È bastato che il padrone alzasse appena la voce e dichiarasse finita la ricreazione degli emendamenti, e la fronda del presidente della Camera ha prontamente smesso di stormire.
(di Paolo Flores d'Arcais - MicroMega)
D’ora in avanti l’onorevole Fini ci faccia il piacere – almeno – di non citare più i Tocqueville e le Hannah Arendt con cui si è permesso di accreditare i suoi libri e i suoi discorsi. E meno che mai di citare Borsellino come simbolo della destra che intende realizzare. Abusivamente e a tradimento, come ha ormai ufficializzato. E ci facciano il medesimo piacere, visto che la responsabilità morale e quella politica (per chi ha una morale e per chi politica vuole farla davvero) è personale ancora più della responsabilità giudiziaria, tutti i senatori e i deputati della "fronda” finiana", singolarmente presi, che una volta di più passeranno sotto le forche caudine imposte dal ducetto di Arcore e piegheranno la testa sotto il giogo, arzigogolando e azzeccagarbugliando le più invereconde “trouvailles” per giustificare un ennesimo atto di servilismo che si spiega solo con una parola: viltà.
Viltà contro la Costituzione e le istituzioni della Repubblica, grazie a cui siedono in Parlamento. Viltà contro le loro stesse parole, sparse a bizzeffe nelle scorse settimane in ogni dichiarazione e talk-show, con una solennità pari solo a quella che si dimostra ora improntitudine e inganno, il solito mare tra il dire e il fare, nella più gaglioffa tradizione italiota. Viltà infine anche contro i poliziotti – di cui la destra si presenta sempre come paladina, nel bene e nel male, a prescindere – che vivono questa legge-befana pro-criminali come un insulto e una beffa.
Grazie a tanta viltà, colui che Bossi chiamava Berluscaz può finalmente colpire al cuore la democrazia liberale e realizzare l’architrave del suo disegno totalitario, tra i brindisi dei criminali. Ci sarà almeno una persona – una! – tra i parlamentari finiani, capace di uno scatto di civile dignità, di un NO puro e semplice a questa legge infame? Assai improbabile: salverebbe l’onore, parola-culto della destra ormai evidentemente dimenticata, ma sottoscriverebbe con la firma più solenne - l’azione - tutti i giudizi che avete letto in queste righe.
Paolo Flores d'Arcais
dopo tanto criticare a cui mi hai costretto per quasi tre anni, col tuo incomprensibile appecoronamento a grilli e dipietri, nell'autunno del 2009, col dossier sull'IdV ("C'è del marcio in Danimarca"), col quale ritrovavi un minimo di autonomia di giudizio dalla "Compagnia di Giro" del populismo associato, mi hai finalmente ridato una ragione per ricominciare a leggere MicroMega. Questo articolo su Fini lo sposo senza riserve. E' da anni che ogni volta che sento parlare di svolte finiane scrivo che Fini abbaia, ma poi ritorna all'ovile, col capo cosparso di cenere. Dove potrebbe andare, senza il supporto delle TV e dei giornali del suo padrone? Appena questi hanno cominciato a tirargli le pietre, dapprima Fini si è nascosto, poi è tornato a leccare il dorso della mano del Padrone.
E' da anni che associo le "piccole rivoluzioni apparenti" di Fini "schienadritta" al logo glorioso de "La Voce del Padrone". E' successo anche adesso. Il padrone ha fatto un fischio, e Fini, scodinzolando con dignità, è corso a riallinearsi. CVD.
Ora aspetto di vedere se tu, Flores, ti sei liberato dall'incomprensibile, acritica sottomissione di questi anni a tutti gli sparacazzate di turno, che fino all'altro ieri hai sponsorizzato in blocco, senza farti troppe domande: dal grillismo al dipietrismo, e persino ai gianfranchimascia e ai sanprecari. Forse anche tu finirai col capire che il nemico non è Napolitano-Morfeo, che la costituzione la difende con le armi che ha, ma chi prova, con insulti e risolini, a delegittimarlo a giorni alterni, e ad affossare questa nostra orrenda Costituzione-Giogo, che impedisce agli Uomini del Fare di fare impunemente i cazzi loro.
Con stima parzialmente ritrovata e sub-judice,
Tafanus
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