L'imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma nell'inchiesta sugli
impianti eolici da effettuare in Sardegna, è stato arrestato a Roma dai
carabinieri. La richiesta di arresto è stata effettuata dai pm della
Procura capitolina che indagano sugli appalti per l'eolico. (8 luglio 2010 - l'Unità)
Per capire di cosa stiamo parlando, riprendiamo un articolo de [La Nuova Sardegna] di due settimane fa. Si sapeva già tutto, o quasi...
EOLICO - Flavio Carboni: "Ho raccomandato Farris al presidente Cappellacci ma non sono un corruttore"
Intervista all’uomo d’affari di Sassari coinvolto nell’inchiesta della procura della Repubblica di Roma sull’eolico in Sardegna (di Piero Mannironi - La Nuova Sardegna)
SASSARI. Controverso, enigmatico, vulcanico, Flavio Carboni è un uomo che nella sua vita ha percorso molti sentieri di una storia italiana ancora avvolta da molti misteri. «Tutti i miei guai sono cominciati con il caso Ior-Ambrosiano - aveva detto -. E stata come una malattia, un contagio. Come un’inarrestabile reazione a catena che mi ha travolto». È stato accusato della morte del banchiere Roberto Calvi e del delitto Rosone e il suo nome è stato legato al boss mafioso Pippo Calò, alla banda della Magliana e alla P2. Ma lui commenta: «Finora sono stato assolto 29 volte».
Dottor Carboni, la sua conoscenza con Ignazio Farris e il suo interessamento per favorirne la nomina a direttore dell’Arpas è uno dei punti critici dell’inchiesta sull’eolico in Sardegna. I magistrati sospettano che lei abbia voluto un suo uomo in uno snodo strategico del rilascio delle concessioni. Dunque, prima di tutto, conosce Farris e attraverso chi l’ha conosciuto?
«Certo che conosco Ignazio Farris. Come è vero che ho sostenuto la sua nomina a direttore dell’Arpas. Ma c’è un piccolo grande problema che sembra sfuggire a tutti: l’Arpas non ha alcuna competenza nelle concessioni per i campi eolici e per gli impianti solari. I sospetti poggiano quindi su presupposti inesistenti».
Ma lei comunque non nega di averlo raccomandato con il presidente Cappellacci.
«No, non lo nego. Raccomandare una persona, tra l’altro in possesso di un ottimo curriculum, non mi sembra costituisca un reato».
E perché ha raccomandato Farris?
«Ma semplicemente perché me lo ha chiesto un amico».
E chi è questo suo amico?
«È Pinello Cossu, ex assessore provinciale a Cagliari e oggi pensionato. È lui che, conoscendo bene Farris, mi ha chiesto di dargli una mano sfruttando le mie conoscenze».
A questo punto la domanda è d’obbligo: in che rapporti è con Pinello Cossu?
«È un amico. E poi è anche un mio collaboratore d’affari».
Scusi, che affari?
«Ho interessi produttivi e immobiliari in Montenegro e Pinello Cossu, proprio recentemente, era nei Balcani per portare avanti queste iniziative».
È vero che lei ha conosciuto Cappellacci grazie al coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, anche lui indagato insieme a lei e al presidente della Regione?
«Ma no, Cappellacci lo conosco da molto prima. Sa, frequentando Cagliari, è normale conoscere certi personaggi. Come pure conosco i Lombardo...».
Che rapporti ha con Verdini?
«Ottimi.»
Ma lei che ruolo ha realmente in quest’affare dell’eolico?
«Non è un segreto: faccio il mediatore d’affari. Per cui rappresento alcuni gruppi imprenditoriali interessati alle energie alternative. Tutto qui».
Quali gruppi?
«Non sarebbe corretto parlarne, visto che esiste un rapporto fiduciario. Posso comunque dire che c’è anche un gruppo tedesco molto forte e molto conosciuto. Ma lei sicuramente vorrebbe sapere qualcosa di Luigi Franzinelli di cui si è scritto sui giornali».
Sì.
«(ride)Lasciamo perdere... si chiarità tutto».
Dottor Carboni, ma la conoscenza con Cappellacci l’ha favorita?
«Macché! Le dirò che tutto sarebbe stato più facile se ci fosse stato Renato Soru alla presidenza. Riconosco a Soru il merito di avere avuto un’intuizione corretta, creando un filtro che escludeva gli speculatori ammettendo invece grandi e solide società. Dico questo nonostante quello che Soru ha detto di me. E cioè che quando lui era presidente, “gente come Carboni” sapeva che non poteva nemmeno avvicinarsi alla Regione. Parole dure, ma io non gliene voglio. Per certi versi, anzi, lo stimo. Poi è arrivato il mio “complice” Cappellacci e tutto si è bloccato».
Sta dicendo che il suo “complice” Cappellacci allora l’ha ostacolato?
«Io dico una cosa semplicissima: basta andare indietro nel tempo e verificare i documenti e si scopre che non c’è nulla, come non c’è nulla adesso. Allora vorrei proprio sapere chi ho corrotto».
Parliamo allora dei 5 milioni di euro che lei ha incamerato.
«Non ho nulla di cui giustificarmi. Devo forse giustificarmi per il fatto che qualcuno mi ha dato fiducia e mi ha affidato dei soldi per un investimento?».
Va bene, e allora gli 800mila euro che sono stati versati nella banca di Verdini, il Credito cooperativo fiorentino? La procura di Roma sospetta che si tratti di un fondo nero al quale avrebbero dovuto attingere alcuni politici per aver “oliato” i meccanismi per le concessioni per i campi eolici.
«È l’unico punto sul quale intendo non rispondere. Non perché ho qualcosa da nascondere, ma perché, per una questione di correttezza, vorrei parlarne prima di tutto ai magistrati quando mi interrogheranno. È il punto per il quale sono indagato...».
Il procuratore aggiunto di Roma dice che dietro certi affari si intravvede una nuova P2, un potente comitato d’affari con un forte collante massonico.
«Premetto che non sono piduista e c’è una sentenza della Cassazione che lo certifica, come non sono neppure massone. Certo non nascondo di essere stato e di essere amico di massoni. Per esempio, lo sono stato di Armandino Corona. Gli feci fare un grosso affare: l’acquisto di Villa Medici del Vascello per appena un miliardo e mezzo di lire. Un immobile prestigioso che oggi è sede del Grande Oriente d’Italia».
E la nuova P2?
«Guardi penso che la magistratura, ascoltando le migliaia di intercettazioni alle quali sono stato sottoposto, abbia captato un mio interessamento per far entrare in massoneria un conoscente»
.
Sì, ma che c’entra con la nuova P2?
«Il fatto è che io ho conosciuto, attraverso Armando Corona, Gianfranco Pilloni che ha fondato a Cagliari una nuova loggia. Una confessione che non fa parte del Grande oriente d’I talia. Ne so poco. So solo che si riuniscono in via Roma, a Cagliari. Quindi penso che sia stata intercettata la mia telefonata nella quale ho detto a Pilloni: “Senti c’è questa persona che vuole entrare in massoneria”. E lui mi ha risposto: “Va bene, mandamela”. Tutto qui».
Sta forse parlando dell’Unione massonica di stretta osservanza iniziatica affiliata alla Gran loggia madre del mondo di Washington?
«Non so come si chiami, so solo che non fa parte del Grande oriente d’Italia e di Piazza del Gesù. Comunque se n’è parlato anche sui giornali. Per cui non mi sembra grande segreto».
Non pensa che il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo si riferisse a quell’oscuro blocco di potere finanziario e affaristico, già intravvisto dalla commissione Anselmi, che si concentra in Svizzera e nel sud della Francia, a Montecarlo?
«Non so dirle, deve chiederlo a lui. Ma mi sembra che quella sia un’altra storia...».
La sua attività è stata tradizionalmente legata agli investimenti immobiliari. Come dimenticare che fu lei a vendere villa Certosa a Berlusconi e con il Cavaliere tentò l’avventura di Costa Turchese? Oltre all’eolico ha anche interessi immobiliari nel sud della Sardegna?
«Sì, ho contatti con alcuni investitori molto interessati soprattutto al sud della Sardegna».
Per esempio, a Teulada?
«Siamo stati anche a Teulada».
C’è poi il capitolo dei rifiuti. Un settimanale ha recentemente parlato di un suo coinvolgimento nel business delle bonifiche. Come quella nella sua discarica di Calancoi.
«Quella discarica era di mio fratello Andrea e venne utilizzata senza alcuna richiesta di autorizzazione ai proprietari. In quei sedici ettari sono stati scaricati tre milioni di metri cubi di rifiuti. Molti dei quali altamente tossici, come rifiuti sanitari e scorie di inceneritori. Stiamo parlando di diossine. Nel 2003-2004 abbiamo chiesto la reimmissione in possesso della discarica e l’a bbiamo messa in sicurezza spendendo circa 600 mila euro. La bonifica di quel sito è una necessità: è infatti una bomba ecologica innescata».
Ma dicono che lei sia coinvolto anche in operazioni poco chiare nella discarica di Pomezia.
«Guardi, per la vicenda di Calancoi mi sono rivolto all’E nea e ho avuto rapporti con un suo dirigente, Vittorio Rizzo. Questo signore, un tecnico, è venuto a parlare con l’allora sindaco di Sassari, uno di destra, ora non ricordo il nome, e partecipò alle conferenze di servizio. Che poi Rizzo sia intervenuto anche nella discarica di Pomezia e perché non so. Ah, dimenticavo, per Calancoi è ancora in piedi una causa di risarcimento danni».
(26 maggio 2010)
CHI E' FLAVIO CARBONI (Fonte: Wikipedia)
Flavio Carboni (Sassari, 1932) è un imprenditore italiano, con attività in numerosi campi. Il suo nome appare in molte inchieste giudiziarie degli anni ottanta. Nel 1997, i magistrati di Roma collegarono Flavio Carboni ed un esponente della Mafia siciliana, Pippo Calò, all'omicidio del banchiere Roberto Calvi. Flavio Carboni è infatti sospettato di aver intrattenuto rapporti di un certo spessore col banchiere assassinato, del quale avrebbe successivamente alla sua morte ricettato la borsa ed i documenti contenuti, vendendoli ad un alto prelato dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR, istituto di credito del Vaticano), monsignor Pavel Hnilica. Per tale ricettazione il 2 marzo 2000 fu condannato con il pregiudicato romano Giulio Lena, mentre il religioso (che intendeva proteggere, dichiarò, il buon nome della Chiesa cattolica e di papa Giovanni Paolo II) fu assolto per aver agito in stato di necessità. La prima sentenza fu dichiarata nulla per vizio di procedura, ma ne seguì dopo poco un'altra che confermava i dispositivi della prima.
Carboni è stato inoltre sospettato di far parte della mafia. Con l'ex compagna Manuela Kleinszig, Pippo Calò ed Ernesto Diotallevi, presunto boss della Banda della Magliana, è sotto processo ed è stato assolto in primo grado dall'accusa di omicidio aggravato e premeditato in danno di Calvi anche per effetto dello smascheramento del falso alibi inizialmente fornitogli da una parente residente nella capitale inglese. Carboni ha commentato la sua imputazione definendola "buffonata" e parlando di un "martirio personale".
Poco dopo il rinvio a giudizio della magistratura italiana, quella inglese ha emesso un verdetto definitivo col quale ammetteva che la causa mortis era uno strangolamento operato da due o più persone [...] Nel processo per il crack del Banco Ambrosiano, Flavio Carboni è stato condannato in appello a otto anni e sei mesi di reclusione insieme a Umberto Ortolani e Licio Gelli, ai quali sono stati inflitti 12 anni, otto a Francesco Pazienza. Da alcune parti politiche, il nome di Flavio Carboni è stato legato a più riprese a quello del conterraneo Giuseppe Pisanu, ex ministro dell'Interno, con l'intento di indagare sull'eventuale reale ragione dei loro rapporti, dichiaratamente di mera confidenza fra corregionali. In affari con Silvio Berlusconi, allora imprenditore in cerca di operare investimenti in Costa Smeralda, Carboni, secondo le affermazioni dell'editore Angelo Rizzoli alla Commissione P2, avrebbe lautamente remunerato un tranquillizzante intervento di Pisanu alla Camera dei deputati poco prima che scoppiasse lo scandalo del Banco Ambrosiano. L'8 Luglio 2010 viene arrestato nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti dell'energia eolica in Sardegna.
Abbiamo trasmesso: "La Banda degli Onesti"
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