Ben, direte voi, ma a noi che ce ne cale ? Lorsignori sappiano che questo stato, formato per la stragrande maggioranza da potenziali premi Nobel (ovviamente a loro dire) ha dichiarato nel lontano 1994 che entro il 2002 si sarebbero dotati tutti i cittadini delle cosiddette “carte di identità elettroniche”: naturalmente la grancassa del politicante medio parte a spron battuto cavalcando il motto “…merito e semplificazione della P.A.”.
Passati i quattro anni la carta elettronica ancora non ce l’ha praticamente nessuno, ma Berlusconi (governo delle tre “i”) garantisce che i tempi sono finalmente maturi: cascasse il mondo (lo recita il decreto ministeriale 7/2005) dal primo gennaio 2006 gli 8000 comuni italiani dovranno mandare la macero la carta e rilasciare solo tessere elettroniche.
Considerate che nel 2005 una carta elettronica ce la davano all’istante anche i benzinai per la raccolta-punti, ma giustamente lo Stato vuole fare le cose per bene, garantendo la necessaria sicurezza ed affidando l’immane compito a degli esperti.
American Express ? Visa ? Ma via, non si lasciano i dati sensibili in mani sconosciute, solo ai Tronchetti Provera (&Tavaroli) di turno… quindi si decide di affidare la gestione di questo delicatissimo progetto a una società nuova nuova, la “Innovazione e Progetti”. A parte qualche privato, che ne esce naturalmente di lì a poco, la creatura è pubblica: maggioranza al Poligrafico dello Stato, il resto a Poste e Finmeccanica (controllata dal Tesoro).
Fantastico, direte voi: finalmente una struttura pubblica che risolve i problemi ai cittadini permettendo di muoversi facilmente nella jungla della P.A…. Beh, in effetti le cose non stanno così: il costo di ogni CIA è definito per default in 30 euro (figuratevi che le banche le rilasciano gratis) a fronte di un costo media di soluzioni molto simili pari a 10… al momento della presentazione del progetto era atteso un business da circa 200 milioni l’anno.
Alleghiamo il [Protocollo d'Intesa per la CIE], emesso dal geniale ministro per l'innovazione Lucio Stanca (proprio lui, il mago dell'Ibm!!!) nell'ormai lontano 1998. Un business, detto per inciso, realizzato su un documento obbligatorio, naturalmente dal governo che “non mette le mani in tasca agli Italiani”.
Meno tasse per tutti, ragazzi, ma non vorrete davvero che il consiglio di amministrazione della “Innovazione e Progetti” rimanga sguarnito, suvvia…
Intanto, passano i governi insieme al 2006 ed al 2007, mentre le CIE sono scomparse dai comuni che riescono (ovviamente i 138 sui 156 che ne avevano fatto richiesta nel 2001) a produrre ben 12 (DODICI) carte al giorno. Come dire che in qualche municipio romano per stampare le carte necessarie a tutti i cittadini ci impiegherebbero circa 250 anni.
Con una scadenza della carta a 5 anni, naturlich… La “Innovazione e Progetti”, a questo punto, scopre un piccolo bug nel sistema: la carta non è iterabile; la soc ietà si è semplicemente “scordata” di rendere "replicabile" una scheda già esistente.
Qualche sfortunato Italiano ha scoperto nella maniera meno gradevole questo bug: siccome i comuni non possono tornare indietro per allungare la data di scadenza della tessera emettono un semplice foglio A4 che ne certifica la scadenza allungata. Lascio a voi immaginare cosa è avvenuto spesso e volentieri alle dogane estere (per esempio Tunisine o Egiziane), dove cittadini in possesso di CIE sono stati rispediti in Italia in quanto, correttamente, i doganieri hanno pensato che se la CIE la possono gestire loro, a maggior ragione appare impossibile che l’Italia non lo possa fare.
Viste queste difficoltà, nel 2007 il ministro degli Interni Giuliano Amato decide di fare un regalo a tutti gli Italiani: il costo per il rilascio scende a 20 euro. Questo, si pensa, servirà ad incrementare il numero di cittadini che richiederanno questo prodigio elettronico: nessuno ha avuto il coraggio di comunicare che in realtà gli italiani chiedevano GIA’ la CIE, ma che i comuni, non avendo sufficienti risorse, preferivano emettere le normali carte che avevano anche il pregio di generare un minimo di cassa, che nel caso delle CIE finiva invece direttamente alla I&P.
Quindi in buona sostanza uno sconto su un oggetto che non c’è: argomento per una barzelletta del nuovo premier (nuovo?) Berlusconi, che in effetti ritornato al governo si accorge che il titanico compito di gestire le carte è troppo arduo per la “Innovazione e Progetti”, che del resto ha già comunicato che a 20 euro produrre le carte non converrà più.
A loro, naturalmente, perchè nel frattempo la società Ghirlanda S.p.A. prende l'appalto per la realizzazione delle suddette carte (120.000) al modico prezzo di 570.000 €. Vedi le [Linee guida per l'emissione e l'utilizzo delle CIE]: cioè 4,75 euro a carta...
La "I&P" , che non ha né innovato né prodotto né progettato alcunché, evidentemente non è attrezzata per un tale, erculeo compito e viene liquidata su due piedi, non prima, ovviamente, di aver pagato fior di prebende agli amministratori per il lavoro (?) svolto.
Pensate che a questo punto gli amministratori delle società pubbliche partecipanti siano stati messi gentilmente alla porta? Ma quando mai! Dopo che il governo decide di delegare al Poligrafico la sfida di “informatizzare” il cittadino, Finmeccanica, che di guerra se ne intende, porta il Poligrafico in tribunale. Poi al TAR. Poi al Consiglio di Stato. Vince, blocca tutto e i bandi per la fornitura delle apparecchiature vengono annullati, insieme alla speranza che una volta tanto il presidente del consiglio rispetti una promessa.
Una guerra fratricida tra società a controllo pubblico, cioè tra noi e noi stessi. Nel frattempo Brunetta sproloquia di posta elettronica certificata per “comunicare con la P.A.... La stessa della CIE? Se lo stile sarà quello della carta di identità elettronica, allora ne vedremo delle belle…
Alex Cariani
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