IMPIEGANDO uno degli scarsi spazi che l'ossequio permanente al potere berlusconiano gli consente, il Tg1 ha usato il servizio pubblico e il denaro dei contribuenti per un attacco diretto a "Repubblica", ossessione privata del suo direttore.
Un attacco che non aveva nessuna giustificazione nella cronaca e nei fatti, confermando come l'una e gli altri non abbiano alcuna rilevanza nelle aree più militarizzate dell'apparato berlusconiano di controllo dell'informazione. Una ritorsione spaventata alle notizie sul calo di ascolti registrato di fronte all'avvio del nuovo TgLa7: a dimostrazione del fatto che l'irruzione della pura normalità nel mondo ammalato dei notiziari televisivi rende coscienti i cittadini-spettatori dell'anormalità informativa in cui viviamo immersi, e li spinge ad aprire gli occhi.
Ma il Tg1 può rassegnarsi: le vendite in edicola di "Repubblica" sono in crescita nell'ultimo periodo certificato dall'Ads, giugno 2009-maggio 2010, dunque anche in un anno in cui si è ridotta la diffusione dei giornali, perché abbiamo abolito le copie promozionali e quelle distribuite nelle scuole, sostituite da un progetto informatico. Il distacco in edicola con i quotidiani concorrenti cresce, e soprattutto "Repubblica" è il primo giornale d'informazione per numero di lettori da nove rilevazioni consecutive dell'Audipress: nell'ultima, i lettori erano 3 milioni e 209 mila, con una crescita del 4,6 per cento, e un distacco di 339 mila unità dal secondo giornale.
Dunque? "Repubblica" e la sua community di lettori - su carta, su internet, sull'iPad - non solo crescono ma testimoniano un'idea dell'Italia diversa da quella dominante, non importa se oggi di minoranza. L'uso politico e privato del tg di Stato per colpire un libero giornale conferma soltanto che il mondo di Berlusconi e dei suoi seguaci è al declino: a ben guardarli, sono più spaventati che spaventosi.
(Repubblica.it del 19/10/2010)
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