Se il Cav. avesse voluto fare la conta sul serio, ha perso l'attimo. Adesso è troppo tardi, e lo sa. Non si farebbe in tempo neanche ad indire nuove elezioni, che il sorpasso sarebbe cosa fatta. Inoltre, è risaputo che chiunque abbia indetto elezioni anticipate per ragioni strumentali, ha SEMPRE pagato pegno. E' successo altre volte in Italia, è successo in Francia, è successo in Gran Bretagna... Inoltre, il puzzo di latrina alla turca che ormai emana dai partiti di governo, e che cresce e si espande ogni giorno di più, non gioca a favore del Cavaliere Ricattatore. Quindi, niente elezioni anticipate, salvo che non vi sia costretto da qualche incidente di percorso, e da qualche voto di sfiducia. Pur di salvare se stesso, ha salvato persino i Cosentino, i Dell'Utri, i Verdini, i Bertolaso... Insomma, tutti coloro che, se lasciati affondare, ne saprebbero abbastanza da trascinarlo a fondo insieme a loro.
Come mostrano i due grafici, e l'analisi della IPR sulle aree di particolare caduta del consenso del Cavaliere Nero, parafrasando il titolo della simpatica trasmissione radiofonica di Ezio Luzi ed Ernesto Bassignani, il cavaliere "ha perso il trend".P.S.: I dati sul "consenso imbarazzante" di cui gode Berlusconi, certificato senza vergogna dalla paleontologa Ghisleri, diventata oggetto di barzellette in tutti gli istituti che contano, si fermano a maggio, quando Euromedia assegnava un consenso al Cipria di 62 punti, e gli istituti seri di 21. Ora il gap fra fatti e pugnette dev'essere diventato troppo imbarazzante da sostenere, persino per una come la Ghisleri. Vedremo se in futuro ci fornirà altri dati. Noi ci contiamo. Sono delle iniezioni di buonumore. Tafanus
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Saranno anche "piccole incomprensioni" quelle che agitano il Pdl. Saranno anche "quattro pensionati" i protagonisti della nuova P3. Sarà anche colpa della stampa "che disinforma". Sarà anche così, come ripete in continuazione Silvio Berlusconi. Ma di sicuro la fiducia nel premier e nel suo governo è in netto calo. Secondo il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, sono solo il 39% coloro che dichiarano di avere fiducia nel presidente del Consiglio. Una cifra che rappresenta il punto più basso mai raggiunto dal Cavaliere dall'inizio della legislatura [...] Se poi si scende nel dettaglio si vede che a voltare le spalle a Berlusconi sono stati i ceti moderati, probabilmente spaventati dall'escalation di scandali, radicalizzazioni e veleni di questi ultimi mesi.
Il calo c'è ed è evidente. Meno fiducia in Berlusconi e nel suo esecutivo. Rispetto a un anno fa il calo del Cavaliere è netto: meno 11 punti [...] Un campanello d'allarme a cui il premier risponde promettendo di passare l'estate "a rimettere a posto il Pdl" [...]
Partiti. Il segnale è chiaro. Nessun partito guadagna, tutti perdono. Il segno meno la fa da protagonista. Cala la fiducia nella maggioranza, ma cala anche quella nell'opposizione, incapace di guadagnare consensi nonostante le difficoltà in campo avverso. Segno di una disillusione a 360 gradi nei confronti delle forze politiche. La flessione più netta la subisce il Pdl che dal 40% scende a quota 35%. Si tratta del punto più basso fatto registare dal 2008, lontanissimo dai picchi del 50% del maggio dello scorso anno. In calo, seppur più contenuto, anche la Lega che perde due punti e si attesta al 30%. Ma se la maggioranza piange, l'opposizione non ride. Cala Di Pietro (33%, -3 punti rispetto allo scorso mese), va male il Pd (32%, -2 punti) e calano anche i centristi di Casini (31%, -1 punto).
N.B.: Su quest'ultimo paragrafo, siamo in netto "dissenso interpretativo" con Matteo Tonelli: anno su anno (Luglio 2010 su Luglio 2009), il PdL perde 11 punti; il PD non guadagna e non perde: era al 33%, è al 33%. Prendere le variazioni di un mese su quello precedente è cosa insensata. Sbaglia anche la IPR, nelle tabelle presenti sul sito, a mettere insieme PD e IdV. Forse qualcuno dovrebbe spiegare alla IPR che PD e IdV sono due partiti non solo diversi, ma spesso in conflitto. Che senso ha metterli insieme? (NdR)
[su quasto link] le tabelle IPR complete
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Moderati, laureati, anziani, non lavoratori, abitanti nei grandi comuni e residenti al Sud. Sono questi i ceti elettorali presso i quali Berlusconi ha perso di più negli ultimi 12 mesi. La considerazione ci viene suggerita dalla comparazione tra la fiducia di luglio con quella di un anno fa, quando l'apprezzamento nei confronti del premier si attestava intorno al 50%. La scomposizione dell'indice in ulteriori sotto variabili evidenzia con maggiore precisione le aree di una emorragia sensibile e costante, costata al capo del governo 10 punti percentuali dalla scorsa estate.
La prima variabile significativa è quella rappresentata dall’appartenenza politica. Dove si è consolidata in misura maggiore la perdita di fiducia nel premier? Non tra gli elettori del centrodestra, in fondo ancora sensibili al suo richiamo, né tra i sostenitori dell’opposizione di centro-sinistra, ormai posizionati e poco inclini a concedergli ulteriore credito.
Come Volevasi Dimostrare: le ali estreme dell'elettorato (destra e sinistra) sono politicamente molto vischiose, e difficili da trascinare un campo avverso. Il vero terreno di caccia è in quel centro amorfo, che per incultura, o per convenienza, decide di volta in volta con chi stare. Spesso per piccoli interessi di bottega. NdR
La seconda variabile considerata è quella della condizione professionale degli elettori, arricchita dal dato anagrafico e geografico. La flessione di fiducia maggiore si concentra stavolta tra coloro che non dispongono di un’occupazione (...fine della favola dei "milioni di posti di lavoro?...). E’ in qualche modo fisiologico che questo segmento sviluppi una particolare disillusione rispetto all’azione del governo e alla sua leadership. Non sfugge tuttavia l’entità della grandezza e, più in generale, l’uniformità di giudizio con le altre fasce sociali che più hanno subito gli effetti della crisi:gli anziani, ma anche i residenti delle zone meridionali del Paese. Il deficit di “appeal” si aggrava nel meridione anche per effetto di una politica percepita come eccessivamente vicina agli interessi del nord (...meglio tardi che mai...) Questo genera un calo di 11 punti, dal 48 al 37%. E’ da notare, inoltre, che la flessione è avvertita in misura maggiore nelle grandi città metropolitane e molto meno nei comuni di ridotte dimensioni.
La terza variabile presa in considerazione è stata, infine, quella del titolo di studio. In questo caso, il calo di fiducia più significativo è emerso tra i cittadini dotati di laurea: dal 40 al 28%. Si tratta di un segmento, questo, che solitamente avanza una domanda politica più articolata e che pretende con maggiore rigore che l’azione del governo si qualifichi come la traduzione di una compiuta idea di società, coerente con gli impegni assunti di fronte all’elettorato alla vigilia del voto. In questa occasione, al pari di precedenti rilevazioni, sembra emergere un deficit di “narrazione”del premier rispetto a questo target. (...emerge semplicemente, ancora una volta, quello che tutti i "profili" dell'elettore di Forza Italia ci dicono da lustri: ignorantotto, destrorso, egoista, disinformato, credulone... NdR)
[Antonio Noto - Direttore IPR Marketing]
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