Ma l'amico... l'amico Lombardi è in grado di agire?". Al telefono Roberto Formigoni è supplichevole. Teme che la sua lista venga esclusa dalle elezioni e invoca l'intervento dell'"amico Lombardi": "Ti prego!". Ignora chi sia l'uomo di cui sta invocando il sostegno: un geometra che fatica a parlare in italiano e fa replicare alla supplica del governatore con un "dicitangill pure a chill amic tui su a Milan (diteglielo anche a quell'amico tuo su a Milano)".
Eppure l'irpino Pasquale Lombardi, celebre nel suo giro per l'incapacità di sedere a tavola senza imbrattarsi di sugo ("Il nostro comune amico che quanno magna se sporca sempre..."), con il suo eloquio da Pappagone riusciva ad entrare in tutti i palazzi del potere. Il suo motto era semplice: "Arriviamo, arriveremo dove dobbiamo arrivare". In Cassazione, nel ministero dell'Economia e in quello della Giustizia, nel Consiglio superiore della magistratura, nel Pirellone, nella presidenza della Sardegna, in ogni procura d'Italia, il geometra Lombardi trovava sempre le porte aperte. Snocciolava una serie di diminuitivi affettuosi - Fofò, Nicolino, Pinuccio, Giacomino - con cui si rivolgeva a sottosegretari, coordinatori di partito, governatori e procuratori della Repubblica. Fino a incontrare "Chillu cess' e Nicola", al secolo Nicola Mancino, vicepresidente del Csm e suo compaesano. E non era l'unico a godere di simili frequentazioni, intime e pericolose.
Democrazia limitata In pochi mesi gli italiani hanno scoperto l'altro volto del potere: le cricche, termine antico che indica "un gruppo informale e ristretto di persone che condividono degli interessi". Aggiunge il dizionario: "Generalmente in una cricca è difficile entrarvi". Invece - grazie a quelle intercettazioni che il governo vuol mettere a tacere - di questi club esclusivi se ne sono emersi parecchi. Un'orda che si è infilata dovunque: hanno influito e interferito su ogni decisione importante degli ultimi dieci anni, dal Giubileo al G8, dalle nomine al vertice della magistratura alla designazione dei presidenti di Regione, dai processi nella Suprema corte al lodo Alfano. Centurie del malaffare, avversarie e alleate a seconda della posta in gioco e dei loro punti di forza, pronte a scambiarsi favori e tirarsi addosso dossier al veleno.
Deviazioni per tutti i gusti Ogni cricca ha la sua specialità. C'è quella degli appalti, con Diego Anemone - geometra sconosciuto al pari di Lombardi - che riunisce a tavola e negli affari il capo della Protezione civile Bertolaso, il gran commis di tutte le opere pubbliche Balducci, il ministro Scajola e l'ex Lunardi, il coordinatore pdl Verdini, il cardinale Angelo Sepe, un alto magistrato e una sterminata lista di beneficiati eccellenti. C'è quella del riciclaggio scoperchiata dal pm Giancarlo Capaldo, tra traffici sulla telefonia e sospetti di narcotraffico, del pregiudicato romanissimo Gennaro Mokbel e del suo senatore Nicola Di Girolamo, che muovono tanto denaro da non riuscire a contarlo ed esclamare "c'avete rotto il cazzo co tutti sti milioni". C'è poi la rete su scala minore dei fratelli De Luca, imprenditori campani delle ferrovie, con parenti al Csm, agganci in Vaticano e intrallazzi al ministero delle Infrastrutture. E il sogno infranto di Giampi Tarantini, che era entrato nelle notti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli, passando dai contratti della sanità pugliese alle holding internazionali come Finmeccanica. Senza dimenticare sullo sfondo la nebulosa di Why Not, la ragnatela di contatti messa a nudo dall'indagine di Luigi De Magistris: una mappa delle relazioni altolocate, senza risvolti penali ma comunque significative per capire cosa resta della democrazia.
Le regole dei clan Scordatevi delle tessere o dei cappucci: elenchi massonici come nella vecchia P2 sono ricordi del passato. E quanto c'entri la massoneria nel diffondere questo contagio ancora non è chiaro, anche se l'aura dei liberi muratori circonda molti protagonisti tra Toscana e Sardegna. Pur senza gran maestri e gerarchie, come in un gioco di ruolo ogni cricca per funzionare richiede alcune figure specializzate. C'è il tesoriere, in genere un imprenditore, che sostiene le spese del gruppo. Il clan degli irpini poteva attingere ai capitali di Arcangelo Martino, ex assessore socialista napoletano diventato un ras delle forniture ospedaliere: sede legale a Lodi, base operativa nel Casertano e oltre cento Asl nel carniere. Con Formigoni ha un filo diretto e non solo con lui: sono in molti a scommettere che il prossimo filone riguarderà la sanità e sarà dirompente.
La gang degli appalti invece usava i fondi di Anemone, costretto a sudare quattro camicie per ragranellare il cash prima di cene con Bertolaso e generoso nel finanziare le dimore di Scajola, di un generale del Sisde e di altre pedine ministeriali. Ma Anemone spesso pagava in natura, ossia faceva lavori a gratis o a prezzo di costo a tutta la Roma che conta. In più c'era la santa alleanza con il cardinale Angelo Sepe che aveva offerto il catalogo di Propaganda Fide, con case da sogno a prezzi modici. Tutte le consorterie cercavano un padre spirituale con mire materiali. Sepe era intimo di Balducci, Bertolaso e company ma avrebbe tenuto relazioni intense anche con Arcangelo Martino e viene chiamato a benedire un convegno dei magistrati sedotti dal geometra Lombardi. Molto attivo e trasversale monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere del papa e delle raccomandazioni. Invece i fratelli De Luca si rivolgono al cardinale Fiorenzo Angelini, ben introdotto tra i parlamentari cattolici e nell'ufficio di Bertolaso "che ha aiutato moltissimo...".
Forza bipartisan Ci vuole poi uno che si occupi di appalti. Angelo Balducci con la regia dei lavori pubblici era diventato l'autorità più forte ma bisognava dialogare anche con il dicastero delle Infrastrutture. Anemone rimette a posto la villa di Lunardi e finanzia l'appartamento di Ercole Incalza, braccio destro di Matteoli. C'è quindi bisogno del consulente politico, che faccia da guida lungo le geometrie di partito. Chi meglio di Denis Verdini, che ha sostituito Scajola come coordinatore nazionale del Pdl? Incarico svolto contemporaneamente a quello di banchiere, con soci e compari impegnati negli appalti supervisionati da Balducci & Bertolaso. Mentre il fondatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri era tutt'uno con il clan degli irpini. In pratica, il vertice del partito di Berlusconi dalla fondazione a oggi è stato in combutta con i comitati d'affari. Ma il sistema è trasversale: il circolo più forte nasce con il Giubileo del centrosinistra e prospera con le opere varate dal governo Prodi. Tarantini corrompe i manager della sanità di Nichi Vendola, i De Luca e il clan irpino hanno referenti nella giunta rossa di Bassolino. Persino l'appellativo "cricca" nasce da un costruttore fiorentino che urla al telefono: "Questa è una cricca di banditi! Ci voleva solo gente romana per vincere: cricca Veltroni e Rutelli. Si son messi d'accordo e si sono divisi il bottino...".
Il metodo del potere La parola chiave è "avvicinare", con ciò indicando un incontro che si trasforma in abbraccio. Le persone si "avvicinano" in qualunque occasione - convegni, cerimonie, feste - ma poi gli accordi si concludono a tavola. Come teorizzava il banchiere Pacini Battaglia, animatore di una camarilla potentissima fino al '96: "Prima si mangia, poi si intrallazza". Un grande banchetto dove tra una portata e l'altra si divorava la legalità. L'obiettivo principale è "avvicinare" Berlusconi o il più efficace Gianni Letta. Il geometra Lombardi cerca in tutti i modi di "avvicinare" Letta e spingerlo a intervenire sul presidente della Cassazione per lenire i guai del sottosegretario Nicola Cosentino. Al giudice Cosimo Ferri, consigliere del Csm ben introdotto a Palazzo Chigi, chiede: "Vogliamo arrivare un po' da Gianni Letta me e te un giorno e chist?". Scrivono i carabinieri che "Ferri rifiuta, apparentemente con sdegno, la proposta, dichiarando altresì di non sapere i motivi della visita proposta". E Lombardi replica "Perché tnimm (abbiamo) certe cose da fare... Che dici?... Non le vogliamo fare!?".
Nei monumentali tabulati dell'inchiesta Why Not sono censiti i contatti tra Ferri e Gianni Bisignani, ex tessera P2, condannato per il riciclaggio del tangentone Enimont ma ancora oggi eminenza grigia nella capitale. Uno che con Letta parla quando vuole. Sorprende scoprire nei ranghi delle cricche una serie di immortali, che dominano le segrete stanze da decenni. Il cardinale Angelini era accanto a Pio XII quando visitò il quartiere San Lorenzo devastato dalle bombe, poi è rimasto al fianco di Andreotti arbitrando il mercato dei farmaci. Per non parlare di Flavio Carboni, il faccendiere per eccellenza, condannato per il crack di Roberto Calvi, chiamato in causa e prosciolto per rapporti con Cosa nostra e Banda della Magliana. Nonostante questo, Verdini e Dell'Utri lo frequentano assiduamente. Incredibile la telefonata con cui convincono il governatore sardo Ugo Cappellacci a nominare un loro protetto al vertice dell'Arpa, l'agenzia regionale fondamentale per i contratti dell'eolico. Verdini chiama Cappellacci, poi passa il telefono a Carboni: "Secondo me è una persona ottima, va bene. Quindi son testimone...". E il governatore sardo si genuflette: "Va bè, va bè. Basta, basta!". Nomina fatta, il loro uomo è sulla poltrona.
Pronto a ricambiare gli sponsor con appalti preferenziali: il rischio di impresa viene cancellato, come spiega Carboni a un industriale: "Non c'è un'altra cosa che dia più garanzia di questa! Siamo andati alla fonte e chi altro c'è oltre questo? Il Padreterno!". Niente gare, niente concorrenza: come per il G8, come per l'emergenza rifiuti in Campania, come per il sisma in Abruzzo.
Lessico della corruzione Soldi, case, auto, donne, uomini ma soprattutto nomine. Le cricche sono pronte a soddisfare ogni cupidigia. A Giampi Tarantini è bastato riempire il lettone di Palazzo Grazioli con escort come Patrizia D'Addario per farsi accreditare dal premier nel quartiere generale della Protezione Civile e di Finmeccanica. Ragazze cadeux venivano dispensate anche da Anemone, inclusa la massaggiatrice brasiliana in bikini che fa vedere le stelle a Bertolaso. Un anno fa Arcangelo Martino si vantò di avere presentato il padre dell'ancora minorenne Noemi Letizia a Berlusconi. Più del sesso però conta il potere: la promozione che vale una vita, come quella alla Corte di appello di Milano per il giudice Alfonso Marra. Un successo rivendicato dal geometra Lombardi che ha mobilitato i voti del Csm, l'organismo che dovrebbe testimoniare l'indipendenza della magistratura e che si scopre essere specchio dei mali del Paese.
Il capo degli ispettori ministeriali Arcibaldo Miller, quello delle verifiche che hanno messo fuori gioco De Magistris, che va a cena con Carboni a casa Verdini. O il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, il giudice più importante d'Italia, che chiede al compaesano Lombardi: "Io che faccio dopo la pensione?". E il compariello Pasqualino ribatte: "Tranquillo, ne sto parlando con l'amico mio di Milano". Il gruppo Bertolaso invece - stando alle indagini del Ros - aveva agganciato Achille Toro, numero due della procura di Roma, che faceva preannunciare l'arrivo della retata: "Piove, piove pesantemente".
Il lato oscuro A volte i promossi poi non rispettano i patti o minacciano il tradimento. Una cosa intollerabile, come sintetizza
Gennaro Mokbel, il busto del Duce sulla scrivania e una passione per le armi: "Perché se c'è un anello debole in una catena, si pensano che sono tutti deboli, capito?". Un arroganza e una violenza, quantomeno verbale, comune a molti.
Come quando il sottosegretario Cosentino confeziona il dossier contro Caldoro, compagno di partito ma rivale per la Campania, infarcendolo di veleni a sfondo sessuale. Per completare il quadro, non bisogna dimenticare cosa c'è dietro il sipario: il terzo livello dell'intreccio.
Su Cosentino pende un ordine d'arresto per camorra; Dell'Utri è stato condannato in appello per mafia; Di Girolamo è stato eletto con i voti della 'ndrangheta. Eppure ogni tanto le cricche perdono. Perché non si trova la spintarella giusta, perché vengono sconfitti da rivali ancora più spregiudicati. O perché sulla loro strada trovano persone oneste. È quello che accade al ricorso di Formigoni per le elezioni, bocciato da "tre magistrati giovani che non sanno prendere manco il pedalino per il manico giusto". Ma il geometra delle trame non si scompone: "No, n'amme fatte niende nun ti preoccupa' (non abbiamo fatto niente non ti preoccupare). Meno male che noi... sia al Tar che al Consiglio di Stato ca ci salvammo (che ci salviamo)". E così è andata, condizionando il voto in Lombardia e la vita democratica del Paese.
Tiro Mancino sui giudici - Gli incontri con il numero due del Csm, il procuratore di Napoli e le nomine pilotate
"Chillu cess e Nicola" è il modo con il quale Pasquale Lombardi indica il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, in una delle migliaia di telefonate che i carabinieri hanno registrato. Al numero due del Plenum dell'organo di autogoverno dei magistrati la cricca irpina si rivolge per far nominare "loro amici" nei posti chiave degli uffici giudiziari italiani. Lombardi è un geometra avellinese prestato alla politica locale, divenuto la testa di ponte di Flavio Carboni e Arcangelo Martino, per sfondare nel mondo delle toghe. Un uomo che riesce a trovare udienza da altissimi giudici con i quali parla con dimistichezza e familiarità su come pilotare una nomina al Csm, fissare un'udienza per un amico in Cassazione o concedere aiuto politico ai giudici. Una forte amicizia, sostenuta da scambi di favori, lo lega all'ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone. Con questi contatti Lombardi alla vigilia della nomina del presidente della Corte d'appello di Milano, riesce a parlare con Mancino e ottenere il suo voto per il candidato della cricca, "Fofò" Marra.
Con il vice presidente del Csm Lombardi vuole discutere non solo di Milano, ma anche del futuro procuratore di Avellino. Ma in ballo ci sono pure le poltrone per le procure di Isernia e Nocera Inferiore. La cricca in questo caso sponsorizzava i nomi di due candidati: Paolo Albano e Gianfranco Izzo. Entrambi vengono indicati ad alcuni consiglieri del Csm che in seguito li nominerà procuratori. Per Marra interviene anche il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, ottenendo pochi risultati positivi. Ed è il futuro presidente della Corte d'appello che chiede aiuto a Lombardi quando comprende che la maggioranza del Csm non lo avrebbe votato: "Pasqualì, non so che cazzo fare...". E il geometra parte a razzo portando all'incasso la nomina. L'interventismo del gruppo di Carboni va oltre, fino a spingersi ai processi penali. Per aiutare il sottosegretario Nicola Cosentino, indagato all'epoca per camorra, Lombardi arriva fino all'ufficio del procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore. Il geometra irpino con cui il capo dei pm mostra di avere confidenza, alla fine della visita non ottiene la conferma delle informazioni che cercava. E parlando con Martino si inalbera perché non sa cosa riferire a Cosentino che lo chiama in continuazione per avere notizie riservate.
La confidenza del geometra si misura anche con il magistrato Arcibaldo Miller, il capo degli ispettori del ministero. Lombardi lo invita alle riunioni, ma anche a pranzi a casa del coordinatore del Pdl Verdini o in ristoranti di Roma per decidere le strategie che la cricca vuole adottare. Per questo motivo Martino spinge Miller a inviare una ispezione a Milano dopo che è stata confermata l'esclusione della lista Formigoni dalle elezioni regionali. E al ministero di via Arenula l'input arriva con un documento che viene ricevuto da Giovanni Macchiarola, il segretario particolare del ministro Alfano.
Non solo affari milionari, ma anche il piccolo cabotaggio di escorts e di sciacquoni da riparare Affari milionari al G8 e festini negli hotel. Sesso ma anche sciacquoni guasti da sistemare. La cricca Balducci&Co è tuttofare. E mescola sacro e profano. Come la volta in cui Diego Anemone e Simone Rossetti organizzano la festa "megagalattica" al Salaria Sport Village per ingraziarsi Guido Bertolaso.
Rossetti: "Tre persone con lui"/Anemone: "Perfetto"./ Rossetti: "Senti, quante situazioni devo creare? Una, due..."/ .Anemone: "Lui si diverte, penso due".Rossetti: "Tre?"./ Anemone: "Eh la Madonna!".
Anemone, il factotum degli sciacquoni. Dai maxi appalti alle scocciature. Il 25 agosto 2008 a Rosanna Thau, moglie di Angelo Balducci, si rompe un bagno.
Thau: "Un minuto fa, siccome nel bagno di Lorenzo (il figlio minore, attore di cinema) sento scolare l'acqua, non vorrei che si esaurisse". Anemone: "Scherzi, che ce n'è già poca! Mo' telefono subito".
Poi il 27 novembre salta pure lo sciacquone nella villa di Montepulciano. Thau: "Il discorso è quello della cassetta dell'acqua. A me è venuta una bolletta spaventosa". Anemone: "Ma non l'hanno sistemata? L'avevo detto pure a quel testa di cazzo di Aurelio. Faccio venire Luigi".
A Venezia, invece, dopo l'accredito dei soldi alla cricca, Fabio De Santis chiede un ringraziamento: ragazze in hotel per lui e Della Giovampaola. È subito fatto.Anemone: "Mi devi dire l'albergo".
Della Giovampaola: "Il Gritti. Ma siccome è roba a sei, quasi sette stelle, dev'essere tutto equivalente. Perché non è che arrivano due stelline del cazzo e poi è una cosa che non va bene?".
Bisogna risolvere il problema del presidente: Gli interventi sulla Cassazione e il dossier al veleno contro Caldoro L'associazione creata dal vecchio faccendiere sardo Flavio Carboni ha come obiettivo quello di affermarsi come gruppo di potere. In una conversazione registrata dai carabinieri di Roma questo obiettivo è reso esplicito da una conversazione fra Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, sodali di Caboni. "I tuoi amici e miei amici capiscano che senza di noi non possono andare avanti", e Lombardi aggiunge: "Dobbiamo essere duri, loro ci devono rispettare sotto ogni aspetto perché come ci muoviamo noi forse manco loro si possono muovere dato il nostro potere, il potere dei nostri amici che è quello che è...".
Lombardi contatta il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, al quale chiede favori per i suoi amici politici.
Lombardi: "Ieri sono stato con molti amici bravi... perché hanno parlato tutti bene di te e dicono che tu dovresti stare altri due anni alla Cassazione per mettere a posto le cose come le hai già messe, però ho già detto ai miei amici che il presidente purtroppo vuole la legge... non gliela avete voluta fare e adesso dobbiamo vedere come risolvere il problema, perché meriti questo e altro...".
Carbone: "No io faccio solo il mio dovere".
Lombardi: "Ti stimano e ti vogliono tutti bene, perché hanno visto che tu sei al di sopra e sei di un equilibrio che non, non hai paragoni... Io comunque mercoledì sto da te, con te, perché ti voglio riferire quello che mi hanno detto i miei amici...".
Alla vigilia delle regionali Il gruppo scrive "la relazione", un dossier al veleno con allusioni sessuali contro Stefano Caldoro, rivale di Cosentino per la candidatura Pdl in Campania. Il sottosegretario si era già scagliato contro i "frocetti romani", attaccando Italo Bocchino. Il 28 gennaio Cosentino e Martino commentano:
Martino: "
Qua la cosa importante è culattone".
Cosentino: "
Eh, sì, sì, sì vabbuò".
Martino: "Porta la cazzo di relazione, sennò la scrivo io e non ne parliamo più".
Cosentino: "Bravo, bravo, bravo".
Martino: "
Forse farà i pompini pure lui, che ne so, ci stanno tanta gente qua. Caldoro, coso, tutti questo fanno questi, i bocchini".
Cosentino: "
I bocchiniani...".
Martino: "
Ma tu mi (incomprensibile) assai quando dicesti quel gruppo di ricchioni, di frocetti, di frocetti".
Cosentino: "
Di frocetti, ma io sono lungimirante".
Martino: "
Eh, lo so no tu sta cosa te la porti appresso perché sei stato un grande".
Cosentino: "
Sì, sì il fatto dei frocetti questo rimarrà nella storia".
Mokbel al senatore: sei il mio schiavo
Il gruppo che fa capo a Gennaro Mokbel è specializzato nel riciclaggio, grazie anche alla collaborazione - dicono gli inquirenti - di dirigenti di Fastweb e Telecom Sparkle. In Parlamento, può contare sull'appoggio del senatore Nicola Di Girolamo.Mokbel:
"Nicò? Io quanno apro a bocca faccio male, capito? Vuoi che parlo io, no parla te". Di Girolamo: "Io ieri ho sbagliato..".
Mokbel: "
Non me ne frega un caz..., a me di quello che dici tu, per me Nicò, puoi diventà pure presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio, cioè nel mio cranio sei sempre il portiere, no nel senso che tu sei uno schiavo mio...".
La cricca ed i rapporti anche con le 'ndrine calabresi. Il boss Franco Pugliese fa parte del giro. Pugliese: "A bello mio, io è da sabato che non dormo, ho perso la voce per questo cazz' di elezioni e voi non mi chiamate, manco a dì fratello mio tutto a posto...".
Mokbel: "
Poi ti spiego.. mo' ha chiamato Fini, stamattina. Fini. Gianfranco Fini".
Pugliese: "
T'ha chiamato Gianfranco Fini?".
Mokbel: "
Ha chiamato Nicola.. e l'ha convocato" [...]
l'uomo di Mastella e i casalesi - I sospetti dei pm sulla candidatura al Senato del parente di Sandokan Il denaro non puzza e nemmeno i voti. Neanche quelli di Scampia, delle Vele diventate tristemente famose in tutto il mondo dopo "Gomorra" di Roberto Saviano. Eppure Nicola Ferraro, leader casertano dell'Udeur vicinissimo a Clemente Mastella, si mostra interessato ad acquistarli. I carabinieri intercettano il colloquio tra lui e l'avvocato che difende i Di Lauro, famigerati padrini protagonisti di una faida che ha sconvolto l'Italia. E tratta la compravendita di preferenze in favore del partito che sta per vincere, con il centrosinistra, le elezioni del 2006.
L'avvocato Filippo Eboli spiega: "Dei miei clienti che sono dei personaggi che hanno un peso non indifferente... Se voi volete siccome adesso tutta Secondigliano, Scampia, Vele è cambiato tutto... mi metto a vostra disposizione". Ferraro afferra al volo la questione: "Qual è il problema". E il penalista prosegue: "All'Udeur vi faccio prendere a Scampia 2000 voti... 3000 voti, tre volte tanto... quattro volte tanto e poi stabilite voi che mi date, hai capito o no?...". E il politico conclude: "Va bene".
Ferraro è parente di Francesco Sandokan Schiavone, ha gestito una discussa società dei rifiuti. Ma Mastella lo candida al Senato, dove è il primo dei non eletti. Il fondatore dell'Udeur ignorava le relazioni del suo protetto? Secondo i pm sapeva. Riportano una telefonata in cui si discute dell'avvertimento mandato a Mastella dal presidente della provincia di Caserta, Sandro De Magistris: "Quello è un camorrista".
È il capitolo più inquietante del dossier con cui la procura antimafia di Napoli ha fatto arrestare Ferraro, ritenuto al servizio dei casalesi. I magistrati sono convinti che ci sia stata una fuga di notizie sulle indagini in corso. A discuterne nei dettagli sono prima un deputato e un consigliere provinciale, che poi ne parla con un ex vicesindaco, tutti dell'Udeur: "(De Francisci) mi ha detto che è andato con Mastella al... al Sost. Proc. della Repubblica qui di Caserta... che è suo zio, perché Mastella gli ha chiesto di accompagnarlo per prendere notizie su Nicola (Ferraro)". I pm hanno più elementi e individuano anche la possibile fonte delle notizie riservate, senza però trovare prove. D'altronde "Clemente è più amico di Nicola". E, come lo stesso Nicola Ferraro spiega, solo a Casal di Principe può garantire 1000-1600 voti. Viene quindi inserito nella lista del Senato, seppure al quinto posto. Una candidatura accolta con freddezza da Nicola Schiavone, figlio di Sandokan e ritenuto il reggente del clan casalese. Lo stesso rampollo a cui, secondo le accuse, Ferraro avrebbe garantito ricchi contratti della Regione Campania, occupandosi direttamente delle pratiche. E un pentito sostiene che il killer Giuseppe Setola "regalò" a Ferraro l'omicidio di Michele Orsi, l'imprenditore delle discariche che stava iniziando a collaborare con i giudici.
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