Io sono legato da tempo alla Mondadori, era il 1997 quando vi entrai come consulente editoriale della saggistica fondandovi una collana di religione e spiritualità, poi nel 2002 ebbi l'onore di diventarne autore quando il comitato editoriale accettò il mio saggio sull'handicap come problema teologico, onore ripetuto nel 2005 e nel 2009 con altri due libri [...]
[...] Il mio dubbio, dopo l'articolo di Giannini, è pesante. Leggendo ho appreso che non si tratta più di accettare una proprietà che può piacere oppure no ma che non ha nulla a che fare con le scelte editoriali, cioè con l'azienda nella sua essenza. Stavolta è la Mondadori in quanto tale a essere coinvolta, non solo il suo proprietario per i soliti motivi che non hanno nulla a che fare con l'editoria libraria. Quindi stavolta come autore non posso più dire a me stesso che l'editrice in quanto tale non c'entra nulla con gli affari politici e giudiziari del suo proprietario, perché ora l'editrice c'entra, eccome se c'entra, se è vero che di 350 milioni dovuti al fisco ne viene a pagare solo 8,6 dopo quasi vent'anni, e senza neppure un euro di interesse per il ritardo, interessi che invece a un normale cittadino nessuno defalca se non paga nei tempi dovuti il bollo auto, il canone tv o uno degli altri bollettini a tutti noti.
Eccomi quindi qui con la coscienza in tempesta: da un lato il poter far parte di un programma editoriale di prima qualità venendo anche ben retribuito, dall'altro il non voler avere nulla a che fare con chi speculerebbe sugli appoggi politici di cui gode. Da un lato un debito di riconoscenza per l'editrice che ha avuto fiducia in me quando ero sconosciuto, dall'altro il dovere civico di contrastare un'inedita legge ad aziendam che si sommerebbe alle 36 leggi ad personam già confezionate per l'attuale primo ministro [...] A tutto questo si aggiunge lo stupore per il fatto che il Corriere della Sera, gruppo Rizzoli principale concorrente Mondadori, finora abbia dedicato una notizia di poche righe alla questione: come mai?
Nella mia incertezza ho deciso di scrivere questo articolo. Spero infatti che a seguito di esso qualcuno tra i dirigenti della Mondadori possa spiegare pubblicamente cosa c'è che non va nell'articolo di Giannini, perché e in che cosa esagera e non corrisponde a verità. Io sarei il primo a gioirne. Spero inoltre che anche altri autori Mondadori che scrivono su questo giornale possano dire come la pensano e cosa rispondono alla loro coscienza. Sto parlando di firme come Corrado Augias, Pietro Citati, Federico Rampini, Roberto Saviano, Nadia Fusini, Piergiorgio Odifreddi, Michela Marzano...
Se poi allarghiamo il tiro alle editrici controllate interamente dalla Mondadori (il che, in questo caso, mi pare oggettivamente doveroso) arriviamo all'Einaudi e a nomi come Eugenio Scalfari, Gustavo Zagrebelsky, Adriano Prosperi... Sono tutte personalità di grande spessore e per questo sarei loro riconoscente se contribuissero a risolvere qualcuno dei dubbi sollevati da questa inedita legge ad aziendam nella coscienza di un autore del Gruppo Mondadori.
(Repubblica.it)
Egregio dott. Mancuso,uso l'aggettivo "Egregio" non come tic da tastiera, ma dove averci ben pensato... Mi consenta di esprimerle, anche a nome dei 25 lettori del mio blog, il più vivo apprezzamento per il suo gesto. Non è facile, in un paese di persone che "tengono famiglia", allevate nel culto del "Franza o Spagna, purchè se magna", scrivere quello che ha scritto lei. La strada del Cav. di Arcore è lastricata dei cadaveri (in senso metaforico, ça va sans dire...) di persone che hanno osato dissentire. E rischiare di perdere le più che soddisfacenti prebende che le derivano dal suo rapporto di consulenza con Mondadori. Né si illuda di trovare protezione nel Presidente di Mondadotri, tale Marina Berlusconi. Les affaires sont les affaires, e la reputazione del papi non si tocca, come non è stata toccada, dal Presidente di Mondadori, neanche quando il Cav. ha consumato tristemente il suo tempo con veline, grandi fratelle, escort, troie confesse, aspiranti europarlamentari affette da congiuntivite (allergia al corretto impiego del congiuntivo).
Quindi si prepari, e in attesa che gli autori Mondadori ed Einaudi esprimano pubblicamente la loro opinione su quest'ultima losca faccenda, si cerchi un altro posto di lavoro. L'esperienza non le manca. Purtroppo, potrebbe essere d'ostacolo, nel panorama editoriale italiano (che, tolta la Mondadori, non è immenso), la sua pignoleria nel voler capire persino gli affari del padrone. Questo difetto non l'aiuterà. Noi le facciamo, ad ogni buon conto, i nostri migliori auguri. Tafanus
P.S.: E tuttavia, una domanda continua a ronzarmi nel cervello... Lei collabora (con soddisfazione economica, lo ha detto lei) dal 1997 con la Mondadori. Lei non è un passante. Possibile (ed eventualmente anche spiegabile, a noi poveri mortali), che ln ben 13 anni lei non abbia mai avuto sentore di NESSUNA delle 36 leggi ad personam del suo datore di lavoro? E neanche, diciamo, di 18? Ecco... la nostra stima nei suoi confronti, qualora lei non rispondesse a questa domanda, potrebbe subire un leggero incrinamento...
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