Il Conto Freedom è una miniera d'oro per il gruppo. Ma l'Antitrust sanziona la pubblicità fatta da Doris. E adesso si muove anche la Consob
L'arma letale di Ennio Doris si chiama Conto Freedom. Vale 100 mila clienti, 7 miliardi di raccolta e ha messo il turbo ai conti del gruppo Mediolanum, controllato dallo stesso Doris insieme al suo amico e sodale Silvio Berlusconi.
Un successone. Merito anche di una martellante campagna pubblicitaria che presenta il prodotto targato Mediolanum come un innovativo strumento di gestione della liquidità capace di garantire un rendimento imbattibile sul mercato nostrano. Davvero? In realtà, il conto corrente Freedom di per sé non rende assolutamente niente: è a tasso zero. Per ottenere il 2 per cento al netto delle tasse annunciato da Doris nei suoi spot televisivi bisogna sottoscrivere una polizza Mediolanum. Gli interessi sono agganciati a quest'ultima. E solo per le somme superiori a 15 mila euro.
Chiaro, chiarissimo. Se non fosse che "i messaggi pubblicitari hanno "fornito informazioni non rispondenti al vero, inesatte e incomplete, tali da falsare in misura apprezzabile il comportamento del consumatore". Lo dice l'Antitrust, che il 22 dicembre 2009 ha sanzionato Mediolanum per la campagna promozionale lanciata a marzo dell'anno scorso. La multa, resa pubblica a fine gennaio 2010 e passata quasi sotto silenzio sui giornali, non avrà esattamente l'effetto di un macigno sui conti del gruppo, che ha comunque fatto ricorso al Tar. Per chiudere la vicenda è bastato staccare un assegno di 200 mila euro che equivalgono, più o meno, a mezza giornata di profitti aziendali. Insomma, bruscolini.
Doris, però, non può ancora voltare pagina. Già, perché secondo quanto risulta a "l'Espresso", nelle settimane scorse anche la Consob ha preso in esame le modalità di promozione e offerta al pubblico del conto corrente Freedom. Nessuna istruttoria formale, comunque, almeno per il momento. Piuttosto la questione Mediolanum rischia di finire al centro di un curioso caso di possibile conflitto di competenze. La questione era già stata sollevata l'anno scorso dai manager di Doris davanti all'Antitrust. Secondo questa tesi difensiva, l'Authority presieduta da Antonio Catricalà avrebbe dovuto cedere il passo proprio alla Consob, perché i prodotti sotto esame "hanno una finalità di risparmio". Niente da fare: l'Antitrust ha tirato diritto fino a sentenza.
Adesso però, su segnalazione di alcuni risparmiatori, proprio la Commissione che vigila sui mercati finanziari è tornata a interessarsi dell'argomento. Senza contare che il conto Freedom viene formalmente aperto presso Banca Mediolanum, controllata dall'omonimo gruppo quotato in Borsa. In teoria, quindi, anche la Banca d'Italia potrebbe alla fine avere voce in capitolo. Vedremo. Intanto Doris può permettersi di sorvegliare gli eventi dall'alto di una montagna di profitti. Tra marzo e aprile , il più berlusconiano dei manager della finanza, ha prestato come d'abitudine la sua faccia a un'altra ondata di spot opportunamente riveduti e corretti tenendo conto delle osservazioni dell'Antitrust. E il pubblico, a quanto pare, ha risposto alla grande.
In tre mesi, tra gennaio e marzo, il conto Freedom ha raccolto un altro miliardo di euro trainando gli utili trimestrali a 66 milioni, quasi 50 milioni in più dello stesso periodo dell'anno scorso. A gonfiare i profitti hanno provveduto anche i capitali incassati grazie allo scudo fiscale. Ovvero, a conti fatti, oltre 700 milioni finiti in cassa al gruppo assicurativo-bancario grazie al provvedimento varato dal governo del socio Berlusconi. Il legame con il fondatore della Fininvest si tramanda di padre in figlio. Non per niente molti pronosticano una prossima nomina a vicepresidente di Luigi Berlusconi, il più giovane degli eredi del premier, 21 anni, appassionato di finanza, che già siede nel consiglio di Mediolanum come semplice amministratore. (...veramente siede già, anche, nel consiglio della MolMed, la società di Berlusconi, Doris e... don Verzè, che "sconfiggerà il cancro improrogabilmente entro 1037 giorni da oggi. NdR)
Tutto in famiglie - Se questa previsione si rivelasse azzeccata, il nuovo vicepresidente andrebbe ad affiancare con lo stesso incarico Massimo Doris, figlio di Ennio, classe 1967, promosso giusto un anno fa. Intanto, forse sull'onda dell'entusiasmo, Doris padre, di recente, non si è lasciato sfuggire l'occasione di evocare "una crescita economica molto forte nei prossimi dieci anni". Parole (a dir poco) coraggiose pronunciate nel bel mezzo della crisi greca. Tempo qualche giorno (le dichiarazioni risalgono all'11 maggio) e la situazione è peggiorata. La bufera sull'euro si è fatta ancora più grave, con le Borse che hanno invertito la rotta piombando in una spirale di pesanti ribassi. Mediolanum, al pari di altri titoli bancari, è stata colpita duramente. Da metà aprile la quotazione, che dopo il crollo del 2008 aveva recuperato terreno, ha perso il 25 per cento circa. Gli investitori, tra l'altro, sono preoccupati per l'eventuale esposizione di Mediolanum nei confronti dei paesi a rischio dell'area euro: Grecia, ma anche Spagna e Portogallo. A fine aprile Doris ha precisato che la banca possiede 100 milioni di bond greci, pari a poco più dell'1 per cento degli attivi totali dell'istituto di credito.
Poi però ci sono gli investimenti del Mediolanum Freedom Fund, alimentato con i versamenti dei clienti che sottoscrivono il conto Freedom. In questo caso l'esposizione verso i titoli di Atene non supera l'1,3 per cento (73 milioni) del patrimonio totale di 5,7 miliardi. In caso di catastrofi, però, come precisano fonti di Mediolanum, "il rischio d'investimento resterebbe a carico della compagnia" e non dei risparmiatori titolari della polizza. Andrebbe quindi in scena, con altre modalità, quello che è già capitato a fine 2008. Allora furono Doris e Fininvest, cioè i due soci di controllo del gruppo, a farsi carico delle perdite dei clienti che avevano sottoscritto polizze legate alla Lehman travolta dal crac. Una toppa da 160 milioni.
(di Vittorio Malagutti - l'Espresso)
L'arma letale di Ennio Doris si chiama Conto Freedom. Vale 100 mila clienti, 7 miliardi di raccolta e ha messo il turbo ai conti del gruppo Mediolanum, controllato dallo stesso Doris insieme al suo amico e sodale Silvio Berlusconi.
Un successone. Merito anche di una martellante campagna pubblicitaria che presenta il prodotto targato Mediolanum come un innovativo strumento di gestione della liquidità capace di garantire un rendimento imbattibile sul mercato nostrano. Davvero? In realtà, il conto corrente Freedom di per sé non rende assolutamente niente: è a tasso zero. Per ottenere il 2 per cento al netto delle tasse annunciato da Doris nei suoi spot televisivi bisogna sottoscrivere una polizza Mediolanum. Gli interessi sono agganciati a quest'ultima. E solo per le somme superiori a 15 mila euro.
Chiaro, chiarissimo. Se non fosse che "i messaggi pubblicitari hanno "fornito informazioni non rispondenti al vero, inesatte e incomplete, tali da falsare in misura apprezzabile il comportamento del consumatore". Lo dice l'Antitrust, che il 22 dicembre 2009 ha sanzionato Mediolanum per la campagna promozionale lanciata a marzo dell'anno scorso. La multa, resa pubblica a fine gennaio 2010 e passata quasi sotto silenzio sui giornali, non avrà esattamente l'effetto di un macigno sui conti del gruppo, che ha comunque fatto ricorso al Tar. Per chiudere la vicenda è bastato staccare un assegno di 200 mila euro che equivalgono, più o meno, a mezza giornata di profitti aziendali. Insomma, bruscolini.
Doris, però, non può ancora voltare pagina. Già, perché secondo quanto risulta a "l'Espresso", nelle settimane scorse anche la Consob ha preso in esame le modalità di promozione e offerta al pubblico del conto corrente Freedom. Nessuna istruttoria formale, comunque, almeno per il momento. Piuttosto la questione Mediolanum rischia di finire al centro di un curioso caso di possibile conflitto di competenze. La questione era già stata sollevata l'anno scorso dai manager di Doris davanti all'Antitrust. Secondo questa tesi difensiva, l'Authority presieduta da Antonio Catricalà avrebbe dovuto cedere il passo proprio alla Consob, perché i prodotti sotto esame "hanno una finalità di risparmio". Niente da fare: l'Antitrust ha tirato diritto fino a sentenza.
Adesso però, su segnalazione di alcuni risparmiatori, proprio la Commissione che vigila sui mercati finanziari è tornata a interessarsi dell'argomento. Senza contare che il conto Freedom viene formalmente aperto presso Banca Mediolanum, controllata dall'omonimo gruppo quotato in Borsa. In teoria, quindi, anche la Banca d'Italia potrebbe alla fine avere voce in capitolo. Vedremo. Intanto Doris può permettersi di sorvegliare gli eventi dall'alto di una montagna di profitti. Tra marzo e aprile , il più berlusconiano dei manager della finanza, ha prestato come d'abitudine la sua faccia a un'altra ondata di spot opportunamente riveduti e corretti tenendo conto delle osservazioni dell'Antitrust. E il pubblico, a quanto pare, ha risposto alla grande.
In tre mesi, tra gennaio e marzo, il conto Freedom ha raccolto un altro miliardo di euro trainando gli utili trimestrali a 66 milioni, quasi 50 milioni in più dello stesso periodo dell'anno scorso. A gonfiare i profitti hanno provveduto anche i capitali incassati grazie allo scudo fiscale. Ovvero, a conti fatti, oltre 700 milioni finiti in cassa al gruppo assicurativo-bancario grazie al provvedimento varato dal governo del socio Berlusconi. Il legame con il fondatore della Fininvest si tramanda di padre in figlio. Non per niente molti pronosticano una prossima nomina a vicepresidente di Luigi Berlusconi, il più giovane degli eredi del premier, 21 anni, appassionato di finanza, che già siede nel consiglio di Mediolanum come semplice amministratore. (...veramente siede già, anche, nel consiglio della MolMed, la società di Berlusconi, Doris e... don Verzè, che "sconfiggerà il cancro improrogabilmente entro 1037 giorni da oggi. NdR)
Tutto in famiglie - Se questa previsione si rivelasse azzeccata, il nuovo vicepresidente andrebbe ad affiancare con lo stesso incarico Massimo Doris, figlio di Ennio, classe 1967, promosso giusto un anno fa. Intanto, forse sull'onda dell'entusiasmo, Doris padre, di recente, non si è lasciato sfuggire l'occasione di evocare "una crescita economica molto forte nei prossimi dieci anni". Parole (a dir poco) coraggiose pronunciate nel bel mezzo della crisi greca. Tempo qualche giorno (le dichiarazioni risalgono all'11 maggio) e la situazione è peggiorata. La bufera sull'euro si è fatta ancora più grave, con le Borse che hanno invertito la rotta piombando in una spirale di pesanti ribassi. Mediolanum, al pari di altri titoli bancari, è stata colpita duramente. Da metà aprile la quotazione, che dopo il crollo del 2008 aveva recuperato terreno, ha perso il 25 per cento circa. Gli investitori, tra l'altro, sono preoccupati per l'eventuale esposizione di Mediolanum nei confronti dei paesi a rischio dell'area euro: Grecia, ma anche Spagna e Portogallo. A fine aprile Doris ha precisato che la banca possiede 100 milioni di bond greci, pari a poco più dell'1 per cento degli attivi totali dell'istituto di credito.
Poi però ci sono gli investimenti del Mediolanum Freedom Fund, alimentato con i versamenti dei clienti che sottoscrivono il conto Freedom. In questo caso l'esposizione verso i titoli di Atene non supera l'1,3 per cento (73 milioni) del patrimonio totale di 5,7 miliardi. In caso di catastrofi, però, come precisano fonti di Mediolanum, "il rischio d'investimento resterebbe a carico della compagnia" e non dei risparmiatori titolari della polizza. Andrebbe quindi in scena, con altre modalità, quello che è già capitato a fine 2008. Allora furono Doris e Fininvest, cioè i due soci di controllo del gruppo, a farsi carico delle perdite dei clienti che avevano sottoscritto polizze legate alla Lehman travolta dal crac. Una toppa da 160 milioni.
(di Vittorio Malagutti - l'Espresso)
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