Dietro l'arresto di Carboni appalti per l'eolico, ma non solo. Il gip: pressioni sulla Consulta per il lodo Alfano. Altri due arresti, Verdini indagato. Una loggia segreta tesa a condizionare lo Stato. Nel 2009 vertice Carboni, Verdini e Dell'Utri

ROMA (8 luglio) - Il faccendiere Flavio Carboni, coinvolto nell'inchiesta della procura di Roma sugli appalti per gli impianti eolici in Sardegna, è stato arrestato dai carabinieri nella capitale.
Nell'inchiesta è indagato anche il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, che si è sempre dichiarato estraneo alle accuse.
Nell'ambito dell'indagine è stato arrestato anche Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Dc nonché ex sindaco del suo paese di origine in provincia di Avellino. A Napoli invece è stato arrestato anche l'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale del capoluogo partenopeo. Il filone di indagine è collegato all'inchiesta della procura capitolina su un presunto comitato d'affari che avrebbe gestito l'assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici.
La richiesta d'arresto di Carboni e Lombardi, è stata fatta dal pm della procura di Roma, Rodolfo Sabelli e accolta dal gip Giovanni De Donato. Carboni, che ha 78 anni, è stato portato alle prime luci dell'alba, dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, nel carcere di Regina Coeli, mentre Lombardi, che vive ad Avellino, si trova attualmente nella casa circondariale irpina di Bellizzi. L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Nel '97 Carboni era finito sotto indagine per l'omicidio del banchiere Roberto Calvi.
L’inchiesta sul business dell’eolico in Sardegna è aperta su due fronti. Da un lato la pista dei soldi, con le presunte tangenti versate dall’autista e dalla compagna di Carboni, indagato per associazione per delinquere e riciclaggio, a Verdini. Dall’altro i contatti del comitato d’affari con la magistratura. Il sospetto è che l’organizzazione, oltre a controllare grossi appalti, tentasse di condizionare sentenze civili e penali, e addirittura anche le nomine del Csm. Operazioni messe in atto grazie alla mediazione di Lombardi, il geometra, applicato come magistrato in alcune commissioni tributarie e finito al centro delle intercettazioni per i suoi contatti con le toghe (...ancora le intercettazione, quell'orrendo strumento che il Cav. odia con tutte le sue forze... et pour caus... NdR)
Non solo tangenti, insomma. Carboni, Lombardi e Martino, già sotto accusa per associazione per delinquere e riciclaggio, sono sospettati di avere tentato di interferire sull’esercizio dei poteri dello Stato e farebbero parte di una superloggia segreta, divenuta punto di riferimento per imprenditori e politici.
«Una associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti» caratterizzata «dalla segretezza degli scopi» e volta «a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione»: è quanto scrive il Gip De Donato, nel capo di imputazione dell'ordinanza (circa 60 pagine) dei tre arresti.
Carboni tentò di influire sulla Consulta per il Lodo Alfano. Tra settembre e ottobre 2009, afferma il gip De Donato, Flavio Carboni, con Martino e Lombardi, tentò di avvicinare giudici della Corte costituzionale allo scopo di influire sull'esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L'operazione, prosegue il giudice, fu condotta da Lombardi, previo accordo con gli altri due, con cui si manteneva in costante contatto. L'episodio si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura del sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte costituzionale.
Riunione Carboni-Verdini-Dell'Utri con i magistrati. Dal provvedimento del gip emerge che il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte costituzionale sul lodo Alfano, avvenne una riunione nell'abitazione romana del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della consulta.
All'incontro era invitato anche l'imprenditore Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi.La strategia e le pressioni. Al termine della riunione, in base a quanto scrive il gip, Lombardi chiama Caliendo, che aveva dovuto abbandonare in anticipo l'incontro, aggiornandolo sugli argomenti trattati. Lombardi si dice disponibile a correre ai ripari in ogni modo, affermando che occorre fare la conta di quanti sono i giudici favorevoli alla bocciatura della legge e quanti quelli contrari, lavorando quotidianamente alla vicenda in vista del giudizio della Consulta, previsto inizialmente per il 6 ottobre. Stesso discorso viene fatto da Lombardi a Martone e Carboni. La troppa loquacità di Lombardi e l'incontro del 23 settembre sono oggetto di una successiva conversazione tra Martino e Carboni. L'imprenditore sardo raccomanda a Martino di riferire solo con lui della questione perché Lombardi (ritenuto da entrambi fondamentale per la riuscita dei loro piani) parla troppo.
Tra le personalità avvicinate da Lombardi per fare da tramite con i giudici della Consulta anche il parlamentare Renzo Lusetti, che tuttavia reagisce con imbarazzo alle telefonate. Analogo imbarazzo mostra, in una telefonata intercettata il 30 settembre, il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, che tenta in ogni modo di sottrarsi alle richieste pressanti di Lombardi su come avvicinare uno dei giudici chiamati a pronunciarsi sul lodo Alfano. La contropartita chiesta per tale attività di lobby è la candidatura di Nicola Cosentino alla Regione Campania, come esplicitato in una telefonata di Lombardi allo stesso sottosegretario. Il tentativo di influire sul giudizio di costituzionalità del lodo Alfano non andò però a buon fine. Il 7 ottobre 2009 la Corte boccia il provvedimento, suscitando le ire di Carboni e Martino, che accusano Lombardi del fallimento e della figuraccia fatta con i propri referenti politici, a partire da Verdini.
Agli atti dell'inchiesta ci sono anche le immagini dell’incontro di Verdini con Carboni e il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, proprio all’ingresso della residenza romana del coordinatore di Forza Italia. I carabinieri, infatti, dopo aver sentito dalle intercettazioni dell’appuntamento nella capitale, pedinavano gli indagati. Un atteggiamento di grande confidenza: in quelle immagini, Verdini e Carboni si salutano amichevolmente e si abbracciano.
(Il Messaggero)
P.S.: Chi volesse approfondire ricordi e conoscenza del giudice Arcibaldo Miller, citato fra i partecipanti a questa "banda larga", può rifarsi ad un documentato articolo de "La Voce della Campania", ripreso in questo post del sito [Bellaciao], che tratta di Arcibaldo Miller, e degli affari di Cirino Pomicino. Basti ricordare che Arcibaldo Miller era stato nominato capo degli ispettori nella Giustizia a Milano dall'Ing. Acustico Castelli, e riconfermato dal Giornalista Clemente Mastella... Tafanus
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