Leggendo della nomina a "Ministro per il Federalismo" di Aldo Brancher, l'ennesino mancato pregiudicato al governo, nonchè prete spretato, ed ex impiegato Fininvest, viene da pensare che questo paese abbia ormai raggiunto, al ribasso, gli standards etici della Thailandia di Taksin Shinawatra.
I fatti sono noti. Scajola si dimette, "affinchè possa più efficacemente difendersi" dalle accuse di mazzettismo che gli vengono rivolte da più parti, ed anche dal suo campo. Scajola si mette alla spasmodica ricerca del masnadiero che gli ha regalato, a sua insaputa, 900.000 euri per acquistare l'alloggetto, ed altri 200.000 "in natura", come lavori di ristrutturazione, "aggratis", come dicono dalle parti di Imperia.
Scajola, prima che gli regalassero a sua insaputa 1.100.000 euri, occupava un importante dicastero economico: quello dello Sviluppo. In quella carica, l'unica cosa che sia riuscito a sviluppare molto bene, è stato lo Sviluppo suo, e dei suoi numerosi cari, fino al terzo grado di parentela.
Qualsiasi persona dotata di cervello e di buon senso, dati gli immani problemi economici che l'Italia si trova a fronteggiare, pensava che il Cipria si sarebbe affrettato a trovare una "testa d'uovo" da mettere al posto del fallimentare Rag. Uscente, salito più volte ai disonori delle cronache (prima in galera per l'affaire Borletti - Casinò di Sanremo, poi nell'occhio del ciclone per insignificanti episodi come gli apprezzamenti sul "rompicoglioni" Biagi, alquanto morto ammazzato, e sul G8 di Genova (inclusa l'autorizzazione previa a fare uso delle armi, per proteggere i potenti di turno da fastidi e rumori molesti).
Invece si vede che abbiamo sbagliato tutto. Lo Sviluppo Economico non è, con ogni evidenza, una priorità di questo paese. La vera priorità è il federalismo. Ed ecco, bello e pronto per la nomina, l'ennesimo ex impiegato Fininvest, l'ennesimo ex carcerato, l'ennesino pregiudicato, il secondo prete spretato. Dopo essersi inventato il Ministero per la Semplificazione (tanto per trovare una poltrona al dentista), il Cipria, che non manca di creatività, si inventa il Ministero per l'Attuazione del Federalismo, così anche Brancher potrà "fare ammuina" insieme ai tanti che già si occupano di federalismo (da Bossi, a Calderoli, a Formigoni, a Salvini, a Giorgetti, a Zaia, a Tremonti...). Ma Tremonti, si sa, ogni tanto viene tradito dal suo irrefrenabile amore per la battuta che fa ridere solo lui e la sua segretaria. Ecco come riporta le reazioni politiche l'AdnKronos:
"Sarà un ministero low cost, molto low cost", assicura il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Mentre la nomina di Brancher fa insorgere l’opposizione. ''E' inaccettabile che il Consiglio dei ministri, invece di nominare il ministro dello Sviluppo Economico, che continua a mancare, abbia nominato un altro ministro - afferma il numero due del Pd Enrico Letta. La carenza dello Sviluppo economico è grave e dimostra la sciatteria e l'insufficiente attenzione con la quale il presidente del Consiglio la considera. Ripeto, è molto grave''.
Più dura l’Idv che, spiega il leader Antonio Di Pietro, ha depositato “una interrogazione urgente al governo, affinché il presidente del Consiglio venga a riferire sulle reali ragioni per cui si è inventato questo nuovo dicastero, dopo quello della Semplificazione e dopo che di federalismo se ne sta occupando direttamente il ministro Calderoli. Di Pietro ricorda poi alcuni trascorsi giudiziari del ministro e ricorda che attualmente è sotto processo per la vicenda di Fiorani e di banca Antonveneta. L'udienza si doveva tenere in questi giorni ed è già stata rinviata un paio di volte perché era impegnato
Insomma, Di Pietro si chiede (e così facciamo anche noi) "...se il signor Brancher sia stato premiato con la nomina a Ministro per ciò che ha fatto in passato, per ciò che non ha detto, o se questo nuovo incarico sia il solito modo di offrire garanzie di impunità, alla luce del processo in corso, che gli verrebbero date grazie al legittimo impedimento. Legge che permette ai ministri di non presentarsi ai processi per “motivi istituzionali...”.
Netta anche la critica da parte dell’Udc. ''C'è da rimanere sconcertati davanti alla nomina di un nuovo ministro per il Federalismo, quando già esistono tre dicasteri come quelli di Calderoli, Bossi e Fitto”, afferma il segretario Lorenzo Cesa. ''Se di fronte ai drammatici problemi degli italiani, la risposta del governo è un ministero in più per Brancher - insiste - c'è da mettersi le mani nei capelli...''.
Di Pietro ricorda giustamente che Brancher è sotto processo (ma cosa volete... un inquisito in più, uno in meno, in questo governo non cambia niente. "Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno", come recita un celebre detto popolare.
Ma dimentica altri particolari. Il meno grave è che Brancher rientri nell'ampia schiera di ex impiegati Fininvest, dove è entrato ben 28 anni fa. Un'altra peculiarità (anche questa strana, ma non criminosa, è che è il secondo spretato, insieme a Baget Bozzo, ad essere arruolato in Forza Italia. Prima di intraprendere la carriera politica è stato prete paolino e braccio destro di Don Mammana (omen nomen?), il sacerdote che ha aperto il primo ufficio pubblicità di "Famiglia Cristiana".
Poi arrivano i reati, accertati o presunti. Di Pietro ricorda solo questi ultimi (don Aldo Brancher è sotto processo per gli affaires Fiorani ed Antonveneta, ma non riesce mai ad andare in tribunale. Troppi impegni di governo. Ora, poi, col Ministero nuovo di zecca regalatogli dal Cipria, figuriamoci se potrà trovare il tempo di farsi processare!
Ecco come, con qualche imprecisione, Wikipedia sintetizza il curriculum giudiziario di don Aldo Brancher:
"...Detenuto per 3 mesi nel carcere di San Vittore [...] Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Brancher viene assolto in Cassazione grazie alla prescrizione per il secondo reato e alla depenalizzazione del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte.
Viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura ha rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila euro in due anni [...]
Ecco, vorremmo ricordare allo sciatto estensore del capitoletto su Wikipedia che non è stato "assolto" neanche per sogno. Un reato è stato prescritto per scadenza dei termini, l'altro non è più reato perchè "depenalizzato" dal magnifico governo Berlusconi, con un occhio per se, ed un altro per gli amici e sodàli. Per i reati attinenti a Fiorani ed Antonveneto è ancora sotto processo.
Insomma, neanche in Thailandia farebbero una porcheria del genere. Ma noi siamo speciali. Speciali, e senza vergogna. E' difficile che sotto il maskara si riesca ad arrossire.
I fatti sono noti. Scajola si dimette, "affinchè possa più efficacemente difendersi" dalle accuse di mazzettismo che gli vengono rivolte da più parti, ed anche dal suo campo. Scajola si mette alla spasmodica ricerca del masnadiero che gli ha regalato, a sua insaputa, 900.000 euri per acquistare l'alloggetto, ed altri 200.000 "in natura", come lavori di ristrutturazione, "aggratis", come dicono dalle parti di Imperia.
Scajola, prima che gli regalassero a sua insaputa 1.100.000 euri, occupava un importante dicastero economico: quello dello Sviluppo. In quella carica, l'unica cosa che sia riuscito a sviluppare molto bene, è stato lo Sviluppo suo, e dei suoi numerosi cari, fino al terzo grado di parentela.
Qualsiasi persona dotata di cervello e di buon senso, dati gli immani problemi economici che l'Italia si trova a fronteggiare, pensava che il Cipria si sarebbe affrettato a trovare una "testa d'uovo" da mettere al posto del fallimentare Rag. Uscente, salito più volte ai disonori delle cronache (prima in galera per l'affaire Borletti - Casinò di Sanremo, poi nell'occhio del ciclone per insignificanti episodi come gli apprezzamenti sul "rompicoglioni" Biagi, alquanto morto ammazzato, e sul G8 di Genova (inclusa l'autorizzazione previa a fare uso delle armi, per proteggere i potenti di turno da fastidi e rumori molesti).
Invece si vede che abbiamo sbagliato tutto. Lo Sviluppo Economico non è, con ogni evidenza, una priorità di questo paese. La vera priorità è il federalismo. Ed ecco, bello e pronto per la nomina, l'ennesimo ex impiegato Fininvest, l'ennesimo ex carcerato, l'ennesino pregiudicato, il secondo prete spretato. Dopo essersi inventato il Ministero per la Semplificazione (tanto per trovare una poltrona al dentista), il Cipria, che non manca di creatività, si inventa il Ministero per l'Attuazione del Federalismo, così anche Brancher potrà "fare ammuina" insieme ai tanti che già si occupano di federalismo (da Bossi, a Calderoli, a Formigoni, a Salvini, a Giorgetti, a Zaia, a Tremonti...). Ma Tremonti, si sa, ogni tanto viene tradito dal suo irrefrenabile amore per la battuta che fa ridere solo lui e la sua segretaria. Ecco come riporta le reazioni politiche l'AdnKronos:
"Sarà un ministero low cost, molto low cost", assicura il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Mentre la nomina di Brancher fa insorgere l’opposizione. ''E' inaccettabile che il Consiglio dei ministri, invece di nominare il ministro dello Sviluppo Economico, che continua a mancare, abbia nominato un altro ministro - afferma il numero due del Pd Enrico Letta. La carenza dello Sviluppo economico è grave e dimostra la sciatteria e l'insufficiente attenzione con la quale il presidente del Consiglio la considera. Ripeto, è molto grave''.
Più dura l’Idv che, spiega il leader Antonio Di Pietro, ha depositato “una interrogazione urgente al governo, affinché il presidente del Consiglio venga a riferire sulle reali ragioni per cui si è inventato questo nuovo dicastero, dopo quello della Semplificazione e dopo che di federalismo se ne sta occupando direttamente il ministro Calderoli. Di Pietro ricorda poi alcuni trascorsi giudiziari del ministro e ricorda che attualmente è sotto processo per la vicenda di Fiorani e di banca Antonveneta. L'udienza si doveva tenere in questi giorni ed è già stata rinviata un paio di volte perché era impegnato
Insomma, Di Pietro si chiede (e così facciamo anche noi) "...se il signor Brancher sia stato premiato con la nomina a Ministro per ciò che ha fatto in passato, per ciò che non ha detto, o se questo nuovo incarico sia il solito modo di offrire garanzie di impunità, alla luce del processo in corso, che gli verrebbero date grazie al legittimo impedimento. Legge che permette ai ministri di non presentarsi ai processi per “motivi istituzionali...”.
Netta anche la critica da parte dell’Udc. ''C'è da rimanere sconcertati davanti alla nomina di un nuovo ministro per il Federalismo, quando già esistono tre dicasteri come quelli di Calderoli, Bossi e Fitto”, afferma il segretario Lorenzo Cesa. ''Se di fronte ai drammatici problemi degli italiani, la risposta del governo è un ministero in più per Brancher - insiste - c'è da mettersi le mani nei capelli...''.
Di Pietro ricorda giustamente che Brancher è sotto processo (ma cosa volete... un inquisito in più, uno in meno, in questo governo non cambia niente. "Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno", come recita un celebre detto popolare.
Ma dimentica altri particolari. Il meno grave è che Brancher rientri nell'ampia schiera di ex impiegati Fininvest, dove è entrato ben 28 anni fa. Un'altra peculiarità (anche questa strana, ma non criminosa, è che è il secondo spretato, insieme a Baget Bozzo, ad essere arruolato in Forza Italia. Prima di intraprendere la carriera politica è stato prete paolino e braccio destro di Don Mammana (omen nomen?), il sacerdote che ha aperto il primo ufficio pubblicità di "Famiglia Cristiana".
Poi arrivano i reati, accertati o presunti. Di Pietro ricorda solo questi ultimi (don Aldo Brancher è sotto processo per gli affaires Fiorani ed Antonveneta, ma non riesce mai ad andare in tribunale. Troppi impegni di governo. Ora, poi, col Ministero nuovo di zecca regalatogli dal Cipria, figuriamoci se potrà trovare il tempo di farsi processare!
Ecco come, con qualche imprecisione, Wikipedia sintetizza il curriculum giudiziario di don Aldo Brancher:
"...Detenuto per 3 mesi nel carcere di San Vittore [...] Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, è stato condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano. Brancher viene assolto in Cassazione grazie alla prescrizione per il secondo reato e alla depenalizzazione del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte.
Viene indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura ha rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila euro in due anni [...]
Ecco, vorremmo ricordare allo sciatto estensore del capitoletto su Wikipedia che non è stato "assolto" neanche per sogno. Un reato è stato prescritto per scadenza dei termini, l'altro non è più reato perchè "depenalizzato" dal magnifico governo Berlusconi, con un occhio per se, ed un altro per gli amici e sodàli. Per i reati attinenti a Fiorani ed Antonveneto è ancora sotto processo.
Insomma, neanche in Thailandia farebbero una porcheria del genere. Ma noi siamo speciali. Speciali, e senza vergogna. E' difficile che sotto il maskara si riesca ad arrossire.
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