La fatica più lunga e improba è stata quella di riuscire a leggerlo. Quando si apre questo documento (che non riprenderò, perchè è stato già pubblicato integralmente dal Tafanus), si avverte il suono inequivocabile che produce la busta del Caffe Suerte, imballato "sotto vuoto spinto". Un documento talmente centrato sull'invocazione dell'ovvio, che avrei potuto firmarlo persino io. Un documento che è come certe raccolte di firme di Aldo Forbice contro la pena di morte in Cina. Come si fa a negare una firma contro la pena di morte in Cina? 75 firme? Poche, pochissime! su un simile ammasso di banalità sarebbe stato possibile persino tentare di raggiungerne 500. Ma andiamo con ordine:
Il documento prosegue con una imbarazzante "analisi economica" (chiamiamola così, tanto per darle un nome... ). L'analisi inizia con una iniezione di Valium: "...non sembrano esserci motivi di allarme immediato per la tenuta finanziaria ed economica del Paese...". Tranquilli - sembra dire uolter... Un default in stile Argentina o Grecia non è alle viste per domani. Poi però dopo averci tranquillizzati senza spiegarci, scende nel dettaglio, e persino lui si accorge che il debito cresce a botte del 4/5% all'anno, tanto da essere ritornato ai livelli pre-ingresso nell'euro; che il deficit è fuori controllo; che la crescita è la più bassa d'Europa; che l'avanzo primario è azzerato; che crescono le diseguaglianze fra ricchi e poveri, e fra Nord e Sud. E tutto questo non è bello. Come direbbe Catalano, è meglio essere giovani, ma sani e belli, che vecchi, ma poveri e malati.
Poi uolter si lancia in una obbligatoria invocazione del "nuovo modello di sviluppo", ma più di così non ci dice. Qualche generica invocazione a modelli più equi e sostenibili... ma chi potrebbe opporsi? Infine, l'apologia della piccola e piccolissima impresa, fuori tempo massimo. Quando gli economisti più seri cominciano ad accorgersi che la piccola impresa ci ha tenuti a galla finchè i paesi emergenti erano meno emergenti. Adesso che anche la piccola impresa perde terreno sotto i colpi di maglio del far-east, o sotto i colpetti di scalpello dell'Est europeo, tutti, tranne Veltroni, scoprono che il vero male d'Italia è l'aver ammazzato la grande industria. Che ormai solo i colossi hanno la capacità di generare innovazione, di fare ricerca, di attrarre capitali di rischio, di fare accordi sistemici a livello planetario. Ma per uolter, come da mitologia vetero-industriale degli anni '90, un mobiliere della Brianza o uno scarparo barlettano salveranno l'Italia.
Poi uolter prosegue nella sua profonda analisi: "...se al fallimento della destra dovesse corrispondere una speculare inadeguatezza delle forze riformiste, incapaci di proporre un’alternativa credibile, affidabile, autorevole, il Paese correrebbe il rischio di una crisi di sistema..."
Caspita! qualcuno è in grado di spiegare a uolter che in termini di liti e spaccature stiamo facendo di meglio e di più, e da più tempo, del centro destra? Una piccola lista della spesa, certamente non esaustiva? Laici contro cattolici del PD, fuga di Cicciobello e di un paio di parenti stretti, Roccella, Binetti, frazionamento in polveri sottili a sinistra, leaderismo dappertutto contro i risultati delle primarie (Veltroni, Chiamparino), coltellate dai fedeli alleati (Di Pietro: PD in disfacimento), leaders di partiti del 3% che si candidano a guidare l'Italia, ginettacci bartali alla Massimo Cacciari, ragazzotti alla Renzi che vogliono "rottamare tutto", ma non dicono cosa faranno dopo aver polverizzato l'esistente. Non dico COSA, non dicono COME, non dicono CON CHI.
Per non parlare di "giornali amici" del centro sinistra, come MicroMega, Il Fatto, che hanno individuato da un pezzo chi potrebbe salvare l'Italia, se solo la nomenklatura accettasse di essere salvata... Ma si, Beppe Grillo, San Precario... Prima c'era anche Di Pietro, scaricato da MicroMega dopo l'approfondita analisi di questo giornale sull'IdV in Italia, dal titolo "C'è del marcio nell'IdV". Però basta aspettare, e un altro nome Flores lo tirerà fuori: Renzi, o Civati, o Mourinho, o il mago Otelma... D'altronde aveva iniziato col primo rottamatore della sinistra, quel Nanni Moretti, passato alla storia della politica per aver impugnato un megafono, ed aver gridato: "...con questa dirigenza, non vinceremo mai!..." In quel momento, tutti avevamo sperato: adesso scende in campo Moretti, il nuovo che avanza! E invece Moretti è risalito sulla sua Vespa, e si è ripiombato nel suo oscuro lavoro di regista, lasciandoci soli, alle prese "con questa dirigenza".
Peccato che a sinistra non abbiamo giornalisti di grande valore etico e professionale come Sechi, o Sallusti, o Feltri, o Belpietro... Altrimenti avremmo potuto imbastire una documentata campagna di due mesi su quella volta che Bersani ha fatto cambiare la guarnizione al rubinetto dal vicino di casa, ma non risulta che abbia chiesto la fattura...
Ma Veltroni non molla, e, impietoso, continua:
"...concentrando tutte le sue energie sull’obiettivo di avanzare una proposta innovativa al Paese, il Partito democratico, sia pure in un quadro di sconfitta nella competizione sul governo, resa inevitabile dal fallimento dell’Unione di centrosinistra, ha saputo suscitare una grande speranza nella società italiana. E raccogliendo il consenso di un elettore italiano su tre. Così non è stato fin qui, o non lo è stato abbastanza, per responsabilità diffuse e condivise. Non si spiegherebbe altrimenti il paradosso per il quale il Pd è riuscito ad ottenere quasi il 34 per cento dei voti nel momento di massima difficoltà per il centrosinistra e di massimo consenso al berlusconismo, e fatica oggi a stare sopra il 25 per cento, in piena crisi politica del centrodestra..."
Ecco, in queste parole riaffiora il "flaccido imbroglione". Andiamo con ordine, uolter:
-a) Il massimo consenso al berlusconismo risale a mesi prima delle elezioni. Il progetto del PD era giusto, e dal momento del progetto fino ad un mese prima delle elezioni del 2008 la forbice fra FI e PD ha iniziato a restringersi, finchè... Finchè non hai tradito il progetto, accettando da Di Pietro ciò che hai negato ai partiti della sinistra - alcuni dei quali ci sarebbero stati - di stare nel PD come Di Pietro, col proprio simbolo, e non come la Bonino, costretta a rinunciarvi. Ecco quando Il Progetto ha iniziato a deludere molti.
-b) Il PD non lo hai lasciato al 34% - che peraltro non c'è mai stato. Il PD ha avuto il 33,7% alle elezioni, con dentro anche i voti dei "radicali sciolti". Azzardiamo? il PD ha avuto il 32%. Non cambia molto, ma è di queste piccole cose che stai discettando, ed allora mi metto di punta anch'io. Dopodichè il PD post elezioni ha fatto in tempo a perdere ancora circa 7 punti. Lo hai lasciato al 27%, radicali inclusi (quindi al 25%?).
-c) Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo vuoto, da quando sei andato via il PD non è risalito (anche se in alcuni sondaggi recenti è risalito oltre il 27%); se invece vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, allora possiamo affermare che, andato via tu, e nonostante i traumi pre-primarie e post europee e regionali, ha smesso di scendere. Quale bicchiere preferisci che usiamo?
Poi uolter prosegue nell'analisi:
"...la prima ipotesi, quella neo-frontista, punta a raccogliere lo schieramento quantitativamente più vasto, talmente vasto da avere in comune solo l’avversario: un errore strategico, che in passato il centrosinistra ha già pagato caro, in termini di tenuta, di affidabilità, di credibilità, di autorevolezza. Il Partito democratico è nato invece proprio per sconfiggere questa rassegnazione, per varcare questi limiti, per saldare queste fratture. Se vuole restare fedele a se stesso e soprattutto se vuole fondare la sua proposta di governo su basi solide, il Pd deve darsi una strategia di allargamento dell’area dei propri interlocutori e dei propri consensi..."
Certo, uolter, certo... ma rilassati (certe persone, in certi momenti, devono essere assecondate... lo spiegava persino Basaglia). Rilassati, e spiegaci se ricordi la massima aristotelica "Primum vivere, deinde philosophari"... Tradotto: è vero, non ci si può unire "contro". Ma con questa legge elettorale, e con questo monopolio TV, o ci "uniamo contro", col progetto limitato di abbattere questi muri, o continueremo a dire cose profonde e intelligenti (come quelle che solo tu sai dire così bene), fino al 2066, anno in cui Berlusconi, raggiunti i 130 anni, lascerà il potere per cause di forza maggiore (salvo ulteriori progressi della scienza di don Verzé). Quindi io mi accontenterei, per ora di "costruire un'alleanza tanto vasta quanto eterogenea", che vada da Fini a Ferrando e Turigliatto, per recuperare questo paese alla democrazia, prima che il peronismo lo distrugga. POI, ma solo POI, possiamo philosophari.
Poi però, detto che vuoi una maggioranza coesa su obiettivi condivisi, non ci spieghi con chi vuoi farla. Premesso che con questa legge elettorale Berlusconi, Lega e Storace sono pronti a tutto (persino ad un "Predellino Due"), pur di rivincere le poltrone, sarebbe il caso che ci spiegassi dove troviamo il 43% e fischia di voti se non accettiamo di diventare eterogenei. Perchè, caro uolter, il pallottoliere non lascia scampo. Per tentare di superare il 43%, devi mettere insieme il nostro 26, il 7 di Di Pietro (e già "l'omogeneità" va a farsi fottere), e mancano ancora 10 punti); manca Casini (ma ci sono i veti incrociati con la sinistra e con Di Pietro), e manca Fini (che non è detto che ci stia, o che ci stiamo noi). Riponi il pallottoliere. Non serve. Serve capire che su un progetto limitato, e per un tempo limitato, DOBBIAMO mettere insieme TUTTI. E' questa la cosa su cui dobbiamo convincere CHIUNQUE abbia a cuore le sorti della democrazia. POI, ognuno per la sua strada.
Poi uolter comincia a "volare alto": tanto alto che l'aria (fritta) diventa anche rarefatta. Ed io, che ho già qualche insufficienza respiratoria di mio, vado in apnea, e rischio di riportare seri danni cerebrali. Chiudo con queste frasi, che sono degne del peggior Aldo Moro da Convergenze Parallele:
"La vocazione maggioritaria del Partito democratico non è, non è mai stata, il culto dell’autosufficienza, ma lo sforzo di pensare se stesso, la propria identità e la propria politica, come recita il Manifesto dei valori del Pd, “non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come proiezione della sua profonda aderenza all'articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali proprie del pluralismo della storia italiana e della complessità della società contemporanea, in una visione più ampia dell’interesse generale e in una sintesi di governo, che sia in grado di dare adeguate risposte ai grandi problemi del presente e del futuro”
"Un’identità che si sente parte del grande movimento democratico e progressista europeo e mondiale e che si esprime, in Italia, nel superamento degli storici steccati tra laici e cattolici, in nome della ricerca comune dei principi di un nuovo umanesimo: che riconosca alla dimensione religiosa piena cittadinanza nel dibattito pubblico e riaffermi il principio di laicità delle istituzioni e che accompagni la crescente sensibilità per le libertà e le nuove frontiere dei diritti civili, con la maturazione di una nuova cultura della responsabilità".
Fatto questo inutile compito su questo inutile documento, mi accingo a fare l'unica cosa utile di tutta la giornata. Il mio docente di Dietrologia all'Università della Quarta Età mi diceva sempre: "...se un progetto è troppo fumoso per afferrarne il senso vero, guarda chi c'è dietro. Nove volte su dieci, il quadro si illumina..." Parole sante. E mi meraviglio che finora, su NESSUN giornale, sia stata fatta un'analisi per capire chi siano i magnifici 74 che hanno firmato questo documento. Mi sono sacrificato io, e l'analisi è stata lunga, difficile, e con risultati altalenanti. Perchè molti dei 74 sono talmente Carneadi, che persino su Wikipedia sono liquidati con mezza riga: "è un politico italiano". Però di molti, grazie alla mia memoria storica, o a Wikipedia, o ai siti personali, o ad openpolis, qualcosa sono riuscito a ricostruire. Infine, ho messo arbitrariamente in grassetto solo i nomi che mi dicevano qualcosa, lasciando in light i molti Carneade assurti ad improvvisa (ed immeritata) notorietà collettiva.
Abbiamo diviso i magnifici 74 in quattro gruppi:
-a) provenienti da partiti e culture di sinistra;
-b) provenienti dalla DC, dalla CISL, dall'azione cattolica;
-c) altre provenienze definite;-d) provenienze che richiedono approfondimenti
...si, ma anche...
-a) AREA DI SINISTRA: Marilena Adamo, Mauro Agostini, Gianpiero Bocci, Marco Causi, Olga D'Antona, Roberto Della Seta, Pietro Ichino, Andrea Martella, Donella Mattesini, Giovanna Melandri, Marco Minniti, Enrico Morando, Roberto Morassut, Magda Negri, Luigi Nicolais, Achille Passoni, Vinicio Peluffo, Mario Pepe, Ermete Realacci, Walter Vitali, Jean Leonard Touadi.
-c) ALTRE AREE: Tommaso Ginoble (area del Turco, indagato anche lui per mazzette); Giovanni Sanga (Lista Civica); Achille Serra (ex poliziotto, prefetto, deputato di Forza Italia).
-d) APPROFONDIRE: Maria Grazia Biondelli, Costantino Boffa, Daniele Bosone, Renzo Carella, Pasquale Ciriello, Maria Coscia, Luigi De Sena, Donatella Ferranti, Maria Leddi, Alessandro Maran, Luciana Pedoto, Flavio Pertoldi, Raffaele Ranucci (SIPRA), Nicola Rossi, Giuseppina Servodio, Walter Verini.
Fatta salva una certa percentuale di dubbio sul gruppo -d) (sarò grato a chiunque sappia illuminarmi), tre punti sono evidenti:
-1) la generalizzata irrilevanza - salvo rare eccezioni - dei firmatari;Conclusioni? Nella migliore delle ipotesi, uolter ha racattato a casaccio, e senza troppo andare per il sottile, chiunque - vista l'assoluta irrilevanza del documento - passava dalle sue parti. Una firma, su una roba così, non si nega a nessuno.
-2) i provenienti dal mondo cattolico (e spesso confessionale) sono il doppio dei provenienti da aree di sinistra;
-3) peggio mi sento col gruppo -c)
Nella peggiore, e più inquietante delle ipotesi, si accinge invece a costruire l'ennesimo polino di centro, che non basterà a sconfiggere la destra, sarà irrilevante ai fini della costruzione del "Grande Centro", indebolirà la sinistra (lo sta già facendo ancor prima di nascere), e non potrà che entrare in concorrenza con personaggi della levatura di un Mastella, di un Rutelli o di un Casini, nell'attuare la politica dei due forni. Oppure pensano di unirsi tutti insieme appassionatamente in una sorta di Nuova DC della corrente peggiore. quella dei Dorotei. Allegri, ragazzi... il PiRuBi è di nuovo fra noi... Tafanus
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