degli schiavi si elimina il diritto al lavoro, la dignità dell’operaio, il salario equo. Ora è la Fiat a decidere quello che vuole, pena la minaccia di chiudere tutto. Con un colpo solo si fa piazza pulita di 60 anni di lotte e di diritti acquisiti.
Questo referendum ha fatto piazza pulita di quei «valori» della Dottrina Sociale Cattolica con la quale vescovi e Cei e Vaticano fanno volentieri gargarismi, quando parlano a vuoto, ora che quella Dottrina viene sotterrata e gli operai uccisi scientificamente insieme alle loro famiglie con un metodo scientifico di eutanasia a largo raggio, peggio che nei campi di sterminio nazista, la gerarchia cattolica dov’è? Perché tace? Perché non grida l’immoralità di un metodo che è peggio di un assassinio? Si sa, «principi non negoziabili» si difendono solo nei mesi invernali e quando non danno fastidio al potere amico della delinquenza organizzata. Pace sugli operai. Una prece!
Paolo Farinella, prete
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