Finalmente Travaglio si ricorda di sparare sui veri fiancheggiatori di peso del nano: la Confindustria (personaggi di statura indimenticabile, come un tale Abete, proprietario di una tipografia che stampava solo, in regime di non-concorrenza, per lo Stato; il narciso Montezemolo, che scopre i mali del berlusconismo solo adesso, dopo quasi 17 anni, e solo perchè sente l'odore del sangue del caimano ferito; l'annuitore D'Amato da Arzano (io speriamo che me la cavo), detto anche "l'uomo di Arzano ha detto si"; la marcegallina, 500 conti bancari all'estero, la beneficiaria del regalo dell'inutile ma costosissimo "Arsenale" della Maddalena (vedi note in calce); i cerchiobottisti del Corrierone; quelli che "ci siamo accorti solo adesso" (i Casini, i Fini, lo stesso Montezemolo).
Ora Travaglio compia l'ultimo passo, quello che manca: il passo propositivo. Smetta di proporci come salvatori della Patria improbabili predicatori (a turno, li ha sposati tutti: dai "girotondini", ai dipietri, ai grilli, ai popoli con la sciarpetta viola), e scelga qualcosa di meno affascinante ma di più possibile (e di più passabile). Ecco il suo articolo sull'Espresso in edicola:
Quando e se ci risveglieremo dall'incubo iniziato nel 1994, gli storici ci diranno, a bocce ferme, quanto il quasi ventennio berlusconiano sia stato merito di Mr. B e quanto di chi l'ha lasciato fare. Il politologo Maurizio Viroli, docente a Princeton, nel suo bel saggio "La libertà dei servi" (Laterza), denuncia "il tradimento delle élites, l'incapacità dell'élite politica, intellettuale e imprenditoriale di impedire la formazione del potere enorme di un uomo che ha distrutto la libertà dei cittadini".
Quanto all'élite politica, conosciamo nomi e cognomi dei leader che da 16 anni rimuovono il conflitto d'interessi, salvo poi scoprirlo all'improvviso quando ne assaggiano i manganelli catodici: tutti i capi e capetti del centrosinistra, ma anche Bossi (dal 1995 alla retromarcia su Arcore nel '99), Casini (dopo il divorzio del 2008) e ora Fini.
Per quella imprenditoriale, basta ricordare i collateralismi della Confindustria più cortigiana del mondo. Per quella intellettuale, le ultime annate del "Corriere della Sera" parlano da sole. Anche in piena frana del regime, il quotidiano che fino a pochi anni fa ospitava Montanelli e Biagi è tutto un vociare di finti tonti che voltano la testa pur di non vedere la realtà. Piero Ostellino esorta il Cavaliere a "recuperare la vecchia spinta propulsiva liberale della prima ora". Purtroppo però non specifica quando mai, in quale prima ora, Berlusconi abbia dato prova di spinte propulsive liberali: nel 1994, dopo aver cacciato Montanelli dal "Giornale", il premier governò sette mesi, occupando militarmente la Rai, tenendosi la Fininvest nonostante le promesse di venderla per risolvere il suo conflitto d'interessi (all'epoca l'ammetteva anche lui), varando il decreto Biondi per salvare dal carcere suo fratello, imponendo un condono fiscale, uno edilizio e uno ambientale, poi fortunatamente se ne andò. Di spinte propulsive liberali, nemmeno l'ombra.
Ferruccio De Bortoli nel 2003 assaporò lo squisito liberalismo berlusconiano che lo costrinse a lasciare la direzione del "Corriere" per lesa maestà: eppure ora invita il premier ad "accantonare leggi ad personam e tentazioni di condizionare la stampa" per "riprendere un po' di quello spirito liberale finito troppo presto alle ortiche". E anche lui si guarda bene dallo spiegare quando mai il campione mondiale del monopolio illiberale avrebbe manifestato "spirito liberale": da sedici anni Berlusconi non fa altro che minacce alla libera stampa e leggi ad personam (39, mentre scriviamo); e ora, in contemporanea con l'appello di De Bortoli, intima ai finiani di firmare a scatola chiusa un programma in quattro punti che ne contiene altre due, "processo breve" e lodo Alfano-bis. Insomma fa di tutto per avvertirci che il conflitto d'interessi è la ragione sociale del suo impegno politico. Ma i finti tonti di via Solferino non vogliono credere nemmeno a lui. Finirà che un bel giorno il Cavaliere se ne andrà e il "Corriere" non avrà ancora capito perché era venuto.(di Marco Travaglio - l'Espresso)
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CHI CI HA GUADAGNATO - La Mita Resort, dunque. Alla società di Emma Marcegaglia è andata di lusso. La base di gara per l'assegnazione della gestione dell'Arsenale prevedeva una quota minima una tantum di 40 milioni (da versare sul conto del soggetto attuatore, responsabile per conto di Bertolaso per contratti e pagamento dei lavori) e la proposta di un canone annuale di concessione destinato alla Regione Sardegna. Si è presentata solo la Mita Resort: 41 milioni una tantum e canone da 600 mila euro l'anno alla Regione spalmato su 40 anni (50 mila euro al mese). In tutto 68 milioni. Niente male come affitto per 30 anni più 10 (indennizzo post-trasferimento all'Aquila). Che cosa ci faranno ancora all'Arsenale non è dato sapere (a parte la Louis Vuitton). "Questa struttura a regime potrà ospitare più di 5.000 persone, sarà uno snodo cruciale per la nautica da diporto", promette il manager Vasco De Cet.
(...fatti i conticini? 68 milioni di euri su 40 anni, pari a 4.722 € al giorno. Per 5.000 posti letto. Se li occupassero tutti, il costo degli immobilizzi a persona/giorno sarebbero di ben 0,94 € pro-capite pro-die. Ma diciamo, pessimisticamente, che l'occupazione media sarà solo del 10%. Allora i costi saliranno, eccome se saliranno!!! A ben 9,40 € a persona. Ce la farà a farcela, La Marcegallina? NdR)
Fatta questa istruttiva lettura, poichè nei giorni scorsi ho sentito alcuni "rumours" secondo i quali la Marcegaglia non sarebbe poi così male, voglio ricordare [un altro post del Tafanus], del 20 gennaio 2010:
Tutti i guai di Emma Marcegaglia, "Lady
Confindustria"
...non è strano? una presenzialista inossidabile, una che non si perdeva una comparsata in TV neanche sotto tortura, prima giovane e poi attempata industrialessa per meriti ereditari, faccia da boscaiolo e mini-minigonne da viados, sembra da mesi essersi liquefatta. Ora ci pensa "Il Fatto" a tranquillizzarci. Emma esiste. Non è caduta distrattamente distrattamente in un altoforno; non è sparita cadendo in una buca del campo da golf di Albarella, "L'Isola dei Managers"; non sta partecipando in incognito all'Isola dei Fumosi. No, poverina... ha solo qualche pensiero di troppo... o forse si è sfracellata contro dei guard-rails? Tafanus
Dietro il lungo silenzio forse ci sono i problemi giudiziari della famiglia
Da allora nessuna dichiarazione, nessun intervento pubblico, almeno fino a ieri, quando la Marcegaglia ha detto che Confindustra “sta ragionando” sulla riforma del fisco. La donna che il Sole 24 Ore ha messo al terzo posto nella classifica dei “personaggi del 2009” (dopo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne) si avvia alla conclusione di un mese anomalo, lontano dalle scene. Starà forse dedicando più tempo agli affari di famiglia? Gli eventi degli ultimi mesi suggeriscono che questa ipotesi potrebbe essere la più plausibile. (questo post , con l'elenco non certo esaustivo di tutti i guai giudiziari della marcegallina, può essere letto per intero al link [un altro post del Tafanus], già riportato sopra.
(...certo che sentir dire da una che ha 500 conti bancari all'estero che "lo scudo fiscale è un male necessario" fa un certo effetto...)
Dunque bentornato a Marco fra coloro che non individuano solo in Bersani & Franceschini "le forze del male" che governano questo paese. Ancora un piccolo sforzo, e Travaglio scoprirà che a questo paese hanno fatto (e stanno continuando a fare del male), anche coloro che lui allegramente sponsorizza e promuove da alcuni anni. Coloro che credono che la politica si possa fare solo berciando nonsenses in un megafono, a 90 decibel. In questi casi, quando si smonta il palco, e si spengono i megafoni, ciò che resta è solo un fastidioso ronzio nelle orecchie, come dopo un concerto di musica techno.
Poi, finito il ronzio, si cerca di ragionare, e si scopre che mettendo insieme tutti i megafoni ed i tromboni d'Italia, il loro consenso aggregato non arriva alla miseria del 10% (un italiano su dieci): quanto quello di due trascinatori di folle come Casini e Rutelli messi assieme. Ne valeva la pena? Tafanus
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