Nel mio [post di ieri] sui 700 miliardi di lire che Berlusconi si era regalato con apposita e tempestiva "leggina", avevo ironizzato anche sulla assoluta mancanza di buona educazione dell'azienda Mondadori (o meglio, di chi quell'azienda possiede e dirige), che anzichè firmarsi con nome, cognome e carica, si è firmata "Arnoldo Mondadori Editore". Pensavo di avere in certa misura esagerato,,,
Oggi, invece, viene fuori questa bellissima lettera di Vito Mancuso alla "Arnolda", che, tanto per cambiare, esprime esattamente ciò che penso, ma lo esprime in maniera molto più compiuta, ironica, godibile. Quindi mi scuso con questo signore se, per la seconda volta in due giorni, gli rubo uno scritto. Spero non me ne voglia. Tafanus
Cara Mondadori, per le leggi il tuo sarto è proprio su misura(di Vito Mancuso, Repubblica.it)
Cara Arnoldo Mondadori Editore,
penso sia capitato a pochi di venire chiamato per nome da un'entità impersonale come una Società per Azioni, com'è avvenuto ieri a me con la Vostra lettera: "Caro Mancuso... firmato: Arnoldo Mondadori Editore". Ora sono un po' a disagio perché non so bene come rispondere (come ci si rivolge a una SpA?) e se uso l'antiquato Voi è perché non trovo di meglio.
Sento però che già in questa Vostra confusione di generi letterari tra l'epistola, dove ci si rivolge all'interlocutore in modo personale e si firma in prima persona, e il comunicato ufficiale, che non conosce legami e firma istituzionalmente, c'è qualcosa di stonato. Tanto più se si considera che a essere in gioco è un'editrice che fa della letteratura e della poesia, e dei rapporti personali con gli autori, il suo punto forte.
Ma entrando nel merito vi sono alcune cose nel Vostro scritto, cara Arnoldo Mondadori Editore, che a mio avviso non convincono.
1) Voi scrivete di "rivendicare con forza e convinzione la correttezza e la limpidezza di ogni scelta" e sottolineate la "correttezza cristallina dei comportamenti imprenditoriali". Per quanto riguarda la mia esperienza, sia come consulente sia come autore, posso testimoniare che è effettivamente così. Ma allora perché, dopo aver vinto due gradi di giudizio contro l'Agenzia delle Entrate, non avete atteso il terzo? Anzi, perché non l'avete ricercato Voi per prima, cara Arnoldo Mondadori Editore, con quella medesima forza e convinzione di cui parlate? Voi scrivete di "non dovere al fisco alcunché", ma la controparte sostiene che dovete la bellezza di 350 milioni di euro: perché, dopo aver vinto due volte, non avete voluto vincere anche la terza definitiva partita, tanto più se in possesso di "eccellenti argomentazioni"?
2) Voi, cara Arnoldo Mondadori Editore, scrivete che avete agito per seguire "la strada maestra per un'impresa" e identificate tale strada nel "danno minore e certo", invece di un lungo contenzioso. Ma per come la vedo io non è per nulla così: per un'impresa con una storia e una missione civica e culturale come quella del Gruppo Editoriale che Voi rappresentate (e che controlla una sigla che si chiama Einaudi!), la strada maestra è la tutela del proprio onore, della propria correttezza, della propria limpida onestà. E a questo Voi vi siete sottratta, cara Arnoldo Mondadori Editore, approfittando di una legge che sembra proprio fatta su misura per il Vostro caso, come se il legislatore fosse il Vostro sarto di fiducia e non quello del Bene Comune. Avevate la possibilità definitiva di essere al di sopra di ogni sospetto e non l'avete usata, anzi Vi siete affrettata a sfuggire: e ora, mi spiace dirlo, per la coscienza Voi siete molto più sospettabile di prima.
4) L'esiguità della somma richiesta per chiudere il contenzioso non è certo materia che Vi riguardi, la legge non l'avete scritta Voi, qui si tratterebbe semmai di chiedere al Legislatore di chi faccia veramente gli interessi, se del Bene Comune di tutti o dei beni privati di pochi. Rimane però che la somma da Voi versata, cara Arnoldo Mondadori Editore, costituisce pur sempre una cifra molto impegnativa: 8,6 milioni di euro. Torno a chiedere: non sono troppi per un innocente? Chi sa di avere ragione, di non dovere proprio nulla al fisco e di poterlo tranquillamente dimostrare, non verserebbe mai una cifra considerevole come quella, non è vero? Cara Arnoldo Mondadori Editore, finora avete dovuto attendere vent'anni: perché non avete aspettato ancora un po' e così risparmiato quasi nove milioni di euro e soprattutto tutelato fino in fondo il Vostro nome, che vale molto, molto di più?
La Vostra lettera a me ieri pubblicamente indirizzata si concludeva dicendo: "Vorremmo rassicurarla sul fatto che la Mondadori è e resta quella che lei è abituato a conoscere". Per tutte le ragioni dette, io non mi sento per nulla rassicurato. Voi sapete che oltre al tribunale esteriore esiste un tribunale interiore. Col tribunale esteriore si può venire a patti pagando qualche milione di euro. Col tribunale interiore no. Vito Mancuso
P.S.: per un attimo ho fatto un sogno... e se Vito Mancuso che - non dimentichiamolo - è consulente editoriale Mondadori - avesse deciso di firmarsi non già "Vito Mancuso", ma "Arnoldo Mondadori Editore"? Avremmo potuto godere di un bellissimo duetto kafkiano fra Arnoldo e Arnolda, che ci avrebbe deliziati. Ma non si può avere tutto, dalla vita... Tafanus
Sento però che già in questa Vostra confusione di generi letterari tra l'epistola, dove ci si rivolge all'interlocutore in modo personale e si firma in prima persona, e il comunicato ufficiale, che non conosce legami e firma istituzionalmente, c'è qualcosa di stonato. Tanto più se si considera che a essere in gioco è un'editrice che fa della letteratura e della poesia, e dei rapporti personali con gli autori, il suo punto forte.
Ma entrando nel merito vi sono alcune cose nel Vostro scritto, cara Arnoldo Mondadori Editore, che a mio avviso non convincono.
1) Voi scrivete di "rivendicare con forza e convinzione la correttezza e la limpidezza di ogni scelta" e sottolineate la "correttezza cristallina dei comportamenti imprenditoriali". Per quanto riguarda la mia esperienza, sia come consulente sia come autore, posso testimoniare che è effettivamente così. Ma allora perché, dopo aver vinto due gradi di giudizio contro l'Agenzia delle Entrate, non avete atteso il terzo? Anzi, perché non l'avete ricercato Voi per prima, cara Arnoldo Mondadori Editore, con quella medesima forza e convinzione di cui parlate? Voi scrivete di "non dovere al fisco alcunché", ma la controparte sostiene che dovete la bellezza di 350 milioni di euro: perché, dopo aver vinto due volte, non avete voluto vincere anche la terza definitiva partita, tanto più se in possesso di "eccellenti argomentazioni"?
2) Voi, cara Arnoldo Mondadori Editore, scrivete che avete agito per seguire "la strada maestra per un'impresa" e identificate tale strada nel "danno minore e certo", invece di un lungo contenzioso. Ma per come la vedo io non è per nulla così: per un'impresa con una storia e una missione civica e culturale come quella del Gruppo Editoriale che Voi rappresentate (e che controlla una sigla che si chiama Einaudi!), la strada maestra è la tutela del proprio onore, della propria correttezza, della propria limpida onestà. E a questo Voi vi siete sottratta, cara Arnoldo Mondadori Editore, approfittando di una legge che sembra proprio fatta su misura per il Vostro caso, come se il legislatore fosse il Vostro sarto di fiducia e non quello del Bene Comune. Avevate la possibilità definitiva di essere al di sopra di ogni sospetto e non l'avete usata, anzi Vi siete affrettata a sfuggire: e ora, mi spiace dirlo, per la coscienza Voi siete molto più sospettabile di prima.
Vito Mancuso
3) Entrando nel merito della cifra versata, desidero far notare che il versamento del 5% del dovuto al netto degli interessi quasi ventennali è veramente ben poca cosa: chi non sarebbe disposto a pagare? Solo uno non lo sarebbe: chi è innocente e sa di poter dimostrare di essere tale, esattamente come Voi affermate di essere, solo che Voi... avete pagato.4) L'esiguità della somma richiesta per chiudere il contenzioso non è certo materia che Vi riguardi, la legge non l'avete scritta Voi, qui si tratterebbe semmai di chiedere al Legislatore di chi faccia veramente gli interessi, se del Bene Comune di tutti o dei beni privati di pochi. Rimane però che la somma da Voi versata, cara Arnoldo Mondadori Editore, costituisce pur sempre una cifra molto impegnativa: 8,6 milioni di euro. Torno a chiedere: non sono troppi per un innocente? Chi sa di avere ragione, di non dovere proprio nulla al fisco e di poterlo tranquillamente dimostrare, non verserebbe mai una cifra considerevole come quella, non è vero? Cara Arnoldo Mondadori Editore, finora avete dovuto attendere vent'anni: perché non avete aspettato ancora un po' e così risparmiato quasi nove milioni di euro e soprattutto tutelato fino in fondo il Vostro nome, che vale molto, molto di più?
La Vostra lettera a me ieri pubblicamente indirizzata si concludeva dicendo: "Vorremmo rassicurarla sul fatto che la Mondadori è e resta quella che lei è abituato a conoscere". Per tutte le ragioni dette, io non mi sento per nulla rassicurato. Voi sapete che oltre al tribunale esteriore esiste un tribunale interiore. Col tribunale esteriore si può venire a patti pagando qualche milione di euro. Col tribunale interiore no. Vito Mancuso
P.S.: per un attimo ho fatto un sogno... e se Vito Mancuso che - non dimentichiamolo - è consulente editoriale Mondadori - avesse deciso di firmarsi non già "Vito Mancuso", ma "Arnoldo Mondadori Editore"? Avremmo potuto godere di un bellissimo duetto kafkiano fra Arnoldo e Arnolda, che ci avrebbe deliziati. Ma non si può avere tutto, dalla vita... Tafanus
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