Plutarco racconta che a Sparta venivano soppressi i bambini che presentavano gravi difetti fisici. Anche nella Roma antica l'eutanasia era tollerata nei confronti degli anziani.
In una regione come il Veneto, dove ancora il 40% della gente si ostina a rimanere perbene nonostante tutto, una maggioranza di stronzi, col cervello devastato da quasi un ventennio di leghismo e di berlusconismo para-leghista, rompe ogni legame coi requisiti minimi che distinguono gli uomini dagli sciacalli. Leggiamo insieme questa descrizione scientifica dello sciacallo (specie "canis") e poi giochiamo a vedere quale classe politica ci viene in mente:
"...gli sciacalli occupano una nicchia ecologica simile a quella dei coyote americani, in quanto sono predatori di piccoli animali e, soprattutto, mangiatori di carogne [...] La società degli sciacalli è costituita intorno ad una coppia monogama, che occupa e difende un territorio ben definito. Gli sciacalli sono infatti ferocemente territoriali, ed una coppia respinge con forza le intrusioni di altri esemplari nel proprio territorio, delimitato da marchi fatti con le urine e con le feci [...]
Ecco... a me è venuto in mente un movimento molto, ma molto univoco e preciso. A voi no? Ma ecco cosa ci svela un articolo di Maria Zegarelli su l'Unità di oggi:
"...uno scivolone, l’ennesimo, che stavolta ha fatto fare all’Italia una figuraccia davanti al mondo scientifico internazionale. Uno scivolone e un uso maldestro - preferiamo pensarla così - delle parole e del loro significato, che hanno costretto la Lega a a ingranare la retromarcia.
L’handicap e il trapianto. Questa la storia: nell’allegato A delle «linee Guida per la Valutazione e l’assistenza psicologica in area donazione-trapianto» del marzo 2009, la Regione Veneto ha escluso dai trapianti di organo le persone con danni cerebrali irreversibili; quelle con ritardo mentale fissando il quoziente intellettivo inferiore a 50 e coloro che hanno tentato da poco il suicidio. Fattori questi ritenuti «controindicazioni assolute».
Di questa gravissima discriminazione non si è fatta parola fino a quando due docenti cattolici del Gemelli di Roma, Nicola Pannocchia e Maurizio Bossola, e uno psicologo dell’Università della California, Giacomo Vivanti, non hanno sollevato il caso, raccontandolo su una delle più prestigiose riviste americane, «American Jorunal of Transplantation». «Non c’è nessuna prova scientifica che giustifichi l’esclusione dal trapianto delle persone con disabilità intellettiva - hanno argomentato i tre professori -, tanto più che il quoziente intellettivo, con cui si determina l’entità del ritardo mentale, non è uno strumento idoneo». C’è chi si è chiesto se l’Allegato A non fosse il frutto di un tentativo di stabilire un improbabile quanto assurdo limite invalicabile tra il diritto al trapianto e la sua negazione spiegandolo con la limitatezza degli organi. Ora, se è vero che può non aver senso trapiantare organi in un malato affetto da metastasi e dunque con una previsione di vita estremamente breve, è pur vero che trasferire questo criterio a persone con un quoziente intellettivo inferiore a 50, o con un tentativo di suicidio alle spalle, assume contorni ben diversi.
LA CONVENZIONE ONU - Intanto confligge con quanto prevede la Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Parlamento nel marzo 2009: «Le persone con disabilità hanno il diritto di godere del più alto standard conseguibile in salute, senza discriminazioni sulla base della disabilità. A queste persone va fornita la stessa gamma, qualità e standard di servizi e programmi sanitari, gratuiti o a costi sostenibili forniti, alle altre persone». Parole chiare, inequivocabili, per il resto del mondo.
Sta di fatto che le cose dette una base di fondamento dovevano averla, se la stessa Giunta si è affrettata a emanare, lo scorso 3 giugno, una «circolare applicativa» relativa proprio all’Allegato A, nella quale non compaiono più le «controindicazioni assolute», ma, anzi, si scrive che il documento è «fondamentalmente rivolto a garantire, in ogni possibile condizione, il più alto livello assistenziale possibile». Si scrive anche che, laddove ci si trovi di fronte a condizioni cliniche «che compromettono la capacità del paziente di comprendere le implicazioni del trapianto», devono scattare misure di assistenza post-trapianto tali da garantire tutta l’assistenza medica e psichica necessaria al paziente. E se non esistesse una rete familiare e sociale in grado di far fronte a questo percorso, «sarà necessario coinvolgere, da parte degli operatori del Centro di riferimento, tutta la rete di sostegno sociale pubblica».
L’assessore ritiene «stupefacente che ci si continui ad attaccare alla dicitura scientifica “controindicazioni assolute”», e teme addirittura che questo polverone possa allontanare la gente «dal concetto di donazione come atto d’amore». I consiglieri regionali Pd, Piero Ruzzante, Pigozzo e Azzalin, che hanno presentato un’interrogazione urgente e denunciato il tutto in una conferenza stampa, sono di diverso avviso. «Questa è la prima vera vittoria nella nuova legislatura dal parte del Pd - commenta Ruzzante -. ma ancora non basta: ora chiediamo che la circolare applicativa diventi parte integrante delle linee guida della Regione sulla regolazione dei trapianti».
(di Maria Zegarelli - l'Unità - 8 giugno 2010)
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