Ieri il Tafanus ha pubblicato la [lettera aperta di Vito Mancuso], consulente ed autore della Mondadori, all'azienda, con la quale poneva delle domande di carattere etico circa la "leggina" ad aziendam con la quale Silvio ha regalato a se stesso ed all'amata figliola Marina 700 miliardi di lire.
Tanto per dare un senso concreto ed immaginabile alle cifre, la famigerata legge del ladrone De Lorenzo, che introduceva per la prima volta i tickets sanitari (uguali per ricchi e poveri), fece entrare nelle casse dello stato 350 miliardi. Settecento miliardi di lire sono il doppio di quei 350 miliardi. Sono lo stipendio di un "pària da call-center" per 700.000 mesi, cioè per 59.333 anni di lavoro, o, se preferite, per una vita di lavoro per 1.666 persone. Sono uno scandalo incommensurabilmente superiore al fantastico 40 mq. di Tulliani, sono l'equivalente del prezzo di acquisto di 1.400 ville di Arcore, sono 350 volte lo scandalo del "rudere con vista sul Colosseo" dell'ineffabile Scajola, che sta ancora cercando puntigliosamente i rei del regalo. Che se li trova, questo è certo, farà loro un culo a tarallo.
Nell'articolo pubblicato ieri, Mancuso chiedeva un'opinione a quanti, come lui, scrivono sul giornale di cui Massimo Giannini (che per primo ha denunciato la legge ad aziendam) è vicedirettore. In particolare, la sua domanda era rivolta espressamente anche a Corrado Augias, Pietro Citati, Federico Rampini, Roberto Saviano, Nadia Fusini, Piergiorgio Odifreddi, Michela Marzano, Eugenio Scalfari, Gustavo Zagrebelsky, Adriano Prosperi. A dire il vero, a Roberto Saviano qualche domandina l'avevamo posta anche noi, [in un post dell'ottobre 2008], dal titolo "Lettera aperta a Roberto Saviano", con la quale ci
chiedevamo (e chiedevamo a Saviano) come potesse associare nei suoi
ringraziamenti quel presidente Berlusconi che sponsorizza tale Cosentino
(casalese doc), e che mesi dopo si è preoccupato (il tempo è
galantuomo!) di attaccarlo per avere, come dire, incrinato la magnifica
immagine dell'Italia nel Mondo col suo Gomorra. Che è un modo, come
dire, che se l'Italia accumula figure di merda nel mondo, la colpa non è
della mafia, della camorra, dei Dell'Utri, dei Cuffaro, dei Cosentino,
ma di chi ne parla e ne scrive. Cioè dei Saviano. Alla mia lettera
aperta non ho avuto risposta, quindi insisto: come fa ad entrare nel
palazzo di Segrate, senza rimanere asfissiato dai miasmi? Ma, chiuso questo inciso, chiedo a Saviano di fare ciò che non hai fatto due anni fa: rispondere.
E passiamo agli altri "mondadoriani" e "repubblichini" ai quali Mancuso ha fatto delle domande. Oggi, sul cartaceo, rispondono Piero Citati, Nadia Fusini, Michela Marzano, Corrado Augias, Gustavo Zagrebelsky, Adriano Prosperi.
No hanno risposto, almeno per il momento, Federico Rampini, Roberto Saviano, Piergiorgio Odifreddi, Eugenio Scalfari. Sono sicuro che lo faranno, e quando lo faranno, ne darò notizia. Aspettiamo.
Non riporto nel dettaglio le singole risposte (domani l'articolo sarà sul giornale online), ma il "tono generale". Il tono generale, dominante, è quello di una complessiva auto-assoluzione: "...si, è vero, però, però noi operiamo in piena libertà... si è vero, anche noi siamo imbarazzati, però aspettiamo risposte dall'azienda... Si è vero, però una cosa è la Mondadori, un'altra sono le persone con le quali ci relazioniamo..."
Eh no, amici! Se io avessi un'aziendina che lavora per Cosa Nostra (tanto per fare un parallelo paradossale), sapendo cos'è Cosa Nostra, non potrei salvarmi l'anima dicendo che però Cosa Nostra ha sempre permesso alla mia aziendina di fare cosine perbenino! Per Cosa Nostra (o per la P2, o per la P3), non si lavora e basta.
Le risposte sono variegate. Alcune auto-assolutorie, e propedeutiche all'assoluzione preventiva di se stessi. Gente che ha già fatto capire che MAI lascerà la gallina dalle uova d'oro. Quella di Piero Citati, che sulla questione sollevata da Mancuso "resta in attesa di risposte" (anche se le risposte ci sono già, e sono assolutamente insoddisfacenti). Ai vertici dell'auto-assoluzionismo troviamo Aldo Schiavone, che conclude - citando a sproposito Carlo Ginzburg e Corrado Stajano: "...già una volta si pose il dilemma, e Carlo Ginzburg e Corrado Stajano se ne andarono, fin dall'inizio della proprietà berlusconiana. Altri decisero diversamente, ma quell'atto fu una cosa concreta, e pose un problema vero. Aprile una discussione in termini moral-editoriali, invece, lascia il tempo che trova..."
E bravo Schiavone... sarò mica parente di "Sandokan"? Insomma, chi se ne va, come Ginzburg o Stajano, fa una pagliacciata simbolica. Chi resta, come Schiavone, "pone un problema vero". Complimenti.
La Marzano è "pronta a criticare le leggi ad personam, ma "resta fedele alle persone". Ed alla pagnotta. Nadia Fusini avverte "il fetore del denaro, che può confondere il più scrupoloso lavoro intellettuale". Restiamo in attesa che tragga le conseguenze. Gustavo Zagrebelsky "percepisce" il disagio del conflitto d'interessi in una legge di Berlusconi Presidente che regala a Berlusconi Editore settecento miliardi di lire, ma non ci spiega se il suo disagio sia tale da spingerlo a lasciare la Mondadori. Stesso disagio per Corrado Augias, che ha già promesso che dibatterà della questione coi suoi lettori, alla presentazione del suo prossimo libro. Non ci dice però se riterrà vincolanti le opinioni dei suoi lettori.
Arnolda
Quanto alla Mondadori, invia una lunga lettera, che sa di "excusatio non petita", quindi molto sospetta. firmata anodinamente "Arnoldo Mondadori Editore", con la quale ci spiega quanto già sapevamo, e cioè che la Mondadori ha agito "nel rispetto delle vigenti leggi". E chi ha mai detto il contrario? Ci mancherebbe anche che non avesse rispettato le "vigenti leggi"! Quello che trascura di dire Arnoldo Mondadori Editore (ma non poteva firmarsi "Marina Berlusconi"?), è che le "vigenti leggi" vigono solo perchè volute, proposte, approvate dalla schiera di serventi di papi, a favore di Arnoldo Mondadori Editore, in arte Marina Berlusconi, la figliola prediletta.
Sarei stato tentato di rispondere io ad Arnoldo, ma vedo che lo ha già fatto Giannini, con una breve nota, che riprendo integralmente, perchè non sarei capace di dire meglio, né più sinteticamente:
Prendiamo atto della lettera della Mondadori, che non smentisce una sola riga della ricostruzione fatta da Repubblica. Due sole obiezioni:La prima: è vero che il gruppo di Segrate ha avuto ragione in primo e in secondo grado, come abbiamo scritto nell'articolo. Ma se era così sicuro sulla correttezza del proprio operato fiscale, perchè temere il terzo grado, fino al punto di evitarlo grazie ad una apposita legge?
La seconda: "Tutto secondo le regole e secondo le leggi", afferma il gruppo di Segrate. Infatti: il proprietario dell'azienda, che è anche Presidente del Consiglio, ha voluto e fatto approvare una legge, proprio perchè la sua azienda potesse operare "secondo la legge".
Questo è il corto circuito. Questo è il giogantesco ed irrisolto conflitto d'interessi di Silvio Berlusconi.Massimo Giannini
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