Ecco, chi censura lo scoop dell’Espresso innesca una catena di censure che nessuno può spezzare: gli tocca censurare tutto il blocco. Spatuzza dice che Schifani era il trait d’union tra i Graviano e Berlusconi & Dell’Utri. In un colpo solo si beve il presidente del Senato, il presidente del Consiglio e il senatore che inventò Forza Italia. Passi per Dell’Utri e i Graviano, che ci sono abituati: ma come si fa a dare una notizia che accosta B. e Schifani a Cosa Nostra senz’aver mai scritto un rigo in materia? Dandola, si dovrebbe accompagnarla con un commentino, tipo quello in cui tre mesi fa un giornale a caso, il Corriere della sera, chiedeva conto e ragione a Di Pietro di una foto del ’92 che lo ritraeva a cena con una decina di ufficiali dei carabinieri e con Bruno Contrada, all’epoca numero 3 del Sisde e non ancora arrestato per mafia. O tipo quello in cui un mese fa un giornale a caso, il Corriere della sera, chiedeva conto e ragione al presidente della Camera Fini di un alloggetto affittato dal cognato a Montecarlo.
E una richiesta di spiegazioni a Schifani e a B. non basterebbe ancora a pareggiare il conto, visto che è impossibile paragonare un’inchiesta per mafia con una foto con Contrada e con un alloggetto di 65 metri quadri. Dopodichè un giornale a caso – poniamo sempre il Corriere, ma anche Repubblica – dovrebbero spiegare perché attaccarono un giornalista, di cui ci sfugge il nome, che due anni fa raccontò in tv gl’imbarazzanti trascorsi societari di Schifani con vari tipetti poi condannati per mafia. Meglio dunque ignorare la notizia (come fa il Corriere) o nasconderla in un trafiletto a pagina 25 (come fa Repubblica). E, l’indomani, censurare il comunicato di risposta del presidente del Senato (come fanno sia il Corriere sia Repubblica sia tutti gli altri giornali e tg d’Italia, a parte Il Fatto). Tutto ciò avviene in una sedicente democrazia dove, non appena un politico tira una scoreggina, emette un ruttino, dichiara che oggi piove o tira vento, plotoni di telecamere e cronisti da riporto si precipitano a raccogliere e a rilanciare urbi et orbi la scoreggina, il ruttino e la dichiarazione. Anni fa Schifani, allora capogruppo di Forza Italia, diramò un comunicato per rivelare che, non trovando un tavolo libero al ristorante, aveva “fatto la coda come un cittadino qualunque”. Notizia epocale, subito ripresa con ampio risalto dal Corriere.
Di recente, quando un lieve terremoto ha scosso le isole Eolie, giornali e tg pendevano letteralmente dalle labbra dello Schifani, che in quel momento passava di lì sul suo veliero, a riprova del fatto che le disgrazie non vengono mai sole. Poi la seconda carica dello Stato chiede di essere interrogata dalla Procura di Palermo sulle accuse di mafia che gli lancia Spatuzza e nessun organo d’informazione lo scrive, così nessun cittadino lo viene a sapere, salvo i fortunati lettori del nostro giornale. Gentile presidente del Senato, accetti un consiglio da amici: la prossima volta che vuol parlare dei suoi rapporti con la mafia, lasci perdere i comunicati stampa. Ci dia un colpo di telefono: facciamo prima.
(Marco Travaglio - Il Fatto)
Caro Marco,
le generalizzazioni sono sempre pericolose. Come puoi constatare, noi abbiamo pubblicato [l'inchiesta dell'Espresso] su Schifani il 27 Agosto, il giorno stesso in cui è uscita, arricchendo il post con un link ad [un altro post], che trattava ampiamente dei rapporti di Schifani con personaggi di chiara fame, nell'ottobre del 2008. Ma meglio avresti fatto, anzichè limitarti al solito pezzo polemico contro i tuoi colleghi (anche di Repubblica, giornale al quale forse devi qualcosa), ed all'elogio del tuo giornale di adesso, a spiegare, come sai fare bene, i fatti: cosa ha replicato Schifani? e perchè, in quali punti, la sua replica è sballata? Se disponessi dei tuoi archivi e dei tuoi mezzi potrei farlo io, ma purtroppo non ho questa disponiibilità. Quindi spero che lo faccia tu, al più presto. Cordialmente, Tafanus
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