"G8, i vertici della polizia coprirono la vergognosa condotta dei poliziotti". Due dei più importanti poliziotti italiani, "preso atto del fallimentare esito della perquisizione, si sono attivamente adoperati, concorrendo a predisporre una serie di false rappresentazioni della realtà, a costo di arrestare e accusare ingiustamente i presenti nella scuola"
(di Marco Preve - Repubblica)
Gli alti funzionari della polizia presenti alla irruzione alla scuola Diaz di Genova durante il G8 sono stati condannati dalla Corte d'Appello in base all'articolo 40 del codice penale, perché avevano l'obbligo di impedire le violenze e non lo hanno fatto. E' quanto emerge dalle motivazioni della sentenza depositate oggi dalla Corte d'Appello di Genova, presieduta da Salvatore Sinagra. Ribaltando la sentenza di primo grado, i giudici avevano condannato il 18 maggio scorso 25 imputati, tra i quali il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri (4 anni), l'ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini (5 ani), Giovanni Luperi (4 anni), Spartaco Mortola (3 anni e 8 mesi), Gilberto Caldarozzi (3 anni e 8 mesi).
Luperi e Gratteri, dirigente il primo dell’intelligence e il secondo dell’antiterrorismo, due dei più importanti poliziotti italiani: "preso atto del fallimentare esito della perquisizione, si sono attivamente adoperati per nascondere la vergognosa condotta dei poliziotti violenti concorrendo a predisporre una serie di false rappresentazioni della realtà a costo di arrestare e accusare ingiustamente i presenti nella scuola". Parole pesantissime, e non sono le sole quelle contenute nelle 313 pagine delle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Appello di Genova ha condannato questa primavera, poliziotti e funzionari che effettuarono, coordinarono e gestirono la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz trasformata in dormitorio dei no global durante il G8 del 2001 a Genova.
I giudici analizzano poi l’origine del blitz e di nuovo le considerazioni sono inquetanti: "L’esortazione ad eseguire arresti, di per sé considerata, anche fosse indicativa di rimprovero implicito per precedente colposa inerzia, sarebbe stata comunque superflua, essendo in ogni caso gli operatori di polizia giudiziaria tenuti ad eseguire gli arresti nella ricorrenza dei presupposti di legge dettati nel codice di rito.... Ma anche per procedere alla perquisizione non è sufficiente un sollecito da parte del Capo della Polizia, bensì occorre pur sempre il sospetto della presenza di armi illegalmente detenute". Ancora su Luperi e Gratteri: "Entrambi hanno cercato di sminuire i loro rispettivi ruoli e funzioni nella vicenda in esame, ma sono stati smentiti dalle molteplici circostanze di segno contrario emerse nel processo".
Le motivazioni della sentenza di secondo grado, contenute in 310 pagine, sono state depositate con anticipo sulla scadenza del 16 agosto che era stata annunciata. Rispetto alla sentenza di primo grado, la novità della condanna in Appello è la responsabilità dei vertici per le violenze e per i falsi atti, come le bottiglie molotov portate dentro la scuola dai poliziotti e poi fatte risultare come prova del possesso di armi da parte degli occupanti. Secondo la Corte d'Appello di Genova, del falso documentale sono responsabili infatti anche i vertici della polizia presenti, non solo i loro sottoposti. Mentre per il Tribunale, unico responsabile risultò Pietro Troiani, la Corte d'Appello ha stabilito che i filmati sono inequivocabili, perchè indicano un conciliabolo tra alti dirigenti della polizia nel cortile della scuola con le bottiglie in mano, e ha stabilito che non potevano perciò non sapere nulla.
Per quanto riguarda le violenze commesse dalle forze dell'ordine durante l'irruzione, la Corte spiega che Gratteri, Canterini e Luperi erano stati mandati a Genova da Roma per gestire l'ordine pubblico ed erano i più alti funzionari presenti in loco. Erano presenti all'operazione e hanno visto quello che accadeva e poichè erano gerarchicamente sovraordinati potevano intervenire per impedire le violenze. Ma non lo fecero. E' questo il passaggio mancato nella sentenza del Tribunale. La Corte, come detto, ha applicato l'articolo 40 del codice penale: non impedire un evento che si ha l'obbligo di impedire equivale a cagionarlo.
Dalle motivazioni emerge inoltre che le attenuanti generiche non sono state concesse a molti imputati, come Francesco Gratteri, Vincenzo Canterini e Giovanni Luperi, per la gravità dei fatti commessi da alti funzionari dello Stato che hanno giurato fedeltà e lealtà alle leggi. L'unico ad ottenerle è stato Michelangelo Fournier, ex vice dirigente del reparto mobile di Roma, che ha un certo punto, sebbene con ritardo dice la sentenza, disse basta alle violenze temendo che potesse accadere qualcosa di irreparabile.
Lettera aperta ad Antonio Di Pietro
Caro Tonino,
come forse saprai, su questo blog godevi di un patrimonio di stima e di amicizia, che hai gradualmente dilapidato. La tua salita sul carro della demagogia più spinta, a partire dall'autunno 2007; il tradimento del patto col PD nel 2008; la indegna manfrina sulla storia del Popolo Viola; il dossier di MicroMega sulle faccende e i faccendieri IdV in giro per l'Italia sono stati gli ultimi, ma non i più importanti episodi che mi hanno spinto a toglierti - per quello che vale - la mia fiducia.
Ma il primo e più importante colpo di piccone alla tua immagine, per quanto mi riguarda, lo hai sferrato quando (non so se consapevolmente, ma comunque non mi frega niente di accertarlo), hai osteggiato, fino a renderla impossibile, la costituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sulle violenze di Genova. Non ti era stato chiesto di condannare qualcuno senza processo. Ti era stato chiesto di non metterti di traverso per impedire che fosse messo in moto uno strumento di indagine e di accertamento della verità e delle eventuali responsabilità.
In quella occasione, spiace dirlo, in te è prevalso lo spirito del questurino, non quello del politico. Forse sei stato fregato dalla tua simpatia "di genere". Tant'è, ti sei schierato senza se e senza ma col rifiuto alla commissione. Ti sei schierato con quei gentiluomini di Berlusconi, Fini, Ascierto, Castelli, Scajola.
Sai bene che i condannati - malgrado te - non vedranno mai il sole a quadretti. E sai bene che quegli stessi condannati, ANCHE grazie a te, non conosceranno mai neanche l'onta di una condanna politica, che sarebbe quanto meno stata messa agli atti di una commissione d'inchiesta, anche se solo in una relazione di minoranza.
Ti giungano i più calorosi ringraziamenti da me, da molti dei miei pochi lettori, dai pestati della Diaz, da coloro che porteranno a vita i segni indelebili della violenza fisica e psichica. Credo di poterti ringraziare anche a nome della Signora Haidi Giuliani, e a nome di tutte le signore haidi che da quel maledetto 20 luglio 2001 tremeranno tutte le volte che i loro figli usciranno di casa, magari armati solo di uno striscione, per andare ad una manifestazione. E per piacere, non farti scudo di un estintore, perchè centinaia di giovani non brandivano alcun estintore, ma quando è iniziata la mattanza - esistono testimonianze di giornalisti di destra, chiedi a Guadagnucci del Resto del Carlino - dormivano tranquillamente nei loro sacchi a pelo.
Io credo, Caro Tonino, che ti tocchi il non facile compito di scusarti con questa gente. Ma credo che non lo farai. I demagoghi non hanno, nel loro repertorio, frasi tipo "scusate... ho commesso un grave errore, e ne sono sinceramente addolorato..."
Tafanus
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Tonino Di Pietro, e le sue eroiche battaglie contro i bavagli
Poichè non mi piace scrivere "di" o "a" qualcuno. senza che costui ne sia informato, ho informato Di Pietro, sul suo blog (esattamente con un commento sul suo post odierno dal titolo "Il PdL non c'è più", anticipadogli il contenuto della mia lettera aperta, e fornendogli il link di questo mio post. Anticipandogli, inoltre, il fatto che avrei pubblicato una sua eventuale replica senza alcun taglio o censura.
Il blog di Di Pietro, prima di pubblicare un commento, invia una email di controllo, attraverso la quale in commentatore può validare la sua identità. Detto, fatto. Ho commentato, ho ricevuto questa email di controllo da Di Pietro esattamente alle 22,31, ma del mio commento si sono perse le tracce. Non dei 19 commenti pubblicati dopo il mio, disperso, fra le 22,31 e le 23,31.
Abbiate pazienza, lo so che la qualità dello screen-shot è pessima, ma ingrandendo un po' si legge l'ora di arrivo: 22,31. Non voglio neanche pensare che uno strenuo lottatore contro i bavagli, che non si perde una manifestazione contro i bavagli altrui, mi abbia "imbavagliato". Sono certo che devo aver commesso qualche grossolano errore io. Tonino, mi scuso! A questo punto non mi resta che chiedere a qualcuno dei miei lettori di fare un copia e incolla della mia lettera aperta, e/o del link a questo post, e di inviartelo, con la speranza che i miei lettori siano meno imbranati di me. Tafanus
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