Il condirettore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, è stato ospite un paio di giorni fa a Cortina, nell’ambito della conferenza “Cortina Incontra”. Ha parlato naturalmente degli ultimi gravi italici scandali (Fini, la famiglia Tulliani, il Montecarlo gate) e poi, collegandosi ai trascorsi dell’acerrimo nemico (Fini) del suo capo, non ha mancato di far passare un messaggio al quale questo governo sta strizzando l’occhio da un bel po’ di tempo: “
Il fascismo non è il male assoluto.”
Lo stesso Berlusconi indulge sovente verso atteggiamenti riconducibili a un certo triste periodo storico: è consapevole del fatto che tali atteggiamenti, così come le citazioni di Mussolini di poche settimane fa, sono gradite alla massa che lo vota e lo sostiene.
L’azione “devastacoscienza” portata avanti tutti i giorni dalla TV ha la stessa funzione dei comunicati radiofonici del ventennio. L’ho scritto altrove, sabato scorso ho conosciuto l’ennesima persona (una ragazza di 20-25 anni) che rimpiangeva la politica di Mussolini.
Lei si è proprio dichiarata fascista, convinta e consapevole, ma ci sono tantissimi altri giovani (e meno giovani) che non sanno nemmeno cosa sia il fascismo, eppure assumono atteggiamenti direttamente riconducibili a questa squallida pseudoideologia. Ciò avviene perché la nostra società è in preda a una spaventosa mancanza di coscienza, a un vuoto morale e intellettuale che sta attanagliando il nostro paese grazie all’opera di distruzione mediatica da parte di forze politiche che hanno seppellito ogni valore, per riesumare gli spettri dell’ignoranza.
Chi non ha coscienza è fascista, sia che abbia un minimo di infarinatura politica o meno. Chi è intellettualmente debole, è portato ad abbracciare (magari anche inconsapevolmente) lo stile di vita dell’estrema destra: e non può essere diversamente, dato che il fascismo (in tutte le sue forme) ha sempre rappresentato le tenebre per le menti e i cuori.
La nostra è una società che mente spudoratamente a se stessa, senza autocritica, una società in cui è terribile il divario fra progresso tecnologico e miseria, una società opacamente dimentica degli orrori di tutte le guerre e dei crimini nazifascisti, boriosamente soddisfatta di sé, supinamente conforme ai luoghi comuni e docile esecutrice di direttive impartite da un’alta e ricca borghesia, sempre in auge grazie a una caparbia omertà sociale, figlia della pusillanimità e dell’inettitudine.
Concludo queste mie considerazioni, riportando il paragrafo intitolato “Eredità e lasciti del regime”, tratto da un manuale storico del 1997, “Fascismo”, a cura di Marco Palla:
“L’eredità immediata del fascismo fu rappresentata dalla tragedia della guerra 1940-1945, dalla sconfitta italiana, dalle durissime condizioni da cui il paese riprese il cammino della ricostruzione e della democrazia.
L’esito dell’imperialismo fascista fu la catastrofe più grave che l’Italia abbia subito nei suoi quasi centoquaranta anni di vita unitaria.
Sofferenze inaudite, lutti e lacerazioni fratricide possono sembrare sufficienti a stilare un bilancio storico. Ma le eredità del fascismo non si limitano a tutto ciò, né ai movimenti e partiti neofascisti dell’ultimo mezzo secolo.
I guasti arrecati ai costumi collettivi non sono stati ancora adeguatamente valutati. Le già gravi carenze di senso civico, di moralità pubblica e di tolleranza sono state certamente accentuate dal fascismo.
Il regime ha introdotto nuovi pregiudizi, forme superstiziose e dure a morire di credulità nei confronti del capo carismatico, rancori gratuiti o veri e propri odii che prima non esistevano, come per esempio l’antisemitismo.
Parte della legislazione fascista è rimasta a lungo in vigore dopo il 1945.
L’ultracentralismo statale, il controllo pubblico dell’economia, l’elefantiasi burocratica sono stati fra i lasciti del regime all’Italia repubblicana.
Nel lungo periodo, la tradizione democratica e lo Stato di diritto, già deficitari nell’Italia liberale prefascista, hanno trovato un enorme ostacolo storico nel ventennio fascista.”
“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.” Pier Paolo Pasolini, ‘Vie nuove’ 1962
Barbara X - 26 agosto 2010
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